3 resultados para Upper secondary

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Negli ultimi vent’anni sono state proposte al livello internazionale alcune analisi dei problemi per le scienze nella scuola e diverse strategie per l’innovazione didattica. Molte ricerche hanno fatto riferimento a una nuova nozione di literacy scientifica, quale sapere fondamentale dell’educazione, indipendente dalle scelte professionali successive alla scuola. L’ipotesi di partenza di questa ricerca sostiene che alcune di queste analisi e l’idea di una nuova literacy scientifica di tipo non-vocazionale mostrino notevoli limiti quando rapportate al contesto italiano. Le specificità di quest’ultimo sono state affrontate, innanzitutto, da un punto di vista comparativo, discutendo alcuni documenti internazionali sull’insegnamento delle scienze. Questo confronto ha messo in luce la difficoltà di ottenere un insieme di evidenze chiare e definitive sui problemi dell’educazione scientifica discussi da questi documenti, in particolare per quanto riguarda i dati sulla crisi delle vocazioni scientifiche e sull’attitudine degli studenti verso le scienze. Le raccomandazioni educative e alcuni progetti curricolari internazionali trovano degli ostacoli decisivi nella scuola superiore italiana anche a causa di specificità istituzionali, come particolari principi di selezione e l’articolazione dei vari indirizzi formativi. Il presente lavoro si è basato soprattutto su una ricostruzione storico-pedagogica del curricolo di fisica, attraverso l’analisi delle linee guida nazionali, dei programmi di studio e di alcuni rappresentativi manuali degli ultimi decenni. Questo esame del curricolo “programmato” ha messo in luce, primo, il carattere accademico della fisica liceale e la sua debole rielaborazione culturale e didattica, secondo, l’impatto di temi e problemi internazionali sui materiali didattici. Tale impatto ha prodotto dei cambiamenti sul piano delle finalità educative e degli strumenti di apprendimento incorporati nei manuali. Nonostante l’evoluzione di queste caratteristiche del curricolo, tuttavia, l’analisi delle conoscenze storico-filosofiche utilizzate dai manuali ha messo in luce la scarsa contestualizzazione culturale della fisica quale uno degli ostacoli principali per l’insegnamento di una scienza più rilevante e formativa.

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La tesi si propone di approfondire il tema dell’Alternanza scuola-lavoro (ASL) al museo, un ambito di interesse che ha ricevuto un’importante attenzione a seguito della promulgazione della L.107/2015. La legge ha, infatti, stabilito l’obbligatorietà per tutti gli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado di svolgere dei percorsi di ASL in contesti di lavoro differenti, con un esplicito riferimento a quello museale. Il contesto di riferimento scelto per la ricerca è l’Emilia-Romagna, una scelta fatta tenendo conto dell’impegno che la regione ha portato avanti, già dalla fine degli anni Novanta, in direzione di valorizzazione di percorsi integrati scuola-formazione professionale. La ricerca è partita dall’analisi della letteratura di riferimento sul rapporto istruzione-mondo del lavoro in ambito nazionale e internazionale e ha previsto due successive fasi: la prima con una esplorazione qualitativa del fenomeno su un campione ristretto di testimoni privilegiati, appartenenti all’ambito istituzionale, scolastico e museale mediante interviste; la seconda con un’esplorazione quantitativa del fenomeno tramite survey su un campione più ampio mediante la sommistrazione di questionari rivolti agli studenti e ai referenti e tutor ASL delle scuole e dei musei. Nello specifico l’analisi ha coinvolto 430 studenti di 28 scuole della regione che hanno partecipato a 495 percorsi di alternanza scuola-lavoro realizzati nel corso del triennio e a partire dall’anno scolastico 2015-2016. Inoltre hanno preso parte alla ricerca 56 referenti e tutor ASL di 45 scuole e 86 referenti e tutor ASL provenienti da 83 musei.

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La riflessione sulle competenze democratiche è viva negli ultimi anni (Consiglio d’Europa, 2018; Legge 92/2019; Unesco, 2015) e il ruolo dell’educazione nel promuoverle è considerato cruciale. Lo studio qui presentato si è proposto di indagare empiricamente se e come una specifica competenza democratica – quella empatica – possa essere promossa nei contesti educativi formali grazie a esperienze di lettura di narrativa letteraria. A partire dalla lettura in chiave fenomenologica del concetto di empatia (Boella, 2006, 2018; Stein 1917/2014; Zahavi, 2011, 2014) e dalle evidenze della ricerca – che mettono in evidenza alcuni elementi della lettura di narrativa letteraria in grado di sostenere il processo empatico (Cohen, 2001; Hakemulder, 2000, 2004; Keen, 2006; Kidd & Castano, 2013, 2017) – è stato elaborato un disegno di ricerca empirica avente l’obiettivo di comprendere se le esperienze di lettura in ambito scolastico possano configurarsi come “palestre di empatia” e se vi siano fattori in grado di facilitare (oppure ostacolare) tale processo. È stato utilizzato un approccio qualitativo fenomenologico. Sono stati analizzati (con l’ausilio di un code-book) i testi scritti di studenti (N=356), raccolti in 3 scuole (secondarie di I e II grado) del Nord/Centro Italia, durante gli anni scolastici 20-21 e 21-22. I testi riguardano la relazione instaurata con i personaggi narrativi. I dati mostrano che le esperienze di lettura di narrativa letteraria possono essere occasioni di allenamento delle competenze empatiche, ma sottolineano anche come ciò non sia scontato, lineare o automatico. Il manifestarsi dell’empatia narrativa richiede impegno, tempo, testi capaci di far incontrare la ricchezza e la complessità dell’esperienza umana e spazi di confronto (intimo e con gli altri) critico e riflessivo. La mediazione dell’insegnante è chiamata in causa a più riprese ed emerge l’importanza di specifiche competenze disciplinari, pedagogiche e riflessive, da sviluppare e coltivare incessantemente.