30 resultados para canna


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O objetivo deste trabalho foi estudar características morfológicas e anatômicas do sistema caulinar de Canna edulis. As observações morfoanatômicas, de crescimento das gemas e formação do sistema caulinar, foram efetuadas durante o ciclo vegetativo da planta. O sistema subterrâneo é formado por raízes adventícias fibrosas originadas a partir dos nós e entrenós dos rizomas. Esses órgãos orientam-se paralelamente à superfície do solo com padrão de ramificação simpodial. As gemas apicais dos rizomas diferenciam-se em caules reprodutivos, constituídos por nós e entrenós característicos. A base desse órgão é constituída por catafilos. O caule reprodutivo é formado por epiderme unisseriada e em posição subepidérmica, nota-se a presença de células com estrias de Caspary. Os rizomas adultos são constituídos por epiderme, córtex com endoderme evidente e cilindro vascular delimitado por periciclo plurisseriado. Embora as características morfológicas do sistema caulinar dessa planta concordem com as descrições recentes aplicadas aos rizóforos, o caule subterrâneo desta espécie foi interpretado como um rizoma.

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The molluscicidal activity of Punica granatum Linn. (Punicaceae) and Canna indica Linn. (Cannaceae) against the snail Lymnaea acuminata was studied. The molluscicidal activity of P. granatum bark and C. indica root was found to be both time and dose dependent. The toxicity of P. granatum bark was more pronounced than that of C. indica. The 24 h LC50 of the column-purified root of C. indica was 6.54 mg/l whereas that of the column-purified bark of P. granatum was 4.39 mg/l. The ethanol extract of P. granatum (24 h LC50: 22.42 mg/l) was more effective than the ethanol extract of C. indica (24 h LC50: 55.65 mg/l) in killing the test animals. P. granatum and C. indica may be used as potent molluscicides since the concentrations used to kill the snails were not toxic for the fish Colisa fasciatus, which shares the same habitat with the snail L. acuminata.

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Comm indica L. is an herbaceous species with ornamental and medicinal value, having seeds with a hard seed coat. This study aimed to test the influence of constant temperatures ranging from 5 to 45 C, at 5 C intervals, on the germination of scarified seeds. Data obtained were analyzed through the model of enthalpy of activation in order to obtain the optimum temperature range for germination. The species showed seed germinability in a wide temperature range (10-40 degrees C) being the optimal temperature range between 13.84 and 34.41 degrees C, determined by the enthalpy of activation.

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Achira (Canna indica L.) is a plant native to the Andes in South America, a starchy source, and its cultivation has expanded to different tropical countries, like Brazil. In order to evaluate the potential of this species, starch and flours with different particle size were obtained from Brazilian achira rhizomes. Proximal analyses, size distribution, SEM, swelling power, solubility, DSC, XRD analysis, and FTIR were performed for characterization of these materials. Flours showed high dietary fiber content (16.532.2% db) and high concentration of starch in the case of the smaller particle size fraction. Significant differences in protein and starch content, swelling power, solubility, and thermal properties were observed between the Brazilian and the Colombian starch. All the studied materials displayed the B-type XRD pattern with relative crystallinity of 20.1% for the flour and between 27.0 and 28.0% for the starches. Results showed that the starch and flour produced from achira rhizomes have great technological potential for use as functional ingredient in the food industry.

