976 resultados para canali sottomarini - testate canyon sottomarini - piattaforma continentale -Milazzo
Resumo:
In questo studio vengono misurati e descritti nel dettaglio i canali sottomarini che si sviluppano sulle testate dei canyon presenti nella Baia di Milazzo (NE Sicilia) attraverso sezioni sismiche a riflessione e dati batimetrici di tipo Multibeam. In base alla creazione della carta geomorfologica della piattaforma continentale che copre l'intera area di studio (31 km2) ed alla correlazione dei profili sismici stato possibile formulare ipotesi sulle dinamiche in atto nell'evoluzione geomorfologica delle testate dei canyon dell'area. L'evoluzione e la posizione attuale delle testate dei canyon sono condizionate dall'intensa attivit tettonica della Sicilia nord-orientale caratterizzata da un forte uplift. Sono anche state descritte le relazioni tra l'assetto tettonico e le dinamiche fluviali poich queste contribuiscono ai fenomeni osservati in ambiente sottomarino. Si visto infine che le testate dei canyon sono in arretramento e che ci produce un forte disequilibrio nel bilancio sedimentario delle spiagge dell'area causandone l'erosione.
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La piattaforma continentale della Sardegna nord-orientale si sviluppa sul margine passivo del bacino tirrenico di retroarco. Tramite i dati forniti da strumenti geofisici, quali lecoscandaglio a fascio multiplo (Multibeam) e i profili sismici Chirp Sub-bottom, stato possibile lo studio di piattaforma, a profondit compresa tra 10 m e 135 m, ed interpretare la genesi di morfologie riferibili a processi sedimentari o strutture al di sotto del fondale marino. La piattaforma stata tripartita in interna, centrale ed esterna e suddivisa in due aree (Area 1 e Area 2), per garantire una descrizione pi dettagliata. La parte interna della piattaforma la pi ricca di elementi geomorfologici quali sistemi barriera-laguna, corpi sedimentari interpretati come frecce litorali (spit) sommersi, che si presentano singole o come sequenze che tendono a migrare verso lattuale linea di costa della Sardegna. La porzione di piattaforma centrale ed esterna, invece, presenta una quantit modesta di morfologie. NellArea 2, la pi meridionale, stata individuata unantica valle fluviale collegata alla sua estremit con quello che era il corrispondente delta o paleo-delta. Tramite i profili sismici CHIRP stato osservato il basamento affiorante sul fondale marino ricondotto con il basamento ercinico che affiora nella zona a terra della Sardegna nord-orientale. Nellinsieme, tutti gli elementi interpretati, sono stati ricondotti a una piattaforma relitta costituita da antichi sistemi costieri oramai sommersi, sviluppati durante lultima trasgressione. In particolare nella zona pi interna si osservata una correlazione tra lo sviluppo di estesi sistemi costieri e i periodi di rallentamento della risalita del livello marino durante lOlocene.
Resumo:
Le variabili ambientali e lo sfruttamento della pesca sono dei possibili fattori nel determinare la struttura della comunit demersale. Larea di studio il Golfo di Antalya, con un area aperta ed una chiusa ad ogni attivit di pesca, il periodo di studio ha coperto tre stagioni (primavera, estate, autunno). Lo scopo quello di delineare un quadro generale sulla distribuzione spaziale e temporale delle risorse alieutiche demersali in questarea. In questo lavoro di tesi la PCA stata usata al fine di determinare le variabili ambientali (ossigeno, salinit, temperatura, pH, materia sospesa) che determinano maggiormente la differenza tra le stazioni, tecniche di analisi multivariata hanno invece indagato una possibile variazione su scala spaziale e temporale dei parametri abiotici. La Cluster Analysis effettuata sui dati di abbondanza ha delineato quattro raggruppamenti principali, due ad una profondit minore di 100 m e due ad una profondit maggiore (40% di similarit). Questi risultati sono confermati dallanalisi MDS. Lanalisi SIMPER ha messo in evidenza le specie che maggiormente incidono sulla differenza tra strati di profondit. Gli indici di biodiversit sono stati calcolati per indagare la diversit e la variabilit temporale e spaziale della comunit demersale. Due procedure la BIO-ENV e la DistLM (Distance-based linear models) sono state effettuate per individuare le variabili abiotiche che potrebbero essere responsabili dei diversi raggruppamenti nella struttura del popolamento demersale. Le specie commerciali: Mullus barbatus, Upeneus moluccensis, Upeneus pori sono state prese come oggetto per la ricerca di possibili effetti della pesca a livello di popolazione. Per i dati di abbondanza e di biomassa di queste specie stata eseguita lanalisi multivariata MANOVA (Multivariate Analysis of Variance) al fine di trovare eventuali variazioni dovute ai fattori profondit, stagione e transetto. Per ogni specie stata valutata la sex ratio. Il metodo Bhattacharya ha permesso di determinare le classi di et e la loro abbondanza. In ultimo la relazione peso-lunghezza stata ricavata separatamente per gli individui maschi e femmine al fine di determinare il tipo di crescita per ogni sesso.
