842 resultados para cluster, carbonile, platino, fosfina, luminescenza
Resumo:
Nel corso di questa Tesi sono state studiate le reazioni di cluster carbonil anionici di Platino con fosfine. In particolare, sono state investigate nel dettaglio le reazioni dei cluster [Pt3n(CO)6n]2– (n = 3,4) e [Pt19(CO)22]n– (n = 3,4) con PPh3. Sono state poi preliminarmente studiate anche le reazioni di [Pt24(CO)30]2– e [Pt38(CO)44]2– con PPh3. Questo ha portato alla sintesi e alla completa caratterizzazione mediante diffrazione di raggi X su cristallo singolo delle specie [NBu4]2[Pt9(CO)16(PPh3)2] e [NBu4]x[Pt22(CO)22(PPh3)6]2•yCH3CN, contenenti gli anioni [Pt9(CO)16(PPh3)2]2– e [Pt22(CO)22(PPh3)6]2–. È stato inoltre preparato un nuovo composto tentativamente formulato come [Pt19(CO)20(PPh3)2]4–, sulla base dei dati IR, 31P NMR e ESI-MS. Questi rappresentano i primi esempi di cluster carbonilici anionici di Platino contenenti fosfine. Nel caso delle reazioni di [Pt24(CO)30]2– e [Pt38(CO)44]2– con PPh3 i prodotti sono stati caratterizzati al momento solo mediante spettroscopia IR, e quindi è molto difficile ipotizzare una loro struttura. I composti [Pt9(CO)16(PPh3)2]2– e [Pt19(CO)20(PPh3)2]4– sono stati investigati mediante spettroscopia 31P NMR in soluzione a temperatura variabile. Il primo mostra un unico segnale 31P NMR, in accordo con la struttura allo stato solido, mentre [Pt19(CO)20(PPh3)2]4– è risultato essere flussionale. È stato poi studiato nel dettaglio il comportamento fotochimico dei cluster [Pt3n(CO)6n]2– (n = 3-6) in funzione della concentrazione, confermando la loro natura di “Double emitting quantum dots”. Infine è stato preparato e caratterizzato strutturalmente il sale [DAMS]2[Pt9(CO)18]•dmf, contenente il catione [DAMS]+.
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Nel corso di questa Tesi sono state studiate reazioni di cluster carburo-carbonilici Fe/Cu con composti azotati di varia natura: complessi fosforescenti di metalli di transizione, 1-10 fenantrolina, L-amminoacidi e Chinolina. In particolare la reazione tra Fe4C(CO)12Cu2(CH3CN)2 e [Ru(tpy)(bpy)(N4C-C6H4-CN)]+ ha portato alla sintesi dell’addotto Fe4C(CO)12{Cu2Cl[Ru(tpy)(bpy)(N4C-C6H4-CN)]}, sul quale sono state condotte misure di luminescenza (emissione, eccitazione e misura dei tempi di vita degli stati eccitati). Per confronto degli spettri registrati su campioni di adotto in soluzione con quelli del complesso cationico di Ru(II), si è ipotizzato che l’addotto sintetizzato in soluzione dia origine ad un sistema in equilibrio tra le specie legate e dissociate. Le reazioni di Fe4C(CO)12Cu2(CH3CN)2 e [NEt4][Fe5C(CO)14Cu(CH3CN)] con 1-10 fenantrolina hanno permesso di isolare le nuove specie [Fe4C(CO)12(Cuphen)]–, [Fe4C(CO)12(Cuphen)] e [Fe5C(CO)14(Cuphen)]–, sottoforma dei loro sali [Cu(phen)2][Fe4C(CO)12(Cuphen)], [NEt4] [Fe4C(CO)12(Cuphen)], [Fe4C(CO)12(Cuphen)], [NEt4][Fe5C(CO)14(Cuphen)]• CH2Cl2 e [NEt4][Fe5C(CO)14(Cuphen)]•THF. In tali cluster si nota come la natura bidentata di phen e il suo ingombro sterico abbiano causato notevoli riarrangiamenti strutturali rispetto alle specie iniziali contenenti acetonitrile. La sintesi di Fe4C(CO)12(CuQ)2 e [NEt4][Fe5C(CO)14(CuQ)] è avvenuta inaspettatamente a partire dalle reazioni condotte tra Fe4C(CO)12Cu2(CH3CN)2 e [NEt4][Fe5C(CO)14Cu(CH3CN)] con le molecole L-prolina, L-metionina e guanina, a causa della chinolina contenuta come impurezza nei reagenti di partenza. L’esito di questa reazione ha comunque mostrato l’elevata affinità dei cluster per il legante chinolina, sebbene presente in ambiente di reazione in misura sensibilmente inferiore rispetto agli altri reagenti. Tutte le nuove specie sintetizzate sono stati caratterizzate mediante spettroscopia IR e le strutture molecolari sono state determinate mediante diffrazione di raggi X su cristallo singolo.
