5 resultados para Fossa olfatória
em AMS Tesi di Laurea - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
La presente tesi esamina le caratteristiche geologico-tecniche della frana avvenuta il 3 dicembre 2013 in Montescaglioso (Matera) . Il fenomeno franoso ha determinato l’interruzione della strada a “scorrimento veloce” che collega l’abitato di Montescaglioso con la valle del Fiume Bradano, sede delle principali arterie di comunicazione del Comune. Inoltre sono stati del tutto compromessi i servizi della rete gas, della rete di smaltimento delle acque nere e, limitatamente all’area circoscritta, anche della rete elettrica. Numerosi sono i danni causati alle unità abitative e commerciali, alcune delle quali sono state completamente distrutte. L’eccezionalità dell’evento franoso, determinata sia dalla dimensione della massa coinvolta, che dai danni provocati alle infrastrutture, ha reso da subito indispensabile il coinvolgimento di strutture statali e regionali che insieme al comune di Montescaglioso hanno istituito un tavolo tecnico permanente per far fronte all’emergenza in essere. In particolare la tesi si occupa della ricostruzione geologica, geomorfologica e idrogeologica pre e post frana , utili per comprenderne le dinamiche morfo-evolutive del fenomeno.
Resumo:
A seguito di grandi eruzioni esplosive, le ceneri emesse possono coprire un areale molto ampio depositandosi nei mari, sui continenti e nei ghiacciai generando livelli chiamati tefra la cui caratteristica peculiare è quella di possedere un’età isocrona. L’isocronia di questi depositi rende la tefrostratigrafia un potente strumento grazie al quale è possibile datare/correlare eventi geologico-stratigrafici e paleoclimatici con una buona precisione. Questo lavoro ha come obiettivo l’analisi di livelli di tefra presenti in una carota lunga circa 430 cm prelavata nella fossa del Mare Adriatico Meridionale. In totale sono stati trovati 15 livelli di tefra, 9 appartenenti a Campi Flegrei e 6 al Somma-Vesuvio. Correlando le composizioni chimiche delle glass shard (ottenute tramite microanalisi SEM/EDS) con i dati presenti in letteratura e, sfruttando marker stratigrafici come il sapropel S1, sono state individuate le eruzioni corrispondenti. Il livello più antico ritrovato è Pomici di Base del Somma-Vesuvio con un età di circa 18 ka.
Resumo:
Lo scopo del lavoro di tesi è l’analisi stratigrafica e vulcanologica dei depositi della successione piroclastica di Rocche Rosse relativi all’ultima fase di attività esplosiva in età olocenica dell’isola di Lipari (Isole Eolie). L’attività di Rocche Rosse si caratterizza per l’emissione di una colata riolitica ossidianacea ben nota nella letteratura vulcanologica, che viene preceduta da un episodio di attività esplosiva a bassa magnitudo tale da costituire un basso cratere piroclastico sulla sommità dell’edificio di Monte Pilato, nel settore NE di Lipari (Forni et al., 2013). L’attività eruttiva di Rocche Rosse è datata in età Medievale (1220 AD). Recentemente è stata proposta la correlazione con l’unità di Rocche Rosse di un tefra affiorante all’interno della sequenza stratigrafica del cono di La Fossa di Vulcano, utilizzato come elemento cronostratigrafico per la ricostruzione della storia eruttiva di tale edificio (Fusillo et al, 2015). Anche alla luce di questa ipotesi, l’analisi stratigrafica e vulcanologica di dettaglio della successione piroclastica di Rocche Rosse può consentire di evidenziarne lo stile eruttivo, i meccanismi di trasporto e deposizione e la capacità di dispersione. Lo studio è stato effettuato in tre sezioni stratigrafiche puntuali descritte in aree prossimali e medio-prossimali, in corrispondenza del bordo del cratere di Rocche Rosse, sul bordo ed all’esterno del cratere di Monte Pilato. Sono state inoltre effettuate diverse osservazioni in altre sezioni lungo gran parte del settore centro-settentrionale dell’isola di Lipari, evidenziando l’assenza di depositi riconducibili alla successione di Rocche Rosse. Nell’insieme si propone uno studio stratigrafico della successione di Rocche Rosse suddivisa in diverse unità deposizionali ed una valutazione generica della dispersione di questi depositi.
