949 resultados para Evitamento experiencial - Avoidance


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The regulatory protein calmodulin is a major mediator of calcium-induced changes in cellular activity. To analyze the roles of calmodulin in an intact animal, we have generated a calmodulin null mutation in Drosophila melanogaster. Maternal calmodulin supports calmodulin null individuals throughout embryogenesis, but they die within 2 days of hatching as first instar larvae. We have detected two pronounced behavioral abnormalities specific to the loss of calmodulin in these larvae. Swinging of the head and anterior body, which occurs in the presence of food, is three times more frequent in the null animals. More strikingly, most locomotion in calmodulin null larvae is spontaneous backward movement. This is in marked contrast to the wild-type situation where backward locomotion is seen only as a stimulus-elicited avoidance response. Our finding of spontaneous avoidance behavior has striking similarities to the enhanced avoidance responses produced by some calmodulin mutations in Paramecium. Thus our results suggest evolutionary conservation of a role for calmodulin in membrane excitability and linked behavioral responses.

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Platelet-activating factor (PAF; 1-O-alkyl-2-acetyl-sn-glycero-3-phosphocholine), which is thought to be a retrograde messenger in long-term potentiation (LTP), enhances glutamate release and LTP through an action on presynaptic nerve endings. The PAF antagonist BN 52021 blocks CA1 LTP in hippocampal slices, and, when infused into rat dorsal hippocampus pre- or posttraining, blocks retention of inhibitory avoidance. Here we report that memory is affected by pre- or posttraining infusion of the PAF analog 1-O-hexadecyl-2-N-methylcarbamoyl-sn-glycerol-3-phosphocholine (mc-PAF) into either rat dorsal hippocampus, amygdala, or entorhinal cortex. Male Wistar rats were implanted bilaterally with cannulae in these brain regions. After recovery from surgery, the animals were trained in step-down inhibitory avoidance or in a spatial habituation task and tested for retention 24 h later. mc-PAF (1.0 microgram per side) enhanced retention test performance of the two tasks when infused into the hippocampus before training without altering training session performance. In addition, mc-PAF enhanced retention test performance of the avoidance task when infused into (i) the hippocampus 0 but not 60 min after training; (ii) the amygdala immediately after training; and (iii) the entorhinal cortex 100 but not 0 or 300 min after training. In confirmation of previous findings, BN 52021 (0.5 microgram per side) was found to be amnestic for the avoidance task when infused into the hippocampus or the amygdala immediately but not 30 or more minutes after training or into the entorhinal cortex 100 but not 0 or 300 min after training. These findings support the hypothesis that memory involves PAF-regulated events, possibly LTP, generated at the time of training in hippocampus and amygdala and 100 min later in the entorhinal cortex.