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La morfologia della piattaforma continentale della Sicilia Settentrionale il risultato dell'assetto geodinamico della zona e delle pi recenti fluttuazioni glacioeustatiche del livello marino.Oggetto di questa tesi stato lo studio degli elementi geomorfologici sommersi, risalenti allultima trasgressione marina, e del cuneo sedimentario olocenico da cui sono sepolti. Tramite i dati forniti da strumenti geofisici, quali lecoscandaglio a fascio multiplo (Multibeam) e i profili sismici Chirp Sub-bottom, stato possibile lo studio di tali elementi e la redazione di due mappe che riportano le isobate delle profondit della superficie di massima ingressione marina e degli isospessori del cuneo olocenico di stazionamento alto. I depositi, nel corso del lavoro, sono stati suddivisi per facilitare la loro descrizione. L'analisi dei depositi trasgressivi ha permesso il riconoscimento di elementi morfologici quali frecce litorali (spit), isole barriera (barrier island), sistemi barriera-laguna e un sistema deltizio sommerso. Queste elementi sono stati ricondotti dunque ad una piattaforma relitta, ormai sommersa, le cui morfologie sono state plasmate dall'ultima trasgressione marina. Grazie ai profili chirp subbottom stato inoltre possibile riconoscere un basamento carbonatico Meso-Cenozoico con un area di 23 km. I depositi olocenici di stazionamento alto occupano circa l'88% della superficie della piattaforma analizzata. Gli spessori maggiori, corrispondenti a 25m, sono stati riscontrati in prossimit della costa da cui degradano verso nord fino ad estinguersi. L'estensione del cuneo olocenico risulta essere influenzata dalle correnti, che trasportano i sedimenti verso est, dalla presenza degli alti morfologici, in prossimit della cui superficie i sedimenti si arrestano, e dall'apporto fluviale fornito dalle fiumare che sfociano nella zona analizzata. Quest'ultimo il fattore che influenza maggiormente lo spessore del cuneo. Nelle aree di piattaforma prossime alle foci fluviali inoltre stata riscontrata la deposizione di materiali grossolani che lateralmente sfumano a fini attraverso contatti eteropici.
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La sedimentazione clastica di mare profondo attualmente uno dei principali argomenti della ricerca sedimentologica sia in ambito puramente accademico che in ambito petrolifero-industriale. Gli studi recenti hanno enfatizzato l'influenza fondamentale della topografia preesistente del fondo marino sulla crescita e la morfologia sui fan di mare profondo; si visto come, in molti systemi torbiditici, levoluzione dei processi deposizionali sia stata da moderatamente a fortemente controllata dall effetto di confinamento di scarpate tettoniche, ridge strutturali e seamounts. Scopo di questo lavoro studiare l'effetto del confinamento alla scala di bacino sui principali sistemi torbiditici del margine orientale della Sardegna che rappresenta un margine passivo articolato di bacini di intraslope confinati verso mare da seamounts. Lo studio dei sistemi deposizionali stato eseguito attraverso l'interpretazione di dati di batimetria multibeam ad alto dettaglio acquisiti dallISMAR di Bologna durante la crociera Tir99. L interpretazione multibeam stata integrata con l analisi di profili sismici a riflessione per comprendere la morfologia lorganizzazione interna e levoluzione nel tempo dei principali elementi deposizionali dei sistemi torbiditici. Tre bacini di intraslope (Olbia, Baronie e il settore settentrionale del bacino Ogliastra) sono stati investigati. Il bacino di Olbia il bacino pi settentrionale del margine orientale della Sardegna ed limitato verso mare dai seamount Etruschi e Baronie. Il principale sistema torbiditico del bacino di Olbia costituito dal Caprera, articolato in un sistema di canyon alimentatori nella piattaforma e nella scarpata continentale e da un ampio canale con argini alla base della scarpata. Il Caprera fiancheggiato da un ampia piattaforma continentale, e questa, fungendo da magazzino per il materiale piu grossolando, pu spiegare la peculiare architettura sedimentaria del suo fan. L'effetto di confinamento del bacino sulla forma e sull'evoluzione del fan del Caprera evidente soprattutto sull'asimmetria dei leve e su fenomeni di avulsione che