909 resultados para Early Christian literature Critical edition
Resumo:
Ce projet offre une analyse des traductions en langue française du roman d’Aphra Behn, Oronooko, or The Royal Slave (1688). Dans cette œuvre, la première femme à vivre de sa plume présente une des premières formulations du discours abolitionniste de la littérature anglaise et met au défi des idées reçues sur l’esclavage depuis le XVIIe siècle. Le texte a été traduit vers le français pour la première fois par Pierre-Antoine de La Place (Behn, 1745), dont l’interprétation s’inscrit dans la tradition des belles infidèles. Sa version connaît un succès fulgurant jusqu’à la fin du XVIIIe siècle, avec de nombreuses rééditions parues entre 1745 et 1799. En 1990, Bernard Dhuicq publie une retraduction dans le but de faire connaître Behn aux lecteurs français du XXe siècle. En 2008, il contribue à la préparation d’une nouvelle édition de La Place, et une réédition de sa propre traduction parue en 1990. Pour sa part, Guillaume Villeneuve adapte le texte au lectorat francophone d’aujourd’hui avec une édition critique comprenant un important appareil critique publiée dans la collection « GF » des Éditions Flammarion en 2009. Les traductions de La Place, d’Dhuicq et de Villeneuve affichent chacune des variations par rapport à l’original, variations qui reflètent l’intention de ces traducteurs et de leurs éditeurs ainsi que les pratiques traductives et éditoriales de leur époque.. Cette étude montre notamment comment le récit de Behn a contribué à changer la conception occidentale de l’esclavage. Elle analyse la réception des propos idéologiques d’Oroonoko dans la culture littéraire et philosophique française, depuis le XVIIIe siècle jusqu’à nos jours. À travers le cas Oronooko, le présent mémoire offre aussi une réflexion d’ordre méthodologique sur l’étude des retraductions dans une perspective historique. L’étude des retraductions vise aujourd’hui des objectifs plus vastes sur le plan historique que ne l’indique l’hypothèse du progrès en retraduction, selon laquelle un texte est retraduit pour être corrigé ou amélioré. Notre travail montre qu’en associant à l’étude des traductions celle de leur paratexte, de leur péritexte et des sujets (traducteurs et éditeurs) qui les produisent, et ce afin de resituer chaque retraduction dans son contexte historique propre, on parvient à faire entrer ces retraductions dans un dialogue interculturel et « transhistoriciste » (Nouss, 2007).
Resumo:
Constructed, beginning in 1576 by the architect Domenico Fontana, the Villa Montalto, named after the Cardinal Felice Peretti Montalto, was for a long rime described as having surpassed the splendor of all the villas in Rome. Located to the north of the city in an arid and practically deserted zone, between vineyards, Antique ruins and early Christian churches, the villa occupies a privileged place within the history of urban landscape. Elected pope in 1585, under the name of Sixtus V, Felice made his villa the largest that had ever existed inside of the walls, establishing the upper city of the Monti, the Città Felice, as a new economic and religious center, crystallizing his ambitions for a major territorial reform. By simultaneously focusing on the gardens, the painted decorations, the literature, and the architecture of the villa, but also on its economic and social role, this article proposes an original interpretation of the Villa Montalto, demonstrating the fundamental importance of the imagined landscape in the Rome of Sixtus V. Through the ideal space of his villa, the Pope sought to propose a new model of economic and social development necessary to the reform of the then poor and insalubrious Rome. The ultimate goal was none other than the reestablishment of a Christian Eden on Earth. Sixtus V thus placed himself within the lineage which, since Adam, had attempted through the virtue of agricultural labor, to atone for the original sin.
Resumo:
Bringing together a range of little-considered materials, this article assesses the portrayal of Persia in seventeenth-century travel literature and drama. In particular it argues that such texts use their awareness of Islamic sectarian division to portray Persia as a good potential trading partner in preference to the Ottoman Empire. A close reading of John Day, William Rowley and George Wilkins’ The Travailes of the Three English Brothers (1607) demonstrates how the play develops a fantasy model of how relations between Persia and England might function. The potential unity between England and Persia, imagined in terms of both religion and trade, demonstrates how Persia figured as a model ‘other England’ in early modern literature.
Resumo:
The essay uncovers evidence for the construction of the ‘woman author’ in the largely male vogue for bawdy burlesque poetry by tracing the circulation of a pair of verses through seventeenth-century manuscript and print miscellanies. It argues that just as these verses are reworked and recontextualised through the process of transmission, so to their ‘authors’ are re-embodied and ascribed different identities in different publication contexts. Female-voiced bawdy poetry raises particular problems for authorial attribution, rather than searching for the real woman behind the text, the essay examines how the ‘authors’ of female-voiced bawdy poetry were produced and reproduced through shifting formal frameworks and socioliterary networks.
