757 resultados para compost, SPME, naso elettronico


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Il processo di compostaggio è il metodo più antico ed al tempo stesso innovativo di trasformazione dei rifiuti. La trasformazione in impianti di compostaggio industriale ricrea lo stesso processo semplice ma in scala maggiore processando molte tonnellate/anno di rifiuto con particolare riguardo a quello proveniente da raccolta differenziata. Il presente elaborato, oltre ad illustrare le nuove tecnologie di produzione nelle realtà locali della zona Romagnola, ha inteso indagare un aspetto alternativo ed innovativo di valutazione del compost. A supporto di quanto già previsto alla specifica normativa di settore e nell'ottica dell'ottimizzazione del processo, è stata valutata la possibilità di uso della tecnica analitica di microestrazione in fase solida (SPME) e della tecnica strumentale con naso elettronico. Si è inteso verificare anche come l'utilizzo di carbone vegetale, aggiunto alla fase di maturazione, possa apportare un contributo significativo nel controllo delle emissioni odorigene, problematica diffusa nelle aree limitrofe ad impianti di compostaggio. L'utilizzo delle tecniche di estrazione in fase solida (SPME) ha dimostrato che durante il processo le componenti odorigene tendono a ridursi notevolmente modificandosi in modo apprezzabile e valutabile mediante analisi GC-MS. L'aggiunta di carbone vegetale alla fase di maturazione contribuisce alla riduzione delle emissioni odorigene. I risultati ottenuti evidenziano come l'utilizzo dei sistemi proposti possa portare ad un'economicità qualora si riscontrassero tempi di maturazione variabili per le tipologie di materiale trattato, riducendo così i tempi di permanenza nei tunnel di maturazione e come le tecniche SPME e naso elettronico possano essere accoppiate per ottenere risultati complementari così da costruire un'informazione complessiva completa. Possibili sviluppi dello studio potrebbero essere improntati alla verifica puntuale del grado di maturazione in relazione alla tipologia del materiale in ingresso ed alla stagionalità nonché all'utilizzo di tali tecniche ad altre matrici e nell'ambito dell'individuazione della presenza di composti indesiderati in matrici ambientali.

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Nella mia sperimentazione si è determinato le concentrazioni di ammine biogene ed etilcarbammato di vini autoctoni siciliani prodotti a partire da vitigni Catarratto, Grillo ed Insolia provenienti da 4 cantine siciliane e detrrminato il profilo in molecole volatili di questi vini mediante la tecnica GS/MS-SPME e il naso elettronico. Per quanto concerne le ammine biogene, l’ammina rilevata in maggiore quantità è stata la putrescina, mentre la 2-feniletilammina e le poliammine sono state rilevate a bassissime concentrazioni. L’istamina era al di sotto del limite di determinazione (0,1 ppm) nei vini della cantina D e nei vini Grillo e Catarratto della cantina C. La tiramina è stata rilevata solo in 7 dei vini analizzati a concentrazioni mai eccedenti 1,31ppm. I vini della cantina B, pur presentando in 2 campioni delle elevate concentrazioni di putrescina, erano privi di poliammine e tiramina. Per quanto riguarda l’etilcarbammato, esso è risultato sempre al di sotto dei 15ppb, indipendentemente dal vitigno e dalla cantina di produzione, con l’eccezione dei campioni di Catarratto della cantina D. Il vino Grillo proveniente dalla stessa cantina presentava i più bassi valori di etilcarbammato determinato tra i campioni analizzati.Per il profilo in molecole volatili rilevate mediante GC/MS-SPME sono state identificate circa 20 molecole appartenenti a classi chimiche differenti quali esteri, alcoli, acidi ed aldeidi.Al fine di evidenziare meglio le differenze tra i diversi campioni di vino, è stata effettuata un’analisi PCA. La proiezione dei diversi campioni sul piano cartesiano definito dalle componenti 1 e 2 era in grado di spiegare, rispettivamente, il 46,44% e il 17,52% della varianza. I diversi campioni sono stati raggruppati principalmente per cantina e non in rapporto al vitigno. Infatti, sono stati individuati 4 cluster corrispondenti alle 4 cantine di produzione. Dal momento che il profilo sensoriale di un vino è la risultante, oltre che di un complesso equilibrio quali-quantitativo di numerose molecole, anche delle interazioni che si vengono a creare tra le molecole volatili e non in un sistema complesso come il vino, è stata effettuata un’analisi mediante naso elettronico. Come precedentemente, i risultati ottenuti sono stati analizzati mediante l’analisi della componente principale che è stata in grado di spiegare più del 80% della varianza totale. Anche in questo caso, i campioni tendevano a raggrupparsi per cantina e non per vitigno. Dall’analisi critica dei dati si evince come il processo produttivo adottato abbia influito in maniera più significativa rispetto al vitigno sulla differenziazione dei profili in molecole volatili determinati sia mediante gascromatografia che naso elettronico. In conclusione, i risultati della mia sperimentazione hanno evidenziato: marcate differenze in termini di profili in molecole volatili tra i vini analizzati solo in rapporto al processo produttivo adottato dalle cantine, sebbene la zona di produzione della materia prima sia piuttosto ristretta; ottima qualità dei prodotti considerati in termini di molecole potenzialmente tossiche per la salute del consumatore.

