987 resultados para Medicina do sono
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ABSTRACT Introduction: The cerebrovascular accident (CVA) is an important cause of neurological impairment. Few data about the factors associated with morbidity of cerebrovascular accident are found in Brazil. Objectives: Evaluate sociodemographic characteristics, sleep habits, cognitive and functional status of patients with cerebrovascular accident. Methods: The patients evaluated through questionnaire Step 1 to survey the sociodemographic characteristics and Modified Rankin Scale for functional assessment. The neurological degree was evaluated by the National Institutes of Health Stroke Scale (NIHSS), the sleep Habits questionnaire for sleep and cognitive status by the Mini-Examination of the Mental State (MEMS). The data were analyzed using the chi-square test to determine differences in proportions of variables and linear regression analysis. Results: 305 patients were evaluated and the larger number of subjects was between 50 and 69 years (40%), most patients had no formal education (40.3%) and had ischemic type of cerebrovascular accident (72.5%). In the analysis of the functionality it was found that most patients had moderate impairment (55.1%). The results of the sleep habits showed that 63,6% of patients had one more person in the bedroom,12,3% complained about too much noise in the 11 room and 35% of too much light. From these patients 5,8% were smokers, 7,8% and 70,1% drank coffee drinkers, 28,6% had difficulty in initiate to sleep and woke up 37,6% in the middle of the night. Were showed complaints about nightmares (11%), feeling of suffocation (37,7%) and 35% felt very sleepy during the day. In addition, 95% were unemployed, 80,5% did not perform physical activities and 95,4% did not perform mental activities. The cognitive screening conducted a determined association of cognitive status with age and education level and neurological status. Conclusion: The study showed a high frequency of cases of cerebrovascular accident with functional dependence in a moderate degree, identified that many patients do not follow hygienic measures of sleep and found that the assessment of cognitive deficits must take into consideration the age, educational level and degree of neurological patients. We suggest the need for programs of assistance to victims of cerebrovascular accident patients, with a multidimensional approach including the rehabilitation team, the role of sleep medicine and Neuropsychology, so that patients have access to a more appropriate functional rehabilitation, develop a lifestyle that ensures a good sleep quality and are evaluated and rehabilitated with regard to cognitive impairment
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Trabalho Final do Curso de Mestrado Integrado em Medicina, Faculdade de Medicina, Universidade de Lisboa, 2014
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Tese de mestrado, Ciências do Sono, Faculdade de Medicina, Universidade de Lisboa, 2015
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Introduzione L’importanza clinica, sociale ed economica del trattamento dell’ipertensione arteriosa richiede la messa in opera di strumenti di monitoraggio dell’uso dei farmaci antiipertensivi che consentano di verificare la trasferibilità alla pratica clinica dei dati ottenuti nelle sperimentazioni. L’attuazione di una adatta strategia terapeutica non è un fenomeno semplice da realizzare perché le condizioni in cui opera il Medico di Medicina Generale sono profondamente differenti da quelle che si predispongono nell’esecuzione degli studi randomizzati e controllati. Emerge, pertanto, la necessità di conoscere le modalità con cui le evidenze scientifiche trovano reale applicazione nella pratica clinica routinaria, identificando quei fattori di disturbo che, nei contesti reali, limitano l’efficacia e l’appropriatezza clinica. Nell’ambito della terapia farmacologica antiipertensiva, uno di questi fattori di disturbo è costituito dalla ridotta aderenza al trattamento. Su questo tema, recenti studi osservazionali hanno individuato le caratteristiche del paziente associate a bassi livelli di compliance; altri hanno focalizzato l’attenzione sulle caratteristiche del medico e sulla sua capacità di comunicare ai propri assistiti l’importanza del trattamento farmacologico. Dalle attuali evidenze scientifiche, tuttavia, non emerge con chiarezza il peso relativo dei due diversi attori, paziente e medico, nel determinare i livelli di compliance nel trattamento delle patologie croniche. Obiettivi Gli obiettivi principali di questo lavoro sono: 1) valutare quanta parte della variabilità totale è attribuibile al livello-paziente e quanta parte della variabilità è attribuibile al livello-medico; 2) spiegare la variabilità totale in funzione delle caratteristiche del paziente e in funzione delle