181 resultados para Aphis glycines
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A covalently cross-linked dimer of yeast DNA topoisomerase II was created by fusing the enzyme with the GCN4 leucine zipper followed by two glycines and a cysteine. Upon oxidation of the chimeric protein, a disulfide bond forms between the two carboxyl termini, covalently and intradimerically cross-linking the two protomers. In addition, all nine of the cysteines naturally occurring in topoisomerase II have been changed to alanines in this construct. This cross-linked, cysteine-less topoisomerase II is catalytically active in DNA duplex passage as indicated by ATP-dependent DNA supercoil relaxation and kinetoplast DNA decatenation assays. However, these experiments do not directly distinguish between a "one-gate" and a "two-gate" mechanism for the enzyme.
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Le formiche svolgono un importante ruolo all’interno degli ecosistemi ed alcune specie sono considerate keystone in quanto in grado di modificare la componente biotica e/o abiotica dell’ecosistema stesso. Sono animali ubiquitari che hanno colonizzato molteplici ambienti, compresi gli agroecosistemi. Negli agroecosistemi spesso svolgono un ruolo impattante determinando la diffusione o il regresso di specie di artropodi, alcune delle quali dannose alle colture. La presente ricerca tiene conto di un’ampia visione dei rapporti ecoetologici intercorrenti tra le formiche e la componente biotica di un ecosistema, utilizzando il concetto di rete multitrofica. In quest’ottica, si è pensato di costruire un sistema multitrofico costituito da una specie vegetale di interesse agrario (Cucumis sativus), dai suoi fitofagi naturali, divisi in fitomizi (afidi) (Aphis gossypii e Myzus persicae) e fitofagi masticatori (bruchi del lepidottero Mamestra brassicae), formiche (Formica pratensis) e predatori afidofagi (Aphidolets aphidimyza). Il sistema multitrofico è stato utilizzato sia per studiare l’aggressività delle formiche, sia per verificare l’esistenza di una comunicazione interspecifica tra le formiche e le piante (allelochimici). Gli studi sull’aggressività sono consistiti nel: • Verificare il livello di aggressività delle formiche nei confronti di un fitofago masticatore, competitore degli afidi nello sfruttare la pianta ospite. • Verificare se la presenza di afidi mutualisti fa variare il livello di aggressività delle formiche verso il competitore. • Verificare se esiste aggressività verso un predatore di afidi, i quali, secondo il paradigma della trofobiosi, dovrebbero essere difesi dalle formiche in cambio della melata. • Verificare se il predatore ha evoluto strategie volte ad eludere il controllo delle formiche sugli insetti che si approcciano alla colonia di afidi. Gli studi sui rapporti piante-formiche sono stati effettuati mediante olfattometro, osservando la risposta delle formiche alle sostanze volatili provenienti da piante infestate in modo differente con i fitofagi del sistema. Attraverso il trappolaggio e l’analisi gas-cromatografica delle sostanze prodotte dalle piante oggetto di studio abbiamo quindi individuato tipo e quantità di ogni composto volatile. Oltre alle piante di cetriolo, per questi esperimenti sono state utilizzate anche piante di patata (Solanum tuberosum). Dagli esperimenti sull’aggressività è risultato che le formiche manifestano un elevato potenziale predatorio, eradicando completamente la presenza dei bruchi sulle piante. Questo livello di aggressività tuttavia non cresce con la presenza degli afidi mutualisti che dovrebbero essere difesi dai competitori. Le formiche inoltre non sono in grado di sopprimere i predatori afidofagi che ipotizziamo riescano ad effettuare un camuffamento chimico, assumendo gli odori degli afidi dei quali si nutrono. I risultati degli esperimenti in olfattometro mostrano una chiara risposta positiva delle formiche verso gli odori di alcune delle piante infestate. Vi sono delle differenze nella risposta in funzione della specie di fitofago presente e della specie di pianta utilizzata. Nei trattamenti in cui erano presenti le piante di C. sativus, gli esperimenti in olfattometro hanno mostrato che le formiche rispondono in modo significativo agli odori emessi dalle piante in cui vi era la presenza del fitofago masticatore M. brassicae, solo o in associazione con A. gossypii. La presenza dei soli afidi, sia mutualisti (A. gossypii) sia non mutualisti (M. persicae), non ha invece indotto una risposta significativa nelle formiche rispetto agli odori delle piante non infestate. Nei trattamenti in cui erano presenti le piante di S. tuberosum la scelta delle formiche è stata significativa verso gli odori emessi dalle piante infestate con ciascuna delle singole specie di erbivori rispetto alle piante non infestate. Gli esperimenti sull’analisi delle sostanze volatili emesse dalle piante hanno confermato che gli organismi vegetali sono una vera centrale di produzione biochimica, infatti ben 91 composti volatili diversi sono stati individuati dall’analisi gas-cromatografica delle piante di cetriolo e 85 in quelle di patata. Dalle elaborazioni effettuate, rispettivamente 27 e 4 di essi sono prodotti esclusivamente dalle piante attaccate dai fitofagi. In generale, il cambiamento più consistente è dato dalla quantità di alcune sostanze volatili emesse dalle piante infestate rispetto a quelle integre che determina un cambiamento nei rapporti tra le sostanze che compongono i volatiles. E’ probabile che l’effetto attrattivo esercitato sulle formiche sia dato da un Blend di sostanze più che dai singoli composti presenti
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Trabalho Final do Curso de Mestrado Integrado em Medicina, Faculdade de Medicina, Universidade de Lisboa, 2014
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"APHIS 91-45."
