277 resultados para Capra hircus


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Da ormai sette anni la stazione permanente GPS di Baia Terranova acquisisce dati giornalieri che opportunamente elaborati consentono di contribuire alla comprensione della dinamica antartica e a verificare se modelli globali di natura geofisica siano aderenti all’area di interesse della stazione GPS permanente. Da ricerche bibliografiche condotte si è dedotto che una serie GPS presenta molteplici possibili perturbazioni principalmente dovute a errori nella modellizzazione di alcuni dati ancillari necessari al processamento. Non solo, da alcune analisi svolte, è emerso come tali serie temporali ricavate da rilievi geodetici, siano afflitte da differenti tipologie di rumore che possono alterare, se non opportunamente considerate, i parametri di interesse per le interpretazioni geofisiche del dato. Il lavoro di tesi consiste nel comprendere in che misura tali errori, possano incidere sui parametri dinamici che caratterizzano il moto della stazione permanente, facendo particolare riferimento alla velocità del punto sul quale la stazione è installata e sugli eventuali segnali periodici che possono essere individuati.

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Il progetto di ricerca, dal titolo La Nuova destra dalla Francia all'Italia, prende come oggetto di studio specifico quel fenomeno politico, emerso in Italia verso la metà degli anni Settanta, che si originò in seno agli ambienti politici della destra radicale, noto con la definizione di Nuova Destra (ND), sul modello dell’omologa e più matura corrente francese il cui nucleo principale ruotava attorno all’associazione culturale GRECE (Groupement de recherche et d’études sur la civilisation européenne). Dal livello avanzato della ricerca sviluppata in questi anni, si è potuto notare che questo soggetto culturale ed ideologico è stato scarsamente studiato nel panorama scientifico italiano dove la maggior parte delle indagini ad esso dedicate sono state svolte da politologi, o comunque risultano riconducibili agli ambienti accademici delle Facoltà di Scienze Politiche, mentre pochissimi sono i lavori che si sono accostati alla ND con le armi specifiche della ricerca storica. Al contrario in Francia il fenomeno è stato oggetto di numerose ricerche da parte di autorevoli studiosi e ha dato avvio ad un florido dibattito ideologico. L’obiettivo principale a cui questa ricerca di dottorato tenta di rispondere è, quindi, quello di ricostruire le vicende storiche della ND italiana, sia attraverso i suoi rapporti con il Movimento sociale italiano (MSI), dalle cui sezioni giovanili essa nacque e si sviluppò per poi distaccarsene, sia tramite l’analisi delle sue evoluzioni politiche e concettuali, sia, infine, cercando di porre in evidenza i lasciti, le influenze e gli stretti legami, che intercorsero fra l’Italia e la più matura esperienza della Nouvelle Droite francese, ed in particolare con il pensiero politico e filosofico di Alain de Benoist, il suo maggiore esponente.