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Il presente studio ha avuto l’obiettivo di indagare la produzione di bioetanolo di seconda generazione a partire dagli scarti lignocellulosici della canna da zucchero (bagassa), facendo riscorso al processo enzimatico. L’attività di ricerca è stata svolta presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica dell’Università di Lund (Svezia) all’interno di rapporti scambio con l’Università di Bologna. Il principale scopo è consistito nel valutare la produzione di etanolo in funzione delle condizioni operative con cui è stata condotta la saccarificazione e fermentazione enzimatica (SSF) della bagassa, materia prima che è stata sottoposta al pretrattamento di Steam Explosion (STEX) con aggiunta di SO2 come catalizzatore acido. Successivamente, i dati ottenuti in laboratorio dalla SSF sono stati utilizzati per implementare, in ambiente AspenPlus®, il flowsheet di un impianto che simula tutti gli aspetti della produzione di etanolo, al fine di studiarne il rendimento energetico dell’intero processo. La produzione di combustibili alternativi alle fonti fossili oggigiorno riveste primaria importanza sia nella limitazione dell’effetto serra sia nel minimizzare gli effetti di shock geopolitici sulle forniture strategiche di un Paese. Il settore dei trasporti in continua crescita, consuma nei paesi industrializzati circa un terzo del fabbisogno di fonti fossili. In questo contesto la produzione di bioetanolo può portare benefici per sia per l’ambiente che per l’economia qualora valutazioni del ciclo di vita del combustibile ne certifichino l’efficacia energetica e il potenziale di mitigazione dell’effetto serra. Numerosi studi mettono in risalto i pregi ambientali del bioetanolo, tuttavia è opportuno fare distinzioni sul processo di produzione e sul materiale di partenza utilizzato per comprendere appieno le reali potenzialità del sistema well-to-wheel del biocombustibile. Il bioetanolo di prima generazione ottenuto dalla trasformazione dell’amido (mais) e delle melasse (barbabietola e canna da zucchero) ha mostrato diversi svantaggi: primo, per via della competizione tra l’industria alimentare e dei biocarburanti, in secondo luogo poiché le sole piantagioni non hanno la potenzialità di soddisfare domande crescenti di bioetanolo. In aggiunta sono state mostrate forti perplessità in merito alla efficienza energetica e del ciclo di vita del bioetanolo da mais, da cui si ottiene quasi la metà della produzione di mondiale di etanolo (27 G litri/anno). L’utilizzo di materiali lignocellulosici come scarti agricolturali e dell’industria forestale, rifiuti urbani, softwood e hardwood, al contrario delle precedenti colture, non presentano gli svantaggi sopra menzionati e per tale motivo il bioetanolo prodotto dalla lignocellulosa viene denominato di seconda generazione. Tuttavia i metodi per produrlo risultano più complessi rispetto ai precedenti per via della difficoltà di rendere biodisponibili gli zuccheri contenuti nella lignocellulosa; per tale motivo è richiesto sia un pretrattamento che l’idrolisi enzimatica. La bagassa è un substrato ottimale per la produzione di bioetanolo di seconda generazione in quanto è disponibile in grandi quantità e ha già mostrato buone rese in etanolo se sottoposta a SSF. La bagassa tal quale è stata inizialmente essiccata all’aria e il contenuto d’acqua corretto al 60%; successivamente è stata posta a contatto per 30 minuti col catalizzatore acido SO2 (2%), al termine dei quali è stata pretrattata nel reattore STEX (10L, 200°C e 5 minuti) in 6 lotti da 1.638kg su peso umido. Lo slurry ottenuto è stato sottoposto a SSF batch (35°C e pH 5) utilizzando enzimi cellulolitici per l’idrolisi e lievito di birra ordinario (Saccharomyces cerevisiae) come consorzio microbico per la fermentazione. Un obiettivo della indagine è stato studiare il rendimento della SSF variando il medium di nutrienti, la concentrazione dei solidi (WIS 5%, 7.5%, 10%) e il carico di zuccheri. Dai risultati è emersa sia una buona attività enzimatica di depolimerizzazione della cellulosa che un elevato rendimento di fermentazione, anche per via della bassa concentrazione di inibitori prodotti nello stadio di pretrattamento come acido acetico, furfuraldeide e HMF. Tuttavia la concentrazione di etanolo raggiunta non è stata valutata sufficientemente alta per condurre a scala pilota un eventuale distillazione con bassi costi energetici. Pertanto, sono stati condotti ulteriori esperimenti SSF batch con addizione di melassa da barbabietola (Beta vulgaris), studiandone preventivamente i rendimenti attraverso fermentazioni alle stesse condizioni della SSF. I risultati ottenuti hanno suggerito che con ulteriori accorgimenti si potranno raggiungere gli obiettivi preposti. E’ stato inoltre indagato il rendimento energetico del processo di produzione di bioetanolo mediante SSF di bagassa con aggiunta di melassa in funzione delle variabili più significative. Per la modellazione si è fatto ricorso al software AspenPlus®, conducendo l’analisi di sensitività del mix energetico in uscita dall’impianto al variare del rendimento di SSF e dell’addizione di saccarosio. Dalle simulazioni è emerso che, al netto del fabbisogno entalpico di autosostentamento, l’efficienza energetica del processo varia tra 0.20 e 0.53 a seconda delle condizioni; inoltre, è stata costruita la curva dei costi energetici di distillazione per litro di etanolo prodotto in funzione delle concentrazioni di etanolo in uscita dalla fermentazione. Infine sono già stati individuati fattori su cui è possibile agire per ottenere ulteriori miglioramenti sia in laboratorio che nella modellazione di processo e, di conseguenza, produrre con alta efficienza energetica bioetanolo ad elevato potenziale di mitigazione dell’effetto serra.