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Questa tesi descrive alcuni studi di messa a punto di metodi di analisi fisici accoppiati con tecniche statistiche multivariate per valutare la qualità e l’autenticità di oli vegetali e prodotti caseari. L’applicazione di strumenti fisici permette di abbattere i costi ed i tempi necessari per le analisi classiche ed allo stesso tempo può fornire un insieme diverso di informazioni che possono riguardare tanto la qualità come l’autenticità di prodotti. Per il buon funzionamento di tali metodi è necessaria la costruzione di modelli statistici robusti che utilizzino set di dati correttamente raccolti e rappresentativi del campo di applicazione. In questo lavoro di tesi sono stati analizzati oli vegetali e alcune tipologie di formaggi (in particolare pecorini per due lavori di ricerca e Parmigiano-Reggiano per un altro). Sono stati utilizzati diversi strumenti di analisi (metodi fisici), in particolare la spettroscopia, l’analisi termica differenziale, il naso elettronico, oltre a metodiche separative tradizionali. I dati ottenuti dalle analisi sono stati trattati mediante diverse tecniche statistiche, soprattutto: minimi quadrati parziali; regressione lineare multipla ed analisi discriminante lineare.

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L’apparato respiratorio rappresenta il bersaglio di numerose sostanze tossiche aerodisperse che rivestono un ruolo chiave nella patogenesi della maggior parte delle patologie polmonari e pleuriche, sia benigne che maligne. Nonostante per alcune di esse siano noti specifici fattori di rischio, le sole attività di prevenzione primaria non sono sufficienti a limitarne la diffusione. Si rende quindi necessario attuare adeguate misure di prevenzione secondaria per la diagnosi di malattie potenzialmente curabili allo stadio iniziale, in modo da aumentare l’efficacia dei trattamenti terapeutici e le possibilità di guarigione. Un approccio non invasivo per lo studio dei meccanismi fisiopatologici alla base delle patologie polmonari e pleuriche potrebbe essere effettuato anche con nuove metodiche (es. naso elettronico), al fine di identificare e validare nuovi biomarcatori per un più specifico approccio diagnostico. Il lavoro scientifico ha riguardato inizialmente l’identificazione di un indicatore o di un gruppo di indicatori dotati di potere diagnostico sufficientemente elevato per poter discriminare precocemente, nell’ambito di soggetti con pregressa esposizone ad asbesto, patologie benigne, sia polmonari che pleuriche, da patologie maligne. Successivamente l’attenzione è stata rivolta alla diagnosi precoce di patologie neoplastiche a carico del solo parenchima polmonare, valutando il potere discriminante di un pattern di composti organici volatili (VOCs, tra cui pentano, 2-metilpentano, esano, etilbenzene, eptanale e trans-2-nonenale) raccolti con metodiche non invasive e dotati di potere diagnostico tale da discriminare patologie benigne da patologie maligne potenzialmente curabili in soggetti ad alto rischio di sviluppare cancro del polmone. Infine abbiamo tentato di ottimizzare i parametri di impostazione e raccolta di un nuovo strumento: il naso elettronico. Su di esso esistono alcuni lavori in letteratura in cui ne vengono descritte le potenzialità in ambito diagnostico per il riconoscimento di specifici pattern suggestivi di patologie polmonari, sia flogistiche (TBC, BPCO) che neoplastiche (mesotelioma, NSCLC). Purtroppo nessuno di questi lavori definisce le condizioni ottimali di utilizzo, i limiti dello strumento e le interferenze di fattori ambientali e soggettivi riguardo al segnale elaborato. Il lavoro si è concentrato soprattutto sull’indagine delle condizioni ottimali di utilizzo e sull’eventuale condizionamento del segnale da parte di determinate variabili ambientali (es. umidità) o individuali (es. fumo, cibo, alcol).