caratteristiche del medico. Materiale e metodi Un gruppo di Medici di Medicina Generale che dipendono dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Ravenna si è volontariamente proposto di partecipare allo studio. Sono stati arruolati tutti i pazienti che presentavano almeno una misurazione di pressione arteriosa nel periodo compreso fra il 01/01/1997 e il 31/12/2002. A partire dalla prima prescrizione di farmaci antiipertensivi successiva o coincidente alla data di arruolamento, gli assistiti sono stati osservati per 365 giorni al fine di misurare la persistenza in trattamento. La durata del trattamento antiipertensivo è stata calcolata come segue: giorni intercorsi tra la prima e l’ultima prescrizione + proiezione, stimata sulla base delle Dosi Definite Giornaliere, dell’ultima prescrizione. Sono stati definiti persistenti i soggetti che presentavano una durata del trattamento maggiore di 273 giorni. Analisi statistica I dati utilizzati per questo lavoro presentano una struttura gerarchica nella quale i pazienti risultano “annidati” all’interno dei propri Medici di Medicina Generale. In questo contesto, le osservazioni individuali non sono del tutto indipendenti poiché i pazienti iscritti allo stesso Medico di Medicina Generale tenderanno ad essere tra loro simili a causa della “storia comune” che condividono. I test statistici tradizionali sono fortemente basati sull’assunto di indipendenza tra le osservazioni. Se questa ipotesi risulta violata, le stime degli errori standard prodotte dai test statistici convenzionali sono troppo piccole e, di conseguenza, i risultati che si ottengono appaiono “impropriamente” significativi. Al fine di gestire la non indipendenza delle osservazioni, valutare simultaneamente variabili che “provengono” da diversi livelli della gerarchia e al fine di stimare le componenti della varianza per i due livelli del sistema, la persistenza in trattamento antiipertensivo è stata analizzata attraverso modelli lineari generalizzati multilivello e attraverso modelli per l’analisi della sopravvivenza con effetti casuali (shared frailties model). Discussione dei risultati I risultati di questo studio mostrano che il 19% dei trattati con antiipertensivi ha interrotto la terapia farmacologica durante i 365 giorni di follow-up. Nei nuovi trattati, la percentuale di interruzione terapeutica ammontava al 28%. Le caratteristiche-paziente individuate dall’analisi multilivello indicano come la probabilità di interrompere il trattamento sia più elevata nei soggetti che presentano una situazione clinica generale migliore (giovane età, assenza di trattamenti concomitanti, bassi livelli di pressione arteriosa diastolica). Questi soggetti, oltre a non essere abituati ad assumere altre terapie croniche, percepiscono in minor misura i potenziali benefici del trattamento antiipertensivo e tenderanno a interrompere la terapia farmacologica alla comparsa dei primi effetti collaterali. Il modello ha inoltre evidenziato come i nuovi trattati presentino una più elevata probabilità di interruzione terapeutica, verosimilmente spiegata dalla difficoltà di abituarsi all’assunzione cronica del farmaco in una fase di assestamento della terapia in cui i principi attivi di prima scelta potrebbero non adattarsi pienamente, in termini di tollerabilità, alle caratteristiche del paziente. Anche la classe di farmaco di prima scelta riveste un ruolo essenziale nella determinazione dei livelli di compliance. Il fenomeno è probabilmente legato ai diversi profili di tollerabilità delle numerose alternative terapeutiche. L’appropriato riconoscimento dei predittori-paziente di discontinuità (risk profiling) e la loro valutazione globale nella pratica clinica quotidiana potrebbe contribuire a migliorare il rapporto medico-paziente e incrementare i livelli di compliance al trattamento. L’analisi delle componenti della varianza ha evidenziato come il 18% della variabilità nella persistenza in trattamento antiipertensivo sia attribuibile al livello Medico di Medicina Generale. Controllando per le differenze demografiche e cliniche tra gli assistiti dei diversi medici, la quota di variabilità attribuibile al livello medico risultava pari al 13%. La capacità empatica dei prescrittori nel comunicare ai propri pazienti l’importanza della terapia farmacologica riveste un ruolo importante nel determinare i livelli di compliance al trattamento. La crescente presenza, nella formazione dei medici, di corsi di carattere psicologico finalizzati a migliorare il rapporto medico-paziente potrebbe, inoltre, spiegare la relazione inversa, particolarmente evidente nella sottoanalisi effettuata sui nuovi trattati, tra età del medico e persistenza in trattamento. La proporzione non trascurabile di variabilità spiegata dalla struttura in gruppi degli assistiti evidenzia l’opportunità e la necessità di investire nella formazione dei Medici di Medicina Generale con