184 resultados para didattica
Resumo:
La ricerca intende indagare i rapporti tra le acquisizioni della ricerca scientifica nel campo della storia, con particolare riferimento al tema della formazione degli stati regionali italiani, e il suo insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado. Nella parte dedicata al quadro teorico si sottolinea la sempre più stringente necessità di un insegnamento e apprendimento della storia di qualità nella società attuale, basati sul senso della partecipazione democratica attiva e allo sviluppo del pensiero critico, nonostante i documenti ufficiali ministeriali non sempre dedichino al tema la giusta importanza e i recenti risultati ottenuti grazie a un questionario somministrato a studenti universitari sembrino confermare una didattica ancora legata alla pratica tradizionale. A questo proposito, quindi, occorre rifondare e ricentrare l’importanza della storia grazie all’approfondimento del lessico specifico e delle premesse epistemologiche basilari della disciplina. A partire da queste premesse, nell’inquadramento empirico si analizza lo stato di avanzamento della ricerca scientifico-accademica recente nei confronti della formazione degli stati regionali italiani bassomedievali, si confronta il tema nei principali manuali scolatici adottati nell’area metropolitana di Bologna; e sono infine analizzate le concezioni circa la storia, la storia medievale e l’utilizzo del libro di testo degli insegnanti di storia di scuola secondaria di secondo grado grazie alle risposte derivate dalla somministrazione di un questionario sulla pratica docente. I risultati ottenuti permetteranno di cogliere eventuali scollature tra la ricerca accademica e l’insegnamento nella scuola secondaria della storia, della storia medievale e della formazione degli stati regionali, sottolineando, talvolta, la necessità sempre più urgente di una integrata formazione continua degli insegnanti.
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Il lavoro descritto in questo elaborato indaga la presenza dei tratti dell’italiano neostandard in un corpus di produzioni scolastiche scritte, con particolare attenzione all’uso di indicativo e congiuntivo nelle frasi completive. In particolare, delle tendenze di ristandardizzazione selezionate si osservano gli usi linguistici di alunni/e, le correzioni imposte dai/dalle docenti e le indicazioni delle grammatiche per la scuola; questa ricognizione permette di tracciare un quadro generale degli atteggiamenti della scuola nei confronti dei tratti del neostandard. La seconda parte dell’elaborato è dedicata a un’analisi dell’alternanza modale nelle subordinate completive; in primo luogo, si espone una revisione della letteratura sulla complementazione, sulla modalità e sul congiuntivo in italiano, con un focus particolare sulla sua recessione; in seguito, si procede all’analisi del fenomeno sulla base dei dati appositamente raccolti nelle scuole che hanno partecipato all'indagine. In secondo luogo, l’accettabilità dell’indicativo pro congiuntivo in testi scritti a scuola viene ulteriormente indagata tramite la somministrazione di un compito di correzione ai/alle docenti. L’ultima parte dell’elaborato accoglie un’analisi approfondita delle grammatiche per la scuola, la cui trattazione del congiuntivo è messa in relazione con le osservazioni della letteratura specialistica; ciò permette di completare il quadro riguardo agli atteggiamenti della scuola e di proporre riflessioni di natura glottodidattica.
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In recent years we have witnessed important changes: the Second Quantum Revolution is in the spotlight of many countries, and it is creating a new generation of technologies. To unlock the potential of the Second Quantum Revolution, several countries have launched strategic plans and research programs that finance and set the pace of research and development of these new technologies (like the Quantum Flagship, the National Quantum Initiative Act and so on). The increasing pace of technological changes is also challenging science education and institutional systems, requiring them to help to prepare new generations of experts. This work is placed within physics education research and contributes to the challenge by developing an approach and a course about the Second Quantum Revolution. The aims are to promote quantum literacy and, in particular, to value from a cultural and educational perspective the Second Revolution. The dissertation is articulated in two parts. In the first, we unpack the Second Quantum Revolution from a cultural perspective and shed light on the main revolutionary aspects that are elevated to the rank of principles implemented in the design of a course for secondary school students, prospective and in-service teachers. The design process and the educational reconstruction of the activities are presented as well as the results of a pilot study conducted to investigate the impact of the approach on students' understanding and to gather feedback to refine and improve the instructional materials. The second part consists of the exploration of the Second Quantum Revolution as a context to introduce some basic concepts of quantum physics. We present the results of an implementation with secondary school students to investigate if and to what extent external representations could play any role to promote students’ understanding and acceptance of quantum physics as a personal reliable description of the world.
