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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.

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Lo studio del lato soggettivo del rapporto è centrale nella teoria dell’obbligazione. Ci si chiede se la modificazione di una o anche di entrambe le parti del rapporto determini sempre la sua estinzione o se, invece, si conservi la sua unitarietà oggettiva. La risposta a questo interrogativo è stata diversa a seconda delle diverse epoche storiche. Nel diritto romano si riteneva che la variazione di qualunque soggetto determinasse l’estinzione del rapporto e la costituzione di una nuova obbligazione (novazione soggettiva). Tale soluzione è stata osteggiata dai codificatori moderni per i quali, in caso di modifica delle personae non si ha estinzione del rapporto, ma solo il mutamento di uno dei suoi elementi. Quanto ai diritti di garanzia, in particolare l’ipoteca, i principi generali essenzali sono la specialità e l’accessorietà. Quest’ultima caratteristica è dirimente in caso di modificazione soggettiva del rapporto e ciò emerge in sede di trattazione delle singole fattispecie del Codice Civile che la determinano, sia quanto al creditore sia quanto al debitore. Per velocizzare il subentro nel credito, nel 2007 è stato approvato il decreto Bersani (sulla portabilità del mutuo) che ha consentito di rimuovere vincoli a tale circolazione, nell’ambito dei rapporti bancari. Le caratteristiche della modificazione del rapporto obbligatorio, tuttavia, possono minare l’efficacia della riforma Bersani. Questo è il motivo per il quale taluni studiosi ritengono necessario procedere a un’ampia rivisitazione dell’intero diritto ipotecario, eliminando, sulla scia di quanto accaduto in altri ordinamenti europei, il requisito dell’accessorietà del vincolo. Nonostante ciò, a causa dei rischi connessi a questa riforma, si ritiene preferibile affinare il meccanismo di perfezionamento della portabilità, eliminandone le criticità, senza però pregiudicare le sicurezze dell’attuale sistema giuridico, di cui l’accessorietà dell’ipoteca rispetto al credito costituisce un importante caposaldo.

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La tesi affronta il tema degli istituti e degli strumenti di tutela della condizione di disoccupazione. In mancanza d’una nozione giuridica generale di disoccupazione, l’obiettivo è quello di ricercare gli elementi comuni ai differenti istituti in grado di definire l’ambito della protezione garantita alla persona priva d’impiego. Lo studio fornisce, dapprima, una complessiva ricognizione storico-critica degli strumenti per il sostegno del reddito nelle ipotesi di mancanza di lavoro. L’esame dei modelli d’intervento legislativo evidenzia finalità, caratteristiche e criticità dei singoli istituti, sia di quelli più consolidati, che degli interventi più recenti. La seconda parte della tesi si propone d’integrare la ricognizione delle forme di tutela economica con l’analisi delle politiche attive nel mercato del lavoro e degli interventi a sostegno all’occupabilità. L’intento è di verificare le modalità attraverso le quali l’ordinamento tenta di collegare tutela del reddito e promozione dell’occupazione. La ricerca affronta anche la questione dei limiti alla libertà di circolazione nell’Unione Europea dei cittadini non lavoratori, nonché il condizionamento determinato dalle misure che riducono o scoraggiano l’esportabilità delle prestazioni previdenziali negli altri Paesi europei. La parte finale si propone d’individuare gli elementi che caratterizzano il complesso degli istituti analizzati, al fine di verificare a quale evento giuridico l’ordinamento offra protezione. Lo studio identifica due elementi rilevanti: la condizione di “mancanza di lavoro”, che accomuna l’intervento per la disoccupazione e quello a favore dei rapporti di lavoro sospesi, nonché l’attualità dello stato di disoccupazione, parametro generale per gli interventi protettivi. L’analisi svolta sottolinea, però, che i meccanismi di c.d. condizionalità per l’accesso alle prestazioni economiche e ai servizi per l’impiego non consentono un’adeguata promozione della qualità del lavoro e della professionalità del lavoratore. La tesi individua un possibile terreno di sviluppo della protezione della condizione del disoccupato nell’integrazione tra strumenti di sostegno all’impiego e interventi a base universalistica.