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Questo lavoro di Tesi è diviso essenzialmente in due parti. La prima parte consiste nello studio delle reazioni di decomposizione termica dei cluster di Chini [Pt3n(CO)6n]2– (n = 3-6) sia come sali sodici che come sali di tetra alchilammonio. Al variare delle condizioni di reazione si ottengono vari prodotti, a volte come specie singole, ma più spesso come miscele. Tra questi sono stati individuati i prodotti già noti [Pt19(CO)22]4-, [Pt24(CO)30]2–, [Pt26(CO)32]2-. Inoltre sono stati isolati e caratterizzati strutturalmente i nuovi cluster [Pt33(CO)38]2- e [Pt44(CO)45]2-. Nella seconda parte del lavoro di Tesi è stata studiata l'ossidazione di [Pt19(CO)22]4- con l'acido HBF4•(OCH2CH3)2. Anche questa reazione porta alla formazione di vari prodotti a seconda della quantità di acido impiegata e del tempo di reazione. Sono state individuate al momento le specie [Pt19(CO)22]3-, [Pt40(CO)40]6-, [Pt36(CO)44]2- e [Pt38(CO)44]2-. Tutte queste specie, tranne la prima, sono state caratterizzate strutturalmente. Le nuove specie [Pt33(CO)38]2- e [Pt36(CO)44]2- mostrano delle strutture ccp difettive riconducibili a quella di [Pt38(CO)44]2-. Il cluster [Pt44(CO)45]2- mostra invece una struttura compatta complessa ABCBA, che può essere vista come due frammenti ccp geminati tramite un piano di riflessione. Il cluster [Pt40(CO)40]6- rappresenta un raro caso (unico per i cluster di platino) di cluster con elevata nuclearità di struttura bcc. La struttura dei nanocluster molecolari ottenuti è stata determinata tramite cristallografia a raggi X su cristallo singolo e le proprietà redox di alcuni di questi cluster sono state investigate tramite voltammetria ciclica. Il profilo della voltammetria ciclica del [Pt33(CO)38]2– mostra una serie di processi redox, due ossidazioni e quattro riduzioni, che indicano alcune proprietà di reversibilità chimica permettendo così di individuare una serie di cluster strettamente correlati del tipo [Pt33(CO)38]n– (n=0-6) come suggeriscono anche gli studi IR spettroelettrochimici. Inoltre sono stati condotti studi 13C{1H}NMR di [Pt19(CO)22]4- arricchito isotopicamente con 13CO per investigare il comportamento di questa specie durante il processo ossidativo.
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The aim of this work is to explore the chemistry of new heteroatomic molecular compounds never reported in the scientific literature so far: Ni-P carbonyl clusters. First, an attempt was made to illustrate the reasons which brought to the choice of this specific metal-pnictogen couple, such as the interesting properties of Ni-P binary phases, the difficulties related in obtaining structural data for this bulk compounds and the absence of references about nickel-phosphorus molecular compounds (e.g. carbonyl clusters) reported in literature. Then, the general criteria chosen for the reactions between precursors [Ni6(CO)12]2- and PCl3 or POCl3 have been reported. This work has permitted to individuate many new products, of which some have also been isolated and characterised: [Ni11P(CO)18]3-, [Ni23-xP2(CO)30-x]6- (x=0, 1), [HNi31P4(CO)39]5- e [H2Ni31P4(CO)39]4-. Except for the former, a reproducible synthetic path has been refined for all those new Ni-P carbonyl clusters; furthermore some chemical reactivity has been carried out in order to test their characteristics.