hanno coinvolto il canale. Il bacino di intraslope di Olbia appare completamente riempito, e, nel bordo orientale, presente il canyon di intrabacino verso il bacino sottostante. Gli effetti dell'abbassamento del livello di base sono visibili nel settore distale del sistema, dove si ha lo sviluppo di canali distributari e di valli erosive a basso rilievo, che rappresentano le porzioni "upslope" dei canyon di "bypass". Il bacino di intraslope del Baronie il bacino centrale del margine, confinato verso mare dal seamount delle Baronie, e presenta una via di fuga laterale rappresentato dal sistema di canyon di Gonone-Orosei. Il Posada il sistema torbiditico principale, consiste di un canyon profondamente inciso nella piattaforma e nella scarpata, e sviluppa alla base della scarpata un piccolo fa radiale. La morfologia del il risultato dell'interazione complessa tra la geoemtria del bacino ricevente ed il comportamento dei flussi sedimentari. La forma del bacino ha costretto il sistema torbiditico a cambiare la direzione di sviluppo, da est verso sud. Processi di framanento in massa a grande scala hanno inoltre contribuito alla riorganizzazione del sistema torbiditico. Il bacino dellOgliastra localizzato nel settore meridionale del margine, limitato verso mare dal seamount Quirra. Il settore settentrionale della scarpata continentale del bacino Ogliastra caratterizzato da canyon e incisioni di carattere ibrido, con tratti deposizionali ed erosivi. L'Arbatax il principale sistema torbiditico del bacino di Ogliastra caratterizzato da un settore meridionale dominato da un canale alimentatore e da un settore settentrionale abbandonato, caratterizzato da fenomeni di smantellamento e instabilit gravitativa. In generale i risultati dello studio evidenziano l'importanza della combinazione dei fattori di controllo esterni, e della topografia preesistente, nello sviluppo dei processi sedimentari e degli elementi deposizionali dei sistemi torbiditici. In particolare, appare evidente come lo stile deposizionale dei sistemi torbiditici in ambiente confinato diverga sostanzialmente da quello previsto dai modelli di fan sottomarini usati come strumenti predittivi nella esplorazione e sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi.
Resumo:
Lemissione spontanea di fluidi profondi in superficie stata storicamente oggetto dinteresse, soprattutto per le informazioni che pu fornire per lesplorazione didrocarburi presenti in diverse tipologie di reservoirs associati a tale fenomeno. In questo lavoro di tesi stato esplorato il fenomeno legato allemissione spontanea di fluidi ricchi di metano in ambiente sottomarino che genera la precipitazione di carbonati autigeni metano-derivati (MDAC), come conseguenza dellossidazione anaerobica del metano da parte di consorzi formati da batteri solfato-riducenti e Archaea. In particolar modo sono state studiate le caratteristiche geochimiche e mineralogiche di una concrezione carbonatica (camino EN5) fossile campionata nellAppennino settentrionale e dei sedimenti incassanti, che sono peliti di ambiente di piattaforma continentale. Questo perch stato dimostrato che le concrezioni carbonatiche possono avere relazioni con i sedimenti in cui sono contenute. La scansione XRD ha evidenziato che il camino composto all80% da dolomite, poi contiene quarzo, plagioclasi e calcite ma soltanto nella fascia esterna (a contatto con il sedimento). Il sedimento invece composto da quarzo, plagioclasi (in quantit maggiori rispetto al camino), calcite (di origine biogenica) e dolomite soltanto in tracce. Lanalisi elementare del TOC mostra una concentrazione media di 0,5% comune sia al camino sia al sedimento. Le concentrazioni assolute degli altri elementi investigati sono minori nel camino che nei sedimenti, anche se i valori normalizzati allAl mostrano un arricchimento di alcuni elementi nella parte interna del camino. Questo studio ha permesso di stabilire che la formazione di carbonati autigeni metano-derivati in un ambiente di piattaforma, possibile solo quando sono presenti le giuste condizioni sedimentarie e un flusso di metano piuttosto intenso. Inoltre la formazione dei carbonati non risente, se non in minima parte, della composizione dei sedimenti ospitanti, ma regolata dai processi accoppiati di solfato-riduzione e ossidazione del metano.
