948 resultados para Glomerulonefritis. Sistema del complemento. Hematuria. IgA.Glomerulonefritis rápidamente progresiva. Síndromenefrótico


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Resumen tomado de la publicación. Memoría del máster (Universidad de Barcelona, 2004). Anexo con transcripción de entrevistas

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El artículo forma parte del monográfico de la revista dedicado a: Los libros de texto

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Resumen basado en el de la publicación

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El presente trabajo inicia con un breve estudio de la educación regular nacional de la época colonial y de la republicana, pues son los pilares para la Educación Intercultural Bilingüe, pues de esa manera es posible hablar de un soporte filosófico y pedagógico. Como la educación intercultural bilingüe no solo es una teoría sino una práctica diaria del maestro es necesario el estudio de la serie Kukayu Pedagógico, especialmente en el área de la matemática del Séptimo Nivel, donde el sistema del conocimiento del MOSEIB es la estrategia pedagógica fundamental con que se elabora este material. Posteriormente se realiza un breve estudio de este texto en el Séptimo Nivel a través de una encuesta a la profesora, donde hace conocer ciertos pormenores de su aplicación, como son: la falta de socialización de las metodologías, utilización de unidades en castellano y kichwa, la utilización del kichwa fuera de contexto, aspectos que no hacen posible unos resultados óptimos en aprendizajes. La aplicación en sí de este recurso didáctico ha traído una serie de dificultades propias de una sociedad multicultural y multilingüística y que socialmente, siendo relegado ha sido uno de los factores para que en este centro educativo no sea aplicado decididamente.

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[ES] En este artículo presentamos los resultados de un año de estudio del sistema del dióxido de carbono, dirigido a completar una red de resultados de 10 años en la estación ESTOC (European Station for Time series in the Ocean Canary Islands) localizada a 29º10´N,15º30´W, alrededor de 100 Km al norte de la isla de Gran Canaria. Para ello se ha analizado Alcalinidad, Carbono Inorgánico Total y CO2 en agua de mar y en la atmósfera, cuantificando la variabilidad estacional y temporal y el rol de este área en el cambio climático global.

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Chiunque visiti il Castello di Sorrivoli, può percepire lo straordinario valore testimoniale di questo monumento, dall’aspetto “venerando e pittoresco”, che racchiude in sé quasi mille anni di storia. Il continuo utilizzo del castello, le piccole opere di manutenzione e le campagne di restauro hanno garantito la trasmissione al presente di apparati tipici dell’architettura bellica medievale e del palatium residenziale, ma soprattutto hanno reso possibile leggere parte di questi mille anni direttamente sulla fabbrica. Quello che invece colpisce negativamente è come il castello abbia dovuto adattarsi alle nuove funzioni, imposte aprioristicamente negli ultimi decenni e non viceversa. Spazi straordinari sono stati compromessi, gran parte delle sale sono utilizzate come deposito e le ali del castello, che non possono essere ragionevolmente sfruttate dalla comunità religiosa, si trovano in uno stato di conservazione pessimo, mettendo così a repentaglio la possibilità di continuare questa traditio, intesa col significato latino di tradere ai posteri la memoria del castello. L’approccio alla fabbrica richiedeva dunque, oltre agli interventi sui paramenti, una nuova destinazione d’uso che, coinvolgendo tutto il castello, ne valorizzasse le spazialità e soprattutto permettesse la conservazione di tutte le sue parti costitutive. In secondo luogo, la nuova ipotesi aspirava a confrontarsi con una situazione realistica e sostenibile dal punto di vista della gestione del complesso. Dopo aver valutato quelle che erano le opportunità offerte dal territorio e le vocazioni d’uso del castello stesso, è quindi emersa la necessità di avere due livelli di fruizione, uno che permettesse a tutti di conoscere e visitare il castello e le sue parti più significative e il secondo più materiale, legato alla presenza di tutti quei servizi che rendono confortevole la permanenza delle persone. Per queste ragioni il percorso ha inizio nel parco, con una lettura complessiva del monumento; prosegue, attraverso la postierla, nel piano interrato, dove è allestito un museo virtuale che narra, in maniera interattiva, la storia del castello e termina sulla corte, dove il nuovo volume, che ripropone la spazialità dell’ala crollata, permette di comprendere i legami intrinseci col territorio circostante. La torre centrale assume infine il ruolo di punto culminante di questa ascesa verso la conoscenza del castello, diventando un luogo metaforico di meditazione e osservazione del paesaggio. Il piano terra e il piano primo dell’antico palatium ospitano invece una struttura ricettiva, che aspirando ad un’elevata qualità di servizi offerti, è dotata di punto vendita e degustazione di prodotti tipici e sala conferenze. La scelta di ricostruire l’ala crollata invece, non vuol essere un gesto autografo, ma deriva dall’esigenza di far funzionare al meglio il complesso sistema del castello; sono stati destinati al volume di nuova edificazione quei servizi necessari che però non erano compatibili con la fabbrica antica e soprattutto si è cercato di dar conclusione al racconto iniziato nel giardino. In tal senso la valorizzazione del castello si articola come un percorso di conoscenza che si pone come scopo primario la conservazione del monumento, senza però negare l’innovazione legata alla contemporaneità dell’intervento e alla volontà di volerlo includere in una più ampia dinamica territoriale.