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Background Zoonotic schistosomiasis japonica is a major public health problem in China. Bovines, particularly water buffaloes, are thought to play a major role in the transmission of schistosomiasis to humans in China. Preliminary results (1998–2003) of a praziquantel (PZQ)-based pilot intervention study we undertook provided proof of principle that water buffaloes are major reservoir hosts for S. japonicum in the Poyang Lake region, Jiangxi Province. Methods and Findings Here we present the results of a cluster-randomised intervention trial (2004–2007) undertaken in Hunan and Jiangxi Provinces, with increased power and more general applicability to the lake and marshlands regions of southern China. The trial involved four matched pairs of villages with one village within each pair randomly selected as a control (human PZQ treatment only), leaving the other as the intervention (human and bovine PZQ treatment). A sentinel cohort of people to be monitored for new infections for the duration of the study was selected from each village. Results showed that combined human and bovine chemotherapy with PZQ had a greater effect on human incidence than human PZQ treatment alone. Conclusions The results from this study, supported by previous experimental evidence, confirms that bovines are the major reservoir host of human schistosomiasis in the lake and marshland regions of southern China, and reinforce the rationale for the development and deployment of a transmission blocking anti-S. japonicum vaccine targeting bovines.
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Background The problem of silent multiple comparisons is one of the most difficult statistical problems faced by scientists. It is a particular problem for investigating a one-off cancer cluster reported to a health department because any one of hundreds, or possibly thousands, of neighbourhoods, schools, or workplaces could have reported a cluster, which could have been for any one of several types of cancer or any one of several time periods. Methods This paper contrasts the frequentist approach with a Bayesian approach for dealing with silent multiple comparisons in the context of a one-off cluster reported to a health department. Two published cluster investigations were re-analysed using the Dunn-Sidak method to adjust frequentist p-values and confidence intervals for silent multiple comparisons. Bayesian methods were based on the Gamma distribution. Results Bayesian analysis with non-informative priors produced results similar to the frequentist analysis, and suggested that both clusters represented a statistical excess. In the frequentist framework, the statistical significance of both clusters was extremely sensitive to the number of silent multiple comparisons, which can only ever be a subjective "guesstimate". The Bayesian approach is also subjective: whether there is an apparent statistical excess depends on the specified prior. Conclusion In cluster investigations, the frequentist approach is just as subjective as the Bayesian approach, but the Bayesian approach is less ambitious in that it treats the analysis as a synthesis of data and personal judgements (possibly poor ones), rather than objective reality. Bayesian analysis is (arguably) a useful tool to support complicated decision-making, because it makes the uncertainty associated with silent multiple comparisons explicit.
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BACKGROUND: Literature and clinical experience suggest that some people experience atypical, complicated or pathological bereavement reactions in response to a major loss. METHOD: Three groups of community-based bereaved subjects--spouses (n = 44), adult children (n = 40), and parents (n = 36)--were followed up four times in the 13 months after a loss. A 17-item scale of core bereavement times was developed and used to investigate the intensity of the bereavement response over time. RESULTS: Cluster analysis revealed a pattern of bereavement-related symptoms approximating a syndrome of chronic grief in 11 (9.2%) of the 120 subjects. None of the respondents displayed a pattern consistent with delayed or absent grief. CONCLUSIONS: In a non-clinical community sample of bereaved people, delayed or absent grief is infrequently seen, unlike chronic grief, which is demonstrated in a minority.
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This paper considers the history of the cluster concept in urban economic geography, and its relationship to recent debates about creative cities. It then looks at the role that universities can play in the development of a creative cluster, as well as some of the potential pitfalls.
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Maximisation of Knowledge-Based Development (KBD) benefits requires effective dissemination and utilisation mechanisms to accompany the initial knowledge creation process. This work highlights the potential for interactions between Supply Chains (SCs) and Small and Medium sized Enterprise Clusters (SMECs), (including via ‘junction’ firms which are members of both networks), to facilitate such effective dissemination and utilisation of knowledge. In both these network types there are firms that readily utilise their relationships and ties for ongoing business success through innovation. The following chapter highlights the potential for such beneficial interactions between SCs and SMECs in key elements of KBD, particularly knowledge management, innovation and technology transfer. Because there has been little focus on the interactions between SCs and SMECs, particularly when firms simultaneously belong to both, this chapter examines the conduits through which information and knowledge can be transferred and utilised. It shows that each network type has its own distinct advantages in the types of information searched for and transferred amongst network member firms. Comparing and contrasting these advantages shows opportunities for both networks to leverage the knowledge sharing strengths of each other, through these ‘junctions’ to address their own weaknesses, allowing implications to be drawn concerning new ways of utilising relationships for mutual network gains.