11 resultados para Rectal prolapse

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Carbapenemase-producing Enterobacteriaceae (CPE) represent a growing global public health concern due to their increasing prevalence and resistance to carbapenems, a group of last-resort antibiotics. Dialysis patients, who often have compromised immune systems, are particularly vulnerable to infections that represent the second cause of death in dialysis’ cohorts. Presenting a rectal colonization by CPE has a significative impact on patients in dialysis? Are there factors that can help us understand which patients are at a higher risk of developing CPE colonization? How can we treat a CPE colonized patient who develop fever? Our study aim to reviews the challenges posed by CPE in dialysis settings and explores current diagnostic, therapeutic, and infection control strategies on a large cohort of dialyzed patients.

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Cesarean Delivery (CD) rates are rising in many parts of the world. In order to define strategies to reduce them, it is important to explore the role of clinical and organizational factors. This thesis has the objective to describe the contemporary CD practice and study clinical and organizational variables as determinants of CD in all women who gave birth between 2005 and June 2010 in the Emilia Romagna region (Italy). All hospital discharge abstracts of women who delivered between 2005 and mid 2010 in the region were selected and linked with birth certificates. In addition to descriptive statistics, in order to study the role of clinical and organizational variables (teaching or non-teaching hospital, birth volumes, time and day of delivery) multilevel Poisson regression models and a classification tree were used. A substantial inter-hospital variability in CD rate was found, and this was only partially explained by the considered variables. The most important risk factors of CD were: previous CD (RR 4,95; 95%CI: 4,85-5,05), cord prolapse (RR 3,51; 95% CI:2,96-4,16), and malposition/malpresentation (RR 2,72; 95%CI: 2,66-2,77). Delivery between 7 pm and 7 am and during non working days protect against CD in all subgroups including those with a small number of elective CDs while delivery at a teaching hospital and birth volumes were not statistically significant risk factors. The classification tree shows that previous CD and malposition/malpresentation are the most important variables discriminating between high and low risk of CD. These results indicate that other not considered factors might explain CD variability and do not provide clear evidence that small hospitals have a poor performance in terms of CD rate. Some strategies to reduce CD could be found by focusing on the differences in delivery practice between day and night and between working and no-working day deliveries.

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Studio prospettico su 75 pazienti con malattia paranale di Crohn che ha come obiettivo quello di confrontare i risultati tra le nuove terapie medico-chirurgiche emergenti. La prima procedura è comune a tutti i pazienti e consiste in un intervento di incisione degli ascessi, fistulectomia e posizionamento di setoni di drenaggio nei tramiti fistolosi per il controllo della sepsi.Successivamente i pazienti vengono divisi in cinque gruppi e sottoposti ai trattamenti per la chiusura dei tramiti fistolosi: terapia sistemica con Infliximab,terapia sistemica con Adalimumab,confezionamento di Flap endoanale, instillazione di colla di fibrina o posizionamento di protesi biologiche. Abbiamo osservato una chiusura completa dei tramiti fistolosi nel 60% dei pazienti trattati con Infliximab, 53% di quelli trattati con Adalimumab, 40% di quelli in terapia con colla di fibrina, 80% di quelli sottoposti a Flap endoanale e 60% di quelli trattati con protesi biologiche. Gli ottimi risultati raggiunti in con le diverse metodiche di trattamento chirurgico locale rappresentano una valida alternativa alla terapia con farmaci biologici. Tali nuove metodiche risultano anzi fondamentali per il trattamento di quei pazienti che dopo una terapia con farmaci biologici non hanno raggiunto una completa risoluzione del quadro (rescue therapy). Terapia biologica e nuove tecniche chirurgiche risultano pertanto complementari, la prima contribuendo al miglioramento della qualità della mucosa del canale anale e del retto basso sulla quale risulta quindi più agevole agire con le seconde con una percentuale di successo sempre maggiore.