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INTRODUZIONE: L’integrazione mente-corpo applicata ad un ambito patologico predominante in questi tempi, come il cancro, è il nucleo di questa tesi. Il background teorico entro cui è inserita, è quello della Psiconeuroendocrinoimmunologia (Bottaccioli, 1995) e Psico-Oncologia. Sono state identificate, nella letteratura scientifica, le connessioni tra stati psicologici (mente) e condizioni fisiologiche (corpo). Le variabili emerse come potenzialmente protettive in pazienti che si trovano ad affrontare il cancro sono: il supporto sociale, l’immagine corporea, il coping e la Qualità della Vita, insieme all’indice fisiologico Heart Rate Variability (HRV; Shaffer & Venner, 2013). Il potenziale meccanismo della connessione tra queste variabili potrebbe essere spiegato dall’azione del Nervo Vago, come esposto nella Teoria Polivagale di Stephen Porges (2007; 2009). OBIETTIVI: Gli obiettivi principali di questo studio sono: 1. Valutare l’adattamento psicologico alla patologia in termini di supporto sociale percepito, immagine corporea, coping prevalente e qualità della vita in donne con cancro ovarico; 2. Valutare i valori di base HRV in queste donne; 3. Osservare se livelli più elevati di HRV sono associati ad un migliore adattamento psicologico alla patologia; 4. Osservare se una peggiore percezione dell’immagine corporea e l’utilizzo di strategie di coping disadattive sono associate ad una Qualità della Vita più scarsa. METODO: 38 donne affette da cancro ovarico, al momento della valutazione libere da patologia, sono state reclutate presso la clinica oncologica del reparto di Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Italia. Ad ogni partecipante è stato chiesto di compilare una batteria di test composta da: MSPSS, per la valutazione del supporto sociale percepito; DAS-59, per la valutazione dell’immagine corporea; MAC, per la valutazione delle strategie di coping prevalenti utilizzate verso il cancro; EORTC-QLQ30, per la valutazione della Qualità della Vita. Per ogni partecipante è stato registrato HRV di base utilizzando lo strumento emWave (HeartMath). RISULTATI PRINCIPALI: Rispondendo agli obiettivi 1 e 2, in queste donne si è rilevato una alto tasso di supporto sociale percepito, in particolare ricevuto dalla persona di riferimento. L’area rivelatasi più critica nel supporto sociale è quella degli amici. Per quanto riguarda l’immagine corporea, la porzione di campione dai 30 ai 61 anni, ha delle preoccupazioni globali legate all’immagine corporea paragonabili ai dati provenienti dalla popolazione generale con preoccupazioni riguardo l’aspetto corporeo. Invece, nella porzione di campione dai 61 anni in su, il pattern di disagio verso l’aspetto fisico sembra decisamente peggiorare. Inoltre, in questo campione, si è rilevato un disagio globale verso l’immagine corporea significativamente più alto rispetto ai valori normativi presenti in letteratura riferiti a donne con cancro al seno con o senza mastectomia (rispettivamente t(94)= -4.78; p<0.000001; t(110)= -6.81;p<0.000001). La strategia di coping più utilizzata da queste donne è lo spirito combattivo, seguito dal fatalismo. Questo campione riporta, inoltre, una Qualità della Vita complessivamente soddisfacente, con un buon livello di funzionamento sociale. L’area di funzionalità più critica risulta essere il funzionamento emotivo. Considerando i sintomi prevalenti, i più riferiti sono affaticamento, disturbi del sonno e dolore. Per definire, invece, il pattern HRV, sono stati confrontati i dati del campione con quelli presenti in letteratura, riguardanti donne con cancro ovarico. Il campione valutato in questo studio, ha un HRV SDNN (Me=28.2ms) significativamente più alto dell’altro gruppo. Tuttavia, confrontando il valore medio di questo campione con i dati normativi sulla popolazione sana (Me=50ms), i nostri valori risultano drasticamente più bassi. In ultimo, donne che hanno ricevuto diagnosi di cancro ovarico in età fertile, sembrano avere maggiore HRV, migliore funzionamento emotivo e minore sintomatologia rispetto alle donne che hanno ricevuto diagnosi non in età fertile. Focalizzando l’attenzione sulla ricerca di relazioni significative tra le variabili in esame (obiettivo 3 e 4) sono state trovate numerose correlazioni significative tra: l’età e HRV, supporto percepito , Qualità della Vita; Qualità della Vita e immagine corporea, supporto sociale, strategie di coping; strategie di coping e immagine corporea, supporto sociale; immagine corporea e supporto sociale; HRV e supporto sociale, Qualità della Vita. Per verificare la possibile connessione causale tra le variabili considerate, sono state applicate regressioni lineari semplici e multiple per verificare la bontà del modello teorico. Si è rilevato che HRV è significativamente positivamente influenzata dal supporto percepito dalla figura di riferimento, dal funzionamento di ruolo, dall’immagine corporea totale. Invece risulta negativamente influenzata dal supporto percepito dagli amici e dall’uso di strategie di coping evitanti . La qualità della vita è positivamente influenzata da: l’immagine corporea globale e l’utilizzo del fatalismo come strategia di coping prevalente. Il funzionamento emotivo è influenzato dal supporto percepito dalla figura di riferimento e dal fatalismo. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI: Il campione Italiano valutato, sembra essere a metà strada nell’adattamento dello stato psicologico e dell’equilibrio neurovegetativo al cancro. Sicuramente queste donne vivono una vita accettabile, in quanto sopravvissute al cancro, ma sembra anche che portino con sé preoccupazioni e difficoltà, in particolare legate all’accettazione della loro condizione di sopravvissute. Infatti, il migliore adattamento si riscontra nelle donne che hanno avuto peggiori condizioni in partenza: stadio del cancro avanzato, più giovani, con diagnosi ricevuta in età fertile. Pertanto, è possibile suggerire che queste condizioni critiche forzino queste donne ad affrontare apertamente il cancro e la loro situazione di sopravvissute al cancro, portandole ad “andare avanti” piuttosto che “tornare indietro”. Facendo riferimento alle connessioni tra variabili psicologiche e fisiologiche in queste donne, si è evidenziato che HRV è influenzata dalla presenza di figure significative ma, in particolare, è presumibile che sia influenzata da un’appropriata condivisione emotiva con queste figure. Si è anche evidenziato che poter continuare ad essere efficaci nel proprio contesto personale si riflette in un maggiore HRV, probabilmente in quanto permette di preservare il senso di sé, riducendo in questo modo lo stress derivante dall’esperienza cancro. Pertanto, HRV in queste donne risulta associato con un migliore adattamento psicologico. Inoltre, si è evidenziato che in queste donne la Qualità della Vita è profondamente influenzata dalla percezione dell’immagine corporea. Si tratta di un aspetto innovativo che è stato rilevato in questo campione e che, invece, nei precedenti studi non è stato indagato. In ultimo, la strategia di coping fatalismo sembra essere protettiva e sembra facilitare il processo di accettazione del cancro. Si spera sinceramente che le ricerche future possano superare i limiti del presente studio, come la scarsa numerosità e l’uso di strumenti di valutazione che, per alcuni aspetti come la scala Evitamento nel MAC, non centrano totalmente il target di indagine. Le traiettorie future di questo studio sono: aumentare il numero di osservazioni, reclutando donne in diversi centri specialistici in diverse zone d’Italia; utilizzare strumenti più specifici per valutare i costrutti in esame; valutare se un intervento di supporto centrato sul miglioramento di HRV (come HRV Biofeedback) può avere una ricaduta positiva sull’adattamento emotivo e la Qualità della Vita.

