914 resultados para Rittermere Farm Craft Studio
Resumo:
During the 1950’s, the Rittenhouse family of Vineland in the Niagara Peninsula opened a craft store and studio. Within a short period of time, they realized that resources for the craft of rug hooking were in demand and they began to build their business around this niche. Edna Rittenhouse, the mother, was the wool dyer; Margaret Rowan, the daughter, was the pattern designer; Ted Rowan, the son-in-law, changed careers and became the manager of the family business. The 1960’s were a prosperous time, not only in the Niagara Peninsula, but also for the Rittenhouse business. Edna Rittenhouse had been hooking rugs for decades but she and her family worked at developing and sharing newer techniques with newer materials. Shading manuals were authored and published; students became teachers; creativity abounded in the demand for and the creation of new designs. Instead of using woolen yarn, they were using pure woolen fabric; instead of using a standard cutter, they began using a uniquely designed cutter; instead of using frames, they employed a table top method. The new material and technique resulted in a rug with a smooth, uniform texture and a soft nap. Since many crafters belonged to crafters guilds, Margaret and Ted Rowan began promoting the idea of a guild for rug hookers and in time the Ontario Hooking Craft Guild was also a reality. A joint project between Chatelaine magazine and the Rittermere studio for Canada’s centennial year of 1967 was extremely well received within the circle of hooking crafters and the Rittermere Farm Craft Studio became a North American landmark for crafters. From this point onward the studio had a large customer base not only in North America but also overseas. The studio remained popular until 1984 when Margaret and Ted Rowan decided to retire. The Rittermere name has been preserved in the name of Rittermere-Hurst-Field which is a similar business located in Aurora which is just north of Toronto.
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Lo studio condotto si propone l’approfondimento delle conoscenze sui processi di evoluzione spontanea di comunità vegetali erbacee di origine secondaria in cinque siti all’interno di un’area protetta del Parco di Monte Sole (Bologna, Italia), dove, come molte aree rurali marginali in Italia e in Europa, la cessazione o riduzione delle tradizionali pratiche gestionali negli ultimi cinquant’anni, ha determinato lo sviluppo di fitocenosi di ridotto valore floristico e produttivo. Tali siti si trovano in due aree distinte all’interno del parco, denominate Zannini e Stanzano, selezionate in quanto rappresentative di situazioni di comunità del Mesobrometo. Due siti appartenenti alla prima area e uno appartenente alla seconda, sono gestiti con sfalcio annuale, i rimanenti non hanno nessun tipo di gestione. Lo stato delle comunità erbacee di tali siti è stato valutato secondo più punti di vista. E’ stata fatta una caratterizzazione vegetazionale dei siti, mediante rilievo lineare secondo la metodologia Daget-Poissonet, permettendo una prima valutazione relativa al numero di specie presenti e alla loro abbondanza all’interno della comunità vegetale, determinando i Contributi Specifici delle famiglie principali e delle specie dominanti (B. pinnatum, B. erectus e D. glomerata). La produttività è stata calcolata utilizzando un indice di qualità foraggera, il Valore Pastorale, e con la determinazione della produzione di Fitomassa totale, Fitomassa fotosintetizzante e Necromassa. A questo proposito sono state trovate correlazioni negative tra la presenza di Graminacee, in particolare di B. pinnatum, e i Contributi Specifici delle altre specie, soprattutto a causa dello spesso strato di fitomassa e necromassa prodotto dallo stesso B. pinnatum che impedisce meccanicamente l’insediamento e la crescita di altre piante. E’ stata inoltre approfonditamente sviluppata un terza caratterizzazione, che si propone di quantificare la diversità funzionale dei siti medesimi, interpretando le risposte della vegetazione a fattori globali di cambiamento, sia abiotici che biotici, per cogliere gli effetti delle variazioni ambientali in atto sulla comunità, e più in generale, sull’intero ecosistema. In particolare, nello studio condotto, sono stati proposti alcuni caratteri funzionali, cosiddetti functional traits, scelti perché correlati all’acquisizione