988 resultados para italiano, immigrati, L2


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In un paese come l’Italia sempre più investito dal fenomeno del multiculturalismo come conseguenza dell’immigrazione, la lingua è elemento di scambio culturale e linguistico, determinante nella negoziazione delle identità diverse che si incontrano. L’apprendimento e, di conseguenza, la conoscenza della lingua del paese ospitante, costituiscono per l’immigrato il primo fattore di integrazione nonché vettore della propria cultura e dei propri valori, difficilmente trasmissibili ai parlanti nativi nella lingua d’origine. Essendo dunque la questione della lingua per gli immigrati, una prospettiva di indagine di estrema importanza e attualità, ho deciso di farne l’oggetto della mia tesi di fine percorso di studi universitario. Partirò con un’analisi della nascita dell’italiano come lingua di studio e dunque come lingua seconda, sino ad arrivare ai risultati ottenuti dalla linguistica e dalla glottodidattica. Analizzerò quelli che erano i destinatari e i docenti dell’italiano L2 di un tempo, e quelli che invece sono oggi i principali protagonisti dello studio della nostra lingua e i nuovi insegnanti, mettendo in luce le diversità nei metodi e negli scopi. Presenterò i fenomeni e i fattori coinvolti nell’italiano L2 degli immigrati e quelli derivanti dall’incontro delle lingue d’origine di quest’ultimi con la lingua italiana. Non mancherà infatti la riflessione sugli altri attori in gioco, noi italiani, in quanto società ospitante, che nella nostra messa in scena quotidiana, attraverso i comportamenti linguistici, esterniamo il nostro sentimento nei riguardi degli immigrati, sia esso di inclusione o di esclusione. Infine farò un excursus sulla letteratura dell’immigrazione, la quale rappresenta la concretizzazione di quanto verrà detto sulla questione della lingua, analizzando infatti attraverso le varie fasi storiche, proprio le diverse visioni degli scrittori e quindi dei protagonisti delle loro opere in merito alla propria identità linguistica.

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In the paper we present some of the most significant tendencies in Italian LS teaching in the past thirty years (1976 -2006). All of the simplifications concern Italian Verbal Moods: imperative, gerundio presente and gerundio passato, past and present infinitive, congiuntivo trapassato and condizionale composto. In our analysis we want to compare certain features present in the most recent Italian LS grammars with those of the seventies and nineties of the past century.

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Dati i problemi di comprensione linguistica riscontrati dagli studenti cinesi nel contesto accademico e la crescente necessità della didattica dell’italiano L2 per fini di studio, il presente lavoro ha come obiettivo finale la creazione di letture graduate, proposte come materiali didattici comprensibili e mirati agli studenti cinesi di italiano L2, in modo da agevolare il loro approccio ai testi impegnativi richiesti per gli studi artistico-professionali. In particolare, nei primi due capitoli si discute il ruolo significativo della distanza linguistica tra italiano e cinese nell’acquisizione della L2 da parte degli studenti cinesi e nello sviluppo della loro abilità di lettura in L2. In seguito, per capire come debba essere un input ideale per l’acquisizione linguistica a fini di studio, vengono esaminati vari approcci glottodidattici basati sull’input, e si osservano i tratti delle varietà di italiano presenti nel contesto accademico. Il lavoro procede poi con un’analisi delle specifiche caratteristiche linguistiche riscontrate in manuali universitari di storia dell’arte, utilizzando sia un approccio quantitativo che qualitativo, con l’obiettivo di avere un “panorama” delle complessità linguistiche che uno studente L2 deve affrontare nello studio. Successivamente, verrà presentata una sperimentazione di riscrittura con due gruppi, i quali sono stati sottoposti rispettivamente al testo originale e a quello riscritto secondo i criteri formulati dallo studio teorico sul confronto tipologico. I risultati ottenuti confermano sia le interferenze del cinese nella lettura in italiano, sia l’efficacia degli approcci linguistici individuati nel facilitare la comprensibilità del testo per gli studenti cinesi di livello A2-B1. Di conseguenze, viene proposto un percorso di letture graduate per gli studenti cinesi di belle arti; oltre a essere comprensibili, le letture mirano anche all’acquisizione delle varietà di italiano necessarie per lo studio accademico-professionale. L’ultima parte del lavoro è dedicata alle riflessioni teoriche e didattiche sviluppate nel corso della ricerca.

