299 resultados para WITNESSES
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Este trabalho parte do mito de Ulisses retomado por Dante e se concentra na leitura feita por Levi do canto dantesco , bem como da (re) elaboração da última aventura do herói grego no contexto da história pessoal do escritor. Trata-se de um moderno Ulisses apresentando uma visão moderna do Inferno. Em Dante, Ulisses está entre as almas condenadas a pagar eternamente seus pecados e, ao mesmo tempo, testemunhas e narradores, capazes de contar o processo da própria morte. Neste sentido, o viajante grego tornou-se , a partir da publicação da obra de memória do Holocausto escrita por Primo Levi, o símbolo do testemunho dos campos de concentração. O exemplo clássico da presença de Dante na narrativa de Levi é o capítulo XI do livro Se questo è un uomo , intitulado “Il canto di Ulisse”, onde prosa e poesia se encontram. O mito de Ulisses, que representa a exaltação do homem inteligente, ávido de conhecimento, que chega às portas do grande mistério da existência humana torna-se, em Levi, um instrumento didático. Recitar uma poesia assume, no universo do campo de concentração, o valor de um ato político e humano, uma afirmação coletiva dos valores que aquele sistema pretendia destruir.
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Pós-graduação em Agronomia (Agricultura) - FCA
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A discussion, through a literature review, on the use of photographic documents and Documentary Analysis (DA) for the preservation, description and retrieval of images of pilgrimages in northeastern Brazil, which are archived at the Laboratory of Information Science and Memory (LACIM). The photograph acts as an expression of faith and devotion; it is a witnesses and documents, through images, the records of the day-to-day folk religion in its multiple meanings and situations, linked to the sacred. The DA —as a set of procedures performed after the reading of documents— facilitates the analysed collection location or query through the documentary language. This paper tries to show that the particular form of the information contained in a photographic archive echoes submerged memories of the pilgrims, authenticating a social fact in the country, capturing the sacredness from specific moments of celebration.
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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Pós-graduação em Estudos Literários - FCLAR
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Die inhaltsorientierte und die psychophysiologische Glaubhaftigkeitsbeurteilung wurden einem direkten empirischen Validitätsvergleich unterzogen. Einhundertundzwei Probandinnen nahmen als Täterinnen (Schuldige), Zeuginnen (Unschuldige mit Tatwissen) oder falsche Zeuginnen (Unschuldige ohne Tatwissen) an einer experimentellen Verbrechenssimulation teil. Die Täterinnen stritten anschließend die Täterschaft wahrheitswidrig ab und machten eine wahrheitswidrige 'Zeugenaussage'. Die Zeuginnen stritten die Täterschaft wahrheitsgemäß ab und machten eine wahrheitsgemäße Zeugenaussage. Die falschen Zeuginnen stritten die Täterschaft wahrheitsgemäß ab und machten eine wahrheitswidrige 'Zeugenaussage'. Die Glaubhaftigkeit der vermeintlichen Zeugenaussage wurde jeweils mit Hilfe der Kriterienorientierten Inhaltsanalyse beurteilt. Die Glaubhaftigkeit der Täterschaftsabstreitung beurteilte man jeweils mit dem Guilty Actions Test (GAT), einem speziellen psychophysiologischen Verfahren, das zwischen Schuldigen, Unschuldigen mit Tatwissen und Unschuldigen ohne Tatwissen differenzieren soll. Als Kontrollbedingung wurde zudem eine naive, d.h. rein intuitive Glaubhaftigkeitsbeurteilung vorgenommen. Die diagnostische Differenzierungsfähigkeit der inhaltsorientierten Glaubhaftigkeitsbeurteilung und des GAT war höher als die der naiven Glaubhaftigkeitsbeurteilung. Der GAT differenzierte nur zwischen Personen mit und ohne Tatwissen, nicht jedoch zwischen Schuldigen und Unschuldigen mit Tatwissen. Die Validität des GAT bezüglich der Identifizierung von Personen mit und ohne Tatwissen war höher als die Validität des inhaltsorientierten Ansatzes bezüglich der Identifizierung glaubhafter und unglaubhafter Zeugenaussagen. Die Ergebnisse wurden insbesondere im Hinblick auf methodische Aspekte der vorliegenden Untersuchung diskutiert.
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Diego e José de Figueroa y Córdoba furono due fratelli drammaturghi, attivi nella seconda metà del XVII secolo, che praticarono assiduamente la scrittura in collaborazione. Nel tentativo di rivalutare questi autori ingiustamente dimenticati dalla critica odierna, il presente lavoro si propone di offrire uno studio introduttivo alle figure e al teatro dei due fratelli. Nella prima parte, si offre un profilo biografico dei fratelli Figueroa, riunendo le seppur scarse notizie che possediamo sulla loro vita, in modo da inquadrarne le personalità all’interno degli ambienti letterari dell’epoca. Ci si concentra, poi, sul corpus, proponendo una panoramica delle commedie scritte da Diego e José, dando di ciascuna una breve sinossi e un rapido inquadramento all’interno dei generi tipici del teatro aureo, e segnalando gli eventuali problemi di attribuzione. Si accenna, infine, alla collaborazione dei fratelli nella scrittura di molte delle loro commedie, avanzando alcune ipotesi sulla tecnica compositiva. La seconda parte è costituita da un repertorio bibliografico del teatro “maggiore” dei due fratelli, in cui si descrivono analiticamente tutti gli esemplari conosciuti delle comedias dei Figueroa. Ogni descrizione si completa con una lista delle biblioteche in cui l’esemplare è conservato, lista compilata attraverso la consultazione di cataloghi, cartacei e on-line, delle principali biblioteche con fondi di teatro spagnolo del Siglo de Oro. Infine, la terza parte è dedicata all’edizione critica di una delle commedie scritte in collaborazione da Diego e José: Mentir y mudarse a un tiempo, condotta usando come testo base un manoscritto probabilmente autografo. L’edizione si completa di un apparato critico, con analisi dei testimoni, stemma codicum e registro delle varianti. Precede l’edizione uno studio generale introduttivo all’opera.
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Quello del falso è un problema con cui si sono dovuti confrontare gli specialisti di ogni epoca storica, ma che ha subito un’accelerazione e un’esasperazione con la storia del tempo presente, anche per via della simultanea presenza dei protagonisti che hanno reso più complessa una scena storica e memoriale segnata profondamente dal rapporto tra storici e testimoni e dall’articolazione della memoria pubblica e di quella privata. L’evento che più acutamente ha risentito del problema del falso in età contemporanea è certamente il genocidio degli ebrei compiuto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale perché è proprio al cuore dell’impresa genocidiaria che è avvenuta la grande falsificazione che ha alimentato qualsiasi successivo discorso revisionista. L’emersione del testimone sulla scena pubblica ha posto pertanto in modo acuto il problema dello statuto della testimonianza rendendo l’analisi del funzionamento della memoria indispensabile per comprendere quanto un testimone sia molto più utile per la descrizione, non tanto del fatto in sé, ma del modo in cui l’evento è stato socialmente codificato, registrato e trasmesso. Il legame tra i casi esaminati, pur nella loro estrema eterogeneità, spaziando da false autobiografie, come quella di Binjamin Wilkomirski, a testi controversi, come quello di Jean-François Steiner, o da racconti contestati, come quelli di Deli Strummer e Herman Rosenblat, a narrazioni che nel tempo hanno subito importanti variazioni, come nel caso Aubrac e nelle vicende del libro di Alcide Cervi, sarà stabilito grazie alla centralità giocata, in ognuno di essi, dalla forma testimoniale e dall’altrettanto fondamentale argomentazione in termini di affaire. Il problema del falso è stato perciò indagato all’interno delle ragioni storiche e culturali che hanno determinato la formazione discorsiva che ha per soggetto il testimone e la testimonianza come più autentico punto di vista sugli eventi del passato con le relative conseguenze sul piano storico e pubblico.
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Im Mittelpunkt der Studie "The Sound of Democracy - the Sound of Freedom". Jazzrezeption in Deutschland (1945 - 1963) steht ein Korpus von 16 Oral-History-Interviews mit Zeitzeugen der deutschen Jazzszene. Interviewt wurden Musiker ebenso wie bildende Künstler, Journalisten, Clubbesitzer und Jazzfans, die die Jazzszene in den 1950ern bildeten. Die Interviews werden in einen Kontext zeitgenössischer Quellen gestellt: Zeitschriftenartikel (hauptsächlich aus dem "Jazz Podium" ebenso wie Radiomanuskripte des Bayerischen Rundfunks.rnDie Ausgangsüberlegung ist die Frage, was der Jazz für sein Publikum bedeutete, mit anderen Worten, warum wählte eine studentische, sich selbst als elitär wahrnehmende Schicht aus dem großen Fundus an kulturellen Ausdrucksformen, die nach dem Zweiten Weltkrieg aus den USA nach Deutschland strömten, ausgerechnet den Jazz als persönliche Ausdrucksform? Worin bestand seine symbolische Strahlkraft für diese jungen Menschen?rnIn Zusammenhang mit dieser Frage steht die Überlegung: In welchem Maße wurde Jazz als dezidiert amerikanische Ausdrucksform wahrgenommen und welche Amerikabilder wurden durch den Jazz transportiert? Wurde Jazz bewusst als Werkzeug der Besatzer zur demokratischen Umerziehung des deutschen Volkes eingesetzt und wenn ja, in welcher Form, beziehungsweise in welchem Maß? Wie stark war die Symbolleistung und metaphorische Bedeutung des Jazz für das deutsche Publikum und in welchem Zusammenhang steht die Symbolleistung des Jazz mit der Symbolleistung der USA als Besetzungs- bzw. Befreiungsmacht? rn
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In seguito ad una disamina del materiale presente in letteratura, ci siamo chiesti se i numerosi investimenti pubblicitari, promozionali, di marketing e, per dirla in una parola sola “intangibili”, generassero un aumento del valore dell’impresa nel contesto valutativo oppure se dessero origine esclusivamente ad aumenti di fatturato. L’obiettivo più ambito consiste nel capitalizzare gli investimenti su attività intangibili come la costruzione del marchio, l’utilizzo di brevetti, le operazioni rivolte alla soddisfazione del cliente e tutto quanto si possa definire immateriale. Eppure coesistono nel mare magnum della stessa azienda. Fino a quando non si potrà inserire criteri di valutazione d’azienda delle performance di marketing non ci potrà essere crescita in quanto, le risorse, sono utilizzate senza un criterio di ritorno di investimento.
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La ricerca riguarda lo studio del cantiere edilizio protobizantino, con particolare riferimento al ciclo della lavorazione del marmo. Quest’ultimo viene analizzato sotto il profilo amministrativo, tecnico, sociale ed artigianale. L’elemento guida della ricerca sono i marchi dei marmorari, sigle apposte da funzionari e maestranze durante il processo produttivo. Dapprima, fonti letterarie ed epigrafiche, tra cui le sigle di cava e officina su marmo, vengono esaminate per ricostruire il sistema alto-imperiale di amministrazione delle cave e di gestione dei flussi marmorei, nonché l’iter tecnico-artigianale adottato per la produzione dei manufatti. Il confronto con i dati disponibili per la tarda antichità, con particolare riferimento alle cave di Proconneso, evidenzia una sostanziale continuità della prassi burocratico-amministrativa, mentre alcuni cambiamenti si riscontrano nell’ambito produttivo-artigianale. Il funzionamento degli atelier marmorari viene approfondito attraverso lo studio dei marchi dei marmorari. Si tratta di caratteri greci singoli, multipli o monogrammi. Una ricognizione sistematica delle sigle dalla pars Orientalis dell’impero, reperite in bibliografia o da ricognizioni autoptiche, ha portato alla raccolta di circa 2360 attestazioni. Per esse si propone una classificazione tipologica tra sigle di cava, stoccaggio, officina. Tra le sigle di cava si annoverano sigle di controllo, destinazione/committenza, assemblaggio/posizionamento. Una particolare attenzione è riservata alle sigle di officina, riferibili ad un nome proprio di persona, ovvero al πρωτομαΐστωρ, il capo-bottega che supervisionava il lavoro dei propri artigiani e fungeva da garante del prodotto consegnato alla committenza. Attraverso lo studio comparato delle sigle reperite a Costantinopoli e in altri contesti si mette in luce la prassi operativa adottata dagli atelier nei processi di manifattura, affrontando anche il problema delle maestranze itineranti. Infine, sono analizzate fonti scritte di varia natura per poter collocare il fenomeno del marmo in un contesto socio-economico più ampio, con particolare riferimento alle figure professionali ed artigianali coinvolte nei cantieri e al problema della committenza.
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Pesiqta Rabbati is a unique homiletic midrash that follows the liturgical calendar in its presentation of homilies for festivals and special Sabbaths. This article attempts to utilize Pesiqta Rabbati in order to present a global theory of the literary production of rabbinic/homiletic literature. In respect to Pesiqta Rabbati it explores such areas as dating, textual witnesses, integrative apocalyptic meta-narrative, describing and mapping the structure of the text, internal and external constraints that impacted upon the text, text linguistic analysis, form-analysis: problems in the texts and linguistic gap-filling, transmission of text, strict formalization of a homiletic unit, deconstructing and reconstructing homiletic midrashim based upon form-analytic units of the homily, Neusner’s documentary hypothesis, surface structures of the homiletic unit, and textual variants. The suggested methodology may assist scholars in their production of editions of midrashic works by eliminating superfluous material and in their decoding and defining of ancient texts.
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In my thesis, I use literary criticism, knowledge of Russian, and elements of translation theory to study the seminal poet of the Russian literary tradition ¿ Aleksandr Pushkin. In his most famous work, Eugene Onegin, Pushkin explores the cultural and linguistic divide in place at the turn of the 19th century in Russia. Pushkin stands on the peripheries of several colliding worlds; never fully committing to any of them, he acts as a translator between various realms of the 19th-century Russian experience. Through his narrator, he adeptly occupies the voices, styles, and modes of expression of various characters, displaying competency in all realms of Russian life. In examining Tatiana, his heroine, the reader witnesses her development as analogous to the author¿s. At the center of the text stands the act of translation itself: as the narrator ¿translates¿ Tatiana¿s love letter from French to Russian, the author-narrator declares his function as a mediator, not only between languages, but also between cultures, literary canons, social classes, and identities. Tatiana, as both main character and the narrator¿s muse, emerges as the most complex figure in the novel, and her language manifests itself as the most direct and capable of sincerity in the novel. The elements of Russian folklore that are incorporated into her language speak to Pushkin¿s appreciation for the rich Russian folklore tradition. In his exaltation of language considered to be ¿common¿, ¿low¿ speech is juxtaposed with its lofty counterpart; along the way, he incorporates myriad foreign borrowings. An active creator of Russia¿s new literary language, Pushkin traverses linguistic boundaries to synthesize a fragmented Russia. In the process, he creates a work so thoroughly tied to language and entrenched in complex cultural traditions that many scholars have argued for its untranslatability.