e alla conservazione delle risorse, e quindi al trade-off dei nutrienti all’interno della pianta, ossia: Superficie Fogliare Specifica, SLA, Tenore di Sostanza Secca, LDMC, Concentrazione di Azoto Fogliare, LNC, Contenuto in Fibra, LFC, separato nelle componenti di Emicellulosa, Cellulosa, Lignina e Ceneri. Questi caratteri sono stati misurati in relazione a tre specie dominanti: B. pinnatum, B. erectus e D. glomerata. Si tratta di specie comunemente presenti nelle praterie semi-mesofile dell’Appennino Settentrionale, ma caratterizzate da differenti proprietà ecologiche e adattative: B. pinnatum e B. erectus sono considerati competitori stress-toleranti, tipicamente di ambienti poveri di risorse, mentre D. glomerata, è una specie più mesofila, caratteristica di ambienti produttivi. Attraverso l’analisi dei traits in riferimento alle diverse strategie di queste specie, sono stati descritti specifici adattamenti alle variazioni delle condizioni ambientali, ed in particolare in risposta al periodo di stress durante l’estate dovuto a deficit idrico e in risposta alla diversa modalità di gestione dei siti, ossia alla pratica o meno dello sfalcio annuale. Tra i caratteri funzionali esaminati, è stato identificato LDMC come il migliore per descrivere le specie, in quanto più facilmente misurabile, meno variabile, e direttamente correlato con altri traits come SLA e le componenti della fibra. E’ stato quindi proposto il calcolo di un indice globale per caratterizzare i siti in esame, che tenesse conto di tutti questi aspetti, riunendo insieme sia i parametri di tipo vegetativo e produttivo, che i parametri funzionali. Tale indice ha permesso di disporre i siti lungo un gradiente e di cogliere differenti risposte in relazione a variazioni stagionali tra primavera o autunno e in relazione al tipo di gestione, valutando le posizioni occupate dai siti stessi e la modalità dei loro eventuali spostamenti lungo questo gradiente. Al fine di chiarire se le variazioni dei traits rilevate fossero dovute ad adattamento fenotipico dei singoli individui alle condizioni ambientali, o piuttosto fossero dovute a differenziazione genotipica tra popolazioni cresciute in siti diversi, è stato proposto un esperimento in condizioni controllate. All’interno di un’area naturale in UK, le Chiltern Hills, sono stati selezionati cinque siti, caratterizzati da diverse età di abbandono: Bradenham Road MaiColtivato e Small Dean MaiColtivato, di cui non si conosce storia di coltivazione, caratterizzati rispettivamente da vegetazione arborea e arbustiva prevalente, Butterfly Bank 1970, non più coltivato dal 1970, oggi prateria seminaturale occasionalmente pascolata, Park Wood 2001, non più coltivato dal 2001, oggi prateria seminaturale mantenuta con sfalcio annuale, e infine Manor Farm Coltivato, attualmente arato e coltivato. L’esperimento è stato condotto facendo crescere i semi delle tre specie più comuni, B. sylvaticum, D. glomerata e H. lanatus provenienti dai primi quattro siti, e semi delle stesse specie acquistati commercialmente, nei cinque differenti tipi di suolo dei medesimi siti. Sono stati misurati quattro caratteri funzionali: Massa Radicale Secca (DRM), Massa Epigea Secca (DBM), Superficie Fogliare Secca (SLA) e Tenore di Sostanza Secca (LDMC). I risultati ottenuti hanno evidenziato che ci sono significative differenze tra le popolazioni di una stessa specie ma con diversa provenienza, e tra individui appartenenti alla stessa popolazione se fatti crescere in suoli diversi. Tuttavia, queste differenze, sembrano essere dovute ad adattamenti locali legati alla presenza di nutrienti, in particolare N e P, nel suolo piuttosto che a sostanziali variazioni genotipiche tra popolazioni. Anche per questi siti è stato costruito un gradiente sulla base dei quattro caratteri funzionali analizzati. La disposizione dei siti lungo il gradiente ha evidenziato tre gruppi distinti: i siti più giovani, Park Wood 2001 e Manor Farm Coltivato, nettamente separati da Butterfly Bank 1970, e seguiti infine da Small Dean MaiColtivato e Bradenham Road MaiColtivato. L’applicazione di un indice così proposto potrebbe rivelarsi un utile strumento per descrivere ed indagare lo stato della prateria e dei processi evolutivi in atto, al fine di meglio comprendere e dominare tali dinamiche per proporre sistemi di gestione che ne consentano la conservazione anche in assenza delle tradizionali cure colturali.
