57 resultados para Arquivistica Contemporanea
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La città di São Paulo è la più grande megalopoli dell’emisfero sud. Alle sue dimensioni esagerate corrisponde una complessità sociale che è difficile afferrare e comprendere nella sua interezza. Questo lavoro analizza come la letteratura brasiliana contemporanea affronti il problema della rappresentazione della megalopoli. Allo stesso tempo, ci si propone di indagare in che modo la scrittura risenta del contesto in cui viene prodotta mettendo in relazione la forma caotica e dispersiva della città con la frammentazione riscontrata nelle opere letterarie. In particolare, sono state analizzate le opere di João Antônio e Luiz Ruffato in cui la città appare non solo come scenario delle vicende narrate, ma come protagonista della narrazione. Nei primi due capitoli sono stati affrontati temi di carattere urbanistico, politico, economico e sociale per descrivere alcune delle dinamiche che nel secolo scorso hanno interessato São Paulo, trasformando la città da piccolo centro di provincia in enorme megalopoli. Privilegiando un approccio di tipo culturale, nel descrivere il processo storico sono stati presi in considerazione testi letterari, film e documenti fotografici oltre che contributi provenienti dalla sociologia e da altre aree delle scienze umane. Quando sono state trattate questioni che hanno interessato l’intero Brasile, come l’abolizione della schiavitù e l’insorgere negli ultimi decenni del preoccupante fenomeno della violenza urbana, è stato necessario uscire dalla dimensione locale per accennare al Paese come Stato nazionale. In questi casi, si è cercato di non cadere nella trappola di un discorso che rappresenti la realtà brasiliana come omogenea. Piuttosto, attraverso una prospettiva critica, si è cercato di far emergere alcune delle molteplici sfaccettature del Brasile, dando particolare rilievo a quelle voci che nel discorso ufficiale sono state emarginate. Lo stesso vale per São Paulo. La tesi sostenuta in questo lavoro è che non esista una São Paulo unica né unitaria; esiste una città diversa a seconda dell’angolo da cui la si osserva. Ciò diventa evidente nelle opere letterarie analizzate nel III capitolo: i racconti di João Antônio, il romanzo di Luiz Ruffato, le mini cronache raccolte per strada di Fernando Bonassi. Senza ambire a un’impossibile visione d’insieme, ognuna di queste opere mette in scena frammenti della realtà paulistana e crea una cartografia propria della città.
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Studio, a livello preliminare, di un sistema a pilotaggio remoto che permetta la sorveglianza e il monitoraggio di zone aeree e marine ad alto rischio e in contemporanea di compiere una raccolta di dati che possa essere inviata in tempo reale ad un utente a terra. Negli ultimi anni si è sviluppato notevolmente il settore dei velivoli a pilotaggio remoto sia ad ala fissa sia ad ala rotante, per la videoripresa e la fotografia aerea a bassa quota, che è utilizzata in molti ambiti tra i quali la fotogrammetria, la geologia e l’archeologia, nonché per studi scientifici e per la sicurezza. Nel presente lavoro di tesi è stata studiata la fattibilità di un UAV capace di effettuare la sua missione, previa pianificazione, in due ambienti completamente diversi fra loro: l’aria e l’acqua. Così facendo si ha la possibilità di acquistare un solo mezzo con costi minori e con un profilo di missione molto più vasto. Lo sviluppo di questo drone, pensato per operazioni di protezione civile, si è articolato in più fasi: anzitutto si è cercato di stabilire quale fosse il suo ambito di utilizzo e quali caratteristiche avrebbe dovuto avere. Successivamente si è iniziato a valutare l’equipaggiamento del velivolo con tutti i sistemi necessari per compiere la sua attività ed infine si è realizzato un disegno CAD semplificato della sua struttura. La seconda parte del lavoro è stata incentrata sullo studio preliminare della stabilità del velivolo sia in configurazione aerea sia in quella marina andando dapprima a calcolare la posizione del baricentro dell’UAV in modo da avere un velivolo aereo staticamente stabile e a simularne il volo. Successivamente si è modificato un modello Simulink di un UAV disponibile in rete, adattandolo opportunamente a questo caso per simulare parte della missione e si è potuto constatare che il velivolo risulta essere stabile; per far questo sono state calcolate diverse derivate aerodinamiche in modo da poter simulare il comportamento dinamico del velivolo. Anche per la configurazione marina sono state calcolate le derivate aerodinamiche più significative ed è stata realizzata una simulazione per valutare la stabilità del ROV, sempre a comandi fissi. In ultima analisi si è studiata una missione tipica che potrebbe effettuare questo UAV multi-modale: per fare ciò si è tracciata in Google Earth una traiettoria cui sono stati aggiunti alcuni modelli CAD nelle fasi principali del volo per far capire come varia la forma del mezzo durante la missione. Lo scenario della missione è in un contesto di disastro ambientale dovuto ad un incidente in una centrale nucleare vicina al mare, caso che ben si presta alla applicazione di questo mezzo a pilotaggio remoto.