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Le encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST), o malattie da prioni, sono malattie neurodegenerative che colpiscono l'uomo e gli animali. Le più note tra le EST animali sono la scrapie della pecora e della capra, l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE), la Sindrome del dimagrimento cronico (CWD) dei cervidi. Negli uomini ricordiamo la malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) nelle sue diverse forme (sporadica, genetica, iatrogenica e variante). La dimostrazione che la variante della CJD (vCJD) sia causata dallo stesso agente eziologico della BSE, ha evidenziato il potenziale zoonotico di queste malattie. Le EST sono caratterizzate da tempi di incubazione estremamente lunghi ed esito invariabilmente fatale. Il momento patogenetico centrale comune a tutte queste malattie è rappresentato dalla modificazione conformazionale di una proteina cellulare denominata PrPC (proteina prionica cellulare) in una isoforma patologica denominata PrPSc, insolubile e caratterizzata da una parziale resistenza alle proteasi, che tende a depositarsi sotto forma di fibrille amiloidee nel SNC dei soggetti colpiti. La suscettibilità degli ovini alla scrapie è largamente influenzata dal genotipo del gene dell’ospite che codifica per la PrP (PRNP), e più precisamente da tre polimorfismi presenti ai codoni 136, 154 e 171. Questi si combinano in cinque principali alleli, ARQ, VRQ, AHQ, ARH e ARR, correlati a differenti gradi di suscettibilità alla malattia. Risultati ottenuti da un precedente studio d’infezione sperimentale di ovini di razza Sarda con scrapie classica (Vaccari G et al 2007), hanno suggeriscono l’ordine di suscettibilità ARQ>AHQ>ARH. L’allele ARR, è risultato invece associato ai più alti livelli di protezione dalla malattia. Dallo stesso studio di trasmissione sperimentale e da uno studio epidemiologico di tipo caso-controllo, è inoltre emerso che nella razza Sarda, ovini con l’allele ARQ, con sostituzione amminoacidica al codone 137 Metionina (M)/Treonina (T) (AT137RQ) o al 176 Asparagina (N)/Lisina (K) (ARQK176) in eterozigosi sono protetti dalla scrapie. Inoltre studi di trasmissione sperimentale della BSE in ovini della stessa razza con tre differenti genotipi (ARQ/ARQ, ARQ/ARR e ARR/ARR), hanno dimostrato come la BSE abbia un targeting genetico molto simile a quello della scrapie, evidenziando il genotipo ARQ/ARQ come il più suscettibile. L’obbiettivo della seguente tesi è stato quello di verificare se fosse possibile riprodurre in vitro la differente suscettibilità genetica degli ovini alle EST evidenziata in vivo, utilizzando il PMCA (Protein Misfolding Cyclic Amplification), la metodica ad oggi più promettente e di cui è stata dimostrata la capacità di riprodurre in vitro diverse proprietà biologiche dei prioni. La tecnica, attraverso cicli ripetuti di sonicazione/incubazione, permette la conversione in vitro della PrPC presente in un omogenato cerebrale (substrato), da parte di una quantità minima di PrPSc (inoculo) che funge da “innesco” della reazione. Si è voluto inoltre utilizzare il PMCA per indagare il livello di protezione in omozigosi di alleli rari per i quali, in vivo, si avevano evidenze di protezione dalla scrapie solo in eterozigosi, e per studiare la suscettibilità degli ovini alla BSE adattata in questa specie. È stata quindi testata in PMCA la capacità diversi substrati ovini recanti differenti genotipi, di amplificare la PrPSc dello stesso isolato di scrapie classica impiegato nel precedente studio in vivo o di un inoculo di BSE bovina. Inoltre sono stati saggiati in vitro due inoculi di BSE costituiti da omogenato cerebrale di due ovini sperimentalmente infettati con BSE (BSE ovina) e recanti due differenti genotipi (ARQ/ARQ e ARR/ARR). Per poter descrivere quantitativamente il grado di correlazione osservato i risultati ottenuti in vitro e i quelli riscontrati dallo studio di sperimentazione con scrapie, espressi rispettivamente come fattori di amplificazione e tempi d’incubazione registrati in vivo, sono stati analizzati con un modello di regressione lineare. Per quanto riguarda la scrapie, i risultati ottenuti hanno evidenziato come i genotipi associati in vivo a suscettibilità (ARQ/ARQ, ARQ/AHQ and AHQ/ARH) siano anche quelli in grado di sostenere in PMCA l’amplificazione della PrPSc, e come quelli associati a resistenza (ARQ/ARR and ARR/ARR) non mostrino invece nessuna capacità di conversione. Dall’analisi di regressione lineare è inoltre emerso come l’efficienza di amplificazione in vitro dei differenti genotipi testati sia inversamente proporzionale ai tempi d’incubazione registrati in vivo. Inoltre nessuna amplificazione è stata riscontrata utilizzando il substrato con genotipo raro ARQK176/ARQK176 suggerendo come anche questo possa essere associato a resistenza, almeno nei confronti dell’isolato di scrapie classica utilizzato. Utilizzando come inoculo in PMCA l’isolato di BSE bovina, è stato possibile riscontrare, nei tre genotipi analizzati (ARQ/ARQ, ARQ/ARR e ARR/ARR) un evidente amplificazione per il solo genotipo ARQ/ARQ, sottolineando anche in questo caso l’esistenza di una correlazione tra suscettibilità riscontrata in vivo e capacità di conversione in PMCA. I tre i substrati analizzati mostrano inoltre una buona efficienza di amplificazione, per altro simile, se si utilizza la PrPSc dell’inoculo di BSE sperimentalemente trasmessa agli ovini. Questi genotipi sembrerebbero dunque ugualmente suscettibili se esposti a BSE adattata alla specie ovina. I risultati di questa tesi indicano dunque una correlazione diretta tra la capacità di conversione della PrPC con il PMCA e la suscettibilità osservata in vivo per i differenti genotipi analizzati. Mostrano inoltre come il PMCA possa essere una valida alternativa agli studi di trasmissione in vivo e un rapido strumento utile non soltanto per testare, ma anche per predire la suscettibilità genetica degli ovini a diversi ceppi di EST, rappresentando un valido aiuto per l’individuazione di ulteriori genotipi resistenti, così da incrementare la variabilità genetica dei piani di selezione attuati per gli ovini per il controllo di queste malattie.