Resumo:
La tesi analizza le dinamiche a macroinvertebrati bentonici marini lungo la “Sezione Ideale” di Montalbano Jonico (Matera) che era stata candidata a GSSP per il Pleistocene medio. Obiettivo è quello determinare se le associazioni a molluschi avessero risposto alle dinamiche glaciale interglaciale, individuate dagli isotopi stabili dell’ossigeno, anche in contesti relativamente profondi. Unendo tutti i dati raccolti è stato possibile affermare che le associazioni a macroinvertebrati bentonici abbiano risposto alle variazioni climatiche e hanno permesso di quantificare le oscillazioni del livello marino alla scala glaciale interglaciale. Inoltre, analizzando i depositi messisi in posto durante il MIS 19, sono state ricostruite delle oscillazioni a scala sub-milankoviana. Questo ha permesso di constatare che negli stadiali del MIS 19a siano documentate delle associazioni a macroinvertebrati bentonici con strutture tassonomiche simili a quelle rinvenute nel MIS 20. Le evidenze raccolte ci permettono di affermare che alla scala della ciclicità climatica di 104-5 anni il turnover faunistico sia associabile alle variazioni batimetriche, ad una scala a più alta frequenza (103-4 anni), il turnover sia invece maggiormente influenzato dalla stabilità dei parametri ambientali che contraddistinguono gli ambienti deposizionali campionati. Nel dettaglio periodi glaciali e stadiali del MIS 19a, sono caratterizzati da associazioni dominate da Ditrupa che indicata instabilità legata ad apporti sedimentari e/o torbidità dell’acqua. Mentre, periodi di interstadiali e interglaciali presentano depositi caratterizzati da associazioni dominate da Tritia e Alvania che testimoniano contesti di piattaforma esterna e ridotti apporti terrigeni. In conclusione, l’analisi delle associazioni a macroinvertebrati marini ha permesso di identificare i principali “driver” ambientali del turnover faunistico a diverse scale temporali e ricostruire le dinamiche paleoambientali lungo la Sezione Ideale.
Resumo:
Dalla seconda metà del Novecento, il movimento migratorio della popolazione dalle Ande verso le aree marginali di Lima ha provocato la formazione di vasti insediamenti informali, detti asentamientos informales, che oggi si estendono senza soluzione di continuità dalla costa oceanica fino alle pendici delle montagne. La tesi intende fornire una risposta all’emergenza abitativa degli asentamientos informales attraverso il progetto di un’unità modulare temporanea realizzata in autocostruzione e con materiali reperibili in loco. L’unità abitativa è definita da due moduli distinti: un modulo casa, ideato per sostituire abitazioni fatiscenti o accogliere nuovi immigrati o sfollati a seguito di catastrofi naturali, e un modulo servizi, dotato di cucina e servizi igienici, per subentrare alle latrine a fossa attualmente diffuse. Il lavoro si suddivide nelle fasi analitica e progettuale. La prima sezione indaga lo sviluppo urbano della città di Lima, la vita degli abitanti degli asentamientos informales della città e lo stato dell’arte nel campo delle tecniche costruttive locali. La seconda fase, invece, è finalizzata alla progettazione del modulo abitativo da inserire, come sperimentazione pilota, nel distretto di San Juan de Miraflores a Lima. Il progetto, tenendo in considerazione limiti e caratteristiche del contesto, aspira a sviluppare una soluzione capace di garantire alle comunità che abitano gli asentamientos degli spazi abitativi dotati di maggiore comfort. Il modulo abitativo è ideato per essere realizzato in autocostruzione da manodopera non specializzata e le modalità di assemblaggio sono riportate in un apposito manuale allegato. Un valore aggiunto al lavoro di ricerca è dato dall’esperienza svolta, in collaborazione con l’Associazione DNADD, presso un cantiere di un centro comunitario in autocostruzione a Lima. Il cantiere è servito come luogo di sperimentazione di materiali e tecniche costruttive idonee all’autocostruzione.