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Bioremediation is a potential option to treat 1, 1, 1-trichloro-2, 2 bis (4-chlorophenyl) ethane (DDT) contaminated sites. In areas where suitable microbes are not present, the use of DDT resistant microbial inoculants may be necessary. It is vital that such inoculants do not produce recalcitrant breakdown products e.g. 1, 1-dichloro-2, 2-bis (4-chlorophenyl) ethylene (DDE). Therefore, this work aimed to screen DDT-contaminated soil and compost materials for the presence of DDT-resistant microbes for use as potential inoculants. Four compost amended soils, contaminated with different concentrations of DDT, were used to isolate DDT-resistant microbes in media containing 150 mg I -1 DDT at three temperatures (25, 37 and 55°C). In all soils, bacteria were more sensitive to DDT than actinomycetes and fungi. Bacteria isolated at 55°C from any source were the most DDT sensitive. However DDT-resistant bacterial strains showed more promise in degrading DDT than isolated fungal strains, as 1, 1-dichloro 2, 2-bis (4-chlorophenyl) ethane (DDD) was a major bacterial transformation product, while fungi tended to produce more DDE. Further studies on selected bacterial isolates found that the most promising bacterial strain (Bacillus sp. BHD-4) could remove 51% of DDT from liquid culture after 7 days growth. Of the amount transformed, 6% was found as DDD and 3% as DDE suggesting that further transformation of DDT and its metabolites occurred.

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An analytical method for the measurement of five naturally occurring bromophenols of sensory relevance in seafood (barramundi and prawns) is presented. The method combines simultaneous distillation−extraction followed by alkaline back extraction of a hexane extract and subsequent acetylation of the bromophenols. Analysis of the bromophenol acetates was accomplished by headspace solid phase microextraction and gas chromatography−mass spectrometry using selected ion monitoring. The addition of 13C6 bromophenol stable isotope internal standards for each of the five congeners studied permitted the accurate quantitation of 2-bromophenol, 4-bromophenol, 2,6-dibromophenol, 2,4-dibromophenol, and 2,4,6-tribromophenol down to a limit of quantification of 0.05 ng/g of fish flesh. The method indicated acceptable precision and repeatability and excellent linearity over the typical concentration range of these compounds in seafood (0.5−50 ng/g). The analytical method was applied to determine the concentration of bromophenols in a range of farmed and wild barramundi and prawns and was also used to monitor bromophenol uptake in a pilot feeding trial.

