446 resultados para catalizzatori strutturati elettrosintesi metalli nobili nanoparticelle schiume metalliche
Resumo:
Limmissione di sostanze chimiche nell'ambiente marino fonte di grandi preoccupazioni in tutto il mondo e in particolare nel Mar Mediterraneo, un bacino semichiuso in cui si concentrano forti pressioni demografiche, urbane e industriali. I cetacei sono suscettibili allo stress chimico e tendono ad accumulare nei propri tessuti corporei grandi quantit di contaminanti tossici come i metalli pesanti. Il presente lavoro si concentrato sulla possibile relazione tra gli elementi traccia (Hg, As, Cu, Cd, Se, Pb) e gli ormoni (T3, T4, cortisolo) individuati nel blubber e nel melone di Stenella coeruleoalba. I 34 individui analizzati sono stati trovati spiaggiati lungo le coste di Liguria, Campania e Calabria tra il 2014 e il 2019. Per i metalli pesanti si fatta una digestione acida a microonde dei tessuti e infine una spettroscopia di emissione al plasma (ICP-OES). Per lanalisi degli ormoni stato eseguito il test ELISA. Lo studio ha rivelato la validit delle matrici impiegate, blubber e melone, nella ricerca degli elementi prestabiliti. Non si evidenziano tuttavia significative differenze nei livelli di metalli e di ormoni in funzione della profondit di campionamento nel blubber. Sono per stati osservati delle interessanti relazioni tra i contaminanti e lo stato di salute degli animali che hanno confermato il potenziale immunotossico dei metalli pesanti. Quindi, si pu ritenere che la presente ricerca abbia dimostrato come il monitoraggio non invasivo di blubber da specie altamente protette pu fornire valide informazioni relativamente al loro stato di salute e di esposizione a contaminanti. Una conoscenza pi approfondita degli effetti dei metalli pesanti sullomeostasi ormonale per riuscire a stabilire una relazione dose effetto, e di come questa relazione poi si rifletta sullo stato di salute dellanimale, risulta di fondamentale importanza nellottica di attuazione di piani di conservazione della specie minacciata.
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Dagli anni '40, la produzione di materiali plastici aumentata in modo esponenziale. La loro versatilit, resistenza ed economicit li hanno resi accessibili globalmente. Questi vantaggi hanno comportato per molti danni a ecosistemi e specie marine, tra cui anche Caretta caretta. Recenti studi hanno dimostrato, ad esempio, la capacit delle microplastiche di influenzare negativamente lambiente di incubazione delle uova, causando impatti sullo sviluppo embrionale e sul successo di schiusa. I metalli pesanti svolgono un ruolo chiave nella contaminazione oceanica poich molto stabili e non biodegradabili. Gli organismi non riescono quindi a eliminarli, ma tendono ad accumularli nei tessuti, determinando conseguentemente il loro inserimento nella catena trofica. Recentemente, l'analisi di campioni di sangue di esemplari vivi di tartaruga marina ha consentito di studiare le loro potenziali implicazioni sulla salute e sul successo riproduttivo delle popolazioni. Tuttavia, poche informazioni sono ancora disponibili sull'esposizione delle uova ai metalli e sul trasferimento di questi dalla madre all'embrione. In questo lavoro di tesi si andati quindi a verificare i livelli di esposizione ai metalli pesanti, mediante lanalisi allICP-OES delle uova, e i livelli di esposizione alle microplastiche, grazie a un nuovo metodo basato sul principio della flottazione della densit applicato sui campioni di sabbia, nei nidi di C. caretta rinvenuti durante la stagione di deposizione 2021 lungo la costa ionica della provincia di Catanzaro. Successivamente stata valutata la correlazione tra i livelli di esposizione e il successo di schiusa della specie: i risultati ottenuti hanno permesso di affermare che per le concentrazioni dei metalli si ha una correlazione negativa (p=0,022) tra il contenuto di Pb in tuorlo e albume combinati e il successo di schiusa registrato nei nidi presi in analisi, mentre ci non stato possibile per le concentrazioni delle microplastiche.
