902 resultados para Abandonment of automobiles.


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The abandonment of less productive fields and agro-forest activities has occured in the last decades, interesting large mountain areas in all mediterranean basin. Until the fifties, agricultural practices dealt mainly with soil surface and surface runoff control systems. However, the apparent sustainability of soil use results often in contrast with historical documents, witnessing heavy hydrogeological instability, in naturally fragile areas. The research focused on the dynamics and effects of post-coltural land abandonment in a critical mountain area of the Reno River. The Reno River rappresents a typical Tuscan-Emilian Apennines Watershed where soil erosion occurs under very different conditions depending on interactions between land use, climate, geomorphology and lithology. Landslides are largely rappresented, due to the diffusion of clay hill slopes. Recent researches suggest that climatic variability will increase as a consequence of global climate change, resulting in greater frequency and intensity of extreme weather events, which could increase rates of erosion, landslides reactivations and diffusion of calanchive basins. As far as hill slopes are concerned, instability is today basically due to intrinsic factors, as the Apennine range is a rather young formation, in geological terms, and is mainly formed by sedimentary rocks with high occurrence of clays. Therefore landslides and rockfalls are very frequent, while surface soil erosion is generally low and anyway concentrated in the low Apennine, where intensive farming is still economically worth. The study, supported by GIS use, analyses the main fisical characteristics of the area and the historical changes of land use, and focalizes the dynamics of spontaneous reafforestation. Futhermore, the research studies the results of soil bioengineering and surface water control solutions for the restablishment of landslides occured in the last period. Infact soil bioengineering has been recently used in different situations in order to consolidate slopes and hillsides and prevent erosion; when applied, it gave good results, both in terms of engineering efficiency and vegetational development, expecially if combined with a good hydraulic control, thus proving to be an actual alternative to other techniques with heavier environmental impacts. Research into the specific site features and the use of proper plant species is vital to the success of bioengineering works.

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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.

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Il lavoro è una riflessione sugli sviluppi della nozione di definizione nel recente dibattito sull'analiticità. La rinascita di questa discussione, dopo le critiche di Quine e un conseguente primo abbandono della concezione convenzionalista carnapiana ha come conseguenza una nuova concezione epistemica dell'analiticità. Nella maggior parte dei casi le nuove teorie epistemiche, tra le quali quelle di Bob Hale e Crispin Wright (Implicit Definition and the A priori, 2001) e Paul Boghossian (Analyticity, 1997; Epistemic analyticity, a defence, 2002, Blind reasoning, 2003, Is Meaning Normative ?, 2005) presentano il comune carattere di intendere la conoscenza a priori nella forma di una definizione implicita (Paul Horwich, Stipulation, Meaning, and Apriority, 2001). Ma una seconda linea di obiezioni facenti capo dapprima a Horwich, e in seguito agli stessi Hale e Wright, mettono in evidenza rispettivamente due difficoltà per la definizione corrispondenti alle questioni dell'arroganza epistemica e dell'accettazione (o della stipulazione) di una definizione implicita. Da questo presupposto nascono diversi tentativi di risposta. Da un lato, una concezione della definizione, nella teoria di Hale e Wright, secondo la quale essa appare come un principio di astrazione, dall'altro una nozione della definizione come definizione implicita, che si richiama alla concezione di P. Boghossian. In quest'ultima, la definizione implicita è data nella forma di un condizionale linguistico (EA, 2002; BR, 2003), ottenuto mediante una fattorizzazione della teoria costruita sul modello carnapiano per i termini teorici delle teorie empiriche. Un'analisi attenta del lavoro di Rudolf Carnap (Philosophical foundations of Physics, 1966), mostra che la strategia di scomposizione rappresenta una strada possibile per una nozione di analiticità adeguata ai termini teorici. La strategia carnapiana si colloca, infatti, nell'ambito di un tentativo di elaborazione di una nozione di analiticità che tiene conto degli aspetti induttivi delle teorie empiriche