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Questa ricerca è un’indagine semasiologica del lessico agostiniano della provvidenza divina, costituito dalle parole-chiave prouidentia, prouideo, prouidens, prouidus, prouisio, prouisor, prouisus, e dai lessemi in relazione logico-sintattica diretta con esse. La prospettiva è sia sincronica (si considerano tutte le attestazioni delle parole-chiave presenti nel corpus agostiniano), sia diacronica: si soppesano di volta in volta analogie e differenze agostiniane rispetto agli antecedenti, nell’intento di arricchire il panorama dei possibili modelli lessicali latini (pagani, biblici, patristici) di Agostino. I dati lessicali sono stati raccolti in una banca dati appositamente costituita, selezionati secondo i criteri di frequenza e pregnanza semantica, e analizzati per nuclei tematici, coincidenti in parte con i capitoli della tesi. Si studiano dapprima i lessemi che esprimono il governo della provvidenza (le famiglie lessicali di administro, guberno e rego, e altri lessemi che designano l’azione della provvidenza); sono poi analizzati lessemi e iuncturae in cui prevale l’idea del mistero della provvidenza. Gli ultimi due capitoli sono dedicati al tema della cura divina, e a quello della cosiddetta “pedagogia divina”: attraverso i segni esteriori, la provvidenza ‘richiama’ l’uomo a rientrare in se stesso. Un’appendice approfondisce infine l’uso agostiniano di Sap 6,16 e Sap 8,1. L’apporto di Agostino al lessico filosofico latino va individuato a livello semantico più che nell’innovazione lessicale. Accanto a suffissazione, composizione, calco, la metafora svolge un ruolo essenziale nella formazione del lessico dell’Ipponate, e proviene spesso da altre lingue tecniche oppure è radicata nel patrimonio di immagini tradizionali della religione pagana. Il debito di Agostino è indubbiamente verso Cicerone, ma anche verso Seneca, per l’uso in ambito esistenziale-biografico di alcuni lessemi. Agostino li trasferisce però dal piano umano a quello divino, come nel caso del concetto di admonitio: parte integrante del programma filosofico senecano; ‘richiamo’ della provvidenza per Agostino, concetto che risente anche dell’apporto di retorica ed esegesi.

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This thesis was part of a multidisciplinary research project funded by the German Research Foundation (“Bevölkerungsgeschichte des Karpatenbeckens in der Jungsteinzeit und ihr Einfluss auf die Besiedlung Mitteleuropas”, grant no. Al 287/10-1) aimed at elucidating the population history of the Carpathian Basin during the Neolithic. The Carpathian Basin was an important waypoint on the spread of the Neolithic from southeastern to central Europe. On the Great Hungarian Plain (Alföld), the first farming communities appeared around 6000 cal BC. They belonged to the Körös culture, which derived from the Starčevo-Körös-Criş complex in the northern Balkans. Around 5600 cal BC the Alföld-Linearbandkeramik (ALBK), so called due to its stylistic similarities with the Transdanubian and central European LBK, emerged in the northwestern Alföld. Following a short “classical phase”, the ALBK split into several regional subgroups during its later stages, but did not expand beyond the Great Hungarian Plain. Marking the beginning of the late Neolithic period, the Tisza culture first appeared in the southern Alföld around 5000 cal BC and subsequently spread into the central and northern Alföld. Together with the Herpály and Csőszhalom groups it was an integral part of the late Neolithic cultural landscape of the Alföld. Up until now, the Neolithic cultural succession on the Alföld has been almost exclusively studied from an archaeological point of view, while very little is known about the population genetic processes during this time period. The aim of this thesis was to perform ancient DNA (aDNA) analyses on human samples from the Alföld Neolithic and analyse the resulting mitochondrial population data to address the following questions: is there population continuity between the Central European Mesolithic hunter-gatherer metapopulation and the first farming communities on the Alföld? Is there genetic continuity from the early to the late Neolithic? Are there genetic as well as cultural differences between the regional groups of the ALBK? Additionally, the relationships between the Alföld and the neighbouring Transdanubian Neolithic as well as other European early farming communities were evaluated to gain insights into the genetic affinities of the Alföld Neolithic in a larger geographic context. 320 individuals were analysed for this study; reproducible mitochondrial haplogroup information (HVS-I and/or SNP data) could be obtained from 242 Neolithic individuals. According to the analyses, population continuity between hunter-gatherers and the Neolithic cultures of the Alföld can be excluded at any stage of the Neolithic. In contrast, there is strong evidence for population continuity from the early to the late Neolithic. All cultural groups on the Alföld were heavily shaped by the genetic substrate introduced into the Carpathian Basin during the early Neolithic by the Körös and Starčevo cultures. Accordingly, genetic differentiation between regional groups of the ALBK is not very pronounced. The Alföld cultures are furthermore genetically highly similar to the Transdanubian Neolithic cultures, probably due to common ancestry. In the wider European context, the Alföld Neolithic cultures also highly similar to the central European LBK, while they differ markedly from contemporaneous populations of the Iberian Peninsula and the Ukraine. Thus, the Körös culture, the ALBK and the Tisza culture can be regarded as part of a “genetic continuum” that links the Neolithic Carpathian Basin to central Europe and likely has its roots in the Starčevo -Körös-Criş complex of the northern Balkans.