Resumo:
Il bacino ligure, pur facendo parte della pi grande area marina protetta del Mar Mediterraneo, il Santuario Pelagos, risulta essere una regione in cui le attivit umane stanno condizionando la presenza di numerose specie di Cetacei. Fra tutte Tursiops truncatus, in virt della sua distribuzione limitata per lo pi alle acque basse (<200 metri) la specie maggiormente soggetta alle conseguenze dirette e indirette dellimpatto antropico. Questo elaborato stato condotto allinterno del pi ampio progetto Delfini Metropolitani coordinato dallAcquario di Genova. Larea di studio presa in esame lintero levante ligure con tre stazioni di ormeggio: Genova, Rapallo e Lerici. Tramite la tecnica della cattura-ricattura fotografica stato possibile analizzare la distribuzione ed effettuare delle stime di abbondanza per il periodo di studio 2005 2012. Dai risultati e dal confronto con altri studi emerso che il tursiope vive entro la piattaforma continentale e sembrerebbe che allaumentare di questultima aumenti la dimensione della popolazione. Per il periodo di studio considerato la popolazione non fa registrare trend demografici significativi, rimanendo costante fra 150 - 250 individui. In questo elaborato si sono anche studiate le differenze fra maschi e femmine nellevoluzione dei marcaggi naturali. I risultati preliminari hanno mostrato una differenza significativa fra i due sessi. Il maschio ha un valore maggiore come cambiamento rispetto alle femmine, questo dovuto al fatto che gli individui maschi hanno interazioni spesso aggressive per poter accedere alle femmine. Infine grazie allanalisi dellevoluzione dei marcaggi naturali e delle differenze trovate, si proposto un nuovo metodo per poter sessare gli animali. Questo qui proposto, comunque, un metodo derivante da uno studio preliminare e si ha bisogno di successivi studi per testarne lefficienza e laffidabilit.
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In ecologia della pesca, i fattori o indicatori della condizione di un organismo forniscono molte informazioni sulle caratteristiche di adattamento dei pesci allambiente e sul loro ruolo nellecosistema. La condizione include molte caratteristiche strutturali ed energetiche che possono variare in funzione dellontogenesi, del ciclo riproduttivo, ma anche in funzione delle caratteristiche dellambiente, incluso il grado di stress al quale sottoposta una specie (es. la pressione di pesca). Lobiettivo del presente studio sperimentale stato valutare eventuali differenze nellabbondanza, nei parametri di popolazione, nella struttura demografica e negli indicatori di condizione di due specie, Merluccius merluccius (Pisces: Gadiformes) e Galeus melastomus (Pisces: Carcharhiniformes), in due diverse aree: Toscana settentrionale e meridionale, differenti per caratteristiche ambientali e pressione di pesca. Nella prima parte dellanalisi, sono stati confrontati gli indici di densit e biomassa, la struttura di taglia delle due popolazioni, su dati estratti dagli archivi storici delle campagne di pesca sperimentale MEDITS dal 1994 al 2013. Nella seconda parte dellanalisi invece, sono stati analizzati 1000 individui provenienti dalla campagna MEDITS 2014, integrati con campioni provenienti dallo sbarcato commerciale per il biennio 2014-2015. Gli individui di M. merluccius sono stati ripartiti in due classi di taglia (I = individui 18 cm LT; II = individui > 18 cm LT), quelli di G. melastomus in tre classi di taglia (I = individui 20 cm LT; II = individui 20 cm< x 35 cm LT; III= individui > 35 cm LT), suddivisi rispettivamente in 50 maschi e 50 femmine, per ogni classe. E stato condotto lo studio della crescita relativa attraverso lanalisi della relazione taglia/peso e lo studio della condizione tramite i seguenti indicatori: il fattore K di Fulton, lindice epatosomatico (HSI) e lindice gonadosomatico (GSI). I risultati di questa tesi hanno evidenziato differenze nei popolamenti, riconducibili alle diverse condizioni ambientali e alla pressione di pesca, tra le due aree indagate. Larea sud, interessata da un pi intenso sforzo di pesca esercitato sui fondali della piattaforma e della scarpata continentale e da una morfologia del fondale differente, mostra una diversit in termini di crescita relativa e stato della condizione, che risulta pi elevata in entrambe le specie, rispetto allarea settentrionale, caratterizzata invece da uno sforzo di pesca meno intenso, incentrato sullampia piattaforma continentale.