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Con questo lavoro si vuole contribuire al dibattito riapertosi con il ritorno dell’Educazione civica in tutte le scuole italiane, a seguito dell’entrata in vigore della Legge 92/2019, in particolare valorizzando il punto di vista degli insegnanti. La ricerca è impostata secondo il disegno quantitativo dell’indagine correlazionale su ampio campione, preparata da una fase esplorativa durante la quale si sono svolte interviste semistrutturate a dieci docenti. A partire dai risultati di tale esplorazione, si è prodotto un questionario che è stato testato e revisionato nell’a.s. 2020-2021. Successivamente si sono condotte due diverse rilevazioni nell’a.s. 2021-2022: la prima su un campione rappresentativo degli insegnanti di scuola secondaria dell’Emilia-Romagna (main study), e la seconda su un campione non rappresentativo su base nazionale (rilevazione di approfondimento). I risultati dell’indagine fanno emergere un’accoglienza parziale delle innovazioni introdotte con la “nuova” Educazione civica. Le maggiori difficoltà si osservano rispetto alla progettazione collegiale dell’insegnamento, che la normativa vorrebbe affidato in contitolarità a tutto il Consiglio di classe, ma rispetto al quale sembra realizzarsi principalmente una “spartizione” delle ore, a cui fanno fronte attività gestite separatamente dai singoli insegnanti. Approcci e pratiche coerenti con i modelli della didattica per competenze tardano ad affermarsi per questo insegnamento, nonostante si siano osservate prime evidenze favorevoli in tal senso. I risultati sollevano il bisogno di maggiore accompagnamento e supporto dei docenti nell’implementazione collegiale di un curricolo di Educazione civica intenzionalmente orientato allo sviluppo delle competenze di cittadinanza.
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I dati delle indagini sugli apprendimenti degli studenti in Italia rivelano l’esistenza di fragilità nell’acquisizione di competenze essenziali e di differenze tra i risultati conseguiti. Per innovare la didattica al fine di adeguarla ai bisogni degli studenti, gli esperti di Docimologia caldeggiano l’uso di pratiche di valutazione formativa, o formative assessment (FA). In ambito internazionale diversi studi hanno mostrato l'efficacia di tali prassi, mentre in Italia non esistono ricerche sperimentali finalizzate a studiarne l’impatto sugli apprendimenti. Il progetto è entrato all’interno di quest’ambito di studi per controllare l’efficacia di un insieme di pratiche di FA sull'incremento delle abilità di comprensione dei testi degli studenti. Lo scopo è stato perseguito realizzando una sperimentazione in una scuola secondaria di primo grado che ha coinvolto gli studenti di due classi prime, i quali sono stati suddivisi a metà attraverso tecniche di randomizzazione per formare i due gruppi, sperimentale e di controllo. Dopo aver effettuato una rilevazione iniziale delle abilità di comprensione dei testi degli studenti (pre-test), è stato realizzato con quelli del gruppo sperimentale un intervento composto da 15 incontri di FA della durata di due ore ciascuno. Alla fine, sono state effettuate due rilevazioni finali (post-test) utilizzando sia la stessa prova utilizzata come pre-test sia una prova parallela. È stata calcolata la differenza post-test-pre-test per ogni gruppo ed è stato verificato quanto avesse influito la partecipazione all’intervento sperimentale su tale differenza tramite test non parametrici. I risultati hanno mostrato un incremento di abilità lievemente maggiore nel gruppo sperimentale, se confrontato con quello del gruppo di controllo, anche se questa differenza tra i due gruppi non è statisticamente significativa. Sebbene le analisi non abbiano consentito di rifiutare l’ipotesi nulla, la rilevanza di tale progetto risiede nel tentativo di aprire il dibattito sull’efficacia di prassi di FA sugli apprendimenti degli studenti in Italia.
