913 resultados para avant-garde
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The topic of this research is to demonstrate the technical and conceptual connections which can be seen between the style adopted by the Argentinean writer Julio Cortázar (1914-1984) in his “collage” books La vuelta al día en ochenta mundos (1967) and Último round (1969) and with the avant-garde art movements Dada and Surrealism.
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Leggere il progetto del Moderno e le sue culture costruttive in relazione alla storia e allo sviluppo della tecnologia, consente di esplorare alcuni aspetti dell’Architettura Moderna in Europa. Oltre alla più famosa, e maggiormente studiata, triade dei materiali ‘moderni’ – l’acciaio, il calcestruzzo e il vetro – la pietra ha svolto un importante ruolo nella definizione sia dello stile che della costruzione moderna. La costruzione in pietra è stata sempre associata alla tradizione e quindi deliberatamente dimenticata dal Movimento Moderno, durante la fase cruciale della modernizzazione della società e quindi dell’architettura e della costruzione. La pietra tuttavia testimonia la delicata transizione dalla tradizionale arte del costruire alle nuove tecnologie. La ricerca ha studiato l’evoluzione delle tecniche costruttive in pietra in Francia ed in Italia, durante gli anni ’20 e ’30, in relazione alle nuove tecniche industrializzate e i linguaggi delle avanguardie. La ricerca è partita dallo studio dei manuali, delle riviste e dei progetti presentati sulle loro pagine. In Italia e in Francia il rivestimento in pietra si afferma come un sistema costruttivo ‘razionale’, dove la costruzione moderna converge lentamente verso nuove soluzioni; questo sistema ha avuto negli anni ’20 e ’30 un ruolo centrale, nel quale è stato possibile un dialogo, senza contraddizioni, tra i materiali ‘moderni’ e la pietra. L’evoluzione dalle tradizionali tecniche costruttive verso i nuovi sistemi tecnologici, ha determinato una nuova costruzione in pietra che è alla base di una modernità che non rifiuta questo materiale tradizionale, ma lo trasforma secondo i nuoci principi estetici.
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Fluxus è stato definito il più radicale e sperimentale movimento artistico degli anni Sessanta. Dalla prima comparsa ad oggi è stato osannato, analizzato, dimenticato e riscoperto molte volte, tuttora però rimane una delle più grandi incognite critiche della storia dell’arte del Novecento. La ricerca si sviluppa secondo uno schema tripartito: indagare origini, ascendenze e ispirazioni; collocare e contestualizzare il periodo di nascita e sviluppo; esaminare influenze e lasciti. Attraverso un confronto di manifesti, scritti autografi e opere si è cercato di verificare punti di contatto e di continuità tra Fluxus e le Avanguardie Storiche, con particolare riferimento a Futurismo e Dadaismo. Successivamente si è cercato di ricostruire le dinamiche che hanno portato, alla fine degli anni Cinquanta, al definirsi di un terreno fertile dal quale sono germinate esperienze strettamente legate quali Happening, Performance Art e lo stesso Fluxus, del quale si sono ripercorsi i cosiddetti “anni eroici” per evidenziarne le caratteristiche salienti. Nella terza sezione sono state individuate diverse ipotesi di continuazione dell’attitudine Fluxus, dal percorso storico-filologico dei precoci tentativi di musealizzazione, alle eredità dirette e indirette sulle generazioni successive di artisti, fino alla individuazione di idee e concetti la cui attualità rende Fluxus un elemento imprescindibile per la comprensione della cultura contemporanea.
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Tra le plurime conseguenze dell’avvento del digitale, la riarticolazione dei rapporti tra immagine statica e immagine in movimento è certamente una delle più profonde. Sintomatica dei cambiamenti in atto sia nei film studies sia nella storia dell’arte, tale riarticolazione richiede un ripensamento dei confini disciplinari tradizionali entro cui il cinema e la fotografia sono stati affrontati come oggetti di studio separati e distinti. Nell’adottare un approccio molteplice, volto a comprendere prospettive provenienti dalla New Film History e dalla media archaeology, dalla teoria dell’arte e dagli studi visuali, questo lavoro esplora l’esistenza di una relazione dialettica tra il cinema e la fotografia intesa in modo duplice: come tensione costitutiva tra due media indissolubilmente connessi – non tanto in considerazione di un medesimo principio realistico di rappresentazione quanto, piuttosto, in virtù di uno scambio incessante nella modellizzazione di categorie quali il tempo, il movimento, l’immobilità, l’istante, la durata; come istanza peculiare della pratica artistica contemporanea, paradigma di riferimento nella produzione estetica di immagini. La tesi si suddivide in tre capitoli. Il primo si concentra sul rapporto tra l’immobilità e il movimento dell’immagine come cifra in grado di connettere l’estetica delle attrazioni e la cronofotografia a una serie di esperienze filmiche e artistiche prodotte nei territori delle avanguardie. Il secondo capitolo considera l’emergenza, dagli anni Novanta, di pratiche artistiche in cui l’incontro intermediale tra film e fotografia fornisce modelli di analisi volti all’indagine dell’attuale condizione estetica e tecnologica. Il terzo offre una panoramica critica su un caso di studio, la GIF art. La GIF è un formato digitale obsoleto che consente di produrre immagini che appaiono, simultaneamente, come fisse e animate; nel presente lavoro, la GIF è discussa come un medium capace di contraddire i confini attraverso cui concepiamo l’immagine fissa e in movimento, suggerendo, inoltre, un possibile modello di pensiero storico-cronologico anti-lineare.