l’obiettivo di sensibilizzare ed “educare” i medici alla motivazione ma anche al monitoraggio dei soggetti trattati, alla sistematica valutazione in pratica clinica dei predittori-paziente di discontinuità e a un appropriato utilizzo della classe di farmaco di prima scelta. Limiti dello studio Uno dei possibili limiti di questo studio risiede nella ridotta rappresentatività del campione di medici (la partecipazione al progetto era su base volontaria) e di pazienti (la presenza di almeno una misurazione di pressione arteriosa, dettata dai criteri di arruolamento, potrebbe aver distorto il campione analizzato, selezionando i pazienti che si recano dal proprio medico con maggior frequenza). Questo potrebbe spiegare la minore incidenza di interruzioni terapeutiche rispetto a studi condotti, nella stessa area geografica, mediante database amministrativi di popolazione. Conclusioni L’analisi dei dati contenuti nei database della medicina generale ha consentito di valutare l’impiego dei farmaci antiipertensivi nella pratica clinica e di stabilire la necessità di porre una maggiore attenzione nella pianificazione e nell’ottenimento dell’obiettivo che il trattamento si prefigge. Alla luce dei risultati emersi da questa valutazione, sarebbe di grande utilità la conduzione di ulteriori studi osservazionali volti a sostenere il progressivo miglioramento della gestione e del trattamento dei pazienti a rischio cardiovascolare nell’ambito della medicina generale.
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L'oggetto astronomico BL Lacertae nel corso dell'anno 2012 ha mostrato un aumento di attività su più bande di emissione. Al radiotelescopio di Medicina si sono allora intensificate le osservazioni dell'oggetto durante un periodo che va da dicembre 2012 ad aprile 2013. Si sono analizzati i dati ricavati durante queste osservazioni per la frequenza di emissione radio di 8 GHz, allo scopo di ricavare la variabilità di BL Lacertae.
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The sleep patterns of students entering the university, is accompanied by many factors that can lead to changes in sleep habits, such as academic demands, new social opportunities, reduced parental care and irregular teaching schedules. The irregular pattern of sleep-wake cycle is usually accompanied by several daytime consequences, for example, reduced levels of motivation, performance, concentration, alertness and mood as well as increased fatigue and sleepiness.Thus, there are numerous reasons to support the fact that these students may suffer damage in their academic performance. The aim of this study was to evaluate the sleep-wake cycle (SWC) and cognition in medical students with different schemes teaching schedules. One group started classes at 08am, while the other started at 07am. We analyzed the data from 88 volunteers, 39 from each group. However, only those who participated in both stages of the study (n = 78) underwent cognitive testing. For subjective evaluation of the SWC was used questionnaires to check the quality of sleep, chronotype, daytime sleepiness and sleep habits. For objective evaluation was used actigraphy. For cognitive assessment was used the test MoCA (Montreal Cognitive Assessment). The results indicate that the group has class earlier had a greater irregularity of the SWC and a worse performance in cognitive testing. There was a difference between the schedules the week and weekend in the subjective variables, bedtime, wake up and sleep duration in both groups. The objective variables, time in bed showed difference between the schedules the week and weekend to the group started class at 08am and the variables bedtime, get up time, actual sleep time, time in bed and wake bouts in the class at 07am. In the cognitive test, there were differences between the groups in overall score and in the areas of executive function and memory recall. Thus, it is suggested that the class starting time may cause irregularity of the SWC and the irregularity may cause mild cognitive impairment. Moreover, cognitive testing MoCA was sensitive to detect differences among students, although the difference between the schedules is small
