957 resultados para ipersuperfici quadriche quadrica di Klein superficie di Veronese
Resumo:
Cenni sulle attività geodetiche e sugli studi di glaciologia nella calotta Est-Antartica. Introduzione alle tecniche di rilievo GPS e ai sistemi di riferimento geocentrici internazionali WGS84 e ITRFyy. Studio del sito di Talos Dome ed elaborazione della superficie topografica del duomo tramite l'uso di misure GPS in modalità cinematica continua.
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Negli ultimi anni la produzione di materiale ceramico si è spostata su formati di grandi dimensioni. Questo processo è stato possibile grazie allo sviluppo di nuove tecnologie adeguate alla produzione di lastre in grès porcellanato con spessore sempre più ridotto e in formati sempre più grandi. Molte aziende si sono quindi orientate alla produzione delle grandi lastre servendosi di queste nuove tecnologie innovative, proprio perché questi prodotti sono risultati essere particolarmente versatili. Come le piastrelle di formato tradizionale, anche questi grandi formati devono essere certificati con il marchio CE, quindi devono essere eseguite delle prove di caratterizzazione delle loro caratteristiche fisiche-meccaniche. Tuttavia, cambiando notevolmente le dimensioni, per queste grandi lastre si possono introdurre anche nuovi test di prova per determinare nuove caratteristiche, come ad esempio la possibilità di flettersi per adattarsi alla forma della superficie dove vengono collocate (facciate di edifici, rivestimenti di gallerie autostradali, etc.). Di conseguenza nasce l’esigenza di valutare questi nuovi parametri, tra cui il raggio di curvatura è particolarmente rilevante per valutare appunto la flessibilità della lastra. Nel presente lavoro di tesi sono state svolte prove di caratterizzazione delle proprietà fisiche-meccaniche di piastrelle ceramiche di grande formato. I campioni sono stati sottoposti a prove per la determinazione della freccia e del raggio di curvatura sotto il peso proprio e a rottura nelle configurazioni fronte e retro. Dall’analisi dei dati sperimentali sono state dedotte conclusioni in merito alla possibile dipendenza della freccia e del raggio di curvatura dalle caratteristiche dei campioni. Oltre alle prove di determinazione della freccia e conseguente raggio di curvatura, a completamento del lavoro sperimentale svolto sono state eseguite anche prove di assorbimento di acqua e di analisi d’immagine per determinare la porosità totale.
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Nel presente lavoro di tesi è stata studiata dal punto di vista micropaleontologico una successione sedimentaria (carota C98) campionata nel Mare di Ross durante la campagna ANTA95 nell’ambito del progetto congiunto Korea -Italia Ross Slope, finanziato dal ProgrammaNazionale di Ricerca in Antartide (PNRA). L’indagine ha riguardato lo studio quantitativo delle associazioni a foraminiferi planctonici e bentonici con l’obiettivo di ricostruire gli scenari paleoambientali e paleoclimatici di quest’area durante il tardo Quaternario. In relazione alle associazioni di foraminiferi ed in base alla biostratigrafia a diatomee, l’intervallo studiato si è deposto durante lo stadio isotopico 5. La presenza di Neogloboquadrina pachyderma ad avvolgimento destrorso, associata ad un aumento delle forme bentoniche è stata messa in relazione con le fasi più calde dello stadio isotopico 5 in cui l’ambiente di mare aperto era caratterizzato da alta produttività primaria in superficie e presenza di materia organica sul fondale permettendo lo sviluppo dei foraminiferi bentonici sul fondale. Al contrario la presenza di intervalli con ridotto numero di specie e aumento della specie Miliammina arenacea è stata correlata con le fasi più fredde dello stadio isotopico 5, associate anche ad a un aumento della corrente fredda, salata HSSW che è una massa d’acqua e determina la corrosione dei carbonati. Il limite inferiore dello stadio isotopico 5 (passaggio stadio isotopico 6/ 5) è caratterizzato da un graduale aumento delle specie e del numero di individui con presenza di clasti centimetrici evidenziando un riscaldamento climatico e la presenza di icebergs. Il limite superiore dell’intervallo studiato (passaggio stadio isotopico 5/4) presenta una drastica riduzione di Foraminiferi bentonici probabilmente dovuta alla presenza di copertura glaciale.