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Il presupposto della ricerca consiste nel riconosciuto valore storico-testimoniale e identitario e in un significativo potenziale d’indicazione pianificatoria e progettuale che detengono in sé i segni del paesaggio rurale tradizionale. Allo stato attuale, sebbene tali valori vengano ampiamente affermati sia nell’ambiente normativo-amministrativo che in quello scientifico, è tuttora riscontrabile una carenza di appropriati metodi e tecniche idonei a creare opportuni quadri conoscitivi per il riconoscimento, la catalogazione e il monitoraggio dei paesaggi rurali tradizionali a supporto di politiche, di piani e di progetti che interessano il territorio extraurbano. La ricerca si prefigge l’obiettivo generale della messa a punto di un set articolato ed originale di strumenti analitici e interpretativi di carattere quantitativo idonei per lo studio delle trasformazioni fisiche dei segni del paesaggio rurale tradizionale e per la valutazione del loro grado di integrità e rilevanza alla scala dell’azienda agricola. Tale obiettivo primario si è tradotto in obiettivi specifici, il cui conseguimento implica il ricorso ad un caso studio territoriale. A tal proposito è stato individuato un campione di 11 aziende agricole assunte quali aree studio, per una superficie complessiva pari all’incirca 200 ha, localizzate nel territorio dell’alta pianura imolese (Emilia-Romagna). L’analisi e l’interpretazione quantitativa delle trasformazioni fisiche avvenute a carico dei sopraccitati segni sono state condotte a decorrere da prima dell’industrializzazione all’attualità e per numerosi istanti temporali. Lo studio si presenta sia come contributo di metodo concernente la lettura diacronica dei caratteri tradizionali spaziali e compositivi del territorio rurale, sia come contributo conoscitivo relativo alle dinamiche evolutive dei paesaggi tradizionali rurali dell’area indagata.
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RAF is a bio-energetic descriptive model integrates with MAD model to support Integrated Farm Management. RAF model aimed to enhancing economical, social and environmental sustainability of farm production in terms of energy via convert energy crops and animal manure to biogas and digestate (bio-fertilizers) by anaerobic digestion technologies, growing and breeding practices. The user defines farm structure in terms of present crops, livestock and market prices and RAF model investigates the possibilities of establish on-farm biogas system (different anaerobic digestion technologies proposed for different scales of farms in terms of energy requirements) according to budget and sustainability constraints to reduce the dependence on fossil fuels. The objective function of RAF (Z) is optimizing the total net income of farm (maximizing income and minimizing costs) for whole period which is considered by the analysis. The main results of this study refers to the possibility of enhancing the exploitation of the available Italian potentials of biogas production from on-farm production of energy crops and livestock manure feedstock by using the developed mathematical model RAF integrates with MAD to presents reliable reconcile between farm size, farm structure and on-farm biogas systems technologies applied to support selection, applying and operating of appropriate biogas technology at any farm under Italian conditions.
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L'epatite E è una malattia umana con caratteristiche di epatite acuta, causata da un ssRNA virus (HEV). Nel 1997, HEV è stato identificato per la prima volta nei suini (SwHEV). In seguito, diverse evidenze, tra cui la vicinanza genetica tra ceppi umani e suini, suggerirono la trasmissione zoonotica del virus. Nella presente tesi, l’identificazione di SwHEV è stata condotta mediante ricerca di porzioni di genoma virale attraverso RT-PCR. Dal 2011 al 2013, sono stati analizzati 343 campioni fecali (da 19 allevamenti) e 70 bili (da 2 macelli) prelevati da altrettanti suini, in diverse Regioni italiane. E’ stato inoltre condotto uno studio retrospettivo su 78 feci (da 3 allevamenti) raccolte nel 2000. Il virus è stato identificato nel 24,5% e 19,2% delle feci raccolte rispettivamente nel 2011-2013 e nel 2000. Nessuna bile è risultata positiva. Mediante sequenziamento del genoma intero di uno dei virus identificati, è stata condotta l’analisi filogenetica per valutarne il grado di correlazione con alti ceppi suini e umani. La presenza di HEV è stata valutata lungo la filiera di produzione suina, dal macello al punto vendita. Trentaquattro campioni di feci, fegato e muscolo sono stati raccolti in un macello da altrettanti suini sani (età:6-7 mesi). Quattordici feci e 2 fegati, sono risultati positivi per HEV. Sono state prelevate 129 salsicce sia allo stabilimento di trasformazione sia alla vendita, ma nessuna è risultata positiva. La presenza di HEV è stata valutata anche nelle salsicce di fegato, fresche e secche, acquistate presso una macelleria. Il genoma virale è stato rilevato nel 22,2% delle salsicce fresche e nel 4,3 % di quelle secche ma la vitalità del virus non è stata dimostrata. In conclusione, lo studio condotto ha confermato l’ampia circolazione di HEV nei suini e la possibile contaminazione dei prodotti carnei derivati, confermando la necessità di una continua sorveglianza.