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Students, normally, present an irregular sleep pattern characterized by delays in sleep onset and offset from weekdays to weekends, short sleep duration on weekdays and long sleep duration on weekends. The reduction of the necessary sleep and the irregularity in the sleep patterns provoke relevant short- and long-term impairments on performances, for example, in cardiorespiratory function. The cardiorespiratory performance represents, in addition to fitness, traces associated to health conditions and in several studies to pattern and/or individual s sleep quality. The aim of this study was to evaluate the pattern of the sleep-wake cycle and the cardiorespiratory function of medical students under different class schedules. The study was accomplished with two classes of medical students of UFRN, one had classes at 7 am (n = 47) and the second had classes at 8 am (n = 41) during the week. On the first stage of the study all volunteers filled out an anamnesis, the International Physical Activity questionnaire, the Pittsburgh index of sleep quality, the Portuguese version of the Horne and Östberg cronotype questionnaire, the Health and Sleep questionnaire and the Epworth Scale of Somnolence (ESS). On the second stage, 24 students (12 of each class) had their activity rhythm monitored by actimeters set to record activity at a 2-min interval for 14 days concomitant to the completion of the sleep diary. In this same stage, each volunteer performed the effort test (treadmill) only once in the morning period (between 9:00 and 11:00). The students showed an irregular pattern of the sleep-wake cycle and this irregularity is strongly influenced by the class schedules, in addition to the contribution of the academic demand, social activities and endogenous factors. The students who woke up earlier showed greater irregularity in the sleep-wake pattern. The earlier was the class schedule the worse was the sleep quality and the greater was the frequency of students with excessive diurnal somnolence. The classes schedules and the irregular pattern of the sleep-wake cycle did not show effect on the cardiorespiratory performance of the medical students. The performance on the test seems to be affected by other factors, which can be related to the pattern of the sleep-wake cycle or not. Therefore, it is suggested that the late start of classes provokes less irregularity on the pattern of the sleep-wake cycle. However, it was observed that this irregularity and the class schedule seem not to affect the cardiorespiratory performance directly
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Dissertação para obtenção do grau de Mestre no Instituto Superior de Ciências da Saúde Egas Moniz
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Academic demands, new social context, new routines and decrease of the parental control, are factors that may influence the sleep pattern of freshman students at the University. Medical students from the Federal University of Rio Grande do Norte (UFRN) have a full-time course, subjects with high-level content, and, at the first semester, classes begin at 7 a.m. This group composed by young adults who still suffering with delayed sleep phase, common in adolescence, indicating that this class schedule can be inappropriate at this age. The reduction of nocturnal sleep during school days, and the attempt to recover sleep on free days – social jet lag (JLS), suggests that in the first semester, students suffer from high sleep pressure. High sleep pressure may reflect on cognitive tasks and performance. Therefore, the aim of this study was to investigate the relationship between sleep pressure and the academic profile of medical students from the first semester of UFRN, characterizing this population socio-demographically and investigating possible impacts on therestactivity rhytm and academic performance. A sample of 88 students, healthy men and women awswered the following questionnaires: Pittsburgh Sleep Quality (PSQI), Epworth Sleepiness Scale (ESS), Horne & Ostberg Chronotype (HO), Munich Chronotype (MCTQ) and “Health and Sleep” adapted. Actigraphy was used during 14 days to make actogramas and obtain non-parametric variables of the rest-activity rhythm and the grades of the morning schedule were used as academic performance. The JLS was used as a measure of sleep pressure. Statistics significance level was 95%. The population was sociodemographic homogeneous. Most students have healthy lifestyle, practice physical activity, use car to go to the university and take between 15 and 30 minutes for this route. Regarding CSV, most were classify as intermediate (38.6%) and evening (32%) chronotypes, needs to nap during the week, suffer daytime sleepiness and have poor sleep quality. 83% of the sample has at least 1h JLS, which led us to divide into two groups: Group <2h JLS (N = 44) and Group ≥ 2h JLS (N = 44). The groups have differences only in chronotype, showing that most evening individuals have more JLS, however, no differences were found in relation to sociodemographic aspect, rest-activity rhythm or academic performance. The homogeneity of the sample was limited to compare the groups, however, is alarming that students already present in the first half: JLG, poor sleep quality and excessive daytime sleepiness, which can be accentuated through the university years, with the emergence of night shifts and increased academic demand. Interventionsaddressingthe importance of good sleep habits and the change of the class start time are strategies aimed to improve student’s health.