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La estampa copia la publicada en la edición de París, Imprimerie Royale, 1749-1767

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Cover title.

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Interactions between flowers and their visitors span the spectrum from mutualism to antagonism. The literature is rich in studies focusing on mutualism, but nectar robbery has mostly been investigated using phytocentric approaches focused on only a few plant species. To fill this gap, we studied the interactions between a nectar-robbing hermit hummingbird, Phaethornis ruber, and the array of flowers it visits. First, based on a literature review of the interactions involving  P. ruber, we characterized the association of floral larceny to floral phenotype. We then experimentally examined the effects of nectar robbing on nectar standing crop and number of visits of the pollinators to the flowers of Canna paniculata. Finally, we asked whether the incorporation of illegitimate interactions into the analysis affects plant-hummingbird network structure. We identified 97 plant species visited by P. ruber and found that P. ruber engaged in floral larceny in almost 30 % of these species. Nectar robbery was especially common in flowers with longer corolla. In terms of the effect on C. paniculata, the depletion of nectar due to robbery by P. ruber was associated with decreased visitation rates of legitimate pollinators. At the community level, the inclusion of the illegitimate visits of P. ruber resulted in modifications of how modules within the network were organized, notably giving rise to a new module consisting of P. ruber and mostly robbed flowers. However, although illegitimate visits constituted approximately 9 % of all interactions in the network, changes in nestedness, modularity, and network-level specialization were minor. Our results indicate that although a flower robber may have a strong effect on the pollination of a particular plant species, the inclusion of its illegitimate interactions has limited capacity to change overall network structure.

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La Hepatitis C y B, junto al alcoholismo, continúan siendo un verdadero problema de Salud Pública. Sin embargo, actualmente no existen datos locales que nos permitan estimar la prevalencia de infección por virus hepatotropos en pacientes alcoholistas, sus genotipos, distrubución geográfica, ni su asociación con determinado tipo de alcoholismo. Además, la co-infección del virus de la inmunodeficiencia humana (VIH) con los virus de hepatitis supone un impacto muy importante desde el punto de vista sanitario y estadístico en nuestro país, ya que alrededor del 50 por ciento de los pacientes VIH positivos presentan dicha coinfección. Es así que, por ser de interés sanitario y por compartir vías de transmisión con el virus de hepatitis B y C, nos parece adecuado estudiar también la presencia de VIH-1 en esta población. Nuestro centro de atención pública (IPAD), atiende a pacientes con trastornos por el consumo de sustancias; deshabitúa y rehabilita alcoholistas y a otros trastornos por consumo. Dichos pacientes, que viven en la ciudad capital, serán evaluados serológicamente para la detección de virus hepatotropos C-B y el VIH. Considerando que en nuestra institución se atiende a un 70 % de Alcoholistas Puros (con un promedio de 7 pacientes nuevos por día), nos resulta importante pesquisar la prevalencia de Virus C, B y VIH en nuestra población de alcoholistas. Toda esta problemática, es la propuesta de mi tesis doctoral. Hipótesis: estimamos encontrar en nuestra población de estudio cifras superiores a la prevalencia de estos virus publicada en bancos de sangre, lo cual se toma como referencia. Objetivos: -Conocer la prevalencia de infección por Virus de Hepatitis C, B y VIH-1 en pacientes alcoholistas de la ciudad de Córdoba, determinar si existe asociación de estos virus con algún tipo de alcoholismo, e identificar genotipos prevalentes y su distribución geográfica en Córdoba. Se incluirán en forma prospectiva y aleatorea, pacientes que concurren por primera vez, de ambos sexos, mayores de 21 años, alcoholistas puros (Gama-Delta-Epsilon de Jellinek). Se confeccionará una ficha, previo consentimiento informado, que permitirá categorizar al "tipo de bebedor". Se les realizará Serología para HCV, Ag HBs (en caso de reactividad se adicionará el Anti HBcore) y VIH. En caso de la positividad serológica, se procederá al frisado de los mismos, para la Genotipificación correspondiente. La recolección, captura y procesamiento de los datos se realizarán en una planilla o ficha. Luego se reubicarán en una base electrónica de datos y se harán los análisis estadísticos de los mismos. Resultados esperados: estimamos encontrar, coincidiendo con la bibliografía, un aumento en la prevalencia de estos virus. Creemos que pueden existir diferencias en los distintos tipos de alcoholismo debido a las diversas situaciones de riesgo a las que se exponen (más exposición en el Gama de Jellineck). Por esto esperamos encontrar un aumento en la prevalencia del Virus C, especialmente en el tipo consuetudinario (delta de Jellineck) por los trastornos nutritivos derivados del modo de consumo. Posiblemente esto pueda ser la llave de otros estudios que puedan esclarecer una vía de transmisión desconocida para este virus. De la misma manera, identificar los distintos genotipos existentes en nuestra ciudad y su distribución, y que como sabemos tiene implicancia en la evolución, y en los costos por el tiempo de tratamiento. Esta información será un aporte para programar medidas de vigilancia epidemiológica adecuada, elaborar estrategias preventivas además de aplicar el tratamiento correspondiente a los pacientes infectados que se detecten como tal durante el desarrollo del proyecto.