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Studio dell'avvento di nuove realtà produttive energetiche da fonti rinnovabili nel settore del gas naturale. Il settore analizzato risulta quello relativo all'allacciamento di impianti di produzione di biometano alla rete del gas naturale. La finalità è la valutazione degli effetti della generazione distribuita di biometano nel futuro sistema del gas naturale (Smart Grid Gas) in termini di progettazione e conduzione del sistema nel suo complesso.

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Ubuntu Touch è un nuovo sistema operativo per Desktop e Cellulari che nasce dalla necessità di unire sistemi eterogenei sotto un'unica piattaforma. L'infrastruttura di Touch, che garantisce convergenza fra dispositivi diversi, è basata sull'innovativo server grafico Mir e sull'interfaccia grafica Unity. L'Application Model è notevolmente migliorato, le applicazioni sono confinate attraverso AppArmor, e scambiano fra loro contenuti tramite il servizio Content-Hub. I tool di sviluppo supportati sono le tecnologie web (HTML5 e JavaScript) e C++ su Framework Qt (possibilità di utilizzare QML). Gli aggiornamenti di sistema, del core, sono sia parziali, attraverso archivi "delta" che introducono solo i cambiamenti necessari, sia full, sovrascrivono l'intero dispositivo. Lo sviluppo in Ubuntu SDK è veloce e agile. Notevole la gestione degli emulatori, ma pecca di alcune feature tutt'ora mancanti. Gli Scope sono application content indipendent, vera innovazione in Ubuntu. Per sperimentare questa tecnologia si sviluppa uno scope per la ricerca di libri nella Biblioteca Gian Paolo Dore della Facoltà di Ingegneria di Bologna.

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El presente Proyecto de Transferencia se enmarca dentro de las acciones de la Investigación “Observatorio del paisaje urbano de la ciudad de Córdoba: hacia un Catálogo del Paisaje del río Suquía, parte 1”; que toma como referencia el documento de la Municipalidad de Córdoba: “Bases para el Plan Director de la Ciudad de Córdoba, lineamientos y estrategia general para el reordenamiento del territorio” (Dic. 2008). Uno de los aspectos en que hace hincapié el documento, es la urgencia en el planteo de estrategias para el espacio verde público y la prioridad en el sistema del Río Suquía. La recuperación integral y puesta en valor del eje natural del Río, fortaleciendo su carácter de ser el elemento natural más significativo del sistema verde urbano, (que cualifica y da identidad a la ciudad desde su fundación), podrá derivar en un mejoramiento de la calidad de vida de ciudadanos y visitantes, con sus consecuentes beneficios sociales, económicos y paisajísticos. El Plan Director propone la recuperación y puesta en valor de las relaciones entre la ciudad y el río. Esta política demanda instrumentos innovativos y es el problema central que plantea la investigación, intentando dar respuesta a la problemática por medio de la construcción de un CATÁLOGO DEL PAISAJE DEL RÍO SUQUÍA, tomando el modelo investigativo en apogeo de un OBSERVATORIO y sus instrumentos de estudio. La misión básica del mismo es observar, detectar e interpretar fenómenos, demandas y tendencias. Los “Catálogos del Paisaje” son herramientas novedosas de los Observatorios, que sirven de referencia en los procesos de planificación territorial y urbanística sustentable. Son documentos que permiten conocer y valorar el paisaje, constituyen una síntesis de los factores que explican un determinado tipo de paisaje, su evolución en función de las dinámicas económicas, sociales y ambientales. Son documentos que combinan lenguaje textual y gráfico, con información cuantitativa y cualitativa. El nuevo paradigma de las ciudades sustentables tiene como principio de acción la reutilización del patrimonio pre-existente. Los catálogos, entre otras acciones, proponen la identificación del patrimonio tangible e intangible. La transferencia del Catálogo al Gobierno Municipal responde a la problemática mencionada, el producto de transferencia podrá impactar en la orientación y definición de una política de desarrollo urbano sustentable. La Dirección de Arquitectura Municipal lleva adelante la estrategia de política urbana, mediante el desarrollo de programas y proyectos urbanísticos, diseñando y ejecutando obras conjuntas con el Gobierno Provincial; como la re-funcionalización de la Plaza San Martín, la plazoleta del Fundador, la Av. Hipólito Irigoyen, el pasaje Santa Catalina, etc. El Río Suquía presenta diferentes situaciones en sus 37,8km urbanos, el Plan Director define 9 tramos con características ambientales diferentes. En el 1° periodo de investigación (2010-2012) se estudian 3 tramos (dada la magnitud y complejidad del trabajo, en relación a los alcances y recursos del equipo), reservando los 6 tramos restantes para 2 periodos de investigación posteriores. Sobre las DEMANDAS DE URGENCIA y PRIORIDAD manifestadas por la organización receptora, fueron definidos los tramos 4, 5 y 6 como los primeros casos de estudio específicos (comprendidos en continuidad entre el puente Sagrada Familia y el nudo vial Mitre). Estos tramos integrarán el Volumen 1 del Catálogo a transferir, constituido por los propios resultados de la investigación, editados en el formato de Libro. Las características y contenidos del producto permiten ampliar el receptor, siendo transferible a otras reparticiones municipales y a otras instituciones y organizaciones locales.