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La ricerca, di carattere esplorativo, prende spunto dal dibattito internazionale, sviluppatosi sul finire dello scorso secolo, sulla necessità di innovare il sistema educativo, in ottica di lifelong-learning, e favorire l’acquisizione delle competenze richieste nel XXI secolo. Le diverse indicazioni sollecitano una scuola intesa come Civic-center in grado di riconoscere gli apprendimenti extra-scolastici, con spazi di apprendimento innovativi funzionali a didattiche learner-centred. A circa trent’anni dalla Dichiarazione di Salamanca riteniamo necessario interrogarsi se queste innovazioni garantiscano l’inclusione e il successo formativo di tutti. La ricerca si articola in quattro studi di caso relativi a due scuole secondarie di secondo grado innovative italiane e due finlandesi. Si propone di comprendere sulla base delle percezioni di studenti, insegnanti, dirigenti se tale modello di scuola favorisca anche l’inclusione e il benessere di tutti gli studenti. Dall’analisi dei risultati sembra che, secondo le percezioni di coloro che hanno partecipato alla ricerca, le scuole siano riuscite a far coesistere innovazione e inclusione. In particolare, l’utilizzo di spazi di apprendimento innovativi e didattiche learner-centred all’interno di una scuola aperta al territorio in grado di riconoscere le competenze extra-scolastiche, sembrano favorire effettivamente l’inclusione di tutti gli studenti. Nonostante gli aspetti innovativi, restano tuttavia presenti all’interno delle scuole analizzate ancora diverse criticità che non consentono una piena inclusione for all
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La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (UNCRPD) riconosce il diritto di tutte le persone al lavoro “gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico”(United Nation 2016 p.14). Nonostante i progressi (in ambito politico culturale) che si stanno compiendo in ambito internazionale in termini di pari opportunità e di inclusione, le persone in situazione di disabilità continuano a incontrare barriere che limitano la loro partecipazione attiva al mondo del lavoro. A partire da questo scenario, la ricerca si propone di indagare i bisogni (es. di accoglienza, di accesso al contesto fisico e digitale, di partecipazione nella vita dell’azienda ecc.) delle persone con disabilità e di sviluppare una applicazione digitale (web app), rivolta alle imprese, finalizzata a monitorare e a promuovere l'inclusione lavorativa. Ripercorrendo il modello di progettazione del design thinking e valorizzando un processo di ricerca basato su metodi misti (qualitativi e qualitativi) è stato ideato Job inclusion for all; un ambiente digitale fondato sull’adattamento di due strumenti di “metariflessione”: l’Index for inclusion job version e l’employment role mapping. Lo strumento digitale prototipato è stato testato e validato, durante l’ultimo anno di ricerca, da parte di una equipe multidisciplinare internazionale; tale processo ha consentito di raccogliere feedback (rispetto alla rilevanza e alla chiarezza degli item, rispetto ai punti di forza e di debolezza) che hanno consentito di migliorare e implementare la versione finale del prototipo di web app.
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Esta tese é o resultado de uma pesquisa no plural, realizada a partir de uma escola pública exemplar de onde se pluralizaram os procedimentos metodológicos, os lugares e as pessoas, bem como os resultados que apresento. Tudo mobilizado por uma questão central relativa aos sentidos e relevância dos artistas e brincantes brasileiros que, majoritariamente se conectam à formação de docentes para a educação infantil. Dividido em seis capítulos ou movimentos, o trabalho possui variações em termos de gêneros textuais. Alguns tópicos possuem características acadêmicas convencionais, outros são apresentados em formas de ensaios e contos pedagógicos e até em formato de vídeo. Constata-se, por meio da tese que múltiplos conhecimentos e saberes oriundos desses sujeitos, ou seja, as linguagens artísticas e o brincar aparecem como elementos imprescindíveis nas normas da educação infantil tornando-os indispensáveis para o amplo desenvolvimento das crianças sendo, por isso, fundamentais na profissionalização das professoras da primeira infância. Por essa perspectiva é que se concebe como pedagogia o conjunto de saberes originários da cultura das infâncias brasileiras, consubstanciados por artistas e brincantes formadores e não formadores, aqueles que se lançam a apreenderem diversos elementos de natureza artística e lúdica dessas infâncias que, vistas, revistas, mantidas, transformadas e reinventadas, se voltam aos educandos infantis. É justamente por meio do predicado de unidade que se admite tal concepção: pedagogia de artistas e brincantes! Uma pedagogia que não se define pela imposição de estruturas curriculares oficiais, mas que conforma uma unidade pedagógica por reunir ações, conteúdos e experiências que reverberam, consequentemente, no cotidiano das escolas.