Resumo:
La crescente difficolt di accesso ai canali tradizionali ha spinto le start-up e le PMI a ricercare soluzioni alternative di finanziamento al fine di trovare le risorse economiche necessarie per la loro crescita e il loro sviluppo. Una nuova opportunit che sta emergendo negli ultimi anni lequity-based crowdfunding. La tesi si pone lobiettivo di ottenere indicazioni sulla profittabilit previsionale delle imprese e dei singoli individui che ricorrono allequity crowdfunding. Per ricercare queste informazioni stata svolta unanalisi empirica selezionando un campione di 100 progetti dalla piattaforma britannica Crowdcube. Quella svolta una analisi finanziaria implementata utilizzando i dati previsionali contenuti nel piano economico-finanziario dei progetti presi come campione.
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Exposure to ultraviolet radiation (UV) results in both damaging and beneficial health outcomes. Excessive UV exposure has been linked to many skin and eye problems, but moderate exposure induces vitamin D production. It has been reported that humans receive 90-95% of their vitamin D from production that starts after UV exposure. Although it is possible to acquire vitamin D through dietary supplementation, the average person receives very little in this manner. Therefore, since most people acquire their vitamin D from synthesis after exposure to UV from sunlight, it is very important to understand the different environments in which people encounter UV. This project measured UV radiation and in-vitro vitamin D production in the urban canyon and at a nearby suburban location. The urban canyon is an environment consisting of tall buildings and tropospheric air pollution, which have an attenuating effect on UV. Typically, UV measurements are collected in areas outside the urban canyon, meaning that at times studies and public recommendations do not accurately represent the amount of UV reaching street-level in highly urbanized areas. Understanding of UV exposure in urban canyons becomes increasingly important as the number of people working and living in large cities steadily increases worldwide. This study was conducted in the central business district (CBD) of Brisbane, Australia, which models the urban canyons of large cities around the world in that it boasts a great number of tall buildings, including many skyscrapers, meaning that most areas only see a small amount of direct sunlight each day. During the winter of 2007 measurements of UV radiation and in-vitro vitamin D production were collected in the CBD and at a suburban site approximately 2.5km outside the CBD. Air pollution data was obtained from a central CBD measurement site. Data analysis showed that urban canyon measurements of both UV radiation and in-vitro vitamin D production were significantly lower than those collected at the suburban site. These results will aid both future researchers and policy makers in better understanding human UV exposure in Brisbanes CBD and other urban canyons around the world.
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Homing behaviour in the New Zealand long-tailed bat (Chalinolobus tuberculatus), a temperate insectivorous species, was investigated at Grand Canyon Cave, central North Island. A pilot study of nine adult male bats was conducted to determine whether use of the cave was regular enough for a homing study. Eight bats returned to the cave over the 3 week monitoring period, six on the night of the following release. Nine additional bats carrying radio transmitters were then released at three sites (three at each site) c.5, 10 and 20km due east of the border of, and outside the population's known familiar area respectively. All but one of these nine was subsequently detected at the cave. Results suggest that adult long-tailed bats are able to return home following displacement both inside and outside their familiar area. Implications of these findings for translocations of bats and the possessions of a potential long distance navigation system by this species are discussed.
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Raman and infrared spectra of the uranyl mineral phurcalite, Ca2(UO2)3O2(PO4)27H2O, from Red Canyon, Utah, USA, were studied and tentatively interpreted. Observed bands were assigned to the stretching and bending vibrations of (UO2)2+ and (PO4)3 units and to the stretching and bending vibrations and libration modes of water molecules. Approximate lengths of UO in (UO2)2+ and OHO hydrogen bond lengths were inferred from observed stretching vibrations. The presence of structurally nonequivalent U6+ and P5+ was inferred from the number of corresponding stretching bands of (UO2)2+ and (PO4)3 units observed in the Raman and infrared spectra..