6 resultados para OVINE LEFT-VENTRICLE

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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INTRODUCTION Endograft deployment is a well-known cause of arterial stiffness increase as well as arterial stiffness increase represent a recognized cardiovascular risk factor. A harmful effect on cardiac function induced by the endograft deployment should be investigated. Aim of this study was to evaluate the impact of endograft deployment on the arterial stiffness and cardiac geometry of patients treated for aortic aneurysm in order to detect modifications that could justify an increased cardiac mortality at follow-up. MATHERIALS AND METHODS Over a period of 3 years, patients undergoing elective EVAR for infrarenal aortic pathologies in two university centers in Emilia Romagna were examined. All patients underwent pre-operative and six-months post-operative Pulse Wave Velocity (PWV) examination using an ultrasound-based method performed by vascular surgeons together with trans-thoracic echocardiography examination in order to evaluate cardiac chambers geometry before and after the treatment. RESULTS 69 patients were enrolled. After 36 months, 36 patients (52%) completed the 6 months follow-up examination.The ultrasound-based carotid-femoral PWV measurements performed preoperatively and 6 months after the procedure revealed a significant postoperative increase of cf-PWV (11,6±3,6 m/sec vs 12,3±8 m/sec; p.value:0,037).Postoperative LVtdV (90±28,3 ml/m2 vs 99,1±29,7 ml/m2; p.value:0.031) LVtdVi (47,4±15,9 ml/m2 vs 51,9±14,9 ml/m2; p.value:0.050), IVStd (12±1,5 mm vs 12,1±1,3 mm; p.value:0,027) were significantly increased if compared with preoperative measures.Postoperative E/A (0,76±0,26 vs 0,6±0,67; p.value:0,011), E’ lateral (9,5±2,6 vs 7,9±2,6; p.value:0,024) and A’ septal (10,8±1,5 vs 8,9±2; p.value0,005) were significantly reduced if compared with preoperative measurements CONCLUSION The endovascular treatment of the abdominal aorta causes an immediate and significant increase of the aortic stiffness.This increase reflects negatively on patients’ cardiac geometry inducing left ventricle hypertrophy and mild diastolic disfunction after just 6 months from endograft’s implantation.Further investigations and long-term results are necessary to access if this negative remodeling could affect the cardiac outcome of patient treated using the endovascular approach.

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Background Decreased exercise capacity, and reduction in peak oxygen uptake are present in most patients affected by hypertrophic cardiomyopathy (HCM) . In addition an abnormal blood pressure response during a maximal exercise test was seen to be associated with high risk for sudden cardiac death in adult patients affected by HCM. Therefore exercise test (CPET) has become an important part of the evaluation of the HCM patients, but data on its role in patients with HCM in the pediatric age are quite limited. Methods and results Between 2004 and 2010, using CPET and echocardiography, we studied 68 children (mean age 13.9 ± 2 years) with HCM. The exercise test was completed by all the patients without adverse complications. The mean value of achieved VO2 max was 31.4 ± 8.3 mL/Kg/min which corresponded to 77.5 ± 16.9 % of predicted range. 51 patients (75%) reached a subnormal value of VO2max. On univariate analysis the achieved VO2 as percentage of predicted and the peak exercise systolic blood pressure (BP) Z score were inversely associated with max left ventricle (LV) wall thickness, with E/Ea ratio, and directly related with Ea and Sa wave velocities No association was found with the LV outflow tract gradient. During a mean follow up of 2.16 ± 1.7 years 9 patients reached the defined clinical end point of death, transplantation, implanted cardioverter defibrillator (ICD) shock, ICD implantation for secondary prevention or myectomy. Patients with peak VO2 < 52% or with peak systolic BP Z score < -5.8 had lower event free survival at follow up. Conclusions Exercise capacity is decreased in patients with HCM in pediatric age and global ventricular function seems being the most important determinant of exercise capacity in these patients. CPET seems to play an important role in prognostic stratification of children affected by HCM.