Insegnare l'italiano L2 per fini di studio: una proposta di letture graduate per gli studenti cinesi
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Dati i problemi di comprensione linguistica riscontrati dagli studenti cinesi nel contesto accademico e la crescente necessità della didattica dell’italiano L2 per fini di studio, il presente lavoro ha come obiettivo finale la creazione di letture graduate, proposte come materiali didattici comprensibili e mirati agli studenti cinesi di italiano L2, in modo da agevolare il loro approccio ai testi impegnativi richiesti per gli studi artistico-professionali. In particolare, nei primi due capitoli si discute il ruolo significativo della distanza linguistica tra italiano e cinese nell’acquisizione della L2 da parte degli studenti cinesi e nello sviluppo della loro abilità di lettura in L2. In seguito, per capire come debba essere un input ideale per l’acquisizione linguistica a fini di studio, vengono esaminati vari approcci glottodidattici basati sull’input, e si osservano i tratti delle varietà di italiano presenti nel contesto accademico. Il lavoro procede poi con un’analisi delle specifiche caratteristiche linguistiche riscontrate in manuali universitari di storia dell’arte, utilizzando sia un approccio quantitativo che qualitativo, con l’obiettivo di avere un “panorama” delle complessità linguistiche che uno studente L2 deve affrontare nello studio. Successivamente, verrà presentata una sperimentazione di riscrittura con due gruppi, i quali sono stati sottoposti rispettivamente al testo originale e a quello riscritto secondo i criteri formulati dallo studio teorico sul confronto tipologico. I risultati ottenuti confermano sia le interferenze del cinese nella lettura in italiano, sia l’efficacia degli approcci linguistici individuati nel facilitare la comprensibilità del testo per gli studenti cinesi di livello A2-B1. Di conseguenze, viene proposto un percorso di letture graduate per gli studenti cinesi di belle arti; oltre a essere comprensibili, le letture mirano anche all’acquisizione delle varietà di italiano necessarie per lo studio accademico-professionale. L’ultima parte del lavoro è dedicata alle riflessioni teoriche e didattiche sviluppate nel corso della ricerca.
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Il Covid-19 ha obbligato a riorganizzare le attività didattiche in base alle esigenze connesse al contenimento dei contagi. Nell’affrontare l’emergenza, i dispositivi elettronici e la connettività sono risultati fondamentali per la sostituzione della didattica in presenza con quella a distanza. L’impatto è stato critico, ma ha costretto anche i più scettici a adeguare la propria offerta formativa, per rispondere alle necessità emerse e per non interrompere la relazione educativa e il processo di apprendimento attivato con i propri alunni. Ciò ha rappresentato un punto di rottura ma anche di svolta per il sistema scolastico, che ha dovuto riconoscere la centralità degli strumenti tecnologici nell’attivazione di ambienti digitali per l’apprendimento, in grado di coinvolgere e connettere insegnanti e studenti anche fuori dall’aula. Questo ha ridotto il divario tra generazioni, inducendo molti docenti a sperimentare le nuove tecnologie con più naturalezza, accelerando il cambiamento già prefigurato nel PNSD e nelle Raccomandazioni Europee. Per orientare le nuove generazioni all’uso consapevole delle nuove tecnologie, la mediazione didattica operata dal docente assume un ruolo centrale per facilitare gli apprendimenti, affiancando i new media a quelli tradizionali. A tal proposito la scelta degli approcci pedagogici e delle metodologie didattiche si rivela essenziale, quindi sono stati esaminati gli apporti che possono fornire le varie teorie e studi per strutturare la propria proposta didattica. Sono stati presi in esame alcuni strumenti digitali in grado di attivare strategie didattiche innovative e inclusive, che ho sperimentato nel percorso universitario e messo in atto durante il tirocinio. In quest’ottica, tenendo conto del contesto scolastico di riferimento, del curricolo verticale esplicitato nel PTOF e dei bisogni educativi degli alunni, sono state proposte due UA in una classe terza della scuola secondaria di primo grado Carlo Pepoli di Bologna.
