992 resultados para VI


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The scene from Callirnachus' H. VI in which Derneter, under the appearance of her arateira Nicippa, curses Erisichthon rnay be related to the arai of Cnidos. On the other hand, Euphorio fr. 8 Powell can be understood better in the light of the curses of Cnidos, where the culprit's name is not rnentioned ut rhe first stage; a similar interpretation can be applied to Ovid's Ibis 7-10, which was probably inspired on Euphorio

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A repeated DNA element in Xenopus laevis is described that is present in about 7500 copies dispersed throughout the genome. It was first identified in the 5' flanking region of one vitellogenin gene and was therefore named the Vi element. Seven copies are present within the vitellogenin gene region, three of them within introns of the genes A1, A2 and B2, and the other four copies in the gene flanking regions. Four of these copies have been sequenced. The Vi element is bounded by a well-conserved 13 base-pair inverted repeat; in addition, it is flanked by a three base-pair direct repeat that appears to be site-specific. The length of these four copies varies from 112 to 469 base-pairs; however, sequence homology between the different copies is very high. Their structural characteristics suggest that length heterogeneity may have arisen by either unequal recombinations, deletions or tandem duplications. Altogether, the characteristics and properties of the Vi element indicate that it might represent a mobile genetic element. One of the four copies sequenced is inserted close (position -535) to the transcription initiation site of the vitellogenin gene B2 in a region otherwise showing considerable homology with the closely related gene B1. Nevertheless, the presence of the Vi element does not seem to influence significantly the estrogen-controlled expression of gene B2. In addition, three alleles of this gene created by length polymorphism in intron 3 and in the Vi element inserted near the transcription initiation site are described.

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Résumé II lavoro verte sui volgarizzamenti quattro-cinquecenteschi di Luciano di Samosata, importante capitolo nella fortuna dell'autore greco, che diede l'avvio a quel vasto fenomeno chiamato "lucianesimo", esteso in Europa fino al XIX sec. In particolare fornisco l'edizione critica e commentata delle Storie vere volgarizzate, contenute nella prima, assai ampia (41 opuscoli), e per molto tempo unica, silloge lucianea in volgare, che ho datato a poco prima del 1480. Essa ci è giunta tramite un unico manoscritto, il Vaticano Chigiano L.VI.215, confezionato a Ferrara per Ercole I d'Este, nonché in almeno otto edizioni veneziane apparse fra il 1525 e il 1551. La princeps, da cui dipendono in vario modo tutte le edizioni successive, è pubblicata da Niccolò Zoppino. I1 ms. e le prime due edizioni (1525; 1527 Bindoni e Pasini) tacciono il nome del traduttore, che compare solo nell'edizione del 1529 (Zoppino): Niccolò Leoniceno (1428-1524), medico umanista e valente grecista, attivo a Ferrara dal 1464 al 1524, studioso e traduttore di Ippocrate e Galeno, editore di Aristotele e volgarizzatore di storici per Ercole d'Este. L'edizione ha richiesto uno studio preliminare sulle numerose traduzioni in latino e in volgare di Luciano, per valutare meglio le modalità della sua fortuna umanistica. Confrontando ms. e stampe, per le Storie vere si hanno due volgarizzamenti totalmente diversi, fin dal titolo: La vera historia nel ms., Le vere narrazioni nelle cinquecentine. Ma per l'ultimo quarto di testo, ms. e stampe in sostanza coincidono. La collazione ha coinvolto anche il testo greco (con gli apparati delle edizioni critiche) e la versione latina dell'umanista umbro Lilio Tifernate (1417/18-1486) risalente al 1439-43 ca., intitolata De veris narrationibus, di cui si hanno almeno tre redazioni d'autore; una quarta è invece dovuta probabilmente a Benedetto Bordon, che la inserì nella sua silloge latina di Luciano del 1494. Ho cosa stabilito che il volgarizzamento del ms. Chigiano, La vera historia, è stato eseguito direttamente dal greco, fatto eccezionale nel panorama delle traduzioni umanistiche, mentre quello a stampa, Le vere narrazioni, deriva dalla redazione Bordon del De veris narrationibus. La diversità dei titoli dipende dalle varianti dei codici greci utilizzati dai traduttori: il Vat. gr. 1323, o una sua copia, è utilizzato sia dal volgarizzatore del Chigiano, sia da Bordon, indipendentemente l'uno dall'altro; il Marc. gr. 434, o una sua copia, dal Tifernate. Il titolo latino mantenuto da Bordon risale al Tifernate. Per quanto riguarda l'attribuzione dei due volgarizzamenti, come già per altri due testi della silloge da me studiati (Lucio 01 Asino e Timone), anche per La vera historia del Chigiano è accettabile il nome di Niccolò Leoniceno, poiché: 1) essa è tradotta direttamente dal greco, correttamente e con buona resa in volgare, 2) Paolo Giovio -che conobbe di persona il Leoniceno -, negli Elogia veris clarorum virorum imaginibus apposita ricorda che i volgarizzamenti di Luciano e di Dione eseguiti dal Leoniceno piacquero molto ad Ercole d'Este, 3) nessuno nella prima metà del sec. XVI rivendica, per sé o per un suo maestro, il volgarizzamento di Luciano. Le vere narrazioni a stampa, tradotte dal latino del Bordon, dopo il 1494 e prima del 1525, per la parte che diverge dalla Vera historia rimangono invece anonime. Dato che si tratta di due volgarizzamenti distinti, ho allestito l'edizione a fronte dei due testi fin dove essi divergono, seguendo per l'uno il ms., per l'altro la princeps; per la parte finale, in cui confluiscono, mi baso invece sul manoscritto e relego in apparato le varianti più vistose della princeps (non è emerso un chiaro rapporto di dipendenza fra i due testimoni). Oltre all'apparato critico con le lezioni rifiutate, fornisco un commento con la giustificazione delle scelte e il confronto con i corrispondenti passi greci e latini.