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La leishmaniosis es una enfermedad parasitaria causada por protozoos hemoflagelados del genero Leishmania que se transmite al hombre y a otros vertebrados a través de la picadura de un díptero de la familia Plebotominae. Cuando un flebótomo infectado pica al hospedador vertebrado, perfora la piel con su probóscide buscando las vénulas de la dermis, las lacera y provoca un pequeño hematoma donde deposita los promastigotes. Tras el contacto con la sangre tiene lugar la activación del complemento y deposición del C3 en la superficie del parásito. En primates, los promastigotes opsonizados se unen a eritrocitos y posteriormente son transferidos a las células aceptoras de la sangre: los leucocitos...

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Conferencia y debate posterior con Chema de Francisco, Director de Estampa Feria Internacional de Arte Contemporáneo, que se celebra en Madrid desde 1993. La sesión consistió en un recorrido por diferentes aspectos que implican tanto el coleccionismo de arte como su repercusión profesional en el sistema del arte contemporáneo, estableciendo interesantes reflexiones acerca del sentido de hacer una colección, perfiles de coleccionistas o modos de comercialización del objeto artístico. Además de director de ESTAMPA, Chema de Francisco es socio fundador y vocal de 9915, Asociación de Coleccionistas Privados de Arte Contemporáneo. Desde 2010 es miembro del Consejo de Cultura de la Comunidad de Madrid. Sus proyectos de comisariado van desde el arte emergente con nuevos medios en Tangentes al Paisaje de jóvenes artistas en 2003 y Longitudes de Onda y SON, sobre videocreación, música contemporánea y arte sonoro para el Auditorio Nacional de Música en 2010 y 2011 respectivamente, hasta la recuperación de la fotografía de los años cincuenta de Gustavo Torner con exposiciones en distintas ciudades españolas, los libros de artista de Fernando Millán en el Círculo de Bellas Artes de Madrid en 2011 o la obra gráfica de Pablo Palazuelo en el Museo del Grabado en Málaga en 2010. Ha publicado sendos libros de conversaciones con el poeta Fernando Millán y el músico Llorenç Barber en Ardora Ediciones. Actualmente prepara la catalogación razonada de la obra gráfica de Pablo Palazuelo en colaboración con la Fundación Palazuelo. Como crítico ha publicado distintos estudios sobre la poesía experimental en España, sobre literatura y vanguardia española, sobre la obra de Pablo Palazuelo, Juan Eduardo Cirlot o Julián Ríos, y sobre la obra gráfica de José Manuel Broto, Miquel Barceló, José María Sicilia, Antoni Tapies, Pablo Palazuelo, José Manuel Ciria o Darío Urzay. Ha colaborado para Instituciones y Museos como Artium de Vitoria, Patio Herreriano de Valladolid, Esteban Vicente de Segovia, Fundación Juan March de Madrid, Museo Español de Grabado Contemporáneo, Museo Municipal de Málaga, Museo de Arte de Santander MAS, Fundación Rodríguez Acosta de Granada, Caja Granada, Caja de Ahorros del Mediterráneo en Alicante, Fundación Mercedes Calles en Cáceres, Instituto Cervantes o Calcografía Nacional en Madrid, entre otros. Chema de Francisco es licenciado en Ciencias de la Información por la Universidad Europea de Madrid. Amplía su formación con estudios de Filología y Literatura Española, Estética, Historia del Arte y Documentación en la Universidad Complutense de Madrid, y Estética y Retórica Musical en el Centro para la Difusión de la Música Contemporánea y el Real Conservatorio de Música de Madrid.