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As principais fontes de amido comercial no mundo são o milho, a batata e a mandioca. Entretanto, nos últimos anos vem crescendo o interesse em amidos naturais que possam ser utilizados pela indústria alimentícia. Assim, este trabalho teve por objetivo caracterizar, quanto à composição físico-química, açafrão, ahipa, araruta, batata-doce, biri, inhame e mandioquinha-salsa, tuberosas amiláceas potencialmente passíveis de introdução como matérias-primas de interesse comercial. Amostras das tuberosas foram analisadas quanto ao teor de umidade, cinzas, proteína, matéria graxa, açúcares redutores e totais, fibras e amido. Os resultados obtidos mostraram que das tuberosas analisadas as que apresentaram maior teor de amido foram a araruta (Maranta arundinacea), o inhame (Dioscorea sp) e o biri (Canna edulis), sendo que o inhame e o biri apresentaram também o maior rendimento potencial em toneladas de amido/hectare.

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Neste trabalho, objetivou-se avaliar a forma e tamanho de grânulos de amido de diferentes fontes botânicas, visando fornecer informações que contribuam para aplicabilidade destas como matérias-primas amiláceas. As féculas foram obtidas a partir do processamento das tuberosas em planta piloto de extração. Para a análise da forma dos grânulos utilizou-se o microscópio eletrônico de varredura, com as amostras diluídas em álcool etílico e metalizadas com ouro. A análise do tamanho dos grânulos foi realizada em microscópio ótico, sendo as amostras diluídas em solução de água e glicerina. Foram realizadas 500 determinações das medidas de tamanho (diâmetro menor, diâmetro maior e diferenças entre diâmetros) por fonte botânica. Os resultados obtidos mostraram diferentes formas para os grânulos de amidos e das tuberosas estudadas. Os grânulos de amido de menor tamanho foram os de taioba (Xanthosoma sp.) 12,87 µm, e os de maior tamanho os de biri (Canna edulis) 59,61 µm. Observou-se distribuição bastante regular para os grânulos de amido de ahipa (Pachyrhizus ahipa).

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OBJETIVOS: Describir y comparar los cambios dinámicos de la geometría del anillo mitral durante todo el ciclo cardiaco en pacientes con insuficiencia mitral isquémica y pacientes con válvula mitral normal. MATERIALES Y MÉTODOS: Los estudios ecocardiográficos analizados fueron 37, 23 con insuficiencia mitral isquémica y 14 con válvula mitral normal. La reconstrucción del anillo se realizó en la estación de trabajo Xcelera (Philips Medial Systems) mediante la herramienta de análisis mitral (MVQ), en 5 momentos del ciclo cardiaco: Comienzo de Sístole, Mitad de Sístole, Final de Sístole, Mitad de Diástole y Final de Diástole. RESULTADOS: El anillo del grupo control, fue más dinámico, con sus menores dimensiones al final de la diástole, presentando incremento progresivo durante la sístole. Los cambios en el perímetro y el área, fueron significativos entre el comienzo y mitad de la sístole (p:0.087 y p: 0.055). En el grupo con insuficiencia mitral isquémica, el anillo fue más estático. Todas las dimensiones en este grupo, fueron mayores en los cinco momentos del ciclo cardiaco. (p < 0.1). El anillo también fue más plano, con un índice morfológico anular menor al del grupo control (p:0.087). DISCUSIÓN Y CONCLUSIONES: En pacientes sin insuficiencia mitral, el anillo es una estructura dinámica. Durante la sístole, las menores dimensiones se produjeron al comienzo de este periodo y la conformación en silla de montar se mantuvo, protegiendo contra la insuficiencia mitral. El anillo del grupo con insuficiencia mitral fue más estático y plano, perdiendo los mecanismos protectores.