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La serie editada por la Universidad de Murcia, especializada en trabajos sobre la antigüedad tardía y cristianismo, publica este nuevo libro que aborda la presencia de Bizancio en Hispania. Se trata de un tema de larga trayectoria historiográfica en la investigación histórica en España, que desde el estudio de M. Vallejo Girvés en 1993 se ha visto renovado y enriquecido con nuevas líneas interpretativas que persiguen la contextualización de las referencias aportadas por las fuentes escritas y, al mismo tiempo, la ampliación de las perspectivas de estudio con diversos argumentos de análisis, como es la discusión abierta en torno al componente social del proceso.

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La legislación hispana de los siglos VI y VII (tanto la civil como la canónica) nos ofrece múltiples ejemplos relativos a la pervivencia de supersticiones y prácticas idolátricas. Las leyes visigodas pertinentes atañen principalmente a la toma de augurios y al uso de la magia, ambas consideradas perniciosas y castigadas severamente. Por su parte, los cánones eclesiásticos, aunque también regularon la cuestión de los augurios y de la magia, dedicaron casi toda su atención al problema de la herencia del paganismo (algo que no observamos en la legislación civil). El análisis de las fuentes narrativas contemporáneas nos permite comprobar que éste era un problema real y cotidiano y que su inclusión en los códigos legislativos no respondía a una mera necesidad de llenar lo que podría haber supuesto un vacío legal.

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Les ceràmiques gregues, sobretot atiques, s' estudien des del punt de vista tipologic i decoratiu, pero també atenent a les categories funcionals i a la posició d'aquests materials dins el conjunt de cerarruques fines i dins del conjunt de ceramiques d'importació. Es condou l'existencia d'una facies original, pero vinculada, per diferents raons, amb la de la Iberia centre-meridional i amb la de l'area hel·lenitzant del golf del Lleó.

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Análisis de la problemática de la producción de excedentes cerealísticos en el ámbito de la Cultura Ibérica del NE. peninsular, así como de su posterior comercialización, a través de Emporion y Massalia, hacia los mercados del Mediterráneo central y el Atica. El estudio se basa en la comparación de la información proporcionada por las fuentes clásicas, con la obtenida mediante modelos teóricos de productividad.

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Como en anteriores trabajos de esta serie, se reunen en el presente cierto número de datos inéditos sobre especies observadas en recolecciones un tanto esporádicas. La representación de las desmidiales y de las rodofíceas en las tierras bajas de Cataluña es pobre; en conjunto, en la siguiente enumeración no figuran más que ochenta y cuatro nombres.

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La Loi vaudoise sur l'information (LInfo), en vigueur depuis le 1er septembre 2003, contient les bases légales relatives à l'information communiquée par l'Etat aux médias et au public. A l'image de plus en plus de législations en la matière, elle consacre le principe de l'information sur demande, selon lequel tout individu a désormais le droit de consulter des documents officiels et d'obtenir de l'information de la part des autorités sans devoir motiver sa demande. La présente évaluation s'intéresse à comprendre comment ce principe de transparence est défini dans cette loi, quelle est son application par l'administration, dans quelle mesure il est utilisé par les citoyens et enfin quels sont ses effets six ans après son entrée en vigueur. Das waadtländische Informationsgesetz (LInfo), in Kraft seit dem 1. September 2003, liefert die rechtliche Grundlage betreffend Informationen die durch den Kanton an die Medien und die Öffentlichkeit kommuniziert werden. Als Grundlage dient dazu das Prinzip um Erhalt von Informationen, nach welchem jede Person das Recht hat offizielle Dokumente einzusehen und Informationen von den Behörden zu erhalten ohne die Anfrage begründen zu müssen. Der vorliegende Beitrag hinterfragt wie dieses Transparenzprinzip im Gesetz definiert ist und wie es durch die Verwaltung angewendet wird. Weiter wird untersucht in welchem Ausmass es durch die Bürger und Bürgerinnen angewendet wird und was das Gesetz sechs Jahre nach seinem Inkrafttreten bewirkt hat.