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Esta tesis doctoral aclara algunos interrogantes de la vida y actuación en el gobierno pastoral del Prelado de la Diócesis de Málaga, don Manuel González García, preconizado como Obispo titular el 22 de abril de 1920, cargo que ocupó hasta el 5 de agosto de 1935. También realiza un estudio del Seminario de Málaga e incorpora un primer acercamiento literario a su obra escrita. La primera parte comprende la revisión histórico-biográfica. Ubica al lector en el contexto político, económico y social de la España del siglo XIX y primer tercio del XX. Es el período de tiempo que coincide con la vida del Prelado, quien vivió a caballo entre el último tercio del primero y murió en el primer tercio del segundo. Luego realiza una aproximación al contexto político, económico y social de España del siglo XIX. Durante el reinado de Alfonso XIII estudia la compleja situación política con el sistema del ¿turnismo¿, entre los partidos liberales y conservadores, la Dictadura de Primo de Rivera y la Proclamación de la II República y analiza el papel de la Iglesia ante la II República. Del ámbito nacional pasa al local, describiendo la situación económica, política y social en Málaga, que es el centro de acción de la labor apostólica de don Manuel, como representante máximo de la Iglesia malagueña. Una vez realizada una exposición del marco histórico, se adentra en la figura principal del estudio, primero como Arcipreste de Huelva; segundo, como Obispo de Málaga; y tercero, como Obispo de Palencia. Da respuesta a lagunas históricas que ensombrecen el perfil moral de don Manuel González, criticado por abandonar la Diócesis en el año de 1931, cuando la Iglesia de Málaga vivía uno de sus peores momentos. Con documentación inédita hasta el presente (cartas, material hemerográfico y testimonios orales) analiza el comportamiento y la voluntad para regresar a la Diócesis y aclara las razones por las cuales permaneció en el exilio. También examina la reacción de su clero ante los sucesos ocurridos, desde su salida de Málaga, su nombramiento como Obispo de Palencia y hasta su muerte. La segunda parte consiste en un estudio filosófico sobre la simbología en el Seminario malacitano y otro léxico-semántico sobre tres símbolos en la obra escrita. Revela dos facetas de su persona: la del pensador de la obra cumbre y la del escritor. Ambas partes descubren la sensibilidad artística de su época. La primera pone de manifiesto la amplitud de la cultura religiosa y secular del pensador y artista, que comunica a través de espacios arquitectónicos y representaciones visuales la esencia de su carisma personal, contenidos teológicos, filosóficos y morales. Subraya la dedicación del hombre comprometido con su Diócesis, sus seminaristas y su pueblo. La segunda parte realiza una valoración de su lenguaje desde un nuevo paradigma teórico, en este caso el de la relación entre la experiencia mística y el lenguaje. Considera la cuestión del proceso de redacción, desde la experiencia de Palomares del Río hasta la redacción del suceso, y toma como ejemplo tres palabras de alto contenido semántico (puerta, mirada y corazón), frecuentes en otros contextos a lo largo de toda su obra. Infravalorado durante mucho tiempo, fue considerado como lenguaje piadoso, típico de una expresividad propia de su tiempo. Dirigido no a una élite, sino a un destinatario popular, el estudio léxico-semántico con que termina el trabajo revela que el lenguaje en prosa contiene palabras con alto contenido simbólico. Su capacidad para expresar misterios profundos a través del lenguaje sencillo, asequible al pueblo, pone de manifiesto otra faceta del hombre: en este caso el compromiso con su pueblo.