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Il presente lavoro di tesi riguarda lo studio di fattibilit e valutazione comparativa di soluzioni impiantistiche e di processo finalizzate allottimizzazione dellattuale sezione di distillazione di un impianto di produzione dei catalizzatori Ziegler-Natta. Il TiCl4 figura tra i principali reagenti impiegati nella sintesi dei catalizzatori, ma la tecnologia attualmente in uso non ne consente il totale recupero. A partire da una panoramica dellintero processo produttivo dei catalizzatori Ziegler-Natta, si sono analizzate le criticit della sezione di distillazione e si sono valutate possibili soluzioni. Con lobiettivo di ottenere un significativo recupero del TiCl4 rispetto alla situazione attuale, lo studio di fattibilit si orientato verso un processo di distillazione con solvente. Al fine di valutare lefficacia di tale soluzione, si utilizzato il programma Aspen Plus V12. I principali composti coinvolti nel processo, che verranno implementati nellambiente di simulazione, sono: il TiCl4, il TiCl3(OC2H5) e un solvente. Questultimo il risultato di una ricerca tra sostanze con propriet idonee al processo di distillazione studiato. Per ognuno dei composti sono richieste le principali propriet termo-fisiche. Tuttavia, per il TiCl3(OC2H5) non vi sono informazioni disponibili presso le banche dati e la molecola termicamente instabile. stato perci impiegato un particolare approccio ai contributi di gruppo per stimarne le propriet dinteresse. Il solvente adottato costituito da una miscela di isomeri: sono state effettuate delle misurazioni al fine di confermare un composto puro per lambiente di simulazione. Le simulazioni di processo hanno permesso di condurre con successo lo studio di fattibilit. Ulteriori proposte impiantistiche e per apparecchiature sono state valutate a completamento di tale studio. Il presente lavoro stato svolto presso il centro Ricerche e Sviluppo Giulio Natta nella sede di Ferrara di LyondellBasell Industries.
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La valorizzazione di biomasse lignocellulosiche rappresenta la strada che la chimica pu percorrere per svincolarsi dalle fonti fossili e virare verso un futuro incentrato sulla sostenibilit ambientale. In questottica, lacido levulinico (AL) e i suoi esteri, detti alchil levulinati, ottenibili dalla valorizzazione di biomasse di scarto, rappresentano una classe di composti di grande interesse industriale. Infatti, dalla loro riduzione possibile ottenere g-valerolattone (GVL), unimportante molecola piattaforma per lindustria chimica, o alchil valerati, composti interessanti per diverse branche dellindustria chimica e per la formulazione di bio-carburanti. Gi da tempo nota la possibilit di effettuare la riduzione di AL in fase liquida in presenza di alcoli come H-Donor secondo un meccanismo detto Catalytic Transfer Hydrogenation che pu essere promosso da ossido di zirconio (ZrO2). Recentemente, stato ottimizzato un processo che impiega i reagenti appena citati in un reattore continuo operante in fase gassosa con ZrO2 come catalizzatore. In questo lavoro, si dopato tale sistema catalitico con palladio, al fine di promuovere le reazioni di riduzione consecutiva al GVL e si sono ottimizzati i parametri operativi come tempo di contatto, temperatura e rapporto tra substrato e H-Donor.
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Lo scopo di questo progetto studiare e sviluppare una sintesi alternativa del dimetiladipato (DMA), a partire da ciclopentanone (CPO) e dimetilcarbonato (DMC), con lutilizzo di un ossido misto di zinco e magnesio come catalizzatore eterogeneo. Le prove sono state svolte in fase liquida con un reattore operante in condizioni discontinue (batch). In particolare, si investigato leffetto di diversi parametri operativi sulla reazione quali il tempo, il rapporto molare di alimentazione dei due reagenti, il carico catalitico utilizzato, il rapporto atomico Zn/Mg nel catalizzatore e la temperatura. Una volta individuate le migliori condizioni, si valutata la possibilit di svolgere la reazione in due step, per cercare di incrementare la resa di DMA. Inizialmente, si studiato solo il secondo step, cio la reazione fra lintermedio (carbossimetilciclopentan-2-one) e il metanolo e si sono ottenute rese di DMA del 92% con un rapporto MeOH:Intermedio di 150:1. Dopo aver ricavato le migliori condizioni di tale reazione, si svolta la reazione completa a due step e si dimostrato che possibile condurre il secondo step a temperature pi basse rispetto al primo, per convertire lintermedio rimasto a DMA e migliorarne la resa dal 32% al 40%.