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Puu, ruohokasvit ja näistä tehdyt tuotteet kuten mekaanisesta massasta valmistettu sanomalehtipaperi sisältävät ligniiniä, joka hajoaa yleensä hyvin hitaasti luonnossa. Valkolahosienet hajottavat ligniiniä tehokkaimmin, ja koska niiden tuottamat entsyymit hajottavat myös muita vaikeasti hajoavia yhdisteitä, voidaan valkolahosienten avulla mahdollisesti puhdistaa saastuneita maita. Tässä työssä haluttiin selvittää, säilyttävätkö valkolahosienet (Abortiporus biennis, Bjerkandera adusta, Dichomitus squalens, Phanerochaete chrysosporium, Phanerochaete sordida, Phlebia radiata, Pleurotus ostreatus, Trametes hirsuta ja Trametes versicolor) aktiivisuutensa ja kasvavatko ne maassa. Aktiivisuutta mitattiin seuraamalla sienten synteettisen ligniinin (14C-DHP) hajotuskykyä. T. versicolor (silkkivyökääpä) osoittautui tehokkaimmaksi ligniinin hajottajaksi ja sen pentakloorifenolin (PCP) hajotuskykyä tutkittiin erillisessä kokeessa. Entiset tai pitkään käytössä olleet saha-alueet ovat yhä saastuneet puun käsittelyaineista peräisin olevilla kloorifenoleilla. Biohajoavien muovien kehitystyö sekä kompostoinnin yleistyminen jätteiden käsittelymenetelmänä ovat luoneet tarpeen materiaalien biohajoavuuden määrittämiseen. Euroopan standardisoimisjärjestön (CEN) kontrolloidussa kompostitestissä biohajoavuus määritetään materiaalin hajoamisen aikana muodostuvan hiilidioksidin perusteella. Hiilidioksidin tuotto mitataan sekä näytettä sisältävästä kompostista että kompostista ilman näytettä, ja tällöin oletetaan, että kompostin orgaaninen aines molemmissa komposteissa (tausta) tuottaa yhtä paljon hiilidioksidia. Testin puutteeksi saattaa osoittautua kompostissa tai maassa esiintyvä "priming effect". Tällä tarkoitetaan materiaalin lisäämisen jälkeen esiintyvää epänormaalin suurita tai pientä hiilidioksidin muodostusta, minkä seurauksena testin tulosksena saatava biohajoavuus on virheellinen. Ligniinin hajotessa muodostuu enemmän humusta kuin hiilidioksidia, koska ligniini on humuksen tärkein lähtöaine. Näin ollen ligniiniä sisältävät paperituotteet saattavat testin mukaan vaikuttaa biologisesti hajoamattomilta. Valkolahosienet hajottivat 4-23% ligniinistä hiilidioksidiksi ja T. versicolor 29% PCP:sta. Kompostissa ligniini hajosi hiilidioksidiksi 58°C:ssa huomattavasti vähemmän (8%) kuin lämpötiloissa 35°C ja 50°C (23-24%). Kompostin todennäköisesti tärkeimpien ligniinin hajottajien, termofiilisten sienten, tyypillinen optimilämpötila on 45°C, eivätkä ne ole enää aktiivisia 58°C:ssa. Sekä maassa että kompostissa ligniini sitoutui kuitenkin suurimmaksi osaksi humukseen. Valkolahosienet hajottivat sekä humukseen sitoutunutta ligniiniä että PCP:ia, mutta kompostin sekapopulaatio ei tähän pystynyt, ja ligniiniä sitoutui humukseen yhä enemmän kompostoinnin aikana. T. versicolor hajotti PCP:ia tehokkaasti, eikä se tuottanut myrkyllisiä kloorianisoleja, joita jotkut valkolahosienet saattavat muodostaa kloorifenoleista. Priming effect ilmiötä tutkittiin eri ikäisissä ja kypsyydeltään erilaisissa komposteissa. Kompostit erosvat toisistaan myös hajoamattoman jätteen määrän ja mikrobipopulaation suhteen. Negatiivinen priming effect havaittiin kaikissa epästabiileissa komposteissa (ikä enintään 6 kk), ja sen lisäksi yhdessä näistä komposteista positiivinen priming effect kokeen lopussa. Stabiileissa komposteissa (ikä vähintään 6 kk) ilmiötä ei sen sijaan havaittu. Epästabiileissa komposteissa biohajoavuudelle saadut tulokset eivät siis ole luotettavia. Työn tulosten perusteella valkolahosienet, ja erityisesti T. versicolor, ovat lupaavia saastuneen maan puhdistukseen, joskin sienirihmaston mahdollisuudet säilyä aktiivisena maan alkuperäisen mikrobipopulaation kanssa täytyy vielä selvittää. Kompostin sekapopulaatio, joka ei sisällä valkolahosieniä, hajotti ligniiniä yllättävän tehokkaasti termofiilisille sienille sopivissa lämpötiloissa, vaikka ligniini sitoutuikin pääasiallisesti humukseen. Kompostin kypsyys osoittautui tärkeäksi tekijäksi kontrolloidun kompostitestin onnistumisen kannalta. Priming effect ilmiön välttämiseksi on varmistettava, että testissä käytetty komposti on riittävän kypsä. Kompostien mikrobipopulaation koostumusta kompostoinnin eri vaiheissa tulisi tarkemmin selvittää, koska stabiilien ja epästabiilien kompostien ero aiheutui todennäköisesti populaatioiden rakenteessa vallitsevista eroista. Näin myös priming effect ilmiön syyt voitaisiin selittää paremmin.