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La tesi parla dei software OCR, della loro storia e di come si sono evoluti nel tempo, come sono strutturati e come funziona la logica alla base del loro funzionamento, inoltre studia come questi software vengano utilizzati nella lettura dei contatori di consumo domestici.

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Per il mio elaborato finale ho deciso di presentare una proposta di traduzione dal francese in italiano del libro "Un beau jour... combattre le viol" di Clémentine Autain, con l'intento di analizzare i problemi traduttivi riscontrati e di spiegare le soluzioni da me adottate. Come prima cosa, mi sono concentrata su alcune nozioni di base e su alcuni dati di contestualizzazione riguardanti la violenza sessuale. Successivamente, ho cercato di definire il genere testuale dell'opera e di inserire la testimonianza e la denuncia dell'autrice in un contesto sociale di riferimento, e cioè la società francese attuale. Infine ho inserito la proposta di traduzione da me eseguita, spiegando i problemi di traduzione riscontrati e motivando le scelte traduttive da me eseguite.

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In 2011 the GSB/USB caving group of Bologna has discovered, in the southern fossil branches of Govjestica cave (Valle di Praça, Bosnia) a fossil deposit of vertebrates containing bones of Ursus spelaeus, Capra ibex, Cricetulus migratorius and Microtus. On the basis of the U/Th ages of the bones, teeth and carbonate flowstone covering the fossils (60 ka), datings carried out in the laboratories of U-Series at Bologna, and on the disposition of the bones, a past connection between Govjestica and the nearby Banja Stjena cave is hypothesised. The closure of this passage has occurred suddenly through a collapse that has forced the last cave bears awakened from their winter sleep to stay blocked in Govjestica, and die. The connecting passage has later been covered with calcite flowstones and is no longer visible. This hypothesis is sustained by the rather scarce number of skeletons of cave bears found in Govjestica (a dozen of skulls against the often large amounts of cave bears found in similar caves): Govjestica cave, and especially the Room of the Bones in its southern part, has been used by cave bears only for a couple of centuries before these parts became inaccessible. Furthermore, the entrance of Banja Stjena cave was probably located close to or at the level of the Praça river, that has excavated its thalweg for around 20 metres in the last 60 ka.