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"Cosa ci fa un matematico in una casa editrice?" è la comprensibile domanda che mi è stata fatta quasi ogni volta che ho raccontato la mia esperienza di tirocinio presso la Edizioni Dedalo. L'oggetto del presente elaborato è rispondere a questa domanda, un pretesto per poter presentare la comunicazione della matematica a tutto tondo. Oltre a descrivere in cosa è consistito il tirocinio, viene presentato un breve excursus sulla nascita della comunicazione scientifica, al fine di capirne l'importanza da una parte per la democratizzazione del sapere, dall'altra per lo sviluppo della scienza stessa, due aspetti fortemente interdipendenti, esaminando esempi storici da cui si evince tanto il peso della presenza quanto quello dell'assenza di una buona comunicazione. Viene analizzata la teoria per cui il salto qualitativo per la produzione scientifica avviene non a caso all'indomani dell'invenzione della stampa a caratteri mobili. Vengono forniti elementi di teoria della comunicazione, sottolineandone le differenze e i punti di contatto con la didattica, con l'aiuto di interviste a protagonisti della divulgazione e della comunicazione scientifica come Anna Cerasoli, Roberta Fulci, Eleonora Pellegrini e Paolo Zellini.
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Questo elaborato è il risultato dell’approfondimento del brief di tirocinio presso Focchi S.p.A. L’idea di progetto è quella di ricavare un prodotto industriale dai rifiuti, dai campioni inutilizzati e dagli avanzi di magazzino. Questo obiettivo richiede ideazione e costituzione di un’architettura prodotto, ma anche selezione dei materiali, implementazione tecnica e inserimento nel processo aziendale. Quindi il lavoro è cominciato con una documentazione sull’ambiente delle costruzioni, e i danni ambientali che progettare in maniera non-circolare comporta. Poi è stata studiata l’azienda e il percorso che i materiali fanno durante la produzione. Una volta inquadrato il problema è cominciata la fase di concept. La varietà di materiali ha generato molte idee, quindi ne è stata selezionata una utilizzando criteri misurabili, attraverso il metodo QFD, tenendo conto di vari parametri di natura ambientale, economica e sociale. Il concept selezionato è stato quindi una serra, da donare alle scuole primarie, in cui praticare l’idroponica: la struttura vetrata della serra è simile agli involucri trattati da Focchi e la destinazione didattica garantisce un buon impatto sulla comunità. A questo punto, il progetto è stato sviluppato, tramite uno studio dei dettagli tecnici. Quindi un inquadramento storico-architettonico è stato integrato con una documentazione normativa sulle strutture vetrate, oltre all’analisi del territorio circostante l’azienda in cui individuare possibili beneficiari del progetto. In seguito, c’è stata una fase di sketching, attraverso un’analisi dei requisiti della struttura e dei materiali a disposizione. Oltre ad una soluzione scalabile per il collegamento fra cellule, è stata definita la forma, disegnata con approccio modulare. Le ultime considerazioni riguardo la fattibilità del progetto sono state fatte dal punto di vista logistico ed economico, per un prodotto ormai sufficientemente dettagliato e pronto per l’implementazione.
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Un concetto tedesco intraducibile in altre lingue, lo Sprachgefühl si colloca al confine tra linguistica e letteratura, due discipline che si rispecchiano nell’accostamento vagamente ossimorico dei due costituenti che formano il composto, rispettivamente in Sprache e in Gefühl (traducibili con “lingua” e “sentimento”), che mostrano la duplice natura razionale e irrazionale del fenomeno. Il presente elaborato, suddiviso in quattro capitoli dedicati di volta in volta a un aspetto diverso dello Sprachgefühl e ramificati talvolta in paragrafi e sotto-paragrafi, ne delinea significato, caratteristiche, funzioni, vantaggi, limiti, ambiguità, contesti d’uso e di applicazione e possibili letture interdisciplinari, con l’ambizione di rendere noto e di diffondere un concetto tanto affascinante e controverso a un pubblico italiano che non abbia necessariamente familiarità con la lingua tedesca e che sia pronto a seguire il cambiamento di prospettiva qui proposto per superare la paura della tradizione e unire due mondi al contempo diversi e affini: ragione e sentimento. A supportare l’indagine etimologica, semantica, grammaticale, didattica e letteraria condotta dallo studio contribuiscono ricerche, realizzate in gran parte da linguisti soprattutto in area germanofona, che hanno indagato il concetto per prime e che hanno avuto una discreta risonanza in ambito accademico. Tra i primi scritti in lingua italiana focalizzati esclusivamente sul fenomeno dello Sprachgefühl, il presente elaborato si propone di esplorare la relazione tra mondo esterno governato da regole e dimensione interiore dell’individuo in cui regnano creatività e fantasia, per capire in ultima analisi il legame speciale che si instaura tra parlante e lingua, doverosamente normativo ma anche necessariamente emotivo.