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La Bioacustica marina studia gli aspetti “acustici” riguardanti gli animali marini tra cui le capacità uditive, la produzione del suono e la comunicazione attraverso i suoni. Ad oggi, un crescente livello di suoni introdotti negli oceani dalle attività umane sta causando una serie di effetti sull’ecosistema marino ed in particolare su specie che svolgono molteplici funzioni attraverso l’impiego attivo e passivo dei suoni, primi fra tutti i mammiferi marini. Il monitoraggio acustico passivo è uno dei metodi principali e popolari usati per aiutare gli scienziati a indagare e capire i modelli comportamentali degli animali marini. L'area di studio d’interesse si trova nel Canale di Sicilia, nel tratto di mare antistante Capo Granitola (Sicilia sud-occidentale), dove troviamo tra le specie più abbondanti di mammiferi marini: il tursiope, la stenella e il delfino comune. Questo tratto di mare è monitorato acusticamente dal 2012 dal laboratorio di bioacustica dell’IAMC-CNR attraverso un sistema di registrazione subacqueo autonomo. Il lavoro di tesi ha avuto l’obiettivo di analizzare 9 mesi di registrazioni al fine di studiare la presenza di delfinidi. Gli obiettivi specifici di questa tesi sono stati: •La verifica di interazioni tra delfini e attività antropiche attraverso l’analisi della presenza contemporanea di rumori prodotti da imbarcazioni e disegnali sonori prodotti da delfinidi; •Studiare gli andamenti circadiani e stagionali dei vocalizzi dei delfinidi e eventuali variazioni nei principali parametri acustici che caratterizzano i segnali di ecolocalizzazione. Grazie all’analisi dei dati acustici si sono ottenute informazioni sugli andamenti temporali della presenza/vocalizzazioni di delfinidi e sulla possibile interazione con le barche da pesca.
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Riscrivere la storia di un luogo urbano, risolverlo sviluppando un sistema progettuale complesso, rende necessario cogliere le caratteristiche stesse del luogo, individuare le possibilità e le potenzialità strutturali che lo spazio offre e svelare rapporti talvolta sottesi. Il progetto ha origine dalle necessità e da esse trae forza: l’architettura ideata deriva direttamente dal confronto tra il luogo, la sua storia e le sue trasformazioni, e gli esempi, le architetture che conosciamo, quelle costruite e quelle soltanto disegnate. La risoluzione della Caserma Mameli, la restituzione del suo spazio alla grande città, l’auspicabile creazione di un nuovo nucleo di riferimento per la zona Milano Nord, porta a riflettere sull’importanza del riutilizzo urbano al fine di ottenere nuove unioni e sinergie all’interno del complesso schema della città del XXI secolo. La città contemporanea, in continua trasformazione, vive un’epoca di profondi cambiamenti: si intende progettare e pensare la città in maniera sostenibile, limitando l’impatto della nuova costruzione, favorendo il riutilizzo, urbano ed umano, sviluppando reti sempre più estese per la mobilità collettiva e cercando di limitare quanto più possibile la mera speculazione.