Resumo:
Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
Resumo:
La tesi di ricerca ha portato alla realizzazione di un’edizione critica del Giappone di Daniello Bartoli (1660): per la prima volta la «seconda parte» dell’Asia trova, in questo lavoro, una trascrizione integrale condotta con moderni criteri filologi. Quanto all’esegesi la ricerca ha visto la compilazione di tre «Schedari»: un «Indice dei nomi», che vede l’identificazione dei personaggi storici citati esplicitamente nell’opera, ne traccia un rapido profilo biografico e ne fornisce precisa e aggiornata bibliografia. Per quanto riguarda i missionari evocati dall’autore nel testo, questa sezione indica se (e dove) si tratta di personaggio o di fonte (registrando, nel caso, il luogo o i luoghi in cui Bartoli ricorre a tale testimonianza); un «Indice dei luoghi», che dà l’indicazione moderna del luogo citato e ne fornisce il riscontro con i repertori più aggiornati; un «Lessico» riservato ai termini giapponesi presenti nel testo che vengono spiegati e, là dove possibile, studiati nella loro storia, nella loro presenza nella coeva letteratura di viaggio e corredati di utili riferimenti bibliografici. Le pagine introduttive inquadrano l’opera di Bartoli sia nell’orizzonte biografico dell’autore sia nel milieu gesuitico barocco, fornendo puntuali coordinate storiche grazie alle quali recuperare il più ampio contesto delle missioni gesuitiche nell’Estremo Oriente tra Cinque e Seicento. Particolare attenzione è stata riservata al modo di intendere il compito dello storico da parte di Bartoli: una storiografia la sua che s’intreccia in modi affatto peculiari alle diverse forme stilistiche e dinamiche retoriche richieste dalle altre due grandi attività a cui egli dedicò impegno e passione: l’insegnamento e la predicazione.
Resumo:
All’ascolto dell’incompiuto Matrimonio di Musorgskij, Borodin aveva sentenziato lapidariamente: «une chose manquée». Uguale commento viene riservato tuttora alla produzione operistica di Sergej Rachmaninov. In questo caso però non ci troviamo di fronte a un teatro rivoluzionario che si trova costretto a fare un passo indietro rispetto ai principi programmatici di cui si vuol far portatore, bensì a un potenziale inespresso, a un profilo drammaturgico mai giunto a piena maturazione. L’evidente eterogeneità della produzione operistica lasciataci in eredità dal compositore non permette infatti di determinarne con chiarezza le ‘linee guida’ e ne rende problematica la collocazione nel contesto musicale a lui coevo. Scopo della presente dissertazione è indagare l’apprendistato e il debutto operistico del compositore russo attraverso l’analisi di materiale documentario, testi letterari, partiture nonché delle fonti critiche in lingua russa, difficilmente accessibili per lo studioso italiano. Il cuore dell’elaborato è un’analisi dettagliata di Aleko, un atto unico presentato nel 1892 dal compositore come prova finale al corso di ‘Libera composizione’ del Conservatorio di Mosca. L’opera viene considerata nel suo complesso come organismo drammatico-musicale autonomo (rapporto fonte/libretto, articolazione interna, sistema delle forme, costellazione dei personaggi, distribuzione delle voci, ecc.), ma inquadrata al contempo nel più ampio contesto del teatro musicale coevo (recezione critica sia da parte della pubblicistica coeva sia da parte della storiografia musicale). Viene fornita in appendice un’edizione del libretto con traduzione a fronte. Incorniciano l’analisi dell’opera un capitolo in cui si offre una rilettura estetica del ‘caso Rachmaninov’ e un aperçu sulla produzione operistica matura del compositore, alla luce delle riflessioni proposte nel corso della dissertazione.
Resumo:
Gli Atti di Andrea e Bartolomeo sono un testo cristiano apocrifo, probabilmente ascrivibile al V secolo d.C. e collocabile in àmbito egizio. Tale testo è tramandato in greco, copto, arabo ed etiopico e il presente lavoro consiste nell’edizione critica della versione greca, sinora inedita. La storia narra l’evangelizzazione della Partia per opera degli apostoli Andrea e Bartolomeo e di un antropofago dalle sembianze mostruose (Cristomeo/ Cristiano), convertito al cristianesimo e divenuto instrumentum fidei.
Resumo:
Alexander von Humboldt (1769–1859) was a world traveler, bestselling writer, and versatile researcher, a European salon sensation, and global celebrity. Yet the enormous literary echo he generated has remained largely unexplored. Humboldt inspired generations of authors, from Goethe and Byron to Enzensberger and García Márquez, to reflect on cultural difference, colonial ideology, and the relation between aesthetics and science. This collection of one-hundred texts features tales of adventure, travel reports, novellas, memoirs, letters, poetry, drama, screenplays, and even comics—many for the first time in English. The selection covers the foundational myths and magical realism of Latin America, the intellectual independence of Emerson, Thoreau, Poe, and Whitman in the United States, discourses in Imperial, Weimar, Nazi, East, and West Germany, as well as recent films and fiction. This documented source book addresses scholars in cultural and postcolonial studies as well as readers in history and comparative literature.
