6 resultados para multicenter study

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Background. Hereditary transthyretin (TTR)-related amyloidosis (ATTR) is mainly considered a neurologic disease. We assessed the phenotypic and genotypic spectrum of ATTR in a non-endemic, Caucasian area and evaluated prevalence, genetic background and disease profile of cases with an exclusively cardiac phenotype, highlighting possible hints for the differential diagnosis with hypertrophic cardiomyopathy (HCM) and senile systemic amyloidosis (SSA) Methods and Results. In this Italian multicenter study, 186 patients with ATTR were characterized at presentation. Thirty patients with SSA and 30 age-gender matched HCM patients were used for comparison. Phenotype was classified as: exclusively cardiac (n= 31, 17%), exclusively neurologic (n= 46, 25%), mixed cardiac/neurologic (n=109, 58%). Among the 8 different mutations responsible for an exclusively cardiac phenotype, Ile68Leu was the most frequent (23/31). Five patients with an exclusively cardiac phenotype developed mild abnormalities at neurological examination but no symptoms during a 36 [14−50] month follow-up. Exclusively cardiac phenotype was characterized by male gender, age > 65 years, heart failure symptoms, concentric left ventricular (LV) “hypertrophy” and moderately depressed LV ejection fraction. This profile was similar to SSA but relatively distinct from HCM. Compared to patients with a mixed phenotype, patients with a exclusively cardiac phenotype showed a more pronounced cardiac involvement on both echocardiogram and ECG. Conclusion. A clinically relevant subset of Caucasian ATTR patients present with an exclusively cardiac phenotype, mimicking HCM or SSA. Echocardiographic and ECG findings are useful to differentiate ATTR from HCM but not from SSA. The role of liver transplantation in these patients is questionable.

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Introduzione: le Coliti Microscopiche, altrimenti note come Colite Collagena e Colite Linfocitica, sono disordini infiammatori cronici del colon che causano diarrea e colpiscono più frequentemente donne in età avanzata e soggetti in terapia farmacologica. Negli ultimi anni la loro incidenza sembra aumentata in diversi paesi occidentali ma la prevalenza in Italia è ancora incerta. Scopo: il presente studio prospettico e multicentrico è stato disegnato per valutare la prevalenza delle CM in pazienti sottoposti a colonscopia per diarrea cronica non ematica. Pazienti e metodi: dal Maggio 2010 al Settembre 2010 sono stati arruolati consecutivamente tutti i soggetti adulti afferenti in due strutture dell’area metropolitana milanese per eseguire una pancolonscopia. Nei soggetti con diarrea cronica non ematica sono state eseguite biopsie multiple nel colon ascendente, sigma e retto nonché in presenza di lesioni macroscopiche. Risultati: delle 8008 colonscopie esaminate 265 sono state eseguite per diarrea cronica; tra queste, 8 presentavano informazioni incomplete, 52 riscontri endoscopici consistenti con altri disordini intestinali (i.e. IBD, tumori, diverticoliti). 205 colonscopie sono risultate sostanzialmente negative, 175 dotate di adeguato campionamento microscopico (M:F=70:105; età mediana 61 anni). L’analisi istologica ha permesso di documentare 38 nuovi casi di CM (M:F=14:24; età mediana 67.5 anni): 27 CC (M:F=10:17; età mediana 69 anni) e 11 CL (M:F=4:7; età mediana 66 anni). In altri 25 casi sono state osservate alterazioni microscopiche prive dei sufficienti requisiti per la diagnosi di CM. Conclusioni: nel presente studio l’analisi microscopica del colon ha identificato la presenza di CM nel 21,7% dei soggetti con diarrea cronica non ematica ed indagine pancolonscopica negativa. Lo studio microscopico del colon è pertanto un passo diagnostico fondamentale per il corretto inquadramento diagnostico delle diarree croniche, specialmente dopo i 60 anni di età. Ampi studi prospettici e multicentrici dovranno chiarire ruolo e peso dei fattori di rischio associati a questi disordini.

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Lo scopo di questo studio è di valutare il significato prognostico dell'elettrocardiogramma standard in un'ampia casistica di pazienti affetti da cardiomiopatia ipertrofica. In questo studio multicentrico sono stati considerati 841 pazienti con cardiomiopatia ipertrofica (66% uomini, età media 48±17 anni) per un follow-up di 7.1±7.1 anni, per ognuno è stato analizzato il primo elettrocardiogramma disponibile. I risultati hanno dimostrato come fattori indipendentemente correlati a morte cardiaca improvvisa la sincope inspiegata (p 0.004), il sopraslivellamento del tratto ST e/o la presenza di onde T positive giganti (p 0.048), la durata del QRS >= 120 ms (p 0.017). Sono stati costruiti due modelli per predire il rischio di morte improvvisa: il primo basato sui fattori di rischio universalmente riconosciuti (spessore parietale >= 30 mm, tachicardie ventricolari non sostenute all'ECG Holter 24 ore, sincope e storia familiare di morte improvvisa) e il secondo con l'aggiunta delle variabili sopraslivellamento del tratto ST/onde T positive giganti e durata del QRS >= 120 ms. Entrambi i modelli stratificano i pazienti in base al numero dei fattori di rischio, ma il secondo modello risulta avere un valore predittivo maggiore (chi-square da 12 a 22, p 0.002). In conclusione nella cardiomiopatia ipertrofica l'elettrocardiogramma standard risulta avere un valore prognostico e migliora l'attuale modello di stratificazione per il rischio di morte improvvisa.