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L’utilizzo di nanomateriali, ovvero una nuova classe di sostanze composte da particelle ultrafini con dimensioni comprese fra 1 e 100 nm (American Society for Testing Materials - ASTM), è in costante aumento a livello globale. La particolarità di tali sostanze è rappresentata da un alto rapporto tra la superficie e il volume delle particelle, che determina caratteristiche chimico-fisiche completamente differenti rispetto alle omologhe macrosostanze di riferimento. Tali caratteristiche sono tali da imporre una loro classificazione come nuovi agenti chimici (Royal Society & Royal Academy of Engineering report 2004). Gli impieghi attuali dei nanomateriali risultano in continua evoluzione, spaziando in diversi ambiti, dall’industria farmaceutica e cosmetica, all’industria tessile, elettronica, aerospaziale ed informatica. Diversi sono anche gli impieghi in campo biomedico; tra questi la diagnostica e la farmacoterapia. È quindi prevedibile che in futuro una quota sempre maggiore di lavoratori e consumatori risulteranno esposti a tali sostanze. Allo stato attuale non vi è una completa conoscenza degli effetti tossicologici ed ambientali di queste sostanze, pertanto, al fine di un loro utilizzo in totale sicurezza, risulta necessario capirne meglio l’impatto sulla salute, le vie di penetrazione nel corpo umano e il rischio per i lavoratori conseguente al loro utilizzo o lavorazione. La cute rappresenta la prima barriera nei confronti delle sostanze tossiche che possono entrare in contatto con l’organismo umano. Successivamente agli anni ‘60, quando si riteneva che la cute rappresentasse una barriera totalmente impermeabile, è stato dimostrato come essa presenti differenti gradi di permeabilità nei confronti di alcuni xenobiotici, dipendente dalle caratteristiche delle sostanze in esame, dal sito anatomico di penetrazione, dal grado di integrità della barriera stessa e dall’eventuale presenza di patologie della cute. La mucosa del cavo orale funge da primo filtro nei confronti delle sostanze che entrano in contatto con il tratto digestivo e può venir coinvolta in contaminazioni di superficie determinate da esposizioni occupazionali e/o ambientali. È noto che, rispetto alla cute, presenti una permeabilità all’acqua quattro volte maggiore, e, per tale motivo, è stata studiata come via di somministrazione di farmaci, ma, ad oggi, pochi sono gli studi che ne hanno valutato le caratteristiche di permeazione nei confronti delle nanoparticelle (NPs). Una terza importante barriera biologica è quella che ricopre il sistema nervoso centrale, essa è rappresentata da tre foglietti di tessuto connettivo, che assieme costituiscono le meningi. Questi tre foglietti rivestono completamente l’encefalo permettendone un isolamento, tradizionalmente ritenuto completo, nei confronti degli xenobiotici. L’unica via di assorbimento diretto, in questo contesto, è rappresentata dalla via intranasale. Essa permette un passaggio diretto di sostanze dall’epitelio olfattivo all’encefalo, eludendo la selettiva barriera emato-encefalica. Negli ultimi anni la letteratura scientifica si è arricchita di studi che hanno indagato le caratteristiche di assorbimento di farmaci attraverso questa via, ma pochissimi sono gli studi che hanno indagato la possibile penetrazione di nanoparticelle attraverso questa via, e nessuno, in particolar modo, ha indagato le caratteristiche di permeazione delle meningi. L’attività di ricerca svolta nell’ambito del presente dottorato ha avuto per finalità l’indagine delle caratteristiche di permeabilità e di assorbimento della cute, della mucosa del cavo orale e delle meningi nei confronti di alcune nanoparticelle, scelte fra quelle più rappresentative in relazione alla diffusione d’utilizzo a livello globale. I risultati degli esperimenti condotti hanno dimostrato, in vitro, che l’esposizione cutanea a Pt, Rh, Co3O4 e Ni NPs determinano permeazione in tracce dei medesimi metalli attraverso la cute, mentre per le TiO2 NPs tale permeazione non è stata dimostrata. È stato riscontrato, inoltre, che la mucosa del cavo orale e le meningi sono permeabili nei confronti dell’Ag in forma nanoparticellare.