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Turfgrasses range from extremely salt sensitive to highly salt tolerant. However, the selection of a salt tolerant turf is not a 'silver bullet' solution to successful turf growth on salt-affected parklands. Interactions between factors such as cultivar, construction practices, establishment, and maintenance can be complex and should not be considered in isolation of one another. Taking this holistic approach, a study investigating cultivar evaluation for salt-affected sites also included a comparison of topsoil materials as turf underlay, as well as pre-treatment of the sod. The turf species and cultivars used in the study were: Cynodon dactylon, cultivar 'Oz Tuff (I) '; Paspalum vaginatum, cultivars 'Sea Isle 1 (I) ' and 'Velvetene (I) '; Zoysia matrella cultivar 'A-1 (I) '; and Zoysia japonica, cultivar 'Empire (I) '. The two underlay materials were compost (100%) or a sandy clay topsoil each applied above a coastal sand profile to a depth of 10 cm. Rooting depth or root dry weight did not significantly differ among turf cultivars. Compost profile treatment had significantly greater root mass than the topsoil among all turf cultivars. This higher root production was reflected by improved quality of all turf at the final evaluation. Turfgrass grown on compost had a higher normalised difference vegetation index (NDVI), regardless of whether full sod or bare-rooted turfgrass was used. The use of a quality underlay was paramount to the successful growth of the turf cultivars investigated. While each cultivar had superior performance in sub-optimal conditions, the key to success was the selection of the right species and cultivar for each situation combined with proper establishment and maintenance of each turf grass.

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Leaves and leaf sheath of banana and areca husk (Areca catechu) constitute an important component of urban solid waste (USW) in India which are difficult to degrade under normal windrow composting conditions. A successful method of anaerobic digestion built around the fermentation properties of these feedstock has been evolved which uses no moving parts, pretreatment or energy input while enabling recovery of four products: fiber, biogas, compost and pest repellent. An SRT of 27 d and 35 d was found to be optimum for fiber recovery for banana leaf and areca husk, respectively. Banana leaf showed a degradation pattern different from other leaves with slow pectin-1 degradation (80%) and 40% lignin removal in 27 d SRT. Areca husk however, showed a degradation pattern similar to other plant biomass. Mass recovery levels for banana leaf were fiber-20%, biogas-70% (400 ml/g TS) and compost-10%. For areca husk recovery was fiber-50%, biogas-45% (250 ml/g TS) and compost-5%. (C) 2012 Elsevier Inc. All rights reserved.

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In Northern Vietnam, organic fertilization programmes are being tested to restore soil fertility and reduce soil erosion. However, the amendment of organic matter in soil is also associated with the development of the invasive earthworm species Dichogaster bolaui. The objective of this study was to investigate the influence of organic matter amendment quality (compost vs. vermicompost) on D. bolaui. Our study confirmed D. bolaui development in organic patches in the field. However, we also observed that the flat-backed millipede Asiomorpha coarctata proliferated in these organic patches. Native to Asia, this millipede species is also considered as invasive in America. Both D. bolaui and A. coarctata more rapidly colonized compost than vermicompost patches. A laboratory experiment confirmed this trend and showed the limited development of D. bolaui in vermicompost. This is probably because of the decreased palatability of this substrate to soil fauna. In conclusion, any restoration practice that aims to increase the organic stocks in soils degraded by erosion should consider the quality of the organic amendment. In Northern Vietnam, vermicompost may be the preferred substrate for restoring soils while limiting the spread of D. bolaui. (C) 2014 Elsevier Masson SAS. All rights reserved.

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Compost, vermicompost and biochar amendments are thought to improve soil quality and plant yield. However, little is known about their long-term impact on crop yield and the environment in tropical agro-ecosystems. In this study we investigated the effect of organic amendments (buffalo manure, compost and verrnicompost) and biochar (applied alone or with vermicompost) on plant yield, soil fertility, soil erosion and water dynamics in a degraded Acrisol in Vietnam. Maize growth and yield, as well as weed growth, were examined for three years in terrestrial mesocosms under natural rainfall. Maize yield and growth showed high inter-annual variability depending on the organic amendment. Vermicompost improved maize growth and yield but its effect was rather small and was only significant when water availability was limited (year 2). This suggests that vermicompost could be a promising substrate for improving the resistance of agrosystems to water stress. When the vermicompost biochar mixture was applied, further growth and yield improvements were recorded in some cases. When applied alone, biochar had a positive influence on maize yield and growth, thus confirming its interest for improving long-term soil productivity. All organic amendments reduced water runoff, soil detachment and NH4+ and NO3- transfer to water. These effects were more significant with vermicompost than with buffalo manure and compost, highlighting that the beneficial influence of vermicompost is not limited to its influence on plant yield. In addition, this study showed for the first time that the combination of vermicompost and biochar may not only improve plant productivity but also reduce the negative impact of agriculture on water quality. (C) 2015 Elsevier B.V. All rights reserved.

