328 resultados para shops


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Pós-graduação em Medicina Veterinária - FCAV

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The automobile industry has a growing importance in the Brazilian economic environment. The industry moves a huge chain that encompasses manufacturers, suppliers of raw materials, auto parts dealers, gas stations, insurance companies, repair shops, tire stores, media companies, advertising agencies, among others. Because of this importance in the current economic environment in Brazil, the federal government, through Law No. 12715 of 17 December 2012 established a Program for the Promotion of Innovation and Densification in the Productive Chain of Motor Vehicles called INOVAR-AUTO in order to support technological development, innovation, safety, environmental protection, energy efficiency and quality of cars, trucks, buses and auto parts. The specific purpose of this study, a simulation for discussion of the viability of the program implementation using the Monte Carlo Simulation combined with the Cash-Flow-at-Risk was performed. To this end, an exploratory and documentary literature on the subject was held as well as a case study in a automobile company of Japanese origin

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The automobile industry has a growing importance in the Brazilian economic environment. The industry moves a huge chain that encompasses manufacturers, suppliers of raw materials, auto parts dealers, gas stations, insurance companies, repair shops, tire stores, media companies, advertising agencies, among others. Because of this importance in the current economic environment in Brazil, the federal government, through Law No. 12715 of 17 December 2012 established a Program for the Promotion of Innovation and Densification in the Productive Chain of Motor Vehicles called INOVAR-AUTO in order to support technological development, innovation, safety, environmental protection, energy efficiency and quality of cars, trucks, buses and auto parts. The specific purpose of this study, a simulation for discussion of the viability of the program implementation using the Monte Carlo Simulation combined with the Cash-Flow-at-Risk was performed. To this end, an exploratory and documentary literature on the subject was held as well as a case study in a automobile company of Japanese origin

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La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.

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[EN]The widespread availability of portable computing power and inexpensive digital cameras is opening up new possibilities for retailers. One example is in optical shops, where a number of systems exist that facilitate eyeglasses selection. These systems are now more necessary as the market is saturated with an increasingly complex array of lenses, frames, coatings, tints, photochromic and polarizing treatments, etc. Research challenges encompass Computer Vision, Multimedia and Human-Computer Interaction. Cost factors are also of importance for widespread product acceptance. This paper describes a low-cost system that allows the user to visualize di erent spectacle models in live video. The user can also move the spectacles to adjust its position on the face. Experiments show the potential of the system.

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The rationale behind this piece of research is to study the movement of people from Bologna city centre to its outskirts and to find out what type of people are subject to move and the reasons for this: are they forced into or do they choose to do so? The present study will also consider how people commute from home to the city centre and the effect this has on them. For the purpose of this work, attention will be drawn to the possibility of these outer areas to develop in such a way that people will no longer need to commute to the city in order to recreate the advantages this offers to them (e.g. shops, job opportunities, ext). The theoretical framework this doctorial work is based upon concerns historical, urbanist, sociological and demographic approaches, along with the fact that the hegemony of the city centre has been benefiting has decreased. Historical centres and the central poles of metropolitan systems have lost their functional and symbolic relevance. More specifically, the Bologna Area is undergoing two tendencies: the first one is a process of residential decentralization from the capital town, capable of involving a plurality of social groups, which caused an enrichment of the social composition of "suburban" population. The second process is a partial substitution of the population in the city centre with new groups: this not only occurred with directional groups, but it has also interested new parts of the “service worker” class and members of metropolitan underclass, causing, consequentially, a growing complexity in central areas of the metropolitan system. The need to increase knowledge of Bologna territory has become more and more relevant, since the 70’s, when a series of important environmental transformations favoured a research interest that did not exclusively stopped within the city centre boarders, but rather encouraged the exploration of Bologna outer/suburban areas. Finally, in the urban/suburban discourse, this piece of research has highlighted how the search for a better quality of life (financial reasons, larger spaces, possibility to buy/rent for a better price, environmental issues) determines the choice to leave the centre of the city in favour of outer areas. The tendency that this doctorial work has brought to surface is the need to match a more manageable standard of living to the proximity to the city, despite the fact that this results in the stress caused to commuting and the lack of those cultural and entertaining facilities offered by the city. The new suburban inhabitants do not regret leaving the city, but, at the same time, do not feel emotionally attached to the new location at a community level: what they seem to look for is a more comfortable environment where to live in.