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Il presente studio si colloca all’interno di una ricerca più ampia volta alla definizione di criteri progettuali finalizzati all’ottimizzazione delle prestazioni energetiche delle cantine di aziende vitivinicole, di dimensioni produttive medio - piccole. Nello specifico la ricerca riguarda la riqualificazione di fabbricati rurali esistenti di modeste dimensioni, da convertire a magazzini per la conservazione del vino in bottiglia. Lo studio si pone come obiettivo la definizione di criteri di analisi per la valutazione di interventi di retrofit di tali fabbricati, volto sia al miglioramento delle prestazioni energetiche dell’involucro edilizio, sia alla riduzione del fabbisogno energetico legato al funzionamento di eventuali impianti di controllo termico. La ricerca è stata condotta mediante l’utilizzo del software di simulazione termica Energy Plus, per ottenere i valori simulati di temperatura interna relativi ai diversi scenari migliorativi ipotizzati, e mediante la successiva definizione di indicatori che esplicitino l’influenza delle principali variabili progettuali sull’andamento delle temperature interne dei locali di conservazione e sul fabbisogno energetico del fabbricato necessario a garantire l’intervallo di temperatura di comfort del vino. Tra tutti gli interventi possibili per il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, quelli analizzati in questo studio prevedono l’aggiunta di un isolamento a cappotto delle pareti esterne, l’isolamento della copertura e l’aggiunta di una struttura ombreggiante vegetale esterna. I risultati ottenuti danno una prima indicazione sugli interventi più efficaci in termini di miglioramento energetico e mettono in luce l’utilità del criterio proposto nell’evidenziare le criticità degli interventi migliorativi ipotizzati. Il metodo definito nella presente ricerca risulta quindi un valido strumento di valutazione a supporto della progettazione degli interventi di retrofit dei fabbricati rurali da convertire a magazzini per la conservazione del vino.
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General note: Title and date provided by Bettye Lane.
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Knot/knotting Practice in Craft and Space is a three part research-creation project that used a study of knotting techniques to locate craft in an expanded field of spatial practice. The first part consisted of practical, studio based exercises in which I worked with various natural and synthetic fibres to learn common knotting techniques. The second part was an art historical study that combined craft and architecture history with critical theory related to the social production of space. The third part was an exhibition of drawing and knotted objects titled Opening Closures. This document unifies the lines inquiry that define my project. The first chapter presents the art historical justification for knotting to be understood as a spatial practice. Nineteenth-century German architect and theorist Gottfried Semper’s idea that architectural form is derived from four basic material practices allies craft and architecture in my project and is the point of departure from which I make my argument. In the second chapter, to consider the methodological concerns of research-creation as a form of knowledge production and dissemination, I adopt the format of an instruction manual to conduct an analysis of knot types and to provide instructions for the production of several common knots. In the third chapter, I address the formal and conceptual underpinnings of each artwork presented in my exhibition. I conclude with a proposal for an expanded field of spatial practice by adapting art critic and theorist Rosalind Krauss’s well-known framework for assessing sculpture in 1960s.
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Within this master thesis, various aspects related to the issue of sustainability in the food sector were addressed, focusing on the greenhouse gas emissions derived from livestock production. The increment in population number and wealth is directly related to the growing demand for meat products, which is, in turn, related to an increase in greenhouse gas emissions. Consumers are becoming more and more aware of these environmental issues and, therefore, sustainability factors are becoming even more relevant also from the environmental point of view. A very useful tool in this field is Response-Inducing Sustainability Evaluation (RISE), a software that allows you to determine the sustainability of a farm under many aspects, like energy consumption, livestock management and soil use. The RISE software processes the information obtained through a questionnaire submitted by the farmer, in which 10 different areas of sustainability in the farm are covered. For each theme, the results are expressed clearly with a score that goes from 0 to 100. The experimentation discussed in this work included two different projects, one regarding a dairy farm and the other regarding a poultry farm. The first one was conducted on a dairy farm in Germany and the results allowed to highlight the weakest areas of the farm on which recommendations were given for ecological improvement. The second project was conducted on a chicken broiler farm in Italy, on an experimental basis since it was the first time that the software was applied to poultry. The results pointed out the aspects that can be improved in the RISE software in order to make it more suitable for future poultry studies.
