995 resultados para Italian history


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The concern with the following arguments started during a study of national and international cinemas, from the desire to account for a cinema that internationally was doing well, but was undervalued domestically. The aims were to account for the renewal of Italian filmmaking from 1988, the New Italian cinema, and understand the conditions behind this renewal. The thesis identifies in the historical theme and in the recurrence of features from Italian cinema history elements of coherence with previous cinema production. The first consideration that emerges is that a triangulation between a new generation of filmmakers, their audience and recent history shaped the recovery of Italian cinema from 1988. A second consideration is that no discussion of Italian cinema can be separated from a discussion of that which it represents: Italian society and politics. This representation has not only addressed questions of identity for a cohort of spectators, but on occasions has captured the attention of the international audience. Thus the thesis follows a methodologic approach that positions texts in relation to certain traditions in Italian filmmaking and to the context by taking into consideration also industrial factors and social and historical changes. By drawing upon a range of disciplines, from political history to socio-psychological studies, the thesis has focussed on representation of history and memory in two periods of Italian film history: the first and the last decade of twentieth century. The concern has been not so much to interpret the films, but to understand the processes that made the films and how spectarors have applied their knowledge structures to make meaning of the films. Thus the thesis abstains from ascribing implicit meanings to films, but acknowledges how films project cultural contingencies. This is beacause film is shaped by production conditions and cultural and historical circumstances that make the film intelligible. As Bordwell stated in Making Meaning, "One can do other things with films besides 'reading' them" (1989, p. xiii). Within this framework, the thesis proposes a project that understands history films with the norms that govern Italian filmic output, those norms that regulate conditions of production and consumption and the relation between films from various traditions.

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This article (here in English; the published version is in Italian) explores the political parameters surrounding the development of personality cults of leading figures in Italian history from the time of unification to the present. It focuses on the problems of linking the masses to the state, with particular reference to the weakness of the monarchy and the challenge of rival forces, such as those of the Church. It looks at how attempts were made to 'nationalise' the monarchy and create a cult of Victor Emmanuel II. It examines the construction of the cult of Garibaldi, and its relationship to the state. The article suggests that personality cults, while far from being unique to Italy, were seen as having special relevance in Italy given the weakness of the representative institutions and the sensed fragmentation of political life. The article concludes with an examination of the cult of Mussolini and some reflections on the situation since 1945.

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This thesis investigates the representation of Sicilian mafia women on the Italian press after the second postwar, in particular by examining three Italian newspapers, Il Corriere della Sera, L’Ora and Il Giornale di Sicilia. The focus is on the 1963 – 1983 twenty-year period, after which there has been a big change in the world of Sicilian crime organization with the phenomenon of pentitismo that changes a lot of thing in the whole universe of mafia. In this research there are two aspects very different but very central at the same time. On one hand the careful counting of quoted newspapers and the filing of the articles about general mafia and mafia women, which rendered a whole database about the interest for these woman figures founded in print, in a historical period never analyzed from this point of view; on the other hand the interpretation of these articles and the different representation forms. The founded material was compared with the cultural Italian history of that period to understand if there was a difference between general woman perception and that of mafia woman and if there was also an iconographic prototype of southern woman which it is possible to apply on photographs and descriptions. In fact the most important result of the thesis is to underline that, in front of a woman who belongs to mafia context, the Italia press represented the female gender as first and the mafia gender as the second one.

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Il primo capitolo della tesi verte sull’ultimo anno di vita del Partito d’Azione, sulle modalità di partecipazione di Lombardi allo scontro elettorale del 1948 nelle liste del Fronte democratico popolare, e sul breve periodo di direzione ‘centrista’ del Psi a cavallo tra il 1948 e il 1949, quando Lombardi, appena entratovi, fu magna pars nel gruppo dirigente del partito. Il secondo capitolo abbraccia il periodo in cui Lombardi agì all’interno del Psi ‘morandiano’, o frontista: si è cercato di dare ragione sia dell’inserimento di Lombardi nelle logiche del frontismo socialista, sia della peculiarità di quell’inserimento negli ambiti privilegiati della politica economica e della politica estera. Oggetto del terzo capitolo è il ruolo giocato da Lombardi nella definizione delle linee guida dell’autonomismo socialista, un ruolo fattosi via via più pregnante a partire dal 1956, che ebbe la sua massima consacrazione col XXXIV Congresso del Psi, celebrato a Milano nel 1961: centrale in questo periodo la riflessione lombardiana sulle «riforme di struttura», un argomento che ci si è sforzati di inquadrare storicamente, sfuggendo dai luoghi comuni storiografici di cui spesso – con lodevoli eccezioni – è caduto vittima. Tali «riforme di struttura» Lombardi avrebbe voluto alla base dei governi di centro-sinistra. La tesi si chiude con un ultimo capitolo dedicato ad illustrare l’apporto di Lombardi al quarto Governo Fanfani e al primo Governo Moro, il ruolo da lui giocato nella loro nascita e il suo progressivo allontanamento da quell’esperimento che era stato, in gran parte, sua creatura.