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Numerose ricerche indicano i modelli di cure integrate come la migliore soluzione per costruire un sistema più efficace ed efficiente nella risposta ai bisogni del paziente con tumore, spesso, però, l’integrazione è considerata da una prospettiva principalmente clinica, come l’adozione di linee guida nei percorsi della diagnosi e del trattamento assistenziale o la promozione di gruppi di lavoro per specifiche patologie, trascurando la prospettiva del paziente e la valutazione della sua esperienza nei servizi. Il presente lavoro si propone di esaminare la relazione tra l’integrazione delle cure oncologiche e l’esperienza del paziente; com'è rappresentato il suo coinvolgimento e quali siano i campi di partecipazione nel percorso oncologico, infine se sia possibile misurare l’esperienza vissuta. L’indagine è stata svolta sia attraverso la revisione e l’analisi della letteratura sia attraverso un caso di studio, condotto all'interno della Rete Oncologica di Area Vasta Romagna, tramite la somministrazione di un questionario a 310 pazienti con neoplasia al colon retto o alla mammella. Dai risultati, emerge un quadro generale positivo della relazione tra l’organizzazione a rete dei servizi oncologici e l’esperienza del paziente. In particolare, è stato possibile evidenziare quattro principali nodi organizzativi che introducono la prospettiva del paziente: “individual care provider”,“team care provider”,“mixed approach”,“continuity and quality of care”. Inoltre, è stato possibile delineare un campo semantico coerente del concetto di coinvolgimento del paziente in oncologia e individuare quattro campi di applicazione, lungo tutte le fasi del percorso: “prevenzione”, “trattamento”,“cura”,“ricerca”. Infine, è stato possibile identificare nel concetto di continuità di cura il modo in cui i singoli pazienti sperimentano l’integrazione o il coordinamento delle cure e analizzare differenti aspetti del vissuto della persona e dell’organizzazione.

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La malattia paranale di Crohn rappresenta una condizione clinica complessa e invalidante. La chirurgia da sola è efficace nel migliorare i sintomi mediante il controllo della sepsi, ma è raramente associata alla guarigione definitiva. L'introduzione dei farmaci biologici ha aumentato le possibilità di chiusura definitiva delle fistole. Tuttavia molti pazienti non rispondono a questo trattamento bio-chirurgico combinato. Il ruolo del mucosal healing del retto ottenuto con i farmaci non è al momento ancora chiaro. L'obiettivo del presente studio è quello di identificare possibili terapia alternative per pazienti non responsivi ai biologici. Lo studio ha valutato efficacia e sicurezza della chirurgia riparativa, confezionamento di flap mucosi endorettali e posizionamento di protesi biologiche, nei pazienti non responsivi ai biologici ma che grazie ad essi abbiano ottenuto un mucosal healing del retto.

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Il cancro colorettale (CRC) rimane la prima causa di morte nei paesi occidentali.Dal 15% al 25% dei pazienti affetti da CRC presenta metastasi epatiche sincrone (CRLM) al momento della diagnosi.La resezione epatica radicale rimane l’unica terapia potenzialmente curativa in presenza di CRLM con una sopravvivenza a 5 anni compresa tra il 17% ed il 35% ed a 10 anni tra il 16% e il 23% rispettivamente. La tempistica ottimale per la resezione chirurgica in caso di presentazione sincrona di CRC è controversa.Questo studio intende dimostrare che le resezioni epatiche ecoguidate radicali ma conservative simultanee ad una resezione colorettale rappresentano una tecnica sicura ed efficace nei pazienti con CRC avanzato. 48 pazienti sono stati sottoposti ad una resezione simultanea colorettale ed epatica. L’età media +SD (range) era di 64,2+9,7 (38-84).Un solo paziente è deceduto entro 30 giorni. La mortalità post operatoria è stata complessivamente del 2,1%. Nove pazienti (18,8%) hanno sviluppato una o più complicanza ,4 (8,3%) di grado III-IV sec. Clavien-Dindo e 5 (10,4%) di grado I-II. La durata complessiva dell’intervento chirurgico simultaneo è stata di 486,6+144,0 (153-804) minuti.Questo studio conferma che le resezioni colorettali ed epatiche simultanee possono essere eseguite senza un significativo aumento della morbilità e mortalità perioperatorie, anche in pazienti sottoposti ad una resezione anteriore ultrabassa ed in quelli in cui sia indicato il clampaggio intermittente dell’ilo epatico. L’IOUS è efficace nel ridurre l’estensione della resezione epatica in pazienti sia con CRLM anche multiple e bilobari .Poichè le complicanze maggiori sono frequenti dopo resezioni epatiche maggiori simultanee, riducendo l’estensione della resezione del parenchima epatico si può avere un impatto favorevole sul decorso post operatorio.Le resezioni epatiche ecoguidate radicali ma conservative simultanee ad una resezione colorettale sono una tecnica sicura ed efficace in pazienti con carcinoma colorettale avanzato e andrebbero considerate l’opzione primaria in casi selezionati