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Il presente studio si concentra sull’analisi degli aspetti traslazionali nella ricerca farmacologica applicata alla Gastroenterologia. La trattazione si articola in due parti: una prima elaborazione teorica, che permette di inquadrare nel contesto della ricerca traslazionale il razionale scientifico ed etico alla base delle attività sperimentali eseguite durante il triennio; una seconda parte, nella quale si riportano i metodi, i risultati e le osservazioni conclusive derivanti dallo studio sperimentale. Nella prima parte vengono analizzate alcune caratteristiche delle procedure, adottate nella ricerca in ambito farmacologico gastrointestinale, che permettono di ottenere un dato verosimile derivabile da modelli diversi rispetto all’organismo umano. Sono inclusi nella trattazione gli aspetti etici dell’utilizzo di alcuni modelli animali di patologie intestinali organiche e funzionali in relazione al loro grado di predittività rispetto alla realtà sperimentale clinica. Nella seconda parte della trattazione, viene presentato uno studio esplorativo tissutale multicentrico sul ruolo del sistema oppioide e cannabinoide nella sindrome dell’intestino irritabile (IBS). Obiettivo dello studio è la valutazione dell’espressione e la localizzazione del recettore oppioide µ (µOR), del suo ligando β endorfina (β-END) e del recettore cannabinoide 2 (CB2) nei pazienti con IBS ad alvo costipato (IBS-C) e diarroico (IBS-D), ed in soggetti sani (HC). I dati ottenuti indicano un’implicazione del sistema oppioide e cannabinoide nella risposta immune alterata riscontrata nei pazienti con IBS ed in particolare nel sottogruppo IBS-C. La presente trattazione suggerisce come la creazione di nuovi sistemi di indagine sempre più validi da un punto di vista traslazionale possa dipendere, almeno in parte, dalla capacità di integrare realtà disciplinari, tecnologie ed esperienze metodologiche diverse nel contesto della ricerca in campo biomedico e farmacologico ed in particolare tramite un mutuo scambio di informazioni tra realtà clinica e ricerca di base

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Backgrounds:Treatment of patients with relapsed/refractory (R/R) diffuse large B-cell lymphoma (DLBCL) not eligible to high dose therapy represents an unmet medical need. Panobinostat showed encouraging therapeutic activity in studies conducted in lymphoma cell lines and in vivo in patients with advanced hematologic malignancies.Purpose:FIL-PanAL10 (NCT01523834) is a phase II, prospective multicenter trial of the Fondazione Italiana Linfomi (FIL) to evaluate safety and efficacy of single agent Panobinostat as salvage therapy for R/R DLBCL patients and to evaluate a possible relationships between response and any biological features. Patients and Methods:Patients with R/R DLBCL were included. The treatment plan included 6 induction courses with Panobinostat monotherapy followed by other 6 courses of consolidation. The primary objective was to evaluate Panobinostat activity in terms of overall response (OR); secondary objectives were: CR rate, time to response (TTR), progression-free survival (PFS), safety and feasibility of Panobinostat. We included evaluation of the impact of pharmacogenetics, immunohistochemical patterns and patient’s specific gene expression and mutations as potential predictors of response to Panobinostat as explorative objectives. To this aim a pre-enrollment new tissue biopsy was mandatory. ResultsThirty-five patients, 21 males (60%), were enrolled between June 2011 and March 2014. At the end of induction phase, 7 responses (20%) were observed, including 4 CR (11%), while 28 patients (80%) discontinued treatment due to progressive disease (PD) in 21 (60%) or adverse events in 7 (20%). Median TTR in 9 responders was 2.6 months (range 1.8-12). With a median follow up of 6 months (range 1-34), the estimated 12 months PFS and OS were 27% and 30.5%, respectively. Grade 3-4 thrombocytopenia and neutropenia were the most common toxicities (in 29 (83%) and 12 (34%) patients, respectively. Conclusions The results of this study indicate that Panobinostat might be remarkably active in some patients with R/R DLBCL, showing durable CR