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Basata sul reperimento di un’ampia mole di testi giornalistici (come cronache, interviste, elzeviri e articoli di “Terza”) dedicati alle pratiche coreiche e pubblicati in Italia nel corso del ventennio fascista, la tesi ricostruisce i lineamenti di quello che, seppure ancora embrionale e certo non specialistico, si può comunque ritenere una sorta di “pensiero italiano” sulla danza del Primo Novecento. A partire dalla ricognizione sistematica di numerose testate quotidiane e periodiche e, pertanto, dalla costruzione di un nutrito corpus di fonti primarie, si è proceduto all’analisi dei testi reperiti attraverso un approccio metodologico che, fondamentalmente storiografico, accoglie tuttavia alcuni rudimenti interpretativi elaborati in ambito semiotico (con particolare riferimento alle teorizzazioni di Jurij Lotman e Umberto Eco), il tutto al fine di cogliere, pur nell’estrema varietà formale e contenutistica offerta dal materiale documentario, alcune dinamiche culturali di fondo attraverso le quali disegnare, da un lato, il panorama delle tipologie di danza effettivamente praticate sulle scene italiane del Ventennio,e, dall’altro, quello dell’insieme di pensieri, opinioni e gusti orbitanti attorno ad esse Ne è scaturita una trattazione fondamentalmente tripartita in cui, dopo la messa in campo delle questioni metodologiche, si passa dapprima attraverso l’indagine dei tre principali generi di danza che, nella stampa del periodo fascista, si ritenevano caratteristici della scena coreica internazionale – qui definiti nei termini di “ballo teatrale”, “ballo russo” e “danze libere” – e, successivamente, si presenta un approfondimento su tre singolari figure di intellettuali che, ognuno con un’attitudine estremamente personale, hanno dedicato alla danza un’attenzione speciale: Anton Giulio Bragaglia, Paolo Fabbri e Marco Ramperti. Un’ampia antologia critica completa il lavoro ripercorrendone gli snodi principali.

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L’obiettivo primario di questo lavoro è quello di esplorare un insieme di documentari corti italiani di tipo etnografico e sociologico. Questi film hanno ricevuto pochissima attenzione critica, mentre sono essenziali alla comprensione del periodo di storia italiana compreso fra gli ultimi anni del Regime fascista e la fine del “Miracolo economico”. La prima parte della tesi è dedicata alla descrizione del contesto economico, sociologico, politico in cui questi lavori sono stati prodotti. La seconda parte si concentra su circa un centinaio di documentari corti analizzati sulla base di tre diversi criteri. Innanzitutto li abbiamo considerati a partire da un punto di vista autoriale, secondariamente a partire dalle loro caratteristiche produttive e distributive e infine sulla base di un criterio regionale. A partire dalla discussione antropologica coeva riguardante la scomparsa dei mondi contadini e su una precisa ricerca d’archivio focalizzata sullo stesso tema, abbiamo poi comparato il risultato dell’analisi del corpus con altre forme filmiche di rappresentazione dello stesso soggetto. Oltre a far riemergere un gruppo di autori e film quasi dimenticati, questo lavoro intende lanciare uno sguardo sul veloce, conflittuale e sbilanciato cambiamento compreso fra i mondi rurali tradizionali e la modernità, che ha caratterizzato la società italiana degli anni Cinquanta e Sessanta.

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Desde 1861 hasta hoy, aunque con interpretaciones muy diferentes, Garibaldi es un ícono de la historia italiana y ha sido y es la opción ideal del héroe que luchó por la unificación de Italia, por la libertad de los otros pueblos, al representar siempre un modelo de personaje funcional en perspectiva pedagógica para la dimensión unitaria del país. Se desencadenó así un proceso sociológico de identificación a través de las imágenes y un registro de la memoria que ha encontrado su desarrollo en la epopