996 resultados para Redação tecnica
Resumo:
Negli ultimi anni si è sviluppato un crescente interesse per lo studio e il monitoraggio di fenomeni meteorologici estremi. In particolare, stanno aumentando osservazioni e testimonianze relative a manifestazioni temporalesche molto violente, spesso caratterizzate da grandine di notevole dimensione che rappresenta la causa principale di pericolo per le persone e di danni anche ingenti al comparto agricolo, infrastrutturale e alle automobili. Per questi motivi, in questo lavoro di tesi è stata presentata una nuova tecnica meteorologica denominata “Multi-sensor Approach for Satellite Hail Advection” (MASHA) che si basa sulla combinazione delle misure fornite dai satelliti geostazionari per trasportare l’informazione e da quelli in orbita polare per riconoscere le nubi grandinigene. I risultati della tecnica MASHA forniscono ogni cinque minuti su tutto il bacino del Mediterraneo la probabilità che la nube osservata abbia formato della grandine in un intervallo compreso tra 0 e 1. Le potenzialità del metodo MASHA riguardano soprattutto l’elevata risoluzione spaziale e temporale con la quale vengono riprodotti i sistemi grandinigeni, la capacità del modello di ricostruire i campi di grandine e l’evoluzione di questi sistemi anche in assenza di passaggi recenti dei satelliti polari. Per migliorare le performance della tecnica, è stato sviluppato un nuovo indice di severità chiamato Hail Severity Index (HSI) in grado di migliorare la localizzazione e la stima dell’intensità dei sistemi grandinigeni attraverso l’integrazione di nuove variabili: l’overshooting index, i fulmini e i dati radar. Le performance della tecnica MASHA e le potenzialità dell’indice HSI mostrate in questo lavoro di tesi, suggeriscono implementazioni operative a supporto di sistemi per il nowcasting di eventi temporaleschi particolarmente severi. Questo approccio, potrebbe essere molto efficace per fornire informazioni in tempo reale ai servizi meteorologici e nel contesto della protezione civile.
Resumo:
Attualmente, tutte le procedure di ablazione cardiaca per il trattamento delle aritmie si basano sull’uso di radiofrequenza e di cateteri per crioablazione. Nonostante l’evoluzione e i miglioramenti significativi nel design e nelle forme di erogazione dell’energia, sono state riscontrate svariate limitazioni, in particolar modo per quanto riguarda i danni termici collaterali ai tessuti vicini alla zona bersaglio. La terapia di ablazione a campo elettrico pulsato (PFA) rappresenta un approccio rivoluzionario per il trattamento di aritmie cardiache, specialmente per la fibrillazione atriale. Questa tecnica utilizza come fonte di energia l’elettroporazione, sistema in grado di creare un danno a livello della membrana cellulare, con una conseguente inattivazione delle cellule responsabili dell’aritmia. Grazie alla sua natura non termica e altamente specializzata per il tessuto miocardico, questa energia ha il grande vantaggio di essere più sicura ed efficiente rispetto ai convenzionali approcci di radiofrequenza e crioablazione, aprendo dunque una strada alternativa per il trattamento dei disturbi cardiaci.
Resumo:
L'elaborato si occupa di analizzare diverse tecnologie di accumulo elettrochimico con lo scopo di dimensionare un sistema di accumulo che verrà accoppiato ad un parco eolico, collocato in Sicilia. Lo standard di connessione sarà in AT a 36 kV, un nuovo standard di Terna che permette di snellire le connessioni di impianti rinnovabili con potenza inferiore a 100 MW. A seguito di un primo dimensionamento analitico e di un confronto con i fornitori, si è optato per l'utilizzo della tecnologia Litio-ione, meno costosa e più performante e il cui impatto ambientale risulta essere controllato. Infine, si è realizzata una valutazione economica del sistema, ipotizzando tre diverse destinazioni di utilizzo del sistema di accumulo, che può offrire servizi ancillari alla rete o partecipare al nuovo mercato delle capacità di Terna, con lo scopo di creare una riserva di energia e partecipare al controllo e alla stabilità della rete. Si è quindi stimato un possibile tempo di ritorno dell'investimento, tenendo conto anche dell'aumento dei prezzi legato all'attuale condizione politico-economica.
Resumo:
La ricerca di esopianeti è un ambito astrofisico in continua evoluzione. Nuovi metodi vengono proposti con l’obiettivo di individuare pianeti con una varietà di caratteristiche sempre più ampia, per poter definire al meglio la storia di formazione ed evoluzione dei sistemi planetari. Un metodo recente in grado di caratterizzare pianeti di piccola massa è lo studio della variazione del tempo di transito (TTV), basato sulla modulazione del periodo orbitale di un pianeta noto causata dalla perturbazione di un corpo aggiuntivo. In questo lavoro proponiamo l’analisi delle curve di luce del pianeta XO-2Nb al fine di individuare TTV. Questo sistema è di particolare rilevanza poiché ospitato dalla prima stella binaria wide in cui entrambe le componenti presentano un proprio sistema planetario. Tra le due stelle solo XO-2N presenta un pianeta transitante, requisito per l’applicazione del metodo proposto. L’analisi dei dati è stata svolta utilizzando il metodo della fotometria differenziale di apertura, normalizzando la curva di luce del target ad altre due stelle di riferimento presenti nel campo di vista dello strumento. I risultati ottenuti evidenziano l’assenza di variazioni di periodo orbitale per XO-2Nb e sono consistenti con un’effemeride lineare. La nuova effemeride calcolata risulta tre volte più precisa rispetto al più recente studio in letteratura, e permetterà di predire futuri transiti con una precisione migliore di un minuto fino al 2035. Abbiamo stabilito un limite superiore all’ampiezza del TTV permessa dai nostri dati, ricavando il valore massimo della massa di un eventuale pianeta perturbatore, pari a 0.15 masse terrestri. Abbiamo ricavato in maniera indipendente i parametri fisici ed orbitali di XO-2Nb, confermando e raffinando i valori presenti in letteratura. I risultati ottenuti suggeriscono che, in determinati casi, l’analisi fotometrica eseguita utilizzando telescopi medio-piccoli da terra può essere competitiva con i più avanzati telescopi spaziali.
Resumo:
Ad oggi il particolato (PM) viene considerato come uno dei principali inquinanti atmosferici e costituisce un fattore dannoso sia per la salute sia per l’ambiente essendo in grado di interagire sia con gli organismi che con i materiali. I rischi per l’uomo sono stati e sono tutt’ora studiati, mentre l’interazione del PM con le superfici non è stata ancora indagata completamente. L’obbiettivo di questo lavoro è quello di formulare un particolato sintetico rappresentativo e sviluppare una tecnica di deposizione artificiale per via secca che possa simulare quella reale, con lo scopo di indagare poi, attraverso invecchiamento accelerato, l’influenza del PM sulla corrosione del bronzo. I composti scelti per ottenere una formulazione di particolato rappresentativa di siti urbani e non sono stati macinati ad una granulometria compatibile con quella del PM reale, poi sono stati miscelati. Successivamente, la deposizione secca è stata simulata con l’ausilio di un aerografo. Infine, l’invecchiamento accelerato è stato condotto in una camera climatica impostando un ciclo che simulava condizioni giorno-notte con parametri ambientali che fossero rappresentativi di giornate invernali ed estive. L’avanzamento dello stato di corrosione è stato valutato principalmente tramite analisi SEM-EDS e Raman. I risultati ottenuti fino ad ora sono promettenti per lo studio del ruolo del particolato nella corrosione del bronzo.
Resumo:
La conoscenza del regime dei deflussi di un corso d’acqua è uno strumento imprescindibile in diverse applicazioni tecniche, dalla progettazione di opere idrauliche alla calibrazione di modelli afflussi-deflussi. Tuttavia, poiché questa informazione non è sempre disponibile, si sono sviluppati in letteratura metodi regionali in grado di trasferire il dato di portata disponibile su sezioni idrologicamente simili alla sezione di interesse. Nel presente lavoro di Tesi, è stato sviluppato un algoritmo di generazione di serie di deflussi sintetici per sezioni non strumentate a partire da serie osservate in sezioni ad esse sincrone nei deflussi. L’algoritmo sfrutta una curva di durata regionale relativa al sito di interesse, stimata attraverso il metodo della portata indice: la portata indice è valutata da un modello multiregressivo mentre la curva regionale adimensionale è ottenuta dalle osservazioni di portata in sezioni strumentate, applicando il criterio della Regione di Influenza. La tecnica è stata verificata su una sezione dell’asta principale del Fiume Marecchia (nell’Italia settentrionale), caratterizzata da limitate osservazioni idrometriche, sfruttando i dati osservati su bacini orientali della Regione Emilia-Romagna. Per l’applicazione del metodo del deflusso indice, si è reso necessario anche il reperimento di indici morfologici e climatici, estraendo solo quelli più rappresentativi del dataset. Inoltre, vista la brevità degli eventi di piena nel bacino del Marecchia, si è messa a punto una procedura per discretizzare a passo orario le portate ricostruite degli eventi più significativi, sulla base delle osservazioni orarie nei bacini strumentati. L’algoritmo mostra buone prestazioni nel replicare le portate osservate, specialmente le piene, mentre sottostima le portate medio-basse. L’accordo tra osservazioni e simulazioni si è rivelato pienamente soddisfacente per la sezione del Fiume Marecchia considerata nelle indagini.
Resumo:
PURPOSE: To compare clinical trials published in Brazilian journals of ophthalmology and in foreign journals of ophthalmology with respect to the number of citations and the quality of reporting [by applying the Consolidated Standards for Reporting Trials (CONSORT) statement writing standards]. METHODS: The sample of this systematic review comprised the two Brazilian journals of ophthalmology indexed at Science Citation Index Expanded and six of the foreign journals of ophthalmology with highest Impact Factor® according ISI. All clinical trials (CTs) published from January 2009 to December 2010 at the Brazilians journals and a 1:1 randomized sample of the foreign journals were included. The primary outcome was the number of citations through the end of 2011. Subgroup analysis included language. The secondary outcome included likelihood of citation (cited at least once versus no citation), and presence or absence of CONSORT statement indicators. RESULTS: The citation counts were statistically significantly higher (P<0.001) in the Foreign Group (10.50) compared with the Brazilian Group (0.45). The likelihood citation was statistically significantly higher (P<0.001) in the Foreign Group (20/20 - 100%) compared with the Brazilian Group (8/20 - 40%). The subgroup analysis of the language influence in Brazilian articles showed that the citation counts were statistically significantly higher in the papers published in English (P<0.04). Of 37 possible CONSORT items, the mean for the Foreign Group was 20.55 and for the Brazilian Group was 13.65 (P<0.003). CONCLUSION: The number of citations and the quality of reporting of clinical trials in Brazilian journals of ophthalmology still are low when compared with the foreign journals of ophthalmology with highest Impact Factor®.
Resumo:
Universidade Estadual de Campinas . Faculdade de Educação Física
Resumo:
Universidade Estadual de Campinas. Faculdade de Educação Física
Resumo:
Universidade Estadual de Campinas . Faculdade de Educação Física
Resumo:
Universidade Estadual de Campinas. Faculdade de Educação Física
Resumo:
A pesquisa de conhecimentos no campo da oftalmologia constitui processo dinâmico que requer divulgação, em especial por meio de relatos escritos. A redação científica vale-se da terminologia greco-latina. Discutem-se aspectos referentes à clareza, objetividade e precisão da escrita e oferece-se glossário sucinto desses termos aplicados a textos científicos.
Resumo:
The objective of the present study was to evaluate herbage accumulation, morphological composition, growth rate and structural characteristics in Mombasa grass swards subject to different cutting intervals (3, 5 and 7 wk) during the rainy and dry seasons of the year. Treatments were assigned to experimental units (17.5 m(2)) according to a complete randomised block design, with four replicates. Herbage accumulation was greater in the rainy than in the dry season (83 and 17%, respectively). Herbage accumulation (24,300 kg DM ha(-1)), average growth rate (140 kg DM ha(-1) d(-1)) and sward height (111 cm) were highest in the 7 wk cutting interval, but leaf proportion (56%), leaf:stem (1.6) and leaf:non leaf (1.3) ratios decreased. Herbage accumulation, morphological composition and sward structure of Mombasa grass sward may be manipulated through defoliation frequency. The highest leaf proportion was recorded in the 3-wk cutting interval. Longer cutting intervals affected negatively sward structure, with potential negative effects on utilization efficiency, animal intake and performance.
Resumo:
Aims. We create a catalogue of simulated fossil groups and study their properties, in particular the merging histories of their first-ranked galaxies. We compare the simulated fossil group properties with those of both simulated non-fossil and observed fossil groups. Methods. Using simulations and a mock galaxy catalogue, we searched for massive (>5 x 10(13) h(-1) M-circle dot) fossil groups in the Millennium Simulation Galaxy Catalogue. In addition, we attempted to identify observed fossil groups in the Sloan Digital Sky Survey Data Release 6 using identical selection criteria. Results. Our predictions on the basis of the simulation data are: (a) fossil groups comprise about 5.5% of the total population of groups/clusters with masses larger than 5 x 10(13) h(-1) M-circle dot. This fraction is consistent with the fraction of fossil groups identified in the SDSS, after all observational biases have been taken into account; (b) about 88% of the dominant central objects in fossil groups are elliptical galaxies that have a median R-band absolute magnitude of similar to-23.5-5 log h, which is typical of the observed fossil groups known in the literature; (c) first-ranked galaxies of systems with M > 5 x 10(13) h(-1) M-circle dot, regardless of whether they are either fossil or non-fossil, are mainly formed by gas-poor mergers; (d) although fossil groups, in general, assembled most of their virial masses at higher redshifts in comparison with non-fossil groups, first-ranked galaxies in fossil groups merged later, i.e. at lower redshifts, compared with their non-fossil-group counterparts. Conclusions. We therefore expect to observe a number of luminous galaxies in the centres of fossil groups that show signs of a recent major merger.
Resumo:
Context. Fossil systems are defined to be X- ray bright galaxy groups ( or clusters) with a two- magnitude difference between their two brightest galaxies within half the projected virial radius, and represent an interesting extreme of the population of galaxy agglomerations. However, the physical conditions and processes leading to their formation are still poorly constrained. Aims. We compare the outskirts of fossil systems with that of normal groups to understand whether environmental conditions play a significant role in their formation. We study the groups of galaxies in both, numerical simulations and observations. Methods. We use a variety of statistical tools including the spatial cross- correlation function and the local density parameter Delta(5) to probe differences in the density and structure of the environments of "" normal"" and "" fossil"" systems in the Millennium simulation. Results. We find that the number density of galaxies surrounding fossil systems evolves from greater than that observed around normal systems at z = 0.69, to lower than the normal systems by z = 0. Both fossil and normal systems exhibit an increment in their otherwise radially declining local density measure (Delta(5)) at distances of order 2.5 r(vir) from the system centre. We show that this increment is more noticeable for fossil systems than normal systems and demonstrate that this difference is linked to the earlier formation epoch of fossil groups. Despite the importance of the assembly time, we show that the environment is different for fossil and non- fossil systems with similar masses and formation times along their evolution. We also confirm that the physical characteristics identified in the Millennium simulation can also be detected in SDSS observations. Conclusions. Our results confirm the commonly held belief that fossil systems assembled earlier than normal systems but also show that the surroundings of fossil groups could be responsible for the formation of their large magnitude gap.