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La ricerca affronta il rapporto tra il Partito comunista italiano e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare nate nel biennio 1968-1969. Sulla base di documentazione d’archivio e fonti a stampa, vengono ricostruite ed analizzate le relazioni tra questi due soggetti nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, quando i principali gruppi politici della sinistra extraparlamentare si dotarono di una struttura organizzativa più stabile che segnava una discontinuità con l’esperienza precedente. Nel corso della prima metà degli anni Settanta, i rapporti tra il PCI e queste organizzazioni furono complessi e talvolta contraddittori. Il conflitto si consumò prevalentemente sulla reciproca pretesa di possedere l’esclusiva rappresentanza politica del fermento sociale che attraversava il paese in quegli anni: il PCI rappresentando se stesso come l’unica forza politica capace di mediare tra movimenti sociali e istituzioni; i gruppi della sinistra parlamentare come «avanguardie» di un irrealizzabile progetto «rivoluzionario».
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Ms. Net wanted to find out if there was what she terms a "collective identity of the intelligentsia" of Romania and France between 1945 and 1989. She conducted her research on a corpus of memoirs from both cultures, and in the process, uncovered some fundamental differences, which she presented in the form of a 178 page manuscript in English, and also on disc. One of the most basic appears to be that French memorialists rarely deal with social, historical and political changes and events. Ms. Net regards these writers as shutting their eyes to reality, and attempting to preserve the past. They are interested in their personal history, and in the genesis of their own works. According to Ms. Net, this tendency is so marked that she doubts whether 20th century French writers share the dominant mentalities of their times. In her opinion all this points to the fact that the French intelligentsia are "trying hard to preserve their cultural hegemony" a task which she maintains has always been an essential aspect of the identity of the French intellectual. In Romania, of course, the situation was very different. To take an example: many Romanian memoirs speak about the campaigns to improve the lot of women, while at the same time recognising and analysing the way that this was simply a "cover" for promoting the most incompetent people, men and women alike. They also express frustration at the way access to information was blocked due to the media being government controlled. Ms. Net concludes, eventually, that, in general, intellectuals, more than any other group in society, ensure the continuity of the dominant mentalities in a given cultural space. Consequently, she feels, we must revise the idea - or myth as she calls it - that intellectuals represent the avant-garde in a given society. Specifically, she concludes that petty bourgeois, patriarchal and elitist mentalities are still prevalent in France. The truth is, she reflects, that intellectuals are always true to their nature, no mater when and where they are living.
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The next generation of learners expect more informality in learning. Formal learning systems such as traditional LMS systems no longer meet the needs of a generation of learners used to Twitter and Facebook, social networking and user-generated content. Regardless of this, however, formal content and learning models are still important and play a major role in educating learners, particularly in enterprise. The eLite project at DERI addressed this emerging dichotomy of learning styles, reconciling the traditional with the avant garde by using innovative technology to add informal learning capabilities to formal learning architectures.
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In 1961 Allan Kaprow (1927–2006) and Claes Oldenburg (b. 1929) exchanged a number of letters in which they argued about the definition of their avant-garde practices as Happenings. Kaprow, who first introduced this "root-metaphor," as he would later call it, describes with it the necessity of the respective activity to be as far removed as possible from all motives, materials, and formats conventionally connected to art. Oldenburg, who at the time of this exchange was just as active in the New York performance scene as Kaprow, disagrees with his colleague's removal of their practice from the artistic sphere. Oldenburg is also dissatisfied with the fact that Kaprow, through his writings, launches a critical discourse that follows his own definition of the Happening. The two artists thus argue just as much about the positioning of their practices with respect to art as over the authority to establish such a position. This essay traces their argument through their written conversation and in doing so exposes the immense influence Kaprow's rhetoric had on the subsequent art-historical canonization of their respective practices: Oldenburg's more ambivalent position is today amalgamated with Kaprow's theoretical stance.
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Page 2 – The Vice Provost cites 2004/2005 as a year of significant accomplishments for the Libraries. • The Dodd Research Center and the Human Rights Institute plan a conference on economic human rights for October. Page 3 - Researcher Bill V. Mullen talks about the work of avant garde musician, composer, and author Fred Ho, whose archive is in Archives & Special Collections. Page 4 - Students tell us why they come to the library. • The Dodd Research Center commissions two students to create a logo for its 10th anniversary celebration. • Fragile pamphlets are given new life in the Conservation Lab. Page 5 - The library sponsors a national symposium to explore new technology. • Our newest digital project can lead you to everything you ever wanted to know about Connecticut. • A new Pharmacy Library will open its doors in June. Page 6 - Staff News: service anniversaries and new faces. Page 7 - The Class of 1955 is raising $50,000 for an undergraduate instruction classroom in the library.
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Este artículo estudia cómo Bolaño asoció en esta novela la poesía mexicana de las vanguardias históricas del 20, con las neovanguardias de los 60 y los 70 en México. La obsesión de los personajes de esta novela con la poesía se vuelve la razón última de su búsqueda, que es también la búsqueda por el alma de la poesía como modo último de trascendencia en el mundo de la literatura.
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Para legitimar su propia modernidad, los escritores y críticos asociados al Boom solían describir a Rómulo Gallegos como un autor arcaico, neonaturalista o neorromántico, todavía activo en el siglo XX. Este artículo se propone reconstruir el horizonte de expectativas que cimentó el prestigio inicial de Doña Bárbara. Se argumenta que su éxito se debió al menos parcialmente a la proximidad —que después dejaría de percibirse con claridad— entre el regionalismo o mundonovismo y la estética de vanguardia. La comprensión del interés de Gallegos en la cinematografía resulta esencial para entender dichas afinidades.