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A post classification change detection technique based on a hybrid classification approach (unsupervised and supervised) was applied to Landsat Thematic Mapper (TM), Landsat Enhanced Thematic Plus (ETM+), and ASTER images acquired in 1987, 2000 and 2004 respectively to map land use/cover changes in the Pic Macaya National Park in the southern region of Haiti. Each image was classified individually into six land use/cover classes: built-up, agriculture, herbaceous, open pine forest, mixed forest, and barren land using unsupervised ISODATA and maximum likelihood supervised classifiers with the aid of field collected ground truth data collected in the field. Ground truth information, collected in the field in December 2007, and including equalized stratified random points which were visual interpreted were used to assess the accuracy of the classification results. The overall accuracy of the land classification for each image was respectively: 1987 (82%), 2000 (82%), 2004 (87%). A post classification change detection technique was used to produce change images for 1987 to 2000, 1987 to 2004, and 2000 to 2004. It was found that significant changes in the land use/cover occurred over the 17- year period. The results showed increases in built up (from 10% to 17%) and herbaceous (from 5% to 14%) areas between 1987 and 2004. The increase of herbaceous was mostly caused by the abandonment of exhausted agriculture lands. At the same time, open pine forest and mixed forest areas lost (75%) and (83%) of their area to other land use/cover types. Open pine forest (from 20% to 14%) and mixed forest (from18 to 12%) were transformed into agriculture area or barren land. This study illustrated the continuing deforestation, land degradation and soil erosion in the region, which in turn is leading to decrease in vegetative cover. The study also showed the importance of Remote Sensing (RS) and Geographic Information System (GIS) technologies to estimate timely changes in the land use/cover, and to evaluate their causes in order to design an ecological based management plan for the park.

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Changes in agricultural practices of semi-natural mountain grasslands are expected to modify plant community structure and shift dominance patterns. Using vegetation surveys of 11 sites in semi-natural grasslands of the Swiss Jura and Swiss and French Alps, we determined the relative contribution of dominant, subordinate and transient plant species in grazed and abandoned communities and observed their changes along a gradient of productivity and in response to abandonment of pasturing. The results confirm the humpbacked diversity–productivity relationship in semi-natural grassland, which is due to the increase of subordinate species number at intermediate productivity levels. Grazed communities, at the lower or higher end of the species diversity gradient, suffered higher species loss after grazing abandonment. Species loss after abandonment of pasturing was mainly due to a higher reduction in the number of subordinate species, as a consequence of the increasing proportion of dominant species. When plant biodiversity maintenance is the aim, our results have direct implications for the way grasslands should be managed. Indeed, while intensification and abandonment have been accelerated since few decades, our findings in this multi-site analysis confirm the importance of maintaining intermediate levels of pasturing to preserve biodiversity.

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This study explores the relationships between forest cover change and the village resettlement and land planning policies implemented in Laos, which have led to the relocation of remote and dispersed populations into clustered villages with easier access to state services and market facilities. We used the Global Forest Cover Change (2000–2012) and the most recent Lao Agricultural Census (2011) datasets to assess forest cover change in resettled and non-resettled villages throughout the country. We also reviewed a set of six case studies and performed an original case study in two villages of Luang Prabang province with 55 households, inquiring about relocation, land losses and intensification options. Our results show that resettled villages have greater baseline forest cover and total forest loss than most villages in Laos but not significant forest loss relative to that baseline. Resettled villages are consistently associated with forested areas, minority groups, and intermediate accessibility. The case studies highlight that resettlement coupled with land use planning does not necessarily lead to the abandonment of shifting cultivation or affect forest loss but lead to a re-spatialization of land use. This includes clustering of forest clearings, which might lead to fallow shortening and land degradation while limited intensification options exist in the resettled villages. This study provides a contribution to studying relationships between migration, forest cover change, livelihood strategies, land governance and agricultural practices in tropical forest environments.

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Charcoal in unlaminated sediments dated by 210Pb was analysed by the pollen-slide and thin-section methods. The results were compared with the number and area of forest fires on different spatial scales in the area around Lago di Origlio as listed in the wildfire database of southern Switzerland since AD 1920. The influx of the number of charcoal particles > 75 µm2 in pollen slides correlates well with the number of annual forest fires recorded within a distance of 20-50 km from the coring site. Hence a size-class distinction or an area measurement by image analysis may not be absolutely necessary for the reconstruction of regional fire history. A regression equation was computed and tested against an independent data set. Its use makes it possible to estimate the charcoal area influx (or concentration) from the particle number influx (or concentration). Local fires within a radius of 2 km around the coring site correlate well with the area influx of charcoal particles estimated by the thin-section method measuring the area of charcoal particles larger than 20 000 µm2 or longer than 50 µm. Pollen percentages and influx values suggest that intensive agriculture and Castanea sativa cultivation were reduced 30-40 years ago, followed by an increase of forest area and a development to more natural woodlands. The traditional Castanea sativa cultivation was characterized by a complete use of the biomass produced, so abandonment of chestnut led to an increasing accumulation of dead biomass, thereby raising the fire risk. On the other hand, the pollen record of the regional vegetation does not show any clear response to the increase of fire frequency during the last three decades in this area.