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El presente trabajo experimental se efectuó en el Centro Experimental de café del Pacífico de Nicar agua UNICAFE (Jardín Botánico), ubicado en el municipio de Masatepe, Mas aya, desde Junio a Diciembre de 2005, con el objetivo de determinar el efecto de diferentes porcentajes de sustrato de humus de lombriz, compost y suelo en la producción de plántulas d e café. El ensayo se enmarco en un diseño experimental completamente al azar, con un total de diez tratamientos y cuatro repeticiones, utilizando la variedad de café Caturra. Los tratamientos evaluados fueron el T 1 : H umus de lombriz (25% ) + suelo (75%) , T 2 : Humus de lombriz ( 50% ) + suelo ( 50% ); T 3 : Humus de lombriz ( 75% ) + suelo ( 25% ); T 4 : Humus de lombriz (100%); T 5 C ompost (25% ) + suelo (75%); T 6 :Compost 50% + suelo (50%); T 7 : Compost (75%) + suelo ( 25% ); T 8 : Compost (100%); T 9 : Suelo (100%); T 10 : Hum us de lombriz + Compost + Suelo ( 33.3% c/u). Los datos obtenidos de las variables altura de planta, diámetro de tall o y promedio de hojas se analizaron por medio del análisis de mediciones repetidas en el tiempo y para las variables longitud de raíz, peso fresco y seco de planta y promedio de crucetas se realizó el análisis de varianza. Los tratamientos que mejor se comportaron en cuanto a altura de planta fueron el T 5 y T 7 , con alturas promedios de 29.46 y 30.71 cm respectivamente. En el diámetro de tallo los mejores resultados se presentaron en los tratamientos T 5 y el T 7 , alcanzando diám etros promedios de 0.44 y 0.43 c m res pectivamente. En cuanto al promedio de hojas el T 3 mostró siempre el mayor promedio de hojas con 1 5 hojas seguido del T 5 con 13 hojas . En cuanto al promedio de crucetas el T 3 y el T 5 presentaron el mayor promedio de crucetas con 1.42 y 1.25 respectivamente. En la variable longitud de raíz los tratamientos no presentaron diferencias significativas; sin embargo los mayores promedios lo obtuvieron los tratamientos T 3 con 20.12 cm y el T 5 con 19.41 cm. En el peso fresco de las plantas los tratamientos que presentaron mejor efecto fueron el T 3 y el T 7 , con 73 g y 63 g, respectivamente. En cuanto al peso seco los mejores tratamientos fuer on el T 3 y el T 7 , con 28.25 g y 26.5 g, respectivamente. El análisis económico mo stró que el T 5 obtuvo el mayor b eneficio neto con 0.07 dolares por planta vendida