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Questa tesi di laurea si colloca all'interno del progetto Erasmus + IDENTITIES, il cui obiettivo è sviluppare materiali didattici interdisciplinari per la formazione iniziale degli insegnanti. Nello specifico, si dà seguito ad una ricerca condotta da Lorenzo Miani, finalizzata a mettere in evidenza come la Teoria della Relatività Speciale (STR) sia storicamente nata da una speciale interazione tra matematica e fisica. Tale co-evoluzione è stata cercata, e messa in evidenza, attraverso l’analisi dei quattro articoli fondativi della STR scritti da Lorentz (1904), Poincaré (1906), Einstein (1905) e Minkowski (1908). Per l’analisi di questi articoli abbiamo utilizzato la metafora del “confine”, esposta nella metateoria di Akkerman e Bakker (2011), riferendosi al confine tra Matematica e Fisica. È stato sviluppato uno strumento operativo di analisi di articoli originali per estrarne il rapporto tra le due discipline. Un’analisi di questo tipo può portare un contributo considerevole al Justification Problem, intercettando la possibilità di indagare sull’identità della Matematica, intesa come disciplina. Questo tipo di analisi ha permesso di comprendere gli “stili al confine” di ogni autore, e la natura delle Trasformazioni di Lorentz in quanto oggetto di confine. È inoltre illustrata la progettazione di un’attività per la formazione iniziale degli insegnanti. Questa si configura come un tutorial per lavori di gruppo, ed è stata sperimentata nel corso di Didattica della Fisica dell’Università di Bologna, tenuto dalla Professoressa Olivia Levrini. Grazie all’attività, è stato possibile riflettere sulle identità disciplinari e sull’importanza di fare “esperienze di confine” per superare stereotipi. Lo strumento elaborato nella tesi si apre a sviluppi futuri, dal momento che si presta ad essere utilizzato per l’analisi di una grande varietà di testi e per la costruzione di “boundary zone”, sempre più auspicate e incentivate nei report europei.
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L'utilizzo del Piano del Parto nelle strutture consultoriali e ospedaliere dell'area di Bologna. Analisi quali-quantitativa INTRODUZIONE: Il piano del parto è uno strumento di comunicazione scritto dalle donne in gravidanza in cui sono delineati i desideri e le preferenze della donna circa l’esperienza del travaglio e del parto. L’obiettivo di questa ricerca è quello di approfondire la conoscenza e il pensiero degli operatori, nella realtà dei consultori e delle sale parto dell’area di Bologna, in merito al piano del parto MATERIALI E METODI: Per rispondere alla domanda di ricerca sono stati realizzati due questionari online. Il primo questionario è stato somministrato alle ostetriche dei consultori per approfondire il momento della proposta e della redazione del piano del parto. Il secondo è stato somministrato alle ostetriche delle sale parto per comprendere le reazioni e il pensiero degli operatori in merito alla presentazione del piano del parto all’ingresso della donna in sala travaglio RISULTATI: Dalle risposte ai questionari è emerso che il piano del parto è uno strumento ampiamente utilizzato nei consultori, e che viene redatto in autonomia dalla donna. Le ostetriche delle sale parto tengono conto dei bisogni espressi nel piano del parto, ma non mancano delle critiche, legate principalmente alla disinformazione delle donne dovuta all’assenza di un professionista che funga loro da guida durante la sua stesura CONCLUSIONI: Da quanto è emerso dall’indagine si può affermare la necessità che le Ostetriche dedichino più tempo alla discussione del piano del parto con la donna durante il terzo trimestre. Un'altra riflessione può essere fatta rispetto agli incontri di accompagnamento alla nascita, anch’esso potrebbe essere un momento in cui una professionista ascolta e aiuta le donne a redigere un piano del parto consapevole. Sarebbe inoltre auspicabile diffondere l’importanza di questo strumento inserendolo, ad esempio, nella programmazione didattica del Corso di Laurea.