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Because interactions between livestock and chamois occur on Alpine pastures, transmission of infectious diseases is considered possible. Thus, the occurrence of Chlamydiaceae, Mycoplasma conjunctivae, and pestiviruses in Alpine chamois (Rupicapra r. rupicapra) of the Surselva region (eastern Swiss Alps) was investigated. In total, 71 sera, 158 eye swabs, 135 tissue samples, and 23 fecal samples from 85 chamois were analyzed. The sera were tested by 2 enzyme-linked immunosorbent assay (ELISA) kits specific for Chlamydophila abortus. Eye swabs, tissue, and fecal samples were examined by a Chlamydiaceae-specific real-time polymerase chain reaction (PCR). Positive cases were further investigated by microarray method. One serum sample (1.4%) was positive in 1 of the ELISAs. Eye swabs of 3 chamois (3.8%) were positive for Chlamydiaceae. The microarray method revealed the presence of Chlamydophila abortus, C pecorum, and C pneumoniae. All tissue and fecal samples were negative. With real-time PCR, 3.9% of the chamois tested positive for Mycoplasma conjunctivae. One chamois had a simultaneous infection with Al. conjunctivae and 2 chlamydial species (C abortus, C. pecorum). Skin and tongue tissue samples of 35 chamois were negative for pestivirus antigen by immunohistochemistry. It was concluded that in contrast to the findings in Pyrenean chamois (Capra p. pyrenaica) of Spain, the occurrence of Chlamydiaceae in Alpine chamois of the Surselva region is low, and the transmission between domestic and wild Caprinae seems not to be frequent. Comparably, persistent pestiviral infections do not seem to be common in chamois of the Surselva region.

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INTRODUCTION: A multi-centre study has been conducted, during 2005, by means of a questionnaire posted on the Italian Society of Emergency Medicine (SIMEU) web page. Our intention was to carry out an organisational and functional analysis of Italian Emergency Departments (ED) in order to pick out some macro-indicators of the activities performed. Participation was good, in that 69 ED (3,285,440 admissions to emergency services) responded to the questionnaire. METHODS: The study was based on 18 questions: 3 regarding the personnel of the ED, 2 regarding organisational and functional aspects, 5 on the activity of the ED, 7 on triage and 1 on the assessment of the quality perceived by the users of the ED. RESULTS AND CONCLUSION: The replies revealed that 91.30% of the ED were equipped with data-processing software, which, in 96.83% of cases, tracked the entire itinerary of the patient. About 48,000 patients/year used the ED: 76.72% were discharged and 18.31% were hospitalised. Observation Units were active in 81.16% of the ED examined. Triage programmes were in place in 92.75% of ED: in 75.81% of these, triage was performed throughout the entire itinerary of the patient; in 16.13% it was performed only symptom-based, and in 8.06% only on-call. Of the patients arriving at the ED, 24.19% were assigned a non-urgent triage code, 60.01% a urgent code, 14.30% a emergent code and 1.49% a life-threatening code. Waiting times were: 52.39 min for non-urgent patients, 40.26 min for urgent, 12.08 for emergent, and 1.19 for life-threatening patients.

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BACKGROUND: The mollicute Mycoplasma conjunctivae is the etiological agent leading to infectious keratoconjunctivitis (IKC) in domestic sheep and wild caprinae. Although this pathogen is relatively benign for domestic animals treated by antibiotics, it can lead wild animals to blindness and death. This is a major cause of death in the protected species in the Alps (e.g., Capra ibex, Rupicapra rupicapra). METHODS: The genome was sequenced using a combined technique of GS-FLX (454) and Sanger sequencing, and annotated by an automatic pipeline that we designed using several tools interconnected via PERL scripts. The resulting annotations are stored in a MySQL database. RESULTS: The annotated sequence is deposited in the EMBL database (FM864216) and uploaded into the mollicutes database MolliGen http://cbi.labri.fr/outils/molligen/ allowing for comparative genomics. CONCLUSION: We show that our automatic pipeline allows for annotating a complete mycoplasma genome and present several examples of analysis in search for biological targets (e.g., pathogenic proteins).