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Le cardiomiopatie che insorgono a seguito di infarto miocardico sono causa di elevata morbilità e mortalità dalle importanti ricadute cliniche, dovute alle patologie insorgenti a seguito dell’ischemia e della cicatrice post-infatuale. Il ventricolo sinistro danneggiato va incontro a un rimodellamento progressivo, con perdita di cardiomiociti e proliferazione dei fibroblasti, risultante in un’architettura e in una funzionalità dell’organo distorta. I fibroblasti cardiaci sono i principali responsabili della fibrosi, il processo di cicatrizzazione caratterizzato da un’eccessiva deposizione di matrice extracellulare (ECM). Negli ultimi anni gli sforzi del nostro laboratorio sono stati volti a cercare di risolvere questo problema, attraverso l’uso di una molecola da noi sintetizzata, un estere misto degli acidi butirrico, retinoico e ialuronico, HBR, capace di commissionare le cellule staminali in senso cardio-vascolare. Studi in vivo mostrano come l’iniezione diretta di HBR in cuori di animali sottoposti a infarto sperimentale, sia in grado, tra le atre cose, di diminuire la fibrosi cardiaca. Sulla base di questa evidenza abbiamo cercato di capire come e se HBR agisse direttamente sui fibroblasti, indagando i meccanismi coinvolti nella riduzione della fibrosi in vivo.. In questa tesi abbiamo dimostrato come HBR abbia un’azione diretta su fibroblasti, inibendone la proliferazione, senza effetti citotossici. Inoltre HBR induce una significativa riduzione della deposizione di collagene.. HBR agisce sull’espressione genica e sulla sintesi proteica, sopprimendo la trascrizione dei geni del collagene, così come dell’a-sma, inibendo la trasizione fibroblasti-miofibroblasti, e promuovendo la vasculogenesi (attraverso VEGF), la chemoattrazione di cellule staminali (attraverso SDF) e un’attività antifibrotica (inibendo CTGF). HBR sembra modulare l’espressione genica agendo direttamente sulle HDAC, probabilmente grazie alla subunità BU. L’abilità di HBR di ridurre la fibrosi post-infartuale, come dimostrato dai nostri studi in vivo ed in vitro, apre la strada a importanti prospettive terapeutiche.

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In corso di gravidanza normale avvengono modificazioni emodinamiche centrali e periferiche volte a garantire le crescenti richieste nutritive dell'unità feto-placentare. L’ecografia con mezzo di contrasto (CEUS-Contrast Enhanced Ultrasonography) a base di microbolle offre una nuova opportunità di monitorare e quantificare la perfusione utero-placentare in condizioni normali e patologiche. L’ecocardiografia è stata ampiamente usata in medicina umana per valutare l’adattamento morfo-funzionale cardiaco materno durante la gravidanza. Gli scopi di questo lavoro prospettico sono stati di applicare, per la prima volta nella specie equina, un mezzo di contrasto di II generazione (Sonovue®), al fine quantificare la perfusione utero-placentare in corso di gravidanza normale, valutandone gli effetti sul benessere materno-fetale e di descrivere le modificazioni nei parametri ecocardiografici morfometrici e funzionali cardiaci, in particolare relativi alla funzione del ventricolo sinistro nel corso di una gravidanza fisiologica. Due fattrici sane di razza Trottatore sono state monitorate ecograficamente in maniera seriale durante l’intero corso della gravidanza, tramite esame bidimensionale, ecocontrastografia dell'unità utero-placentare, flussimetria Doppler delle arterie uterine, ecocardiografia materna in modalità bidimensionale, M-mode, Doppler e Tissue Doppler Imaging. I neonati sono stati clinicamente monitorati e gli invogli fetali esaminati. Il pattern di microperfusione utero-placentare è valutabile quali-quantitativamente tramite la CEUS e dimostra un’aumento del flusso a livello di microvascolarizzazione uterina con l'avanzare della gravidanza; non è stata rilevata la presenza di microbolle a livello di strutture fetali nè effetti dannosi sul benessere materno-fetale. In questo studio sono state osservate delle modificazioni cardiache materne in corso di gravidanza fisiologica, relative all'aumento della FC, del CO ed in particolare all'aumento delle dimensioni dell'atrio sinistro ed a modificazioni nelle onde di velocità di flusso e tissutali di riempimento del ventricolo sinistro.