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La sostituzione totale di caviglia o artroplastica totale di caviglia (Total Ankle Replacement - TAR) è un'operazione eseguita per sostituire le superfici di contatto delle ossa di tibia e astragalo mediante componenti protesiche e sta diventando una comune procedura chirurgica per il trattamento dell’ultimo stadio di osteoartrite di caviglia. La morfologia articolare della caviglia e la relativa cinematica sono molto complesse. Gli attuali dispositivi per TAR soffrono ancora di alti tassi di insoddisfazione e fallimento, probabilmente a causa dei relativi disegni protesici non pienamente rispettosi della normale morfologia di caviglia e del normale trasferimento dei carichi articolari. Recentemente, è stato proposto un nuovo disegno basato su un originale postulato che approssima la superficie articolare talare in modo maggiormente fisiologico, come un tronco di cono a sella con apice diretto lateralmente. L'obiettivo di questa tesi di laurea è di valutare sperimentalmente, mediante il supporto del navigatore chirurgico, il comportamento cinematico derivante dall’impianto del dispositivo TAR basato sul nuovo postulato e di confrontarlo con la cinematica derivante dalla caviglia intatta e derivante da modelli protesici basati sui disegni più comunemente utilizzati. Dieci arti inferiori da cadavere con caviglie intatte e normali, sono state scansionati via CT. Le immagini di caviglia sono state poi segmentate per la produzione dei modelli virtuali articolari. Questi sono stati prodotti sia basandosi sul nuovo postulato sia su quelli standard, e successivamente stampati in materiale plastico via 3D-printing. I risultati ottenuti a seguito di elaborazioni confermano che il nuovo dispositivo sembra riprodurre meglio rispetto agli altri, il fisiologico comportamento funzionale della caviglia, presentando valori prossimi a quelli della caviglia naturale.
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L’attività di studio affrontata in questa tesi di laurea nasce da una collaborazione di 11 mesi con l’ufficio tecnico della Aghito Zambonini S.p.A. di Fiorenzuola d’Arda, azienda specializzata nella progettazione e produzione delle facciate continue in vetro. Il primo capitolo analizza lo scenario energetico globale, in termini di consumi e fabbisogni mondiali, confrontandoli con quelli dell’UE e dello stato italiano. Nel capitolo seguente viene analizzato il sistema costruttivo delle facciate continue in vetro, dal punto di vista architettonico (classificazione, requisiti e prestazioni, materiali) e dal punto di vista fisico. Una sezione è stata dedicata all’approfondimento delle facciate a doppia pelle. Dopo una descrizione dei software di simulazione energetica, il caso studio viene analizzato attraverso una simulazione di tipo stazionario con il software WIS 3.0 e con una simulazione di tipo dinamico, tramite il software sperimentale ESP-r. Oltre al caso effettivamente realizzato (CASO A), sono state simulate in ESP-r altre quattro alternative, di cui una considerante una maggior superficie di ventilazione (CASO B), una con intercapedine completamente chiusa (CASO C), una con doppio vetro in facciata al posto del triplo (CASO D) e un’ultima alternativa considera un vetro maggiormente performante nella pelle esterna (CASO E). I risultati ottenuti, in termini di temperatura, velocità dell’aria nell’intercapedine, consumi e parametri soggettivi di comfort, possono essere assunti generalmente validi per un qualsiasi sistema a doppia pelle e mostrano che due casi tra quelli simulati sono peggiorativi (CASO C, CASO D) e due migliorativi (CASO B e CASO E) rispetto a quello effettivamente realizzato. Da questo studio si deduce l’importanza di parametri quali geometria, orientazione, ventilazione e proprietà dei materiali già nel corso della fase di progettazione di un involucro edilizio.