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Título del congreso: 'Una lengua, muchas culturas'

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Nell'articolo è illustrata la conoscenza della lingua italiana in Svezia nella prima età moderna, con particolare riguardo al Seicento. Gli studi pregressi su questo argomento mostrano che l'Italiano era in questo periodo una delle lingue di cultura più importanti in Svezia. Per verificare questi studi si sono utilizzate le notizie di prima mano contenute in alcuni testi odeporici (lettere, diari, relazioni ecc.) redatti da viaggiatori italiani recatisi in Svezia in questo secolo. Nei primi paragrafi del lavoro il lettore è introdotto alla comprensione dell'argomento grazie ad una esposizione contestualizzata sia della storia della Svezia sia di quella della lingua italiana tra Cinquecento e Seicento. Inoltre si offre anche una veloce introduzione ai contatti culturali tra l'Italia e la Svezia fino al Seicento. L'analisi dei testi odeporici seicenteschi conferma gli studi precedenti, basati su ricerche bibliografiche e d'archivio, dimostrando come l'Italiano, sebbene materia di studio accademico e di apprendimento privato, fosse in realtà conosciuto in Svezia solo da una piccola parte dei nobili, preferendosi ad esso il Francese, mentre il latino era conosciuto bene da tutti i rappresentanti del clero.

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La ricerca, che ha per oggetto lo studio dell’apprendimento guidato dell’italiano come lingua seconda da parte di apprendenti lituani, si articola in quattro capitoli. I primi due costituiscono il quadro teorico della ricerca, dedicando il primo ai fondamenti teorici e ricerche empiriche in generale e il secondo alle ricerche sull’apprendimento dell’italiano come L2. Nel terzo capitolo viene presentata la metodologia della ricerca, mentre nel quarto capitolo vengono presentati i risultati, concentrandosi in particolare sull’ortografia, sulla morfologia del nome, sulla categoria del verbo e sugli aspetti sintattici.In base ai risultati conseguiti, che in parte confermano i percorsi acquisizionali rilevati in contesto di apprendimento spontaneo, vengono all’ultimo suggerite alcune proposte applicative.

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Questo elaborato si propone di dare un'idea generale del concetto di interlingua da un punto di vista teorico e pratico. Nel primo capitolo spiegherò il concetto di interlingua, ne ripercorro brevemente la storia e ne illustro le fasi di sviluppo nei bambini. Il secondo capitolo è incentrato sugli effetti che l'idea di interlingua ha sulla didattica mirata a sostenere il bambino nel suo percorso di apprendimento. Il terzo capitolo è dedicato alle rilevazioni fatte nel VII circolo di Forlì.

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Il presente lavoro vuole sensibilizzare al problema socio-linguistico dell’insegnamento dell’italiano come lingua seconda: si mostra un panorama della situazione, partendo dall’insegnamento in sé, presentando le tecniche ed i metodi non finalizzati al mero insegnamento, ma anche all’accoglienza della famiglia e alla crescita serena del bambino appena arrivato; si passa, poi, alla descrizione del contesto in cui opera la didattica interculturale, un contesto che presenta varie problematicità, dal sofferto arrivo in una terra straniera, alla necessità di adattamento nel gruppo dei pari e nel sistema scolastico, sia dal punto sociale che dal punto di vista linguistico. Il soggetto di questa tesina sono i bambini, perché un mondo che funzioni bene deve saper ruotare attorno a loro. I protagonisti del "caso particolare" di cui si parla nel titolo sono due bambini cinesi arrivati in Italia da poco e dei quali viene raccontata la loro prima esperienza di studio dell'italiano nel loro nuovo Paese.