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El pronóstico a largo plazo de una pieza dental tratada endodónticamente depende de una adecuada rehabilitación definitiva que evitará la recontaminación del sistema del conducto radicular, permitiendo a su vez restituir de forma efectiva su función y estética en boca. La colocación de postes dentro del conducto radicular está indicada cuando el sustrato dental residual es muy limitado, permitiendo al especialista reconstruir la estructura dentaria para que la restauración futura pueda ser retenida. Diversos estudios concluyen que los postes de fibra de vidrio son una de las mejores alternativas para establecer un anclaje seguro entre la pieza dental y la restauración, los cuales son retenidos en el interior del conducto radicular mediante cementos resinosos en combinación con sistemas adhesivos. Este anclaje puede modificarse por diversos factores que pueden ser dependientes del operador como la elección de protocolos químiomecánicos en la terapia endodóntica y al momento de la preparación del espacio para el poste, o independientes del operador, como la anatomía del conducto radicular, formación de la capa barrillo dentinario durante la desobturación, el sustrato de adhesión, mecanismos endógenos y comportamiento de los materiales. Por lo tanto el presente estudio plantea una revisión de las variables a las que se enfrenta el especialista para obtener una adecuada retención del poste al conducto radicular por medio de cementos adhesivos, proponiendo diversos protocolos de irrigación y dispositivos coadyuvantes basados en evidencia científica que ayudaran a neutralizar los efectos adversos que el operador puede controlar.

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En peces, al igual que en vertebrados superiores, la respuesta antiviral innata está mediada por el sistema interferón tipo I (IFN I), que actúa mediante la activación de genes denominados isg (interferon-stimulated genes), entre los que se incluye el gen isg15. La proteína codificada por este gen, denominada ISG15, presenta actividad antiviral actuando como citoquina, o mediante un mecanismo denominado ISGilación, que consiste en su unión covalente a proteínas víricas o celulares. Entre las enfermedades de etiología viral que afectan a la lubina (Dicentrarchus labrax), destaca la necrosis nerviosa viral, causada por el virus de la necrosis nerviosa (NNV, género Betanodavirus), que presenta dos segmentos de ARN monocatenario de polaridad positiva: ARN1 (polimerasa viral) y ARN2 (proteína de la cápside). Las diferencias en la secuencia de la región variable T4 del segmento ARN2 permiten su clasificación en 4 genotipos, siendo el genotipo RGNNV el único asociado a episodios de elevada mortalidad en lubina. El presente estudio contribuye a ampliar el conocimiento del papel del sistema IFN I en lubina frente a infecciones por betanodavirus, describiéndose la estructura del gen isg15, analizando su transcripción en respuesta a poli I:C y RGNNV; y evaluando su actividad in vitro. La lubina presenta un gen isg15, compuesto por dos exones y un intrón localizado en la región 5’-UTR. El ORF, de 474 pb, codifica una proteína de 157 aminoácidos constituida por dos dominios tipo ubiquitina y un motivo RLRGG en el extremo carboxilo terminal. La clonación del ORF en el plásmido pcDNA His/Max, y su posterior transfección en la línea celular E-11, ha permitido obtener una línea celular estable (DLISG15-E11), en la que se ha demostrado, mediante inmunofluorescencia indirecta, la localización citoplasmática de esta proteína. El análisis de transcripción muestra una respuesta más temprana e intensa tras la inducción por poli I:C que por RGNNV. Poli I:C estimula la expresión génica desde las 4 hasta las 24 h post-inyección (p.i.) en ambos órganos, y con una cinética similar. Sin embargo, ambos órganos difieren en el nivel de transcripción del gen tras la infección por RGNNV, produciéndose una estimulación temprana, desde las 12 h p.i., y de mayor nivel en el cerebro que en el riñón cefálico, órgano en el que la expresión comienza a las 72 h p.i. La actividad antiviral se ha evaluado mediante el análisis comparativo de la replicación de RGNNV, determinada mediante PCR cuantitativa, en células DLISG15-E11 y células control no transfectadas, no observándose diferencias significativas. Sin embargo, ISG15 podría actuar a otro nivel del ciclo de multiplicación viral, por lo que se están realizando ensayos de rendimiento vírico extracelular mediante titulación, y de ISGilación mediante Western-blot. El hecho de que el cerebro sea el principal órgano diana para la multiplicación de betanodavirus, y el papel antiviral atribuido a la ISG15, junto con los resultados obtenidos, contribuyen a dilucidar la importancia de este gen frente a las infecciones por RGNNV en lubina, incrementándose el conocimiento del papel del sistema del IFN I en la defensa frente a las infecciones vírcas y la relación patógeno-hospedador.