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A apneia obstrutiva do sono (AOS) é considerada um fator de risco independente para as doenças cardiovasculares. Existem evidências de que indivíduos com apneia obstrutiva do sono podem apresentar elevação nos mediadores inflamatórios, alterações no perfil metabólico, aumento na atividade do sistema nervoso simpático, com consequente elevação da pressão arterial e disfunção endotelial. Nos últimos anos, inúmeros estudos tem apontado a AOS como um dos fatores responsáveis pela hipertensão resistente. O objetivo do estudo foi avaliar a presença da apneia obstrutiva do sono e o comportamento da função endotelial em pacientes com hipertensão resistente, comparando com hipertensos apresentando pressão arterial controlada com até 3 classes diferentes de fármacos anti-hipertensivos. Trata-se de um estudo transversal com 40 pacientes hipertensos: 20 com hipertensão arterial resistente (HAR) e 20 com pressão arterial controlada por medicação (hipertensão arterial controlada; HAC), sem distinção de raça ou gênero, com idade entre 18 e 75 anos. A pressão arterial casual e a monitorização ambulatorial da pressão arterial foram aferidas por método oscilométrico em aparelhos automáticos. A função endotelial e a presença da apneia obstrutiva do sono foram avaliadas através da tonometria arterial periférica pelos equipamentos Endo-PAT2000 e o aparelho portátil Watch-PAT200, respectivamente. A avaliação antropométrica foi realizada através das aferições das circunferências da cintura e do pescoço, índice de massa corporal (IMC), e relação cintura-estatura. A composição corporal foi avaliada por bioimpedância elétrica BIODYNAMICS 450. As análises estatísticas foram realizadas pelo software GraphPad PRISM, versão 6.01. A prevalência de AOS no grupo com HAR foi de 85% (Índice de apneia-hipopneia [AHI]= 12,391,89) e de 80% no grupo com HAC (AHI =20,744,69), sendo mais frequente em homens (p=0,04; OR=3,86; 95% IC 0,99 a 14,52). Os dois grupos apresentaram valores semelhantes das variáveis antropométricas avaliadas. A função endotelial avaliada pelo índice de hiperemia reativa foi similar nos dois grupos (grupo HAR: 1,880,09 vs. grupo HAC: 2,030,09; p=0,28). Apesar do número de dessaturações de oxigênio >4% ter apresentado diferença significativa entre os grupos (grupo HAR: 28,755,08 vs. grupo HAC: 64,1516,97; p=0,04), o tempo total de sono (grupo HAR: 309,515,27 vs. grupo HAC: 323,318,74 min) e a saturação mínima da oxi-hemoglobina (grupo HAR: 87,80,85 vs. grupo HAC: 83,32,37%) não mostraram essa diferença. Considerando todos os pacientes hipertensos, o AHI apresentou correlação significativa com o peso corporal (r=0,51; p=0,0007), o IMC (r=0,41; p=0,007), a circunferência da cintura (r=0,44; p=0,005), a circunferência do pescoço (r=0,38; p=0,01) e a relação cintura-estatura (r=0,39; p=0,01). Os pacientes sem AOS em comparação com os pacientes com AOS, apresentaram risco significativamente menor de apresentar comprometimento da função endotelial (OR=0,17; 95% IC 0,04-0,72; p=0,03). Os achados do presente estudo sugerem que a prevalência de AOS em pacientes com hipertensão resistente é elevada, porém semelhante a de indivíduos com hipertensão controlada. Pacientes com hipertensão resistente e controlada não apresentaram diferenças significativas em relação à função endotelial. A gravidade de AOS no grupo total de hipertensos se associou com maior risco de comprometimento da função endotelial.