Resumo:
Microbial exposure following birth profoundly impacts mammalian immune system development. Microbiota alterations are associated with increased incidence of allergic and autoimmune disorders with elevated serum IgE as a hallmark. The previously reported abnormally high serum IgE levels in germ-free mice suggests that immunoregulatory signals from microbiota are required to control basal IgE levels. We report that germ-free mice and those with low-diversity microbiota develop elevated serum IgE levels in early life. B cells in neonatal germ-free mice undergo isotype switching to IgE at mucosal sites in a CD4 T-cell- and IL-4-dependent manner. A critical level of microbial diversity following birth is required in order to inhibit IgE induction. Elevated IgE levels in germ-free mice lead to increased mast-cell-surface-bound IgE and exaggerated oral-induced systemic anaphylaxis. Thus, appropriate intestinal microbial stimuli during early life are critical for inducing an immunoregulatory network that protects from induction of IgE at mucosal sites.
Resumo:
A raíz de la incorporación del corpus iconográfico en nuestra edición crítica de los cinco impresos castellanos del siglo XVI del Libro de las maravillas del mundo, de Juan de Mandevilla (2011), advertimos la conveniencia de reproducir y estudiar las imágenes que acompañaban los textos durante la Edad Media y las primeras décadas de la imprenta. Dar cuenta de las variantes xilográficas en el aparato crítico, impulsar la filiación de las miniaturas y grabados, vincular la labor de impresores a través del uso de determinadas imágenes y recoger los simbolismos que guarda el lenguaje icónico se vuelve un objetivo cada vez más necesario. A través de ejemplos tomados de diversas ediciones de textos ilustrados con imágenes pretendemos reflexionar sobre esta cuestión, aún muy poco debatida
Resumo:
A raíz de la incorporación del corpus iconográfico en nuestra edición crítica de los cinco impresos castellanos del siglo XVI del Libro de las maravillas del mundo, de Juan de Mandevilla (2011), advertimos la conveniencia de reproducir y estudiar las imágenes que acompañaban los textos durante la Edad Media y las primeras décadas de la imprenta. Dar cuenta de las variantes xilográficas en el aparato crítico, impulsar la filiación de las miniaturas y grabados, vincular la labor de impresores a través del uso de determinadas imágenes y recoger los simbolismos que guarda el lenguaje icónico se vuelve un objetivo cada vez más necesario. A través de ejemplos tomados de diversas ediciones de textos ilustrados con imágenes pretendemos reflexionar sobre esta cuestión, aún muy poco debatida
Resumo:
A raíz de la incorporación del corpus iconográfico en nuestra edición crítica de los cinco impresos castellanos del siglo XVI del Libro de las maravillas del mundo, de Juan de Mandevilla (2011), advertimos la conveniencia de reproducir y estudiar las imágenes que acompañaban los textos durante la Edad Media y las primeras décadas de la imprenta. Dar cuenta de las variantes xilográficas en el aparato crítico, impulsar la filiación de las miniaturas y grabados, vincular la labor de impresores a través del uso de determinadas imágenes y recoger los simbolismos que guarda el lenguaje icónico se vuelve un objetivo cada vez más necesario. A través de ejemplos tomados de diversas ediciones de textos ilustrados con imágenes pretendemos reflexionar sobre esta cuestión, aún muy poco debatida
Resumo:
Alexander von Humboldt veröffentlichte rund 800 Aufsätze, Artikel und Essays in zahlreichen Wissensgebieten und diversen Sprachen. Die Verteilung ihrer Publikati-onsorte entspricht der Reichweite seiner Reisen und der globalen Perspektive seiner Forschungen. Die Vielfalt seiner Co-Autoren und Kooperationspartner spiegelt seine Multidisziplinarität. Humboldts umfangreiches publizistisches Werk dokumentiert sei-ne internationale Bedeutung als Wissenschaftler, Reiseschriftsteller und Kulturver-mittler. An der Universität Bern entsteht die erste Gesamtedition dieses Humboldt-schen Œuvres, die 2019 zum 250. Geburtstag des Autors vorliegen soll. Ihr Ziel ist Systematisierung, Dokumentation und Erschließung des Corpus – in einer Buchausgabe mit Text- und Apparatbänden und in einer digitalen Edition mit computerphilo-logischen Werkzeugen. Alexander von Humboldt (1769–1859), Aufsätze und Essays, internationale Publizistik, Wissenschaftsgeschichte, Editionsphilologie.