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"Technology assessment is a comprehensive form of policy research that examines the short- and long-term social consequences of the application or use of technology" (US Congress 1967).^ This study explored a research methodology appropriate for technology assessment (TA) within the health industry. The case studied was utilization of external Small-Volume Infusion Pumps (SVIP) at a cancer treatment and research center. Primary and secondary data were collected in three project phases. In Phase I, hospital prescription records (N = 14,979) represented SVIP adoption and utilization for the years 1982-1984. The Candidate Adoption-Use (CA-U) diffusion paradigm developed for this study was germane. Compared to classic and unorthodox curves, CA-U more accurately simulated empiric experience. The hospital SVIP 1983-1984 trends denoted assurance in prescribing chemotherapy and concomitant balloon SVIP efficacy and efficiency. Abandonment of battery pumps was predicted while exponential demand for balloon SVIP was forecast for 1985-1987. In Phase II, patients using SVIP (N = 117) were prospectively surveyed from July to October 1984; the data represented a single episode of therapy. The questionnaire and indices, specifically designed to measure the impact of SVIP, evinced face validity. Compeer group data were from pre-SVIP case reviews rather than from an inpatient sample. Statistically significant results indicated that outpatients using SVIP interacted socially more than inpatients using the alternative technology. Additionally, the hospital's education program effectively taught clients to discriminate between self care and professional SVIP services. In these contexts, there was sufficient evidence that the alternative technology restricted patients activity whereas SVIP permitted patients to function more independently and in a social lifestyle, thus adding quality to life. In Phase III, diffusion forecast and patient survey findings were combined with direct observation of clinic services to profile some economic dimensions of SVIP. These three project phases provide a foundation for executing: (1) cost effectiveness analysis of external versus internal infusors, (2) institutional resource allocation, and (3) technology deployment to epidemiology-significant communities. The models and methods tested in this research of clinical technology assessment are innovative and do assess biotechnology. ^

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Una experiencia vivida y comentada por el propio Suspisiche -pintor del litoral santafecino- y la frecuentación de los textos saerianos abren la posibilidad de este trabajo que pretende un acercamiento al cruce de lenguajes entre las obras de ambos. Cada uno desde su propia estética genera un espacio que trasciende la referencialidad para convertirse en una poética, pero también en una verdadera cosmovisión. Las obras de Saer van develando su concepción de la literatura y del mundo, concepción según la cual la realidad es huidiza, imposible de aprehender. Esta certeza conduce su proceso de escritura. aporta sus tópicos recurrentes que no son más que la insistencia desesperada por comunicar las propias percepciones. De la pintura de Suspisiche, dijo el crítico Taverna Irigoyen: "es un paisaje que pareciera entregársele fácilmente, y cuando lo va a hacer suyo, a penetrarlo, se convierte en un espejismo inatrapable". ¿Cómo resuelven ambos. en la superficie textual. esa desconfianza en la posibilidad de instaurar sus universos? Por el camino del lenguaje, por la experimentación con que pueden transformar, superponer, reiterar, hasta crear un significado. Nuestro trabajo trata de demostrar cómo ambos evolucionan hacia la esencialidad que se logra por la progresiva supresión de lo accesorio, el abandono del pintoresquismo y una praxis que exige técnicas cada vez más rigurosas. Para el/o ese analiza el proceso de productividad de esos espacios que envuelven el trayecto vital del hombre y son uno con él, no por afinidades psicologistas. a la manera romántica, sino fatalmente, por impregnación. por simbiosis, por acoplamiento. No es el hombre el que se apropia del paisaje. es el espacio el que lo contiene. y permite al artista. desde adentro. una mirada que no es sólo recreación estética. sino ideología. en el sentido de visión del mundo.

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Este artículo forma parte de un trabajo de investigación más amplio cuyo objeto es analizar los problemas de la inserción social de los jóvenes desde una perspectiva sociológica y plantea que frente al abandono de líneas de investigación que abordenlos fenómenos sociales en sus múltiples realciones engarzando armónicamente trabajo de campo y producción teórica, resulta imperioso preguntarse en qué consiste la especificidad de una perspectiva de este tipo. Para responder a este interrogante se desarrolla una posición teórica y se tratan las dificultades para encontrar , en nuestra casa de estudios, los insumos teóricos que esta posición transforma en imprescindibles.