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In order to fill existing knowledge gaps in the temporal and spatial distribution of soil erosion, its sources and causes, as well as in relation to its off-site impacts, erosion damage mapping of all visible erosion features was carried out at three study sites in Switzerland. The data illustrate that about one-quarter of the cultivated land was affected by water erosion. Observed mean annual soil loss rates are considered rather low (0.7–2.3 t/ha/y) compared to other European countries. However, substantial losses of >70 t/ha were recorded on individual plots. This paper focuses on the spatial aspects of soil erosion, by observing and comparing the study areas in a 1-year period from October 2005 to October 2006. The analyses illustrate that the sites differ considerably in average soil loss rates, but show similar patterns of off-site effects. In about one-third of the damaged plots an external source of surface runoff upslope contributed to the damage (run-on). Similarly, more than 50 per cent of the soil eroded on arable land deposited downslope on adjacent plots, roads, public/private infrastructure, etc., and 20 per cent of it reached open water bodies. Large amounts of eroded soil which deposit off-site, often related to slope depressions, are considered muddy floods and were frequently observed in Switzerland. Mapping, in conclusion, helps to sheds light on some of the important challenges of today, in particular: to comprehensively assess socioeconomic and ecological off-site effects of soil erosion, to attribute off-site impacts to on-site causes, and to raise awareness of all stakeholders involved, in order to improve ongoing discussions on policy formulation and implementation at the national and international levels.

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The economic burden associated with osteoporosis is considerable. As such, cost-effectiveness analyses are important contributors to the diagnostic and therapeutic decision-making process. The aim of this study was to review the cost effectiveness of treating post-menopausal osteoporosis with bisphosphonates and identify the key factors that influence the cost effectiveness of such treatment in the Swiss setting. A systematic search of databases (MEDLINE, EMBASE and the Cochrane Library) was conducted to identify published literature on the cost effectiveness of bisphosphonates in post-menopausal osteoporosis in the Swiss setting. Outcomes were compared with similar studies in Western European countries. Three cost-effectiveness studies of bisphosphonates in this patient population were identified; all were from a healthcare payer perspective. Outcomes showed that, relative to no treatment, treatment with oral bisphosphonates was predicted to be cost saving for most women aged ≥70 years with osteoporosis or at least one risk factor for fracture, and cost effective for women aged ≥75 years without prior fracture when used as a component of a population-based screen-and-treat programme. Results were most sensitive to changes in fracture risk, cost of fractures, cost of treatment, nursing home admissions and adherence with treatment. Swiss results were generally comparable to those in other European settings. Assuming similar clinical efficacy, lowering treatment cost (through the use of price-reduced brand-name or generic drugs) and/or improving adherence should both contribute to further improving the cost effectiveness of bisphosphonates in women with post-menopausal osteoporosis. Published evidence indicates that bisphosphonates are estimated to be similarly cost effective or cost saving in most treatment scenarios of post-menopausal osteoporosis in Switzerland and in neighbouring European countries.