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Innumerable studies have focused been reported on the sleep spindles (SS), Sharp Vertex Waves (SVW) and REM, NREM Sleep as indicators interpreting EEG patterns in children. However, Frequency and Amplitud Gradient (FAG) is rarely cited sleep parameter in children,that occurs during NREM Sleep. It was first described by Slater and Torres, in 1979, but has not been routinely evaluated in EEG reports. The aim of this study was to assess the absence of SS, SVW and FAG, as an indication of neurological compromise in children. The sample consisted of 1014 EEGs of children referred to the Clinical Neurophysiology Laboratory, Hospital Universitário de Brasília (HUB), from January 1997 to March 2003, with ages ranging from 3 months to 12 years old, obtained in spontaneous sleep or induced by choral hydrate. The study was transversal and analytical, in which, visual analysis of EEG traces was perfumed individually and independently by two electroencephalographers without prior knowledge of the EEG study or neurological findings. After EEG selection, the investigators analyzed the medical reports in order to define and correlate neurological pattern was classified according to the presence or absence of neurological compromise, as Normal Neurological Pattern (NNP), and Altered Neurological Pattern (ANP) respectively. From the visual analysis of the EEG(s), it was possible to characterize 6 parameters: 1- FAG present (64,1%); 2- FAG absent (35,9%); 3 - normal SS (87,9%); 4 - altered SS s (12,1%); 5 - normal SVW s (95,7%); 6 - altered SVW s (4,3%). The prevalence of well-formed FAG is found in the 3 months to 5 years age group in the children with NNF. FAG was totally absent from the age of 10 years. When comparing the three sleep graphielements, it was observed that SVW and SS were predominant in children with NNF. However, FAG absent was more prevalent in the ANF than in altered SS an SVW. The statistical analysis showed that there is a strong association of FAG absent, with isolated alteration, in ANF patients, in that the prevalence ratio was 6,60. The association becomes stronger when FAG absent + altered SS(s) is considered (RP= 6,68). Chi-square test, corrected by Yates technique, showed a highly significant relation for FAG ρ= 0,00000001, for error X of 5%, or else the 95% confidence interval (ρ<0,05). Thus, the FAG absent were more expressive in ANF patient than altered SS(s) and SVW(s). The association becomes stronger in order to establish a prognostic relation, when the FAG is combined with the SS. The results os this study allow us to affirm that the FAG, when absent at ages ranging from 3 months to 5 years , is an indication of neurological compromise. FAG is an age-dependent EEG parameter and incorporated systematically, in the interpretation criteria of the EEG of children s sleep, not only in the maturational point of view, but also neurological disturbances with encephalic compromise
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Introduction: Obstructive sleep apnea syndrome is related to cardiopulmonary complications in children. It is important to know its patophysiology and possible complications to help reduce risks in this group. Aims: To report three cases of severe cardiorespiratory complications of obstructive sleep apnea managed in the intensive care unit (ICU). Case report: Two children with no previous diagnosis of obstructive sleep apnea syndrome suffered acute congestive heart failure and acute lung oedema with need of ICU and improved after adenotonsillectomy. In a third case, the patient had acute lung oedema as a complication after adenotonsillectomy. Conclusions: Paediatricians and otolaryngologists must be aware of the clinical manifestations of severe sleep apnea. Early referring to treatment and special attention at pre and post surgical periods are essentials to avoid serious complications.
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Pós-graduação em Bases Gerais da Cirurgia - FMB
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Pós-graduação em Pediatria - FMB
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)