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Quantitative imaging in oncology aims at developing imaging biomarkers for diagnosis and prediction of cancer aggressiveness and therapy response before any morphological change become visible. This Thesis exploits Computed Tomography perfusion (CTp) and multiparametric Magnetic Resonance Imaging (mpMRI) for investigating diverse cancer features on different organs. I developed a voxel-based image analysis methodology in CTp and extended its use to mpMRI, for performing precise and accurate analyses at single-voxel level. This is expected to improve reproducibility of measurements and cancer mechanisms’ comprehension and clinical interpretability. CTp has not entered the clinical routine yet, although its usefulness in the monitoring of cancer angiogenesis, due to different perfusion computing methods yielding unreproducible results. Instead, machine learning applications in mpMRI, useful to detect imaging features representative of cancer heterogeneity, are mostly limited to clinical research, because of results’ variability and difficult interpretability, which make clinicians not confident in clinical applications. In hepatic CTp, I investigated whether, and under what conditions, two widely adopted perfusion methods, Maximum Slope (MS) and Deconvolution (DV), could yield reproducible parameters. To this end, I developed signal processing methods to model the first pass kinetics and remove any numerical cause hampering the reproducibility. In mpMRI, I proposed a new approach to extract local first-order features, aiming at preserving spatial reference and making their interpretation easier. In CTp, I found out the cause of MS and DV non-reproducibility: MS and DV represent two different states of the system. Transport delays invalidate MS assumptions and, by correcting MS formulation, I have obtained the voxel-based equivalence of the two methods. In mpMRI, the developed predictive models allowed (i) detecting rectal cancers responding to neoadjuvant chemoradiation showing, at pre-therapy, sparse coarse subregions with altered density, and (ii) predicting clinically significant prostate cancers stemming from the disproportion between high- and low- diffusivity gland components.

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Background: Le early-onset sepsis (EOS) sono infezioni batteriche invasive definite dalla presenza di batteri nel sangue e/o nel liquor cefalorachidiano che esordiscono nelle prime 72 ore di vita e causano in epoca neonatale mortalità e morbilità importanti. Scopo: Determinare l’eccesso di trattamento antibiotico (Overtreatment index=OI) nei neonati di EG ≥34 settimane con sospetta sepsi ad esordio precoce. Metodi: Tutti i nati dal 1.01.2014 al 31.12.2018 di EG ≥34 settimane presso IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Ospedale Maggiore di Bologna che hanno ricevuto terapia antibiotica endovenosa nelle prime 168 ore di vita nel sospetto di EOS. Sono stati identificati 2 gruppi: EOS provata (N=7) ed EOS sospetta (N=465). Risultati: L’incidenza di EOS è stata 0.22 su 1000 nati vivi, rispettivamente 0.12/1000 per Streptococcus agalactiae (GBS) e 0.06/1000 per Escherichia coli (E.coli). L’1.75% dei neonati ha ricevuto terapia antimicrobica empirica a largo spettro. L’OI è risultato 68. L’esposizione al trattamento antibiotico nella popolazione è stata di 85 giorni/1000 nati vivi. Tra i fattori di rischio materni, il tampone vagino-rettale (TVR) e l’urinocoltura positiva sono risultati associati al rischio di EOS provata (p=.017, p =.000). I valori di proteina C reattiva (PCR) al T0, T1 e T2 tra i due gruppi sono risultati significativi (p=.000). All’analisi multivariata è stata confermata la significatività delle variabili descritte. (TVR non noto OR=15.1, 95%CI 1.98-115.50, p =.009, urinocoltura positiva OR=30.1, 95%CI 3.6-252.1, p = .002, PCR T0 OR=1.6, 95% CI 1.29-2.07, p = .000.) Conclusioni: L’individuazione precoce di fattori di rischio e la valutazione degli indici di flogosi in neonati sintomatici può ridurre l’OI e la durata della terapia antibiotica in casi di sepsi non confermata. L’uso appropriato degli antibiotici in questa popolazione è particolarmente importante poichè riduce lo sviluppo di germi multiresistenti. Nelle Terapie Intensive Neonatali, i programmi di stewardship antimicrobica dovrebbero guidare la gestione delle sepsi.