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Questa tesi si pone come scopo quello di studiare la scena teatrale contemporanea russa, utilizzando come pretesto la traduzione della piéce “Žara” dell’autrice Natalija Mošina. Mošina fa parte del movimento teatrale chiamato ‘novaja drama’, che si è sviluppato in Russia a partire da fine anni Novanta. Nel primo capitolo tratteremo brevemente la storia del teatro russo del Novecento, per osservare come si è giunti alla formazione di questo nuovo movimento. Passeremo poi ad analizzare il movimento vero e proprio, concentrandoci sulle posizioni artistiche dei suoi membri e sul tipo di innovazione che vogliono portare al teatro russo. Proporremo poi una selezione dei luoghi che rinnovano la scena teatrale moscovita. Il secondo capitolo è interamente dedicato ad uno di questi luoghi, il Teatr Praktika, primo teatro statale ad occuparsi esclusivamente di testi contemporanei, di cui vedremo la storia dalla sua fondazione ai giorni nostri e analizzeremo il repertorio vedendo come gli spettacoli messi qui in scena riflettano le posizioni del novaja drama. Nel capitolo conclusivo parleremo più approfonditamente della pièce da noi tradotta vedendo come si colloca all’interno della produzione dell’autrice e del novaja drama, analizzandone la messa in scena al Praktika. Proporremo poi delle riflessioni sulla traduzione di testi teatrali facendo riferimento alla traduzione da noi svolta, che proporremo di seguito.
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Il restauro, nella sua concezione prima filosofica e poi pratico-progettuale, è per me il mezzo di indagine di una realtà - quella contemporanea - innanzitutto storica, di Paesaggio pluristratificato. Tutto reca con se segno e espressione di un rapporto antico tra Uomo e Natura, e la città, intesa nell'immagine della più grande architettura mai concepita, ne è l'emblema massimo che attraverso la sua forma e le sue dinamiche cerca di esperire in maniera più o meno sapiente il luogo naturale in cui decide di "Abitare". L'Acqua in questo indissolubile legame tra Uomo e Natura ne è l'elemento fondativo: le città, come la vita, nascono ove Lei si fa presente, e - almeno in passato - il mantenimento di una relazione intima e vitale con Lei si manifestava in bellezza, ricchezza e qualità della vita della città stessa. La fabbrica del Lavatoio pubblico coperto della città di Fossombrone, un tempo anche ospedale civico, diventa così, nel suo contatto diretto (fisico-visivo) col fiume Metauro, il baluardo ultimo di un viaggio di scoperta atto a scriverne una storia possibile, e in ultima istanza ma non per importanza, a pensarne - almeno idealmente - la possibilità di un progetto contemporaneo, un progetto possibile. Attraverso l'idea di un nuovo spazio pubblico, in un ottica del tutto positivista di miglioramento della qualità della vita - dal benessere individuale verso il benessere collettivo - e intensificazione della vita pubblica, il progetto si fa portavoce delle pratiche comunitarie di agricoltura urbana, la cui forma deriva e non esclude le altre facenti parte del concetto generale di verde urbano: l'orto, l'orto-giardino, il giardino, il parco, ecc. La dimensione collettiva, inclusiva, sociale e partecipativa di tale tematica fa strada, citando Lefebvre, ad un rinnovato diritto alla città: non alla città antica, ma alla vita urbana, ai luoghi d'incontro e di scambio, a ritmi di vita e impieghi di tempo che permettano l'uso pieno e intero di questi momenti e luoghi.
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In uno scenario in cui il tema dell’emergenza abitativa recita un ruolo da protagonista nelle politiche europee per la casa, il recupero del patrimonio edilizio esistente si pone come una delle strategie più efficaci per rispondere alla problematica dell’abitare sociale. Nel contesto di grave crisi economica ed emergenza energetica che caratterizza la società contemporanea, il valore del retrorfit sta rapidamente trasformando l’approccio progettuale tradizionale, definendo un concetto basilare per la sostenibilità del domani: “fare meglio con meno”. L’oggetto di questa tesi è la riqualificazione energetica e funzionale di un edificio popolare situato a Bologna, nel quartiere Navile, zona Bolognina. Il fabbricato si innesta in un isolato a corte che contraddistingue questa zona, caratterizzato da una pianta ad “L” e da sistemi costruttivi tipici della ricostruzione del primo periodo del secondo dopoguerra. L’ipotesi presentata è il risultato dell’interazione di strategie progettuali mirate alla risoluzione delle problematiche di tipo funzionale ed energetico che affliggono il complesso. L’intervento è caratterizzato dall’ampio impiego di tecnologie leggere a “secco”, utilizzate sia per l’integrazione dell’edificio con aggiunte volumetriche, che per la realizzazioni di elementi progettuali ex-novo.
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Il ragionamento condotto su Milano è partito dalla considerazione del rapporto architettura natura oltre alla considerazione dei tracciati principali aventi carattere strutturante. Il primo atto dell’architettura è la distribuzione pieno-vuoto.Questo significa guardare alla planimetria e rappresenta una scelta forte rispetto all’architettura contemporanea, la quale, spesso, si basa sull’immagine, quindi sulla facciata.L’attenzione è stata posta non alla facciata, ma all’architettura in profondità, riconosciuta nella città storica. Il processo razionale svolto ha portato all’articolazione delle varie parti, progettando edifici che, assieme a quelli esistenti, danno unitarietà all’impianto generale tentando una semplificazione formale attraverso la successione di volumi nuovi ed esistenti. Il procedimento condotto per la redazione del progetto ha seguito una successione razionale, non cercando direttamente l’immagine di una forma voluta, ma una successione di spazi, pieni e vuoti, in rapporto tra loro. Solo in un secondo momento si sono individuati, nella storia, i riferimenti di progetto. Il procedimento seguito, quindi, è stato influenzato, sia dall’architettura dell’illuminismo, sia dall’architettura neoclassica milanese. Lo stesso Bonicalzi chiarisce come l’attenzione non andrebbe posta agli aspetti estetici, ma agli aspetti logici dell’architettura. In questo progetto si è tentato di fare questo.
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Le colate detritiche sono manifestazioni parossistiche con trasporto impulsivo di sedimenti lungo la rete idrografica minore che presentano un elevato potere distruttivo. In questo lavoro di tesi si è cercato di descrivere inizialmente le caratteristiche tipiche delle colate di detrito, e le condizioni climatiche e geomorfologiche che tendono a favorirne l’innesco. Verranno poi analizzati, i casi relativi all’Appennino bolognese, prendendo come riferimento le colate rapide di detrito avvenute in località Serraglio (Baragazza) nei pressi del comune di Castiglione dei Pepoli. Nello specifico verrà indagato il fenomeno avvenuto il 31/01/2014, per il quale sono stati effettuati numerosi rilievi morfometrici che hanno portato ad individuare una geometria di dettaglio del canale di flusso e della nicchia di frana, per poter ricostruire i volumi di materiale mobilizzato. In contemporanea alle misure morfometriche si sono effettuate delle indagini sismiche volte a stimare lo spessore della coltre di alterazione presente all’interno del canale prima dell’evento, e a monte della nicchia di frana. Successivamente si è cercato di correlare le misure H/V con le prove MASW effettuate ,senza successo, ciò è probabilmente dovuto dalla difficoltà di indagare spessori così sottili con le MASW. Perciò utilizzando le indagini H/V si è tentato di ricostruire il modello geologico – tecnico alla scala del versante. Infine si è cercato di modellizzare il fenomeno utilizzando il software Dan-W con il quale si sono testati vari modelli reologici fra i quali si sono dimostrati più realistici, in riferimento al caso in esame, il modello frizionale ed il modello di Voellmy. Per questi due modelli è stata quindi effettuata la calibrazione dei parametri, in riferimento dei quali si è visto che, con il modello di Voellmy si è ottenuto un buon valore della distanza percorsa dalla colata, ma una stima delle velocità abbastanza elevate. Il modello frizionale invece ha portato ad una buona stima degli spessori dei depositi, ma sottostimando la distanza che avrebbe potuto percorrere la colata se non avesse incontrato ostacoli.