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Il presente elaborato propone un’analisi in regime dinamico mediante il software di simulazione TRNSYS di un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria istallato in un condominio a Bologna. Le simulazioni rappresentano una particolare tipologia di esperimento numerico e possono fornire lo stesso tipo di informazioni sulle performance termiche dei comuni esperimenti fisici. Esse possono valutare gli effetti delle variabili di progetto sulle performance del sistema attraverso una serie di esperimenti, eseguiti tutti in identiche condizioni metereologiche e di carico. Le variabili di progetto esaminate in questo documento mediante simulazione sono l’inclinazione e orientamento del collettore, la superficie captante totale istallata, il volume di accumulo e la portata massima del circuito solare. Le analisi esposte sono un esempio dei risultati che un approccio simulativo può garantire; nel nostro caso, in particolare, le simulazioni hanno confermato la bontà dei criteri di dimensionamento degli impianti solari termici che è possibile incontrare in letteratura. Il presente elaborato si propone inoltre di discutere i benefici, ambientali ed economici, legati all’investimento proposto. L’analisi economica, in particolare, è stata eseguita a seconda dell’impianto tradizionale da affiancare, del diverso costo dell’impianto, di differenti valori di superficie captante e considerando o meno gli incentivi fiscali offerti: per questa valutazione è stato nuovamente necessario l’ausilio del software di simulazione.
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L’obiettivo di questa tesi di Laurea è stato di analizzare gli scambi termici radiativi che si verificano all’interno di una stanza; per eseguire questa analisi si sono calcolati i fattori di vista Fij tra diversi punti (i) definiti tramite una griglia regolare posta all’interno della stanza e le superfici che vi si affacciano (j); tale griglia prevede 25 punti posti a 3 altezze diverse, per un totale di 75 punti. Dalla conoscenza delle temperature superficiali si sono ottenuti i valori di temperatura media radiante nei punti della griglia, e successivamente i valori degli indici di benessere PMV (voto medio previsto) e PPD (percentuale prevista di insoddisfatti), fissando i parametri necessari. Il calcolo dei fattori di vista è stato eseguito tramite il software TRISCO®, dopo averne confrontato i risultati forniti con COMSOL® e dopo aver valutato la correttezza di alcune approssimazioni. Il modello utilizzato nelle simulazioni è costituito da una stanza di 5x5x2,8 m, in cui sono stati fatti variare il numero e la posizione di alcuni elementi caratterizzanti, come finestre e radiatori, oltre a tipologia di elementi scaldanti e posizione e numero di pareti esterne, tramite la variazione delle temperature. In seguito si è analizzata la potenza scambiata per irraggiamento dagli elementi scaldanti, per poter riconoscere gli elementi responsabili dei maggiori contributi; nel caso di pavimento o soffitto radiante si è divisa tale superficie in diverse porzioni per riconoscere le zone della superficie radiante più influenti. I risultati ottenuti mostrano che la presenza di radiatori, finestre o pareti esterne, introducendo elementi di disturbo asimmetrici, forniscono andamenti disuniformi di temperatura e PMV, con l’omogeneità che migliora allontanandosi da tali elementi; impianti a pavimento o soffitto radiante producono risultati decisamente migliori, sia per quanto riguarda i valori assoluti di temperatura e PMV, che nell’omogeneità della relativa distribuzione.
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Available on demand as hard copy or computer file from Cornell University Library.
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With a MS. of 8 pages by the author, viz.:--"Osservazioni sull'equazione cubica per la quale si determinano gli assi principali nelle superficie di second' ordine," etc.--"Nota da sostituirsi a quella della pag. 194."
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Preservation photocopy on alkaline paper.
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University of Illinois bookplate: "From the library of Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo, purchased 1921".
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L'integrazione di dati micropaleontologici a dati sedimentologici ha permesso la ricostruzione paleoambientale di una porzione di carota prelevata nel Delta del Po. Sono state riconosciute 5 associazioni di facies riconducibili ad altrettanti ambienti deposizionali: retrobarriera, barriera trasgressiva, piattaforma, transizione fra piattaforma e prodelta e prodelta. Lo studio delle associazioni a foraminiferi bentonici ha consentito la caratterizzazione micropaleontologica delle facies riconosciute. E' stato cosi possibile definire la superficie di massima ingressione marina (MFS) al tetto della associazione di facies di piattaforma al passaggio ai depositi di transizione al prodelta.