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La tesi sperimentale svolta presso IZSLER (Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dellEmilia Romagna) tratta la migrazione di sostanze dai MOCA (Materiali ed Oggetti a Contatto con gli Alimenti) in materiale plastico agli alimenti, in unottica di sicurezza alimentare. In particolare, ci si concentrati sul rilascio di metalli e semimetalli (rispettivamente 17 e 2) nellacqua minerale naturale confezionata in bottiglie in PET (Polietilene Tereftalato). Si sono presi in considerazione 14 marchi commerciali di acqua. In particolare, si sono studiate le variabili tempo e radiazione solare per comprendere se queste avessero effetto sul rilascio di tali metalli e semimetalli e in che misura potessero influenzarlo. Due gruppi di bottiglie, ciascuno composto dagli stessi marchi commerciali di acqua minerale naturale, sono stati posizionati e stoccati per un periodo di 8 mesi in differenti condizioni. Un gruppo stato collocato in un armadio, al buio a temperatura ambiente, mentre laltro stato posizionato in ambiente esterno, esposto ai raggi UV e alle temperature ambientali. Le analisi, eseguite mediante strumentazione ICP-MS (Inductively Coupled Plasma-Mass Spectrometry), sono state svolte direttamente sullacqua imbottigliata, all'inizio e al termine del periodo di stoccaggio, per entrambi i gruppi di campioni. stato valutato il rilascio, per singolo elemento e per marchio commerciale, considerando le due differenti modalit di conservazione (buio e luce). I risultati ottenuti sono stati confrontati con i Limiti di Migrazione Specifica (LMS) indicata dalla normativa (Reg. (UE) 10/2011 e successive modifiche) per comprendere se i campioni analizzati risultassero conformi o meno, e sono stati commentati anche in relazione a quanto noto dalla letteratura scientifica. Un focus specifico stato dedicato al caso dellantimonio.
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Il trattamento Steady Wine rappresenta una possibile risorsa per combattere linsorgenza di fenomeni di casse proteica nei vini. Per il trattamento viene utilizzato un materiale adsorbente ottenuto funzionalizzando sfere inerti in vetro con nanopolveri di TiO2 sinterizzate a formare uno strato sottile. Lo scopo di questo elaborato di analizzare gli eventuali effetti dellimpiego di biossido di titanio sulla shelf-life dei vini. Il TiO2 infatti un materiale catalizzatore in grado di velocizzare le reazioni di ossidazione chimica che avvengono allinterno del vino. Per le analisi sono analizzati vini commerciali e soluzioni similvino. Tutti i vini e le soluzioni modello sono stati suddivisi e classificati in tre tesi che includevano il vino ottenuto dal trattamento e i relativi controlli. I campioni sono stati conservati in diverse condizioni di invecchiamento, aspetto fondamentale, specialmente leventuale esposizione a raggi luminosi, poich capace di influenzare lattivit foto-catalizzante del TiO2. Sono stati monitorati nel tempo vari parametri relativi alle cinetiche di ossidazione come DO440nm e DO420nm (indice di imbrunimento) per verificare un eventuale effetto catalitico del TiO2. Sono stati osservati anche i livelli di SO2 e della speciazione del Fe per verificare il consumo di O2 da parte del materiale. Utilizzando lICP-AES sono stata analizzate le concentrazioni di metalli, per evidenziare eventuali cessioni allinterno del vino; particolare attenzione stata data allanalisi ai metalli catalizzatori presenti (Cu e Fe), per verificare un possibile effetto di rimozione. Infine, una breve parte della sperimentazione stata dedicata allo studio della capacit del materiale adsorbente di rimuovere riboflavina e metionina, come premessa per una futura sperimentazione volta a studiare il potenziale effetto del trattamento nella prevenzione del difetto di luce.