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Der irische Buchmarkt als Teil des englischsprachigen Buchmarktes ist stark von der Geschichte des Landes geprägt. Die Fremdbestimmung im Rahmen des Commonwealth unterdrückte eine eigenständige Verlagslandschaft bis weit ins 20. Jahrhundert hinein. Mit der Unabhängigkeit des irischen Staates stieg die Anzahl der Verlage langsam aber stetig an. In den 70er Jahren kam die irische Verlagslandschaft zu einem fast explosionsartigen Erblühen. Die Gründung des Verlegerverbandes Clé war einer von vielen Schritten, um den nationalen Buchmarkt von der Dominanz britischer Bücher in Buchhandlungen und Bibliotheken zu emanzipieren. Die Nachfrage nach Irish-Interest-Titeln ist im Inland hoch. Britische Verlage hatten bis dato diesen Bedarf übersehen, und so füllten irische Verlage diese Nische. Die Einführung eines von Großbritannien unabhängigen Lehrplans führte zur Etablierung eines eigenständigen Schulbuchmarktes, inklusive Lehrwerke zur irischen Sprache bzw. Titel auf Irisch. Irische Verlage sind in ihrem Programm größtenteils breit aufgestellt und selten spezialisiert. Sie sind erstaunlich häufig unabhängige mittelständische Unternehmen. Nur wenige Verlage sind staatlich geführt oder gehören ausländischen Konzernen an. Auch der stationäre Buchhandel ist überwiegend eigenständig, da die – vor dem Wirtschaftsboom wenig kaufkräftige - Republik von den expandierenden britischen Buchhandelsketten vernachlässigt wurde. Erst nach dem Wirtschaftsboom und dem damit verbundenen soziokulturellen Wandel von einer traditionellen Agrar- hin zu einer modernen Informationsgesellschaft stiegen die Umsätze mit Büchern stark an. Sobald der Buchmarkt eine nennenswerte wirtschaftliche Größe erreichte, eröffneten britische Buchhandlungen Filialen in irischen Städten. Sie vermochten jedoch nicht, die Sortimentsvielfalt der irischen Buchhandelslandschaft zu zerstören. Die fehlende Buchpreisbindung ist keine Bedrohung der Titelvielfalt, da Handelsformen wie Buchclubs, Supermärkte und Internethandel – die mit teils aggressivem Preismarketing arbeitenden Nebenmärkte – hier nur eine Randexistenz führen. In diesem Fall wandelt sich die geringe (Umsatz-) Größe und damit Attraktivität des Buchmarktes zum Vorteil. Die staatliche Kulturförderung ist ein bedeutender Beitrag zum Verlegen von Literatur, die wirtschaftlich gerechnet keine Daseinsberechtigung hätte. Irische Verleger mit relativ geringem Budget sind nicht in der Lage, solche unökonomischen Titel mit dem finanziellen Erfolg eines Bestsellers in Mischkalkulation aufzufangen. Hier greift die staatliche Unterstützung. Die Subventionierung von Titeln über die irischen Sprache bzw. von Literatur auf Irisch führte zur Herausbildung eines Marktsektors, der vor der Staatsgründung nicht existierte. Die Übersetzungsförderung verstärkt die Verbreitung von bis dato unbekannter irischer Literatur im Ausland und stimuliert das Lizenzgeschäft. Die aktuelle staatliche Kulturpolitik setzt ihren Schwerpunkt auf Marketing, PR sowie Nachfolgeregelung und fördert so nachhaltig statt bloß in Form einer kurzlebigen Titelsubvention. Eine noch mehr in die Zukunft gerichtete Förderung würde genauso wie die Unterstützung von Fortbildungsmaßnahmen zu besseren wirtschaftlichen Rahmenbedingungen führen. Auch wenn die nationale Verlagsszene im Aufschwung begriffen ist, befindet sich der irische Buchmarkt insgesamt in fester Hand der britischen Verlagsproduktion. Der britische Buchmarkt mit seinen multinationalen und finanzkräftigen Verlagen lebt vom Export. Aus Sicht von Großbritannien ist heutzutage der Nachbar Irland, einst Teil des britischen Buchmarktes, einer der besten Kunden. Dieser Aspekt bezieht sich nicht nur auf die langjährig entwickelten Handelsbeziehungen. In kulturellen Aspekten orientiert sich Irland stark am britischen Vorbild: Ein britischer Bestseller wird fast immer auch ein Bestseller in Irland. Lediglich Irish-Interest-Titel durchbrechen diesen Automatismus. Während Irish Interest im Inland hohe Umsätze vorweist, sind diese Titel im Ausland lediglich ein Nischenprodukt. Zusätzlich müssen irische Verlage außerhalb des Landes mit britischen und US-amerikanischen Verlagen in Konkurrenz treten, die ebenfalls Irish-Interest-Titel für die irische Diaspora anbieten. Es besteht daher nur eine geringe Chance, erfolgreich am globalen englischsprachigen Buchmarkt mitzuwirken. Bis dato haben Versuche, dem irischen Buchmarkt durch Export zu Umsatzwachstum zu verhelfen, keinen nennenswerten Erfolg gebracht. Lediglich auf dem Gebiet der populären Literatur und in Form von Kooperationen mit britischen Verlagskonzernen vermögen irische Verlage, am internationalen Buchhandel teilzuhaben.

