19 resultados para Disposição Normativa


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El objetivo del presente trabajo es desarrollar una actividad de soporte a la traducción a través de un análisis lingüístico en clave contrastiva de los documentos comunitarios y nacionales de Italia y España en materia de biodiversidad por una parte, y la creación de un recurso de traducción que consta de una memoria de traducción y un banco de datos terminólogico para traductores y usuarios no expertos por otra parte. La idea para el desarrollo de esta tesis tiene origen en una experiencia de formación llevada a cabo en el mes de octubre de 2015 en la sede de la DGT de Luxemburgo en la que se contribuyó a la actividad terminológica del grupo de terminólogos IATE sobre todo por lo que se refiere a la Política Agrícola Común. El trabajo consta de cinco capítulos. El Capítulo I está dedicado a la normativa comunitaria y nacional en materia de biodiversidad, a la situación actual en los dos países considerados y a la presentación de los documentos analizados. El Capítulo II se centra en el régimen lingüístico de la Unión europea, en la experiencia de formación en la DGT de Luxemburgo y en la presentación de las herramientas utilizadas para la construcción del banco de datos terminológico y la memoria de traducción. En el Capítulo III se analizan las lenguas de especialidad, en particular la jurídica y la científica, y se presentan los fenómenos lingüísticos que las caracterizan con la finalidad de averiguar, mediante el análisis llevado a cabo en el siguiente Capítulo IV, en qué medida las Estrategias consideradas resultan innovadoras y qué intenciones pragmáticas tienen. El Capítulo V ilustra el trabajo de creación de los corpus de consulta con los que se ha realizado la memoria de traducción, y las fases que han llevado a la catalogación terminológica y a la elaboración del banco de datos terminológico sobre la biodiversidad. El trabajo incluye las fichas terminológicas creadas tras la sistematización conceptual.

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Il concetto di agricoltura biologica in Europa esisteva già da prima che la Comunità Europea promulgasse un regolamento in materia. Già nel 1946, infatti, seguendo le teorie di Steiner e l’operato della Soil Association, si diffuse l’idea di come una gestione alternativa al convenzionale utilizzo intensivo dei terreni, potesse garantire una produzione sostenibile, salvaguardando ambiente, fertilità del suolo e biodiversità. A seguito di ciò, infatti, nacque il primo disciplinare privato tra produttori afferenti l’associazione inglese. Successivamente, altri disciplinari privati si diffusero in tutta Europa, che vedrà anche nascere IFOAM, una organizzazione tesa a garantire l’armonizzazione dei principi e degli obiettivi della disciplina biologica adottata dai diversi disciplinari privati nei diversi Stati. La CE intervenne promulgando dapprima il Reg CE 2092/91, a cui è seguito l’attuale Reg. UE 834/07, un importante caposaldo legislativo nel quale si estende l’applicazione a produzioni prima esclusi e si allineano in modo mirato gli obbiettivi e gli scopi originari. Più recentemente, la costante evoluzione dimensionale del settore, l’entrata in vigore di piani di sostenibilità e le criticità riscontrate per alcuni aspetti nell’attuale regolamento aprirono di fatto la strada ad un iter di revisione e di lavori istituzionali sfociati, il 30/05/18, nell’entrata in vigore del nuovo Reg. 848/18 in applicazione a partire da gennaio 2022. Il presente lavoro si prefigge di analizzare l’evoluzione della normativa relativa all’agricoltura biologica ponendo in risalto le ragioni che hanno portato alle recenti modifiche ed illustrando alcune delle novità più importanti introdotte dal REG UE 848/18, fra i quali le eccezioni al disciplinare biologico, la certificazione di gruppo, il principio di conformità in materia di importazioni e soprattutto l’allargamento del campo d’applicazione a nuovi prodotti non più strettamente connessi al settore alimentare

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Nello studio condotto si è voluto indagare in modo preliminare la fattibilità dal punto di vista normativo e tecnico di attuare operazioni di recupero di materia su scarti prodotti dagli stabilimenti di molluschicoltura di Goro, con il fine di inserirli in un progetto più ampio di costruzione di barriere sommerse a protezione del litorale. Attraverso dati produttivi è stato analizzato innanzitutto il contesto territoriale nel quale si colloca questa attività. E' stato ripercorso il destino ambientale che attende gli scarti in uscita all'impianto e con l'ausilio delle normative in materia di rifiuti si è cercato di delineare possibili scenari migliorativi rientranti nei principi dell'economia circolare, mostrandone i rispettivi vantaggi e requisiti. Ipotizzata l'alternativa migliore, infine si sono studiate le caratteristiche tecniche del capulerio al fine di destinarlo ad un impiego in campo edile, attraverso prove condotte in laboratorio e studi presenti in letteratura.

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Nel presente elaborato sono state analizzate delle soluzioni per i sistemi di post-trattamento che permettano ai veicoli di rispettare la futura norma Euro7. In particolare è stato affrontato il principale problema dell'avviamento a freddo dei veicoli che produce la maggior parte degli inquinanti emessi. Sono stati vagliati diversi studi scientifici al fine di trovare soluzioni efficaci per rendere le emissioni dei veicoli sotto i limiti imposti dalla futura normativa, i cui valori sono stati proposti dal consorzio CLOVE. Dopo aver analizzato uno studio sul confronto di varie configurazioni di sistemi di post-trattamento, sono state prese in considerazione due soluzioni. La prima prevede l'introduzione di un bruciatore nel sistema al fine di mantenerlo alla temperatura ottimale di funzionamento, ovvero alla temperatura a cui avvengono le reazioni di ossidazione e di riduzione delle sostanze inquinanti. La seconda soluzione prevede, invece, l'aggiunta nel sistema di un riscaldatore elettrico accoppiato ad un generatore termoelettrico: il primo ha lo stesso scopo del bruciatore, mentre il secondo serve per convertire il calore di scarto dei gas di scarico in energia elettrica da fornire al riscaldatore. Infine, dopo aver analizzato le due soluzioni attraverso i test riportati dagli articoli scientifici studiati, si è concluso che entrambe le strategie permettono un'efficace riduzione delle emissioni anche per avviamento a freddo del veicolo e, quindi, possono essere considerate valide per permettere ai veicoli di rientrare all'interno dei limiti imposti dalla nuova normativa Euro7.