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Ad oggi, laumento delle emissioni di gas serra, principalmente di CO2, dovuto alle attivit antropiche, ha portato ad un aumento delle temperature medie globali. La sintesi del metanolo da CO2 ha attirato molto linteresse della ricerca e attualmente il catalizzatore Cu/ZnO/Al2O3, sviluppato per la produzione di metanolo da gas di sintesi si dimostra il pi utilizzato. Tuttavia, alcune sue problematiche, legate alla bassa selettivit rispetto a MeOH allaumentare della temperatura, per via della reazione concorrente di RWGS e problemi di disattivazione per sinterizzazione relazionati con lacqua prodotta, hanno portato allo studio di nuovi catalizzatori. Recentemente, catalizzatori a base di In2O3 hanno catturato molto lattenzione gi che hanno una elevata selettivit in metanolo. Lo scopo della tesi si basato sullo studio di catalizzatori a base di Cu/In/Al per lidrogenazione della CO2 a MeOH. Una volta sintetizzati e caratterizzati i catalizzatori sono stati messi a confronto con un catalizzatore commerciale (Cu/ZnO/Al2O3). Sono stati investigati gli effetti del contenuto di Cu, metodo di preparazione e temperatura di riduzione nelle prestazioni catalitiche (conversione, selettivit e resa spazio-temporale). I valori di conversione e selettivit dipendono del contenuto di Cu, raggiungendo il massimo con un contenuto intermedio di Cu (30 % rapporto atomico), tuttavia i risultati sono inferiori a quelli ottenuti con il catalizzatore commerciale. La temperatura di riduzione pi adatta stata 300 C. Riguardo al metodo di preparazione, non sembra modificare significativamente le prestazioni catalitiche. Saranno necessari ulteriori studi su altre formulazioni di catalizzatori per migliorare sia la attivit che la selettivit.
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Diet of two cichlid species, Cichlasoma facetum (Jenyns, 1842), and Gymnogeophagus rhabdotus Hensel, 1870, was studied in Rod Lake, an urban hypertrophic lake in Uruguay. The stomach contents from 192 individuals of C. facetum and 202 of G. rhabdotus, obtained through seasonal sampling in the year 2000, were analyzed. The occurrence frequency and the alimentary importance index of each food item were calculated for each season and size class in both species. Cichlasoma facetum fed upon insects (mainly chironomid larvae and pupae), fish (Cnesterodon decemmaculatus Jenyns, 1842), and vegetals (algae, periphyton and macrophytes debris); large individuals also fed upon the freshwater shrimp Palaemonetes argentinus Nobili, 1901. Gymnogeophagus rhabdotus consumed zooplankton (mainly copepods), vegetals (algae and detritus) and Chironomidae larvae in a lesser extent.
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The predator-prey relationship of Palaemonetes argentinus Nobili, 1901 and Culex pipiens s.l. larvae was studied under laboratory conditions. The prawns were separated in two groups, isolated and grouped ones. Mosquitoe larvae were offered to prawns in two forms, limited and unlimited offer to both groups. In the first analysis, values of predation did not differ significantly between males and females of P. argentinus. Predation in 24 h was 14,9 4,2 larvae/prawn. A reduction of predation was observed with unlimited offer for the same hour, during all the experiment. Predation with unlimited offer was higher on the first day than on the second, but returned to high values on the third day, for both groups. In the grouped experiment, predation with limited offer was total on the first days, decreasing to the last day. As a result, P. argentinus was considered an efficient predator of C. pipiens s.l. larvae under laboratory conditions.
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Growth, survival and molting rate in Palaemonetes argentinus Nobili, 1901 were compared under different light-dark conditions. During 80 days, 150 immatures of both sexes (initial mean weight 0.090.002g), from Los Padres lagoon, Mar del Plata, Argentina, were maintained in aquaria at 190.4C under three light conditions: 0:24, 10:14 and 13:11 (L-D). They were fed daily on an artificial diet (45% proteins, 17.2% lipids, 7% water, 7% ash). Good weight increment was obtained with the three treatments, finding a positive linear correlation between mean weight and time (0:24, r=0.97; 10:14, r=0.99; 13:11, r=0.98). There were no significant differences in the percentage increment in mean weight among the treatments (0:24, 19.3%; 10:14, 29.3% and 13:11, 26.5%) (p<0.05). Molting rate was significantly higher at a long-day photoperiod (MR=1.7) than at a short-day (MR=0.6) or continuous dark condition (MR=0.3) (p<0.05). The lowest survival was found in animals maintained under 13:11 L-D conditions (77%), being statistically different of the other two treatments (92% and 89% at 10:14 and 0:24, respectively) (p<0.05). These results suggest that the best growth and survival in P. argentinus result with a 10:14 L-D cycle, and that the growth is less affected by photoperiod than molting rate and survival.