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La fistola anastomotica è una delle complicanze più temute nella chirurgia colo-rettale. Le anastomosi colo-rettali basse , le colo-anali e le pouch anali hanno un rischio più elevato di sviluppare una fistola anastomotica . La terapia endoluminale a pressione negativa (Endosponge®) è stata proposta come strategia di trattamento, tuttavia, la tempistica migliore in cui attuare la procedura rimane ancora poco definita. Lo scopo dello studio è confrontare i risultati ottenuti con l'Endosponge® come trattamento di prima linea rispetto a quelli in cui è stato applicato a seguito del fallimento di ulteriori trattamenti. Lo studio retrospettivo monocentrico ha incluso pazienti con fistola anastomotica trattati con Endosponge® in un periodo di tempo compreso tra novembre 2019 e novembre 2022. L'Endosponge® è stato applicato come prima linea o come salvataggio. Il dispositivo è stato applicato nella sede della deiscenza e periodicamente sostituito fino alla guarigione. La risoluzione del leak anastomotico è stata confermata con esame endoscopico. Dei 25 pazienti inclusi, 9 sono stati sottoposti a Endosponge® come trattamento di prima linea, mentre 16 sono stati sottoposti a Endosponge® di salvataggio. La deiscenza anastomotica è stata diagnosticata dopo un intervallo di tempo mediano di 14 giorni (range 10-413) nel primo gruppo e di 38 giorni (range 11-362) nel secondo (p=0,82). L'Endosponge® è stato applicato dopo 7 giorni (range 1-60) dalla diagnosi di fistola anastomotica nel primo gruppo e dopo 76 giorni (range 6-780) nel secondo gruppo (p=0,058). La risoluzione della fistola anastomotica è stata ottenuta in una percentuale di casi maggiore nel primo gruppo rispetto al secondo 88,9% vs 37,6% (p =0,033). Lo studio conferma l'efficacia dell'Endosponge® nel trattamento delle fistole anastomotiche colorettali basse quando utilizzato precocemente e come trattamento di prima linea.

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Background. Pelvic floor dysfunction (PFD) is an umbrella term that includes a myriad of conditions such as urinary (UI) and anal incontinence, pelvic organ prolapse, pelvic pain, and sexual dysfunction. Literature showed high prevalence rates of PFD among athletes, especially UI, with high-impact sports have been linked with an increased risk of developing symptoms. However, comprehensive research summarising PFD prevalence across sexes, exploring treatment options, and the absence of a standardised referral screening tool are notable gaps. Misinformation is also prevalent in the sports medicine field. Methods. This doctoral project comprises four studies addressing different aspects of pelvic health in athletes. The first two studies were scoping reviews of epidemiological PFD data in male and female athletes, as well as available interventions. Study 3 concerned the development of a new screening tool for PFD in female athletes, aiming to guide sports medicine clinicians in referring patients to PFD specialists through a worldwide Delphi consensus. Study 4 summarised all previous findings, integrating data into an infographic. Results and conclusions. In Study 1, the findings of 100 articles on PFD in both sexes have been collected, highlighting a higher prevalence of studies on female athletes evaluating UI across multiple sports. Other conditions remain rarely investigated. Study 2 found a diverse range of interventions for female PFD, with a notable emphasis on conservative approaches. Recommendations for clinical practice often relied on the transferability of results from the nonathlete population or expert opinions. In Study 3, 41 international experts took part in the consensus development of the Pelvic Floor Dysfunction-ScrEeNing Tool IN fEmale athLetes (PFD-SENTINEL). It incorporates a cluster of PFD symptoms, items (risk factors, clinical, and sports-related characteristics), and a clinical algorithm. Lastly, Study 4 included ten evidence-based information with a relative description concerning pelvic floor health in athletes.

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AIMS: The present is a retrospective evaluation of acute genito-urinary (GU) and gastro-intestinal (GI) toxicity, in addition to biochemical recurrence rate in 57 prostate cancer patients treated at our Institution with ultra-hypofractionated RT (UHRT) schedule. METHODS: From January 2021 to December 2022 we have treated 57 patients with prostate cancer, using an UHRT scheme of 5-fractions every other day for a total dose delivered of 36.25 Gy, according to the PACE-B trial treatment schedule. Good urinary function, assessed by International Prostate Symptom Score (IPSS), were required. The simulation CT scans were acquired in supine position and fused with MRI for CTVs definition for every patient. Each treatment was performed by Accuray's TomoTherapy with daily IGRT. The evaluation of the set-up was very restrictive before daily treatment delivery. RESULTS: According to RTOG toxicity scale, the acute GU toxicity at 3 months from RT, GU toxicity was G0 for 30 patients (52.6%), G1 for 26 (45.6%) and G2 for one only (1.75%); rectal toxicity was G0 for 56 patients (98.25%) and G1 for one only (1.75%). The median follow-up (FU) was 9 months (2-24 months). In the following FU months, we observed progressively lower urinary and rectal toxicity, except for one patient who showed G2 GU toxicity at 12 months. All but one patient had a progressive PSA value decrease. CONCLUSIONS: In our experience, UHRT appears to be safe and well tolerated even without the use of rectal spacer devices. A longer FU is necessary to evaluate late toxicity and disease control rate.