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Mycoplasma conjunctivae is considered the major cause of infectious keratoconjunctivitis (IKC) in Alpine ibex (Capra i. ibex) and chamois (Rupicapra r. rupicapra). While it is known that domestic sheep can act as healthy carriers for M. conjunctivae, this question has not been addressed in wild ungulates so far. In this study, bacteriological investigations and field observations were performed to assess whether free-ranging Alpine ibex can be healthy carriers of M. conjunctivae. Among 136 ibex without clinical signs of IKC, M. conjunctivae was identified 26 times (19.1%) by TaqMan PCR. To assess the potential pathogenicity of M. conjunctivae strains isolated from asymptomatic eyes, strains from three healthy ibex and from 15 IKC-ibex and IKC-chamois were analysed genetically by DNA sequence analysis of the variable part of the lppS gene. No significant differences were observed between strains from asymptomatic and clinically affected animals, reflecting the assumption that healthy ibex may act as carriers for M. conjunctivae strains that may be pathogenic for other individuals. Our results further indicate that development of IKC is associated with M. conjunctivae load in the eyes. In addition, a questionnaire survey revealed that IKC is generally less common in ibex than chamois and that infection in wild ungulates is not necessarily linked to the presence of sheep. These data support the hypothesis that apparently healthy ibex may be important in the epizootiology of IKC and indicate that host predilection may play a role in IKC development.

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Mycoplasma conjunctivae, the causative agent of infectious keratoconjunctivitis (IKC), was recently detected in asymptomatic Alpine ibex (Capra ibex ibex). This suggested that an external source of infection may not be required for an IKC outbreak in wildlife but might be initiated by healthy carriers, which contradicted previous serologic investigations in chamois. Our aims were to 1) assess the prevalence of M. conjunctivae among asymptomatic ibex and Alpine chamois (Rupicapra rupicapra rupicapra) and its frequency in IKC-affected animals, 2) determine mycoplasma loads in different disease stages, and 3) characterize the M. conjunctivae strains involved. Eye swabs from 654 asymptomatic and 204 symptomatic animals were collected in diverse Swiss regions between 2008 and 2010, and tested by TaqMan real-time PCR. Data analysis was performed considering various patterns of IKC occurrence in the respective sampling regions. Strains from 24 animals were compared by cluster analysis. Prevalence of M. conjunctivae was 5.6% (95% confidence interval [CI]: 3.7-8.1%) in asymptomatic ibex and 5.8% (CI: 3.0-9.9%) in asymptomatic chamois, with significant differences between years and regions in both species. Detection frequency in symptomatic animals was significantly higher during IKC outbreaks than in nonepidemic situations (i.e., regular but low incidence or sporadic occurrence). Mycoplasma load was significantly lower in eyes from healthy carriers and animals with mild signs than from animals with moderate and severe signs. Although some strains were found in both asymptomatic and diseased animals of the same species, others apparently differed in their pathogenic potential depending on the infected species. Overall, we found a widespread occurrence of M. conjunctivae in wild Caprinae with and without IKC signs. Our results confirm the central role of M. conjunctivae in outbreaks but suggest that other infectious agents may be involved in IKC cases in nonepidemic situations. Additionally, presence and severity of signs are related to the quantity of M. conjunctivae in the eyes rather than to the strain. We propose that individual or environmental factors influence the clinical expression of the disease and that persistence of M. conjunctivae in populations of wild Caprinae cannot be excluded.

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Infectious keratoconjunctivitis (IKC) caused by Mycoplasma conjunctivae is a widespread ocular affection of free-ranging Caprinae in the Alpine arc. Along with host and pathogen characteristics, it has been hypothesized that environmental factors such as UV light are involved in the onset and course of the disease. This study aimed at evaluating the role of topographic features as predisposing or aggravating factors for IKC in Alpine chamois (Rupicapra rupicapra rupicapra) and Alpine ibex (Capra ibex ibex). Geospatial analysis was performed to assess the effect of aspect (northness) and elevation on the severity of the disease as well as on the mycoplasmal load in the eyes of affected animals, using data from 723 ibex and chamois (583 healthy animals, 105 IKC-affected animals, and 35 asymptomatic carriers of M. conjunctivae), all sampled in the Swiss Alps between 2008 and 2010. An influence of northness was not found, except that ibex with moderate and severe signs of IKC seem to prefer more north-oriented slopes than individuals without corneal lesions, possibly hinting at a sunlight sensitivity consequent to the disease. In contrast, results suggest that elevation influences the disease course in both ibex and chamois, which could be due to altitude-associated environmental conditions such as UV radiation, cold, and dryness. The results of this study support the hypothesis that environmental factors may play a role in the pathogenesis of IKC.