340 resultados para ANTROPOLOGIA FILOSOFICA


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Este artigo apresenta uma visão geral da temática de “religião e mídia”, um campo interdisciplinar de investigação e de pesquisa que reúne estudiosos em antropologia, comunicação, história da arte e ciências da religião, entre outros. O artigo fornece um relato do estado atual do campo e também delineia alguns dos principais temas, questões e debates que determinaram a pesquisa nesta área. O artigo conclui colocando algumas questões e propostas para novas direções de pesquisa em religião e mídia.

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Resumo As imagens tridimensionais dos santos católicos têm sido analisadas por uma ampla literatura – antropológica e histórica – a partir principalmente da discussão sobre as noções de presença e de representação. Baseada numa observação minuciosa sobre as formas de interação entre os devotos e as imagens de Santa Rita numa igreja sob sua invocação na cidade do Rio de Janeiro, recupero concepções “nativas” que permitem complexificar o uso das categorias de presença e de representação nas análises sobre as devoções aos santos. Ao mesmo tempo, mostro como essas categorias implicam o uso de outras concepções antropológicas importantes, como as de corpo e de pessoa, discussão que faço a partir das contribuições da antropologia dos objetos, da devoção, dos rituais e do simbolismo.

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Resumo O artigo discute processos de espacialização de missões religiosas de origem protestante ecumênica que atuam junto aos índios, entendendo-os como parte dos mecanismos contemporâneos de formação do Estado e de gestão de territórios e populações. Busca complexificar as interpretações sobre a relação das missões com mecanismos coloniais e pós-coloniais de dominação, explorando a pluralidade de motivações, de formação de alianças e de sentidos veiculados por elas em diferentes espaços geográficos e períodos de tempo. Para isso, examina quatro casos, na Coreia do Sul, Noruega, Argentina e Brasil, analisando os nexos das missões com redes locais e transnacionais de apoio, notadamente no campo do desenvolvimento, dialogando com as discussões metodológicas na antropologia sobre as etnografias multissituadas.

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O presente trabalho focaliza a figura do diabo participando de duas expressões da chamada cultura popular medieval. Por meio de espetáculos como o Carnaval, a Festa dos Loucos, a Festa do Asno, procurei aprender, através da figura demoníaca, o intercâmbio entre duas formas de cultura - uma, séria, religiosa, feudal - relacionada com o mundo das instituições medievais - outra, cômica, irreverente, profana - ligada ao mundo medieval não institucionalizado.

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Il graduale passaggio dall'antica "storia dei filosofi" alla moderna "storia della filosofia" viene qui ricostruito nelle sue fasi essenziali, alla luce della dialettica fra tradizione e innovazione, che caratterizza il dialogo filosofico inteso in senso diacronico. Ma in che senso è ancora possibile, oggi, parlare di una "storia della filosofia" distinta sia dall'attività filosofico-ermeneutica sia dalla ricerca strettamente storica, qual è quella condotta dalla Intellectual history?

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La differenza tra i concetti di saṃsāra e nirvāṇastabilita dal Buddha (VI-V sec. a.C.) nel suo primo sermone sembra essere messa in discussione dall'equiparazione dei due termini effettuata da Nāgārjuna (II sec. d.C.) in un passaggio-chiave delle sue MK. Questo articolo, in primo luogo, difende la tesi che la contraddizione sia soltanto apparente e che la relazione, di differenza o di identità, tra le due dimensioni dipende dal registro filosofico, rispettivamente epistemologico e ontologico, usato - in entrambi i casi per finalità soteriologiche - dal Buddha e da Nāgārjuna. In secondo luogo, cercheremo di provare che, in ogni caso, l'ontologia di Nāgārjuna, lungi dall'essere una novità filosofica o un'evoluzione rispetto al pensiero del fondatore del buddhismo è, al contrario, una delle possibili applicazioni della dottrina del non-sé (anātma-vāda) - probabilmente il contributo più importante e originale del pensiero buddhista alla storia della filosofia universale - esposta dal Buddha nel suo secondo sermone.

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Nella storiografia filosofica spagnola non esiste, probabilmente, una definizione ambigua e problematica come quella che riguarda la cosiddetta "Scuola di Barcellona". La tesi principale di questo articolo è che tale scuola non giunse mai a nascere, ma ne esistette soltanto una forma embrionale che non poté maturare perché, in conseguenza della situazione politica venutasi a creare con la guerra civile (1936-1939), i suoi componenti si dispersero nell'esilio. Ciò nonostante, è possibile riconoscere alcuni tratti comuni, seppur labili e (forse) non sostanziali, nella diaspora degli intellettuali catalani che rendono possibile definirla, con le dovute cautele, "Scuola di Barcellona". Tali caratteristiche comuni si possono far risalire a colui che, in un certo senso, fu il fondatore della scuola, essendo il principale maestro delle nuove leve filosofiche della Catalogna all'inizio del XX secolo: Jaume Serra Hunter.

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A alma é, sem dúvida, um dos problemas que mais interessou a Santo Agostinho; ele a define como uma substância partícipe da razão adequada ao governo de um corpo. A alma não tem quantidade corporal, contudo, é uma coisa grande. Este estudo pretende refletir sobre os sete graus de atividade da alma, os quais o autor apresenta na sua obra De quantitate animae. São eles: a animação, a sensação, a arte, a virtude, a tranquilidade, o ingresso e a contemplação.

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Tra le figure più importanti del dibattito filosofico italiano del Novecento, Antonio Banfi ha svolto nell'Italia del secondo dopoguerra anche un ruolo politico di rilievo come senatore del PCI. La sua interpretazione del marxismo ha presentato una forte accentuazione umanistica. Tra i suoi scolari filosofi e storici della filosofia come Giulio Preti, Enzo Paci, Remo Cantoni, Paolo Rossi. Il saggio prende in esame la prima fase della riflessione filosofica di Banfi, nella quale ha una importanza decisiva la conoscenza diretta del dibattito tedesco tra le due guerre mondiali, in primo luogo della fenomenologia di Husserl e della ontologia di N. Hartmann. I Principi di una teoria della ragione - libro apparso alla fine degli anni '20 - e poi una serie di incisivi saggi degli anni '30 documentano una conoscenza approfondita e critica di un dibattito di cui mostrerà di nutrirsi in misura decisiva l'interpretazione di Banfi non solo di Hegel, ma anche di Marx.

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Il saggio intende delucidare la genesi delle nozioni di "filosofia scolastica" e "seconda scolastica". Le ricerche svolte fino a oggi sulla storia della nozione di "scolastica" non sembrano aver preso in esame la questione della possibile diversità della storia della nozione di "filosofia scolastica" rispetto alla storia delle nozioni di "teologia scolastica" e di "scolastica" tout court. In questo studio viene proposta la tesi secondo la quale la storia della nozione di "filosofia scolastica", benché strettamente connessa con la storia della nozione di "teologia scolastica", non è identica a quest'ultima e vengono presentati elementi e indizi circa i tempi e i modi nei quali, tra prima modernità e inizio del XX secolo, l'aggettivo "scolastica" fu utilizzato per designare un tipo di filosofia che viene ritenuto essere altro dal genere di filosofia praticato dagli autori moderni. I risultati raggiunti forniscono la base per determinare le ragioni che portarono Carlo Giacon a formulare, negli anni '40 del XX secolo, la nozione di "seconda scolastica", della quale vengono individuate le originarie finalità e implicazioni teoretiche.