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The molt cycle of the natural population of Palaemonetes argentinus Nobili, 1901 from Los Padres Lagoon, Buenos Aires, Argentina, was studied in relation to age, sex, and environmental factors. A total of 1645 individuals (740 females, 539 males, and 366 juveniles) were collected and analyzed between December 1995 and December 1996. The results indicate that the sex ratio (males:females) remains around 1:1.4 throughout most of the year. The reproductive period extends from September until February (spring and summer), with maximum sexual activity in October and November. Two cohorts originated in the spring and in the summer were differentiated. Ovigerous females arrest their molt cycle during the intermolt period to restart it after oviposition. The duration of the intermolt period does not differ between adults and juveniles. Since the percentage of premolt individuals represents 60% of the total cycle, it was classified as a diecdysic cycle. Within the studied range of water temperatures, the observed variations in the span of the different stages, indicate that this factor does not alter the molt frequency. Like in the rest of decapods, the intermolt duration of P. argentinus is modified by ovarian maturation.
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Caranguejos do gnero Uca Leach, 1814 (caranguejo "violinista") so um grupo bem conhecido e caracterizado por um acentuado dimorfismo sexual e assimetria da quela do macho. Atualmente, esto descritas 97 espcies no mundo. Objetivou-se estimar a distribuio geogrfica potencial de 4 espcies do gnero Uca que ocorrem na costa do continente Americano: Uca maracoani Latreille, 1802-1803, U. uruguayensis Nobili, 1901, U. panacea Novak & Salmon, 1974 e U. monilifera Rathbun, 1914. Para modelar a distribuio dessas espcies nas Amricas foram utilizados pontos de ocorrncia compilados da literatura. Para a modelagem foram utilizados os programas Maxent e GARP a partir de 10 variveis climticas e trs variveis topogrficas. Todas as variveis foram convertidas para uma malha com resoluo de 0,0417 graus. Nos dois modelos (Maxent e GARP) as espcies apresentaram distribuio geogrfica maior do que sugerido por outros trabalhos de registro de ocorrncia, com exceo de U. monilifera. Segundo o critrio de rea sob a curva (AUC), os modelos gerados pelo GARP apresentaram melhores resultados do que os modelos do Maxent. Entretanto, avaliando em conjunto os resultados dos dois modelos possvel melhor estabelecer planos de conservao para espcies com habitat restrito (U. panaceae e U. monilifera), alm de recomendar um aumento na amostragem de U. maracoani no nordeste brasileiro e U. uruguyaensis no sudeste brasileiro, a fim de detectar possveis aumentos na sua distribuio geogrfica com base nas predies dos modelos de nicho.
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The structure of the male reproductive tract was described in Uca uruguayensis Nobili, 1901, by using histological methods, scanning electron microscopy techniques, and stereoscopic observations of fresh material. The aim of this work was to establish the functional changes associated with sexual maturation. The morphology of the first (G1) and second (G2) pair of gonopods was described. The male reproductive tract consists of paired organs: testes, and tubular and convoluted vas deferens (VD) ending with a terminal ampoule (TA).The (VD) is composed of three parts: anterior (AVD), medial (MVD) and posterior (PVD). The AVD and MVD are lined by a single layer of cubical cells. The PVD epithelial cells are columnar with elongated nuclei. The terminal ampoule comprises four interconnecting chambers and is externally surrounded by connective tissue. The study of testes and vas deferens at different times along the year suggests that U. uruguayensis has a single and continuous reproductive season from December to March. The TA has not been described in other brachyurans and this structure is novel to Brachyura.
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During the two-month rearing period, the effect of four water temperatures (15C, 20C, 25C and 30C) on survival rate, number of molts, and growth rate (molt increment and intermolt period) of juvenile Macrobrachium borellii Nobili, 1896 and Palaemonetes argentinus Nobili, 1901 prawns was evaluated in laboratory conditions. The two species showed some similarities in their both survival and growth pattern at different temperatures. The survival rate was highest at 20C and 25C, decreasing at the lowest temperature. The number of molts increased at higher temperatures, ranging the intermolt period from 22.2 days to 9.9 days, for M. borellii, and from 20.8 to 9.5 days for P. argentinus, corresponding those values to 15C and 30C, respectively. No difference between species was noted in the intermolt period. The size increment by molting increased significantly from 15C to 25C, whereas a reduction in the growth of prawns was observed at 30C. Significant differences among temperatures were found in the slope of regressions between the size increment by molting and the cephalothorax length. M. borellii showed a significantly higher tolerance to elevated temperature and a faster growth (about twice at 25C) than P. argentinus. These differences could provide M. borellii a competitive advantage for a better adaptation to the dynamic of freshwater environment, especially in areas with anthropogenic impact.