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No-tillage mulch-based (NTM) cropping systems have been widely adopted by farmers in the Brazilian savanna region (Cerrado biome). We hypothesized that this new type of management should have a profound impact on soil organic carbon (SOC) at regional scale and consequently on climate change mitigation. The objective of this study was thus to quantify the SOC storage potential of NTM in the oxisols of the Cerrado using a synchronic approach that is based on a chronosequence of fields of different years under NTM. The study consisted of three phases: (1) a farm/cropping system survey to identify the main types of NTM systems to be chosen for the chronosequence; (2) a field survey to identify a homogeneous set of situations for the chronosequence and (3) the characterization of the chronosequence to assess the SOC storage potential. The main NTM system practiced by farmers is an annual succession of soybean (Glycine max)or maize (Zea mays) with another cereal crop. This cropping system covers 54% of the total cultivated area in the region. At the regional level, soil organic C concentrations from NTM fields were closely correlated with clay + silt content of the soil (r(2) = 0.64). No significant correlation was observed (r(2) = 0.07), however, between these two variables when we only considered the fields with a clay + silt content in the 500-700 g kg(-1) range. The final chronosequence of NTM fields was therefore based on a subsample of eight fields, within this textural range. The SOC stocks in the 0-30 cm topsoil layer of these selected fields varied between 4.2 and 6.7 kg C m(-2) and increased on average (r(2) = 0.97) with 0.19 kg C m(-2) year(-1). After 12 years of NTM management, SOC stocks were no longer significantly different from the stocks under natural Cerrado vegetation (p < 0.05), whereas a 23-year-old conventionally tilled and cropped field showed SOC stocks that were about 30% below this level. Confirming our hypotheses, this study clearly illustrated the high potential of NTM systems in increasing SOC storage under tropical conditions, and how a synchronic approach may be used to assess efficiently such modification on farmers` fields, identifying and excluding non desirable sources of heterogeneity (management, soils and climate). (C) 2010 Elsevier B.V. All rights reserved.
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This paper reports on design of digital control for wind turbines and its relation to the quality of power fed into the Brazilian grid on connecting to it a 192 MW wind farm equipped with doubly fed induction generators. PWM converters are deployed as vector controlled regulated current voltage sources for their rotors, for independent control of both active and reactive power of those generators. Both speed control and active power control strategies are analyzed, in the search for maximum efficiency of conversion of wind kinetic energy into electric power and enhanced quality of delivered power. (C) 2009 Elsevier B.V. All rights reserved.
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This paper applies Hierarchical Bayesian Models to price farm-level yield insurance contracts. This methodology considers the temporal effect, the spatial dependence and spatio-temporal models. One of the major advantages of this framework is that an estimate of the premium rate is obtained directly from the posterior distribution. These methods were applied to a farm-level data set of soybean in the State of the Parana (Brazil), for the period between 1994 and 2003. The model selection was based on a posterior predictive criterion. This study improves considerably the estimation of the fair premium rates considering the small number of observations.
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The objective of this study was to determine if the effects of inoculation with Lactobacillus buchneri 40788 were detectable when applied to whole-plant corn stored in farm silos. Corn silage was randomly sampled from farms in Wisconsin, Minnesota, and Pennsylvania, and was untreated (n = 15) or treated with an inoculant (n = 16) containing L. buchneri 40788 alone or this organism combined with Pediococcus pentosaceus during May and June 2007. Corn silage that was removed from the silo face during the morning feeding was sampled, vacuum-packed, and heat sealed in polyethylene bags and shipped immediately to the University of Delaware for analyses. Silage samples were analyzed for dry matter (DM), nutrient composition, fermentation end-products, aerobic stability, and microbial populations. The population of L. buchneri in silages was determined using a real-time quantitative PCR method. Aerobic stability was measured as the time after exposure to air that it took for a 2 degrees C increase above an ambient temperature. The DM and concentrations of lactic and acetic acids were 35.6 and 34.5, 4.17 and 4.85, and 2.24 and 2.41%, respectively, for untreated and inoculated silages and were not different between treatments. The concentration of 1,2-propanediol was greater in inoculated silages (1.26 vs. 0.29%). Numbers of lactic acid bacteria determined on selective agar were not different between treatments. However, the numbers of L. buchneri based on measurements using real-time quantitative PCR analysis were greater and averaged 6.46 log cfu-equivalents/g compared with 4.89 log cfu-equivalent for inoculated silages. There were fewer yeasts and aerobic stability was greater in inoculated silages (4.75 log cfu/g and 74 h of stability) than in untreated silages (5.55 log cfu/g and 46 h of stability). This study supports the effectiveness of L. buchneri 40788 on dairy farms.