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There are many factors which affect the L2 learner’s performance at the levels of phonology, morphology and syntax. Consequently when L2 learners attempt to communicate in the target language, their language production will show systematic variability across the above mentioned linguistic domains. This variation can be attributed to some factors such as interlocutors, topic familiarity, prior knowledge, task condition, planning time and tasks types. This paper reports the results of an on going research investigating the issue of variability attributed to the task type. It is hypothesized that the particular type of task learners are required to perform will result in variation in their performance. Results of the statistical analyses of this study investigating the issue of variation in the performance of twenty L2 learners at the English department of Tabriz University provided evidence in support of the hypothesis that performance of L2 learners show systematic variability attributed to task.

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The Coefficient of Variance (mean standard deviation/mean Response time) is a measure of response time variability that corrects for differences in mean Response time (RT) (Segalowitz & Segalowitz, 1993). A positive correlation between decreasing mean RTs and CVs (rCV-RT) has been proposed as an indicator of L2 automaticity and more generally as an index of processing efficiency. The current study evaluates this claim by examining lexical decision performance by individuals from three levels of English proficiency (Intermediate ESL, Advanced ESL and L1 controls) on stimuli from four levels of item familiarity, as defined by frequency of occurrence. A three-phase model of skill development defined by changing rCV-RT.values was tested. Results showed that RTs and CVs systematically decreased as a function of increasing proficiency and frequency levels, with the rCV-RT serving as a stable indicator of individual differences in lexical decision performance. The rCV-RT and automaticity/restructuring account is discussed in light of the findings. The CV is also evaluated as a more general quantitative index of processing efficiency in the L2.

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Encapsidation of circular DNA by papillomavirus capsid protein was investigated in Cos-1 cells. Plasmids carrying both an SV40 origin of replication (or) and an E. coli on were introduced into Cos-1 cells by DNA transfection. PV capsid proteins were supplied in trans by recombinant vaccinia viruses. Pseudovirions were purified from infected cells and their packaged DNA was extracted and used to transform E. coil as an indication of packaging efficacy. VLPs assembled from BPV-1 L1 alone packaged little plasmid DNA, whereas VLPs assembled from BPV-1 L1+L2 packaged plasmid DNA at least 50 times more effectively. BPV-1 L1+L2 VLPs packaged a plasmid containing BPV-1 sequence 8.2 +/- 3.1 times more effectively than a plasmid without BW sequences. Using a series of plasmid constructs comprising a core BPV-1 sequence and spacer DNA it was demonstrated that BW VLPs could accommodate a maximum of about 10.2 kb of plasmid DNA, and that longer closed circular DNA was truncated to produce less dense virions with shorter plasmid sequences. The present study suggests that packaging of genome within PV virions involves interaction of L2 protein with specific DNA sequences, and demonstrates that PV pseudovirions have the potential to be used as DNA delivery vectors for plasmids of up to 10.2 kb. (C) 1998 Academic Press.

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To investigate the efficiency of encapsidation of plasmid by papillomavirus virus-like particles (PV VLPs), and the infectivity of the resultant PV pseudovirions, Cos-1 cells were transfected with an 8-kb plasmid incorporating a green fluorescent protein (GFP) reporter gene (pGSV), and infected with bovine PV (BPV-1) L1/L2 recombinant vaccinia virus to produce BPV1 pseudovirions. Approximately 1 in 1.5x10(4) of dense (1.35 g/ml) PV pseudovirions and 0.3 in 10(4) Of less-dense (1.29 g/ml) pseudovirions packaged an intact pGSV plasmid. The majority (>75%) of packaged plasmids contained deletions, and the deletions affected all tested genes. After exposure of Cos-1 cells to BPV-1 pseudovirions at an MOI of 40,000:1, 6% of cells expressed GFP giving a calculated efficiency of delivery of the pGSV plasmid, by pseudovirions which had packaged an intact plasmid, of approximately 5%. Plasmid delivery was not effected by purified pGSV plasmid, was blocked by antiserum against BPV-1, and was not blocked by DNase treatment of pseudovirions, confirming that delivery was mediated by DNA within the pseudovirion. We conclude that a major limitation to the use of PV pseudovirions as a gene delivery system is that intact plasmid DNA is not efficiently selected for packaging by VLPs in cell-based pseudovirions production systems.