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Il presente lavoro tratta la stabilità del fronte di scavo, rinforzato con barre di consolidamento ed interessato da drenaggi in avanzamento, di gallerie sotto falda in rocce tenere o terreni. Tale studio è stato sviluppato dal progetto di Tesi attraverso l’analisi all’equilibrio limite che approssima il fronte di scavo con un rettangolo e considera un meccanismo di rottura composto da un cuneo, a tergo del fronte, caricato da un prisma. Il metodo descritto consente di tenere conto dell’effetto stabilizzante delle barre, mediante una distribuzione della pressione di supporto non uniforme. Nel caso di gallerie sotto falda, lo stesso metodo permette inoltre di considerare l’effetto destabilizzante dei gradienti idraulici. Sono state ricavate soluzioni analitiche per la valutazione della stabilità, ed implementate successivamente nel software di analisi numerica MATLAB. Dalle analisi condotte è emerso che il numero minimo di barre per garantire la stabilità del fronte di scavo è in molti casi elevato e risulta impossibile da porre in opera in terreni scarsamente coesivi o in gallerie sotto elevati battenti d’acqua. Per risolvere questa situazione si può prevedere l’inserimento di drenaggi in avanzamento, con lo scopo di diminuire i gradienti idraulici nei pressi del fronte della galleria. Il modello che descrive il nuovo andamento dei carichi idraulici, considerando la presenza di dreni, è stato realizzato con il software commerciale agli elementi finiti COMSOL. Una volta determinati gli andamenti dei carichi idraulici, sono stati condotti studi parametrici sull’effetto dei dreni combinato con gli elementi di rinforzo. Dopo tali analisi sono stati ricavati nomogrammi adimensionali che tengano conto della presenza contemporanea delle barre e dei dreni. Tali diagrammi costituiscono uno strumento utile e valido per la progettazione del rinforzo del fronte di scavo. Infine sono stati realizzati confronti fra casi di studio reali e risultati ottenuti dal modello.
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La tesi ha lo scopo di determinare una correlazione tra lo spostamento laterale e la riduzione di resistenza a trazione per le connessioni di tipo holdown per pareti in legno massiccio XLam. Per raggiungere questo obiettivo è stata condotta un’indagine sperimentale, nella quale sono state eseguite prove cicliche a trazione in controllo di spostamento assiale, con imposizione di uno spostamento a taglio iniziale. Sono state eseguite inoltre prove monotone combinate, caratterizzate da contemporaneo spostamento a taglio e assiale legati da rapporto diverso per ogni tipologia di prova. Si è ricavata una legge di danno che correla lo spostamento laterale alla riduzione di resistenza assiale: per scorrimenti entro 15 mm il danno è contenuto (10%), ma arrivando a 30-45mm la riduzione di resistenza è del 20%. Mettendo insieme invece le monotone ottenute variando il suddetto rapporto di velocità si è definito un dominio di resistenza. La seconda parte verte sulla modellazione numerica in OpenSEES delle connessioni come molle di un materiale isteretico, tarate sulla base delle curve sperimentali cicliche ottenute. Queste sono state poi utilizzate per la modellazione di una parete a molle disaccoppiate, che considera solo la resistenza a trazione per hold-down e a taglio per angolari (sottostima resistenza reale). Una seconda modellazione a molle accoppiate considera la resistenza in entrambe le direzioni: questo sovrastima la resistenza globale reale, poiché non tiene conto della contemporanea applicazione del carico nelle due direzioni. E’ stata quindi applicata la suddetta legge di danno attraverso un procedimento iterativo che in base agli spostamenti laterali riduce la resistenza assiale e riesegue l’analisi con i parametri corretti, per rivalutare spostamenti e resistenze: la progettazione attuale sovradimensiona gli angolari, il collasso della struttura avviene per rottura non bilanciata, con hold-down plasticizzati e angolari in campo elastico (meccanismo di rocking).
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Il seguente elaborato finale è una proposta di traduzione di un racconto dello scrittore boliviano Edmundo Paz Soldán, Dochera, presente all’interno della raccolta Amores Imperfectos (1998). Ciò che ha motivato la mia scelta è, prima di tutto, il mio interesse verso l’America Latina e in particolare la letteratura sudamericana come espressione della sua cultura; in secondo luogo, la curiosità verso un autore ancora poco conosciuto e tradotto in Italia, considerato uno dei più validi rappresentanti della letteratura boliviana e sudamericana contemporanea. La prima parte dell’elaborato è dedicata alla presentazione dell’autore, alle tematiche principali alla base delle sue opere e alle influenze letterarie. Nella seconda parte si analizzeranno le diverse scelte traduttive adottate.