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Il lavoro di tesi consiste nella caratterizzazione, nell’analisi a ritroso e di stabilità attuale di un fenomeno franoso avvenuto a Casola Valsenio, in provincia di Ravenna. La caratterizzazione è comprensiva di analisi geomorfologica dell’area, indagine sismo-stratigrafica e indagine geotecnica di laboratorio. Quindi è stato definito il meccanismo di rottura della frana e sono stati cartografati gli elementi morfologici costituenti l’area di frana. L’indagine geofisica si basa su tecniche ad onde di superficie e include misure tromografiche di rumore sismico ambientale e misure attive multicanale. Queste forniscono, rispettivamente, le curve H/V e gli spettri di velocità di fase e di gruppo, dalle quali è possibile ricavare informazioni di carattere stratigrafico. La caratterizzazione fisico meccanica del materiale pelitico marnoso, prelevato sul piano di scorrimento basale, include analisi granulometrica, determinazione dei limiti di consistenza e test di taglio anulare per ottenere il valore di angolo di attrito residuo. Le informazioni ottenute dalle indagini hanno consentito di definire il modello geologico tecnico del fenomeno, che viene rappresentato rispetto a quattro sezioni, tre relative alla situazione attuale e una relativa al versante prefrana. Sulla base di questi sono state condotte delle analisi a ritroso, che hanno consentito di ricavare le condizioni idrauliche del versante al momento della rottura, per differenti combinazioni di geometria del cuneo e diagramma di spinta dell’acqua. Grazie ai risultati ottenuti in modalità backward, sono state effettuate le analisi di stabilità della scarpata attuale, aventi lo scopo di determinare la distanza orizzontale tra scarpata e frattura di trazione che determinerebbe una situazione di instabilità. Infine sono state condotte analisi di sensitività rispetto ai parametri geometrici del cuneo, di resistenza del materiale e di riempimento idraulico della frattura dii trazione.
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La Chemical Vapor Deposition (CVD) permette la crescita di sottili strati di grafene con aree di decine di centimetri quadrati in maniera continua ed uniforme. Questa tecnica utilizza un substrato metallico, solitamente rame, riscaldato oltre i 1000 °C, sulla cui superficie il carbonio cristallizza sotto forma di grafene in un’atmosfera attiva di metano ed idrogeno. Durante la crescita, sulla superficie del rame si decompone il metano utilizzato come sorgente di carbonio. La morfologia e la composizione della superficie del rame diventano quindi elementi critici del processo per garantire la sintesi di grafene di alta qualità e purezza. In questo manoscritto si documenta l’attività sperimentale svolta presso i laboratori dell’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi del CNR di Bologna sulla caratterizzazione della superficie del substrato di rame utilizzato per la sintesi del grafene per CVD. L’obiettivo di questa attività è stato la caratterizzazione della morfologia superficiale del foglio metallico con misure di rugosità e di dimensione dei grani cristallini, seguendo l’evoluzione di queste caratteristiche durante i passaggi del processo di sintesi. Le misure di rugosità sono state effettuate utilizzando tecniche di profilometria ottica interferometrica, che hanno permesso di misurare l’effetto di livellamento successivo all' introduzione di un etching chimico nel processo consolidato utilizzato presso i laboratori dell’IMM di Bologna. Nell'ultima parte di questo manoscritto si è invece studiato, con tecniche di microscopia ottica ed elettronica a scansione, l’effetto di diverse concentrazioni di argon e idrogeno durante il trattamento termico di annealing del rame sulla riorganizzazione dei suoi grani cristallini. L’analisi preliminare effettuata ha permesso di individuare un intervallo ottimale dei parametri di annealing e di crescita del grafene, suggerendo importanti direzioni per migliorare il processo di sintesi attualmente utilizzato.