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Scopo dello studio: la cardiomiopatia aritmogena (CA) è conosciuta come causa di morte improvvisa, la sua relazione con lo scompenso cardiaco (SC) è stata scarsamente indagata. Scopo dello studio è la definizione della prevalenza e incidenza dello SC, nonché della fisiopatologia e delle basi morfologiche che conducono i pazienti con CA a SC e trapianto di cuore. Metodi: abbiamo analizzato retrospettivamente 64 pazienti con diagnosi di CA e confrontato i dati clinici e strumentali dei pazienti con e senza SC (NYHA III-IV). Abbiamo analizzato i cuori espiantati dei pazienti sottoposti a trapianto presso i centri di Bologna e Padova. Risultati: la prevalenza dello SC alla prima osservazione era del 14% e l’incidenza del 2,3% anno-persona. Sedici pazienti (23%) sono stati sottoposti a trapianto. I pazienti con SC erano più giovani all’esordio dei sintomi (46±16 versus 37±12 anni, p=0.04); il ventricolo destro (VD) era più dilatato e ipocinetico all’ecocardiogramma (RVOT 41±6 versus 37±7 mm, p=0.03; diametro telediastolico VD 38±11 versus 28±8 mm, p=0.0001; frazione di accorciamento 23%±7 versus 32%±11, p= 0.002). Il ventricolo sinistro (VS) era lievemente più dilatato (75±29 ml/m2 versus 60±19, p= 0.0017) e globalmente più ipocinetico (frazione di eiezione = 35%±14 versus 57%±12, p= 0.001). Il profilo emodinamico dei pazienti sottoposti a trapianto era caratterizzato da un basso indice cardiaco (1.8±0.2 l/min/m2) con pressione capillare e polmonare tendenzialmente normale (12±8 mmHg e 26±10 mmHg). L’analisi dettagliata dei 36 cuori dei pazienti trapiantati ha mostrato sostituzione fibro-adiposa transmurale nel VD e aree di fibrosi nel VS. Conclusioni: Nella CA lo SC può essere l’unico sintomo alla presentazione e condurre a trapianto un rilevante sottogruppo di pazienti. Chi sviluppa SC è più giovane, ha un interessamento del VD più severo accanto a un costante interessamento del VS, solo lievemente dilatato e ipocinetico, con sostituzione prevalentemente fibrosa.

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ABSTRACT Background Cardiac magnetic resonance (CMR) has been shown as promising diagnostic tool in Anderson-Fabry disease (AFD) cardiomyopathy due to its ability to detect fat deposits through lower native T1 values. However no histological validation has been provided to date. Objectives To correlate CMR and histologic findings in different cardiac stages of AFD focusing on T1 mapping. Methods Fifteen AFD patients (49 years [IQR 39-63], 60% females) undergoing CMR (cines, native T1 and T2 mapping, LGE and post-contrast T1 imaging) and endomyocardial biopsy (EMB, n=11) or septal myectomy (n=4), were retrospectively evaluated. Tissue specimens were analyzed with light/electron microscopy and vacuolization amount calculated as percentages of vacuolated myocytes and vacuolated myocyte area (%VMA) through a quantitative histomorphometric color-based analysis. Results In patients without increased indexed left ventricular mass (LVMi) at CMR (67%), T1 fell as %VMA increased (r= -0.883; p<0.001), whereas no clear relationship was evident once increased LVMi occurred (r= -0.501; p=0.389). At least 45% of vacuolized myocytes and 10% of VMA were needed for low T1 to occur. %VMA positively correlate with maximal wall thickness (MWT, r=0.860, p<0.0001) and LVMi (r= 0.762; p<0.001). Increased MWT and LVMi were present with at least 45% and 80% of vacuolated myocytes, respectively, and 18% and 22% of VMA. Conclusions This study demonstrated an inverse correlation between native T1 and the vacuolization amount in patients without increased LVMi at CMR, providing a histological validation of low native T1 in AFD. Importantly, a significant vacuolization burden was needed before low T1 and left ventricle hypertrophy occurred.