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El estudio del efecto de diferentes residuos orgánicos de origen vegetal y animal en algunas características física, química y biológica del compost. Los objetivos fueron: C ontribuir a la búsqueda de alternativas de reciclaje de diferentes materiales de origen vegetal, animal y que contenga buenas características físicas, q uímicas y biológicas, evaluar el efecto de diferentes materiales orgánicos (pulpa de café, aserrín, basura verde + cascarilla de arroz, abono verde + cascarilla de arroz y residuos del comedor) sobre algunas propiedades químicas, físicas y biológicas del c ompost y determinar cuál de las mezclas orgánicas evaluadas (pulpa de café, aserrín, basura verde + cascarilla de arroz, abono verde + cascarilla de arroz y residuos del comedor) contribuyen a mejorar algunas de las propiedades químicas, físicas y biológic as del compost. Se estableció en la Hacienda Las Mercedes, propiedad de la Universidad Nacional Agraria, ubicada en el Km. 11 y ½ carretera norte, 1 Km. al lago frente a la empresa CARNIC en la localidad Las Mercedes perteneciente al departamento de Mana gua. Está finca se ubica geográficamente a los 12º8 ́36 ́ ́ latitud norte y 86º09 ́49 ́ ́ longitud oeste a una altitud de 56 msnm. El estudio comprendió cinco tratamientos y tres repeticiones: los cinco tratamientos compuestos de: basura seca recogida de la Ha cienda Las Mercedes, estiércol, cal y sica (carbón vegetal) en común; el tratamiento uno se diferenciaba por la presencia de pulpa de café, el dos por tener aserrín, el tres con basura verde más cascarilla de arroz, el cuatro con abono verde más cascarill a de arroz y el quinto con residuos provenientes del comedor de la Universidad Nacional Agraria. Se evaluaron las siguientes variables: temperatura, humedad, fitoxicidad , Contenido de macro y micro elementos y d iversidad de hongos y bacterias en el proce so de compostaje . El aná lisis estadístico utilizado fue el análisis de varianza a la variable: análisis químico, se realizó separación de medias por TUKEY al 5% de probabilidad de error. A las variables humedad, toxicidad y análisis microbiológico se les realizó un análisis cualitativo. La variable temperatura se le realizó análisis de varianz a a través del MANOVA. Se obtuvieron los siguientes resultados: existe diferencia significativa entre los tratamientos en la variable temperatura siendo la pulp a de café el material orgánico que favorece mayor actividad microbiana y que permitió obtener temperaturas más altas que el resto de mezclas . La pasteurización del abono se logró a través de que la temperatura entre 45 ºC y 50 ºC fue por un tiempo prolon gado. Según el resultado del análisis químico realizado en el laboratorio de suelos y aguas de la UNA indican por que los rangos de humedad al final del ensayo se mantuvieron dentro de los parámetros óptimos (50 - 65 %). Todos los tratamientos tienen una r elación carbono/nitrógeno alta, las que varían entre 79:1 a 60:1. Todas las mezclas tienen estabilidad, no hay presencia de sustancias fitotóxicas. En todos los tratamientos se obtiene una germinación arriba del 90 por ciento. La presencia de bacterias y hongos estuvo durante todo el proceso de descomposición, siendo menor el número de especies de hongos encontrados por tratamiento a los 30 días que a los 90 días. Entre las bacterias más encontradas están las del género Bacillus.

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El nopal (Opuntia ficus-indica L.), es una Cactácea originaria de México, cuyos usos van desde el alimenticio hasta la manufactura de diversos productos farmacéuticos, cosméticos y forrajeros, representa una posible alternativa alimenticia ante la escasez de alimentos en época de verano, ya que tiene capacidad de adaptación a zonas áridas y semiáridas. En este trabajo se analizó la influencia de diferentes niveles de compost (0, 0.5, 1, 1.5, 2 y 2.5 kg/planta) sobre la dinámica poblacional de arvenses y entomofauna asociada, en el cultivo de nopal. El ensayo se estableció en julio de 2008, en la finca Guadarrama, comunidad Buena Vista Sur, ubicada en el kilometro 56 ½ carretera Casares- La Boquita, Diriamba, Carazo. Las variables evaluadas respecto a las arvenses fueron; abundancia, dominancia y diversidad de especies. Respecto a la entomofauna, se elaboró un listado de artrópodos con su respectiva función biológica. Se realizó un control manual de malezas a los 75 días después de la siembra. Cynodon dactylon L. se presentó como arvense monocotiledónea de mayor abundancia con 37 plantas en el testigo, respecto a las dicotiledóneas que fue Waltheria indica L. con 8 plantas en 1 y 1.5 kg/planta. Diversidad; se encontraron 22 especies(8 más que las encontradas en este lugar en el ensayo precedente, 2007), de las cuales 4 fueron monocotiledóneas y 18 dicotiledóneas. La mayor cobertura se registró en 0.5 kg/planta con 17% y la menor en 2 kg/planta con 4 %. La mayor biomasa para monocotiledóneas fue encontrada en 1.5 kg/planta con 754 kg/ha, y la menor en 2.5 kg/planta con 346 kg/ha, para dicotiledóneas la mayor fue de 273 kg/ha en 2 kg/planta y la menor en el testigo con 123 kg/ha. Se reportaron 14 especies de artrópodos (fitófagos: como Acheta domesticus Bol., entomófagos: como Tegenaria domestica Clerk y defoliador: como Atta cephalotes L.