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Description based on: July 1992; title from cover.
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Typescript (photocopy)
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"Issued September 2001"--Last p.
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We developed an efficient, cost effective strategy for Fmoc-based solid phase synthesis of 'difficult' peptides and/or peptides containing Asp/Asn-Gly sequences, free of aspartimide and related products, using a peptoid methodology for the preparation of N-substituted glycines.
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La mosca blanca (Bemisia tabaci, Genn.) y los Geminivirus son los principales agentes de daño causantes de problemas fitosanitarios severos para los productores de tomate (Solanum lycopersicum, L.), este insecto provoca importantes pérdidas económicas, disminuyendo los rendimientos al afectar la calidad de frutos. En base a esta esta situación se realizó un estudio en el municipio de Tisma, Masaya en el período comprendido entre Julio y Septiembre del 2015 para evaluar la efectividad que tiene para controlar plagas los insecticidas químicos alternados con botánicos, los tratamientos evaluados fueron: Engeo alternado con Chile+Ajo+Jabón, Imidacloprid alternado con Madero Negro, Abamectina alternado con Neem, Monarca alternado con Chile+ajo y testigo (agua). Las variables evaluadas fueron, número de mosca blanca por planta, incidencia y severidad del daño de virosis por planta, número de Halticus sp por planta, número de Aphis sp por planta, número de Liriomyza sp por planta, numero de Arañas por planta, rendimiento en kg/ha. De los tratamientos evaluados, el menor número de moscas blancas, Halticus sp y menor porcentaje de incidencia y severidad lo presentó el tratamiento Abamectina alternado con Neem. El análisis económico determinó que el tratamiento que obtuvo el mayor rendimiento comercial fue Abamectina alternado con Neem. Se concluye que Abamectina alternado con Neem es el tratamiento que resultó más efectivo para el manejo de mosca blanca y otros insectos plagas.
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Heterodera glycines, the soybean cyst nematode, is the major pathogen of Glycine max (soybean). Effective management of this pathogen is contingent on the use of resistant cultivars, thus screening for resistant cultivars is essential. The purpose of this research was to develop a method to assess infection of soybean roots by H. glycines with real-time quantitative Polymerase Chain Reaction (qPCR), a prelude to differentiation of resistance levels in soybean cultivars. Two experiments were conducted. In the first one, a consistent inoculation method was developed using to provide active second-stage juveniles (J2). Two-day-old soybean roots were infested with 0 and 1000 J2/mL. Twenty-four hours after infestation, the roots were surface sterilized and DNA was extracted with the DNA FastKit (MP Biomedicals, Santa Ana, CA)). For the qPCR assay, primer pair for single copy gene HgSNO, which codes for a protein involved in the production of vitamin B6, was selected for H. glycines DNA amplification within soybean roots. In the second experiment, compatible Lee 74, incompatible Peking and cultivars with different levels of resistance to H. glycines were inoculated with 0 and 1,000 J2/seedlings. Twenty-four hours post inoculation they were transplanted into pasteurized soil. Subsequently they were harvested at 1, 7, 10, 14 and 21 days post inoculation for DNA extraction. With the qPCR assay, the time needed to differentiate highly resistant cultivars from the rest was reduced. Quantification of H. glycines infection by traditional means (numbers of females produced in 30 days) is a time-consuming practice; the qPCR method can replace the traditional one and improve precision in determining infection levels.