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Este artículo sugiere que frente al abandono de líneas de investigación que aborden los fenómenos sociales en sus múltiples relaciones engarzando armónicamente trabajo de campo y producción teórica, resulta imperante revisar los planteos sobre la lógica de la investigación buscando referencias sobre el uso de sus principios en la implementación de diseños de investigación. Sostiene firmemente que los enfoques tradicionales, tanto de la metodología cuantitativa como cualitativa, presentan serias limitaciones si se pretende que la complejidad de los supuestos teóricos no sea drásticamente simplificada durante el trabajo de campo. Por último, propone una revalorización de la dialéctica en tanto lógica de la investigación y, tomando partido por una sociología reflexiva, intenta rescatar aquellos aspectos presentes en diversas propuestas que permiten cierta coherencia teórica y metodológica oponiéndose tanto al teoricismo (actitud intelectual que opone resistencia a lo empírico) como al empiricismo acrítico (tendencia que lleva a cultivar el método por sí mismo, y a separar la reflexión sobre el método de su utilización concreta en el trabajo científico).

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El texto pone en discusión algunas de las causas que llevaron al abandono de la descripción como método y forma discursiva en la Geografía. Si la causa de este abandono tiene que ver con su asociación a la idea de inventario, una revisión de la visión de algunos geógrafos nos muestra que la descripción como método involucra un cierto tipo de explicación geográfica. En el marco de la posmodernidad la idea de descripción como forma discursiva ha sido sustituida por los términos de narración o de relato. En este contexto, la separación entre narración y descripción, planteada por los autores estructuralistas de la crítica literaria, no fue superada. Se mantuvo así, la escisión entre espacio y tiempo. En este artículo proponemos la idea de trama como una forma de establecer un puente entre la descripción como método y como forma de escritura, como manera de aproximar el espacio y el tiempo. La trama es un tejido constituido por la coexistencia en la multiplicidad propia de la urdimbre, en donde se reconocen las trayectorias espacio temporales de cada uno de los componentes de esa multiplicidad.

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Colombia es uno de los países denominados megadiversos biológica y culturalmente. Presenta a su interior la mayor extensión de páramos del mundo, los cuales son considerados fábricas de agua del planeta y hábitats de rica diversidad biológica. Por otro lado, la ocupación humana de los páramos colombianos ha generado conflictos entre las normativas ambientales vigentes y los usos productivos del suelo. El presente artículo analiza las alternativas aplicadas ante el conflicto entre autoridades ambientales de áreas protegidas y habitantes de los páramos en Colombia. Se encontraron dos tipos de alternativas: la primera plantea la concesión de servicios ecoturísticos en los parques naturales y la compra de tierras por parte de sociedades de economía mixta. La segunda plantea el abandono de las actividades productivas de los agricultores, mediado por procesos educativos o de cumplimiento de las normas ambientales vigentes, so pena de enfrentar acciones punitivas por parte del Estado. Este trabajo presenta una tercera alternativa, que parte de la crítica a las dos anteriores e incluye diferentes estrategias: planes de manejo comunitario con tiempo y financiación institucional pertinente, aplicación de modelos agroecológicos y rescate de la memoria biocultural y cambios en la estructura agraria.

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Vigo desarrolló como parte de una poética más amplia una serie de acciones que llamó señalamientos. Se abordará en este artículo la significación de esas acciones realizadas en el espacio público entre los años 1968 y 1973. Si Vigo planteó una nueva configuración del arte a través de la participación del público y la presencia inestable del autor, así como el abandono de las prácticas canónicas de circulación de las obras de arte en museos, premios y galerías, los señalamientos fueron una forma amalgamada más o menos estable de ese programa. La presencia de esos elementos se hace evidente cuando se analizan las características de cada uno, su relación con el medio en que fueron realizados y las repercusiones que obtuvieron. Asimismo, Vigo teorizó sobre ellos, los definió y ubicó en el marco de su poética, al tiempo que ensayó respuestas a los acontecimientos políticos del momento

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El presente trabajo tiene como objetivo principal estudiar y analizar la producción y rentabilidad de la ganadería argentina. El trabajo intentará explorar si los vaivenes de la actividad se encuentran atados a la evolución de la economía en su conjunto, y del sector agropecuario en particular; o si por el contrario, se trata de un sector cuya senda ha logrado independizarse del resto de las actividades. En arreglo a lo dicho, se buscará dar cuenta del impacto de las políticas económicas y los cambios tecnológicos sobre la producción y rentabilidad del sector, prestando especial atención a cuestiones estructurales de la actividad como son la productividad, cantidad, localización y concentración del stock vacuno. Asimismo, y en relación a esta última variable, estudiaremos su incidencia sobre los pequeños, medianos y grandes productores. Para llevar a cabo dicho estudio, se analizará con especial atención lo acontecido a partir de 2002, intentando rescatar las rupturas y continuidades que supuso el abandono de la convertibilidad.