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According to parts of the literature, blame avoidance opportunities, i.e. the necessity and applicability of blame avoidance strategies, may differ among countries according to the respective institutional set-ups and between governing parties according to their programmatic orientation. In countries with many veto actors, a strategy of "Institutional Cooperation" among these actors is expected to diffuse blame sufficiently to render other blame avoidance strategies obsolete. In contrast, governments in Westminster democracies should resort to the more unilateral strategies of presentation, policy design and timing. At the same time, parties of the left are expected to have an easier time implementing spending cuts while right parties are less vulnerable when proposing tax increases. Evidence from the politics of budget consolidation in Britain and Germany does not corroborate these hypotheses. Instead, it seems that party competition conditions the effects institutions and the partisan complexion of governments have on the politics of blame avoidance.

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Introdução: A obesidade é reconhecida pela OMS como um importante problema de saúde pública, que afeta adultos, crianças e adolescentes e que tem tomado proporções epidémicas em todo o mundo. Os estudos revelam que os pais, mas sobretudo as mães se mostram preocupadas e concordam com a adoção de hábitos alimentares saudáveis, no entanto a perceção que estas têm do estado nutricional dos filhos nem sempre é adequada e frequentemente a imagem corporal é distorcida, percebendo-se contudo que esta distorção tem vindo a diminuir. Foi neste âmbito que emergiu como objetivo geral deste estudo, explorar a evolução da perceção parental da imagem corporal da criança em dois estudos, estudo A (Graça Aparício) e estudo B (Graça Aparício, Madalena Cunha, João Duarte; Anabela Pereira, Jorge Bonito, Carlos Albuquerque), publicados respetivamente, em 2012 e 2013 e relacioná-la com o comportamento alimentar da criança do estudo B. Material e métodos: Este estudo de carácter retrospetivo e transversal, foi realizado com as crianças que participaram no estudo A e no estudo B, num total de 2216 crianças em idade pré-escolar, média idade= 4.51 anos (±0.97Dp), residentes as crianças do estudo A na região de Viseu e Dão e as do estudo B, nas regiões Viseu, Lamego, Vila Real, Évora e Leiria, tendo sido efetuada pelos autores originais, uma avaliação antropométrica e classificação nutricional das crianças com base no referencial NCHS (CDC, 2000). Para a recolha de dados os autores originais, utilizaram um Questionário de Caracterização Sociodemográfica das Crianças e dos Progenitores; o Questionário de Avaliação da Perceção Parental da Imagem Corporal da criança (Collins, 1991) e o Questionário de Caracterização do Comportamento Alimentar Infantil (CEBQ), traduzido e validado para a população portuguesa por Viana & Sinde (2008). Resultados: Comparativamente ao estudo A, no estudo B os pais revelaram-se significativamente mais preocupados com o estado nutricional dos seus filhos (p= 0,000). Ainda no estudo B uma maior percentagem de pais assinala as imagens representativas de pré-obesidade (27,5%) e obesidade (0,6%), comparativamente ao estudo A, onde se verifica o oposto; uma maior sinalização das crianças no grupo da normalidade e baixo-peso (56,3% e 20,4% respetivamente). Apurou-se uma diferença de médias significativa da perceção parental da imagem corporal da criança entre o estudo A e o estudo B, evidenciando a perceção dos pais, a uma maior aproximação com os valores mais elevados de IMC dos filhos, ou seja, os pais têm uma perceção menos distorcida da imagem corporal dos filhos, quando estes apresentam valores de IMC mais elevados. Relativamente ao comportamento alimentar, apesar dos comportamentos de “atração pela comida” se associarem a uma perceção parental de imagem corporal maior, e de alguns dos comportamentos de “evitamento da comida” se associarem a uma perceção parental de imagem corporal menor, a relação entre o comportamento alimentar e a perceção parental da imagem corporal criança não se revelou significativa. Conclusões: Os resultados indicam uma maior acurácia da perceção da imagem corporal dos pais ao real estado nutricional dos filhos, podendo este facto ser o primeiro passo para o seu reconhecimento do excesso de peso dos seus filhos e facilitar a adequação a um estilo de vida mais saudável entre as crianças em idade pré-escolar, e maior sensibilização da família para o controlo do excesso de peso na infância. Palavras-chave: Perceção parental, imagem corporal, Obesidade infantil.

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National Highway Traffic Safety Administration, Washington, D.C.

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National Highway Traffic Safety Administration, Washington, D.C.

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Federal Highway Administration, Office of Crash Avoidance Research, Washington, D.C.

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National Highway Traffic Safety Administration, Washington, D.C.