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Il lavoro di Elisa Tosi Brandi riguarda il mestiere del sarto nel basso Medioevo e si sviluppa utilizzando due prospettive differenti. Da un lato, infatti, si è deciso di seguire una tradizione di studi oramai consolidata, che privilegia l’indagine degli aspetti economici e politici, dall’altro si è scelto di non trascurare la storia dei prodotti degli artigiani. L’approccio utilizzato in questa tesi tiene insieme entrambe le prospettive di ricerca, tentando dunque di indagare i produttori e i prodotti così come le fasi e i metodi di lavoro. Ciò senza ignorare, da un lato, indagini di tipo politico, economico e sociale, poiché tali oggetti sono lo specchio della società che li ha ideati e creati e da cui non si può prescindere e, dall’altro, indagini di tipo tecnico, poiché gli oggetti sono rivelatori del complesso patrimonio di conoscenze artigianali. Partendo dal caso di studio della Società dei sarti della città di Bologna, la tesi di Elisa Tosi Brandi ricostruisce questo mestiere confrontando tra loro fonti inedite (statuti corporativi, matricole, estimi) e studi effettuati su altre aree italiane. La ricca documentazione conservata ha consentito di mettere in luce l’organizzazione di questo lavoro, di collocare abitazioni e botteghe nell’area del mercato e nel più ampio tessuto cittadino, di individuare i percorsi commerciali e di approvvigionamento. L’ultima parte della tesi offre l’analisi di alcune fonti materiali al fine di ricostruire le tecniche sartoriali medievali intrecciando tutte le fonti consultate: dai documenti scritti si passa pertanto agli abiti che offrono informazioni dirette sulle tecniche di taglio ed assemblaggio.

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Information about the welfare and husbandry of pet and laboratory fish is scarce although millions of fish are sold in pet shops and used in laboratory research every year. Inadequate housing conditions can cause behavioural problems also in fish since they are complex animals with sophisticated behaviour. In this study, we investigated the influence of environmental complexity on compartment preference and behaviour in zebrafish (Danio rerio) and checker barbs (Puntius oligolepis). For the preference test, large aquaria were divided by two semi-transparent walls of Plexiglas into an empty compartment, a structured compartment enriched with plants and clay pots, and a smaller compartment in-between, where food was provided. For observation, the empty and structured compartments were divided into six zones of similar size by defining three vertical layers and two horizontal areas (back vs. front area). Seven groups of six to nine zebrafish and seven groups of seven or eight checker barbs were observed on four days each (within a time period of ten days) to assess compartment use and activity, and to assess behavioural diversity and use of zones within compartments. Both zebrafish and checker barbs showed a significant preference for the structured compartment. Nevertheless, in neither species did behavioural diversity differ between the empty and structured compartment. Zebrafish used all zones in both compartments to the same extent. Checker barbs, however, used the structured compartment more evenly than the empty compartment, where they mainly used the lower and middle zones. These results suggest that zebrafish and checker barbs have a preference for complex environments. Furthermore, they indicate that the behavioural and ecological needs of fish may vary depending on species, and recommendations for husbandry should be specified at species level. (C) 2011 Elsevier B.V. All rights reserved.

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In this issue...coffee shops, intramural sports, International club, Copper Guards, Nobel Prize, Egypt, Mineral Club, Anderson-Carlisle, Petroleum Department

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ContentsISU Foundation president steps downResiding in debtForbes names Des Moines top citySenior reach end of the roadH.R. 347 protects upper classScore steals at local thrift shops

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Shaped by factors like global outreach and immediacy, particularly the internet represents the multi-layered nature of contemporary globalization (cf Held et al. 2002). How have digital newspapers, social media and other internet platforms altered the situation of smaller music microcultues, especially in regions that have been on the fringes of global networks? This paper analyses the situation of the Latvian postfolklore band Ilgi between 2001 and 2008. Focusing on the group’s label UPE, the paper highlights how the internet became a significant means of existence during this specific period. Having established a local niche with a sound studio and CD shops, UPE combined this physical basis with outreach strategies, such as marketing and direct internet sales, which guaranteed the survival of the independent label. This strategy was also taken up by the band itself who started to develop a strong presence on social media like MySpace. At the same time, Ilgi has been using the internet as a central means of communicating with diasporic communities in the U.S. and Canada – hereby creating structures that were described as « intercultures » by Slobin (1993). This indicates that the local-global dichotomy can no longer be sufficiently addressed by a horizontal or vertical two-dimensional perception. Falling also back on the fieldwork experiences gained in Latvia, the paper finally addresses the question of how internet representation relates to the actual local situation – and how this has been altering the fieldwork perception. With regard to this situation – how useful are the approaches that have been developed within the context of « Media Anthropology » that investigates mass media items as multi-layered, densified symbolic objects?