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Persons from sub-Saharan Africa (SSA) are increasingly enrolled in the Swiss HIV Cohort Study (SHCS). Cohorts from other European countries showed higher rates of viral failure among their SSA participants. We analyzed long-term outcomes of SSA versus North Western European participants.

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Toxoplasmosis is one of the most important zoonotic diseases worldwide and is caused by the protozoan Toxoplasma gondii. Besides vertical infection during pregnancy, humans can get infected post-natally either by peroral uptake of sporulated Toxoplasma oocysts or by ingestion of tissue cysts upon consumption of raw or undercooked meat. The aim of this study was to approximate the risk of human infection via meat consumption by estimating the seroprevalence of T. gondii in slaughtered animals in Switzerland and to compare data with prevalences assessed 10 years ago. The study included pigs, cattle, sheep and wild boar of different age groups and housing conditions whenever possible and applicable. A P-30-ELISA was used to detect T. gondii-specific antibodies and to determine seroprevalences in meat juice of slaughtered animals. A total of 270 domestic pigs (120 adults, 50 finishing, 100 free-ranging animals), 150 wild boars, 250 sheep (150 adults, 100 lambs) and 406 cattle (47 calves, 129 heifers, 100 bulls, 130 adult cows) were tested. Seropositivity increased with the age of the assessed animals. Independent of the age-group, the overall seroprevalence was lowest in wild boars (6.7%), followed by pigs (23.3%), cattle (45.6%) and sheep (61.6%), respectively. Conventional fattening pigs and free-ranging pigs surprisingly had comparable seroprevalences (14.0% and 13.0%, respectively). Unlike in other European countries, where generally a decrease in the number of seropositive animals had been observed, we found that the prevalence of seropositive animals, when compared with that of 10 years ago, had increased for most species/age groups. Conclusively, the results demonstrated a high seroprevalence of T. gondii in animals slaughtered for meat production and revealed that increasing age of the animals is a more important risk factor than housing conditions in Switzerland.

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BACKGROUND: Mortality and morbidity are particularly high in the building industry. The annual rate of non-fatal occupational accidents in Switzerland is 1,133 per 100,000 inhabitants. METHODS: Retrospective analysis of the electronic database of a university emergency centre. Between 2001 and 2011, 782 occupational accidents to construction workers were recorded and analysed using specific demographic and medical keywords. RESULTS: Most patients were aged 30-39 (30.4%). 66.4% of the injured workers were foreigners. This is almost twice as high as the overall proportion of foreigners in Switzerland or in the Swiss labour market. 16% of the Swiss construction workers and 8% of the foreign construction workers suffered a severe injury with ISS >15. There was a trend for workers aged 60 and above to suffer an accident with a high ISS (p = 0.089). CONCLUSIONS: As in other European countries, most patients were in their thirties. Older construction workers suffered fewer injuries, although these tended to be more severe. The injuries were evenly distributed through the working days of the week. A special effort should be made that current health and safety measures are understood and applied by foreign and older construction workers.

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Taking the three basic systems of Yes/No particles the group looked at the relative deep and surface structures, and asked what types of systems are present in the Georgian, Polish and Armenian languages. The choice of languages was of particular interest as the Caucasian and Indo-European languages usually have different question-answering systems, but Georgian (Caucasian) and Polish (Indo-European) in fact share the same system. The Armenian language is Indo-European, but the country is situated in the southern Caucasus, on Georgia's southern border, making it worth analysing Armenian in comparison with Georgian (from the point of view of language interference) and with Polish (as two relative languages). The group identified two different deep structures, tracing the occurrence of these in different languages, and showed that one is more natural in the majority of languages. They found no correspondence between relative languages and their question-answer systems and demonstrated that languages in the same typological class may show different systems, as with Georgian and the North Caucasian languages. It became clear that Georgian, Armenian and Polish all have an agree/disagree question-answering system defined by the same deep structure. From this they conclude that the lingual mentalities of Georgians, Armenians and Poles are more oriented to the communicative act. At the same time the Yes/No system, in which a positive particle stands for a positive answer and a negative particle for a negative answer, also functions in these languages, indicating that the second deep structure identified also functions alongside the first.

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Mr. Kubon's project was inspired by the growing need for an automatic, syntactic analyser (parser) of Czech, which could be used in the syntactic processing of large amounts of texts. Mr. Kubon notes that such a tool would be very useful, especially in the field of corpus linguistics, where creating a large-scale "tree bank" (a collection of syntactic representations of natural language sentences) is a very important step towards the investigation of the properties of a given language. The work involved in syntactically parsing a whole corpus in order to get a representative set of syntactic structures would be almost inconceivable without the help of some kind of robust (semi)automatic parser. The need for the automatic natural language parser to be robust increases with the size of the linguistic data in the corpus or in any other kind of text which is going to be parsed. Practical experience shows that apart from syntactically correct sentences, there are many sentences which contain a "real" grammatical error. These sentences may be corrected in small-scale texts, but not generally in the whole corpus. In order to be able to complete the overall project, it was necessary to address a number of smaller problems. These were; 1. the adaptation of a suitable formalism able to describe the formal grammar of the system; 2. the definition of the structure of the system's dictionary containing all relevant lexico-syntactic information, and the development of a formal grammar able to robustly parse Czech sentences from the test suite; 3. filling the syntactic dictionary with sample data allowing the system to be tested and debugged during its development (about 1000 words); 4. the development of a set of sample sentences containing a reasonable amount of grammatical and ungrammatical phenomena covering some of the most typical syntactic constructions being used in Czech. Number 3, building a formal grammar, was the main task of the project. The grammar is of course far from complete (Mr. Kubon notes that it is debatable whether any formal grammar describing a natural language may ever be complete), but it covers the most frequent syntactic phenomena, allowing for the representation of a syntactic structure of simple clauses and also the structure of certain types of complex sentences. The stress was not so much on building a wide coverage grammar, but on the description and demonstration of a method. This method uses a similar approach as that of grammar-based grammar checking. The problem of reconstructing the "correct" form of the syntactic representation of a sentence is closely related to the problem of localisation and identification of syntactic errors. Without a precise knowledge of the nature and location of syntactic errors it is not possible to build a reliable estimation of a "correct" syntactic tree. The incremental way of building the grammar used in this project is also an important methodological issue. Experience from previous projects showed that building a grammar by creating a huge block of metarules is more complicated than the incremental method, which begins with the metarules covering most common syntactic phenomena first, and adds less important ones later, especially from the point of view of testing and debugging the grammar. The sample of the syntactic dictionary containing lexico-syntactical information (task 4) now has slightly more than 1000 lexical items representing all classes of words. During the creation of the dictionary it turned out that the task of assigning complete and correct lexico-syntactic information to verbs is a very complicated and time-consuming process which would itself be worth a separate project. The final task undertaken in this project was the development of a method allowing effective testing and debugging of the grammar during the process of its development. The problem of the consistency of new and modified rules of the formal grammar with the rules already existing is one of the crucial problems of every project aiming at the development of a large-scale formal grammar of a natural language. This method allows for the detection of any discrepancy or inconsistency of the grammar with respect to a test-bed of sentences containing all syntactic phenomena covered by the grammar. This is not only the first robust parser of Czech, but also one of the first robust parsers of a Slavic language. Since Slavic languages display a wide range of common features, it is reasonable to claim that this system may serve as a pattern for similar systems in other languages. To transfer the system into any other language it is only necessary to revise the grammar and to change the data contained in the dictionary (but not necessarily the structure of primary lexico-syntactic information). The formalism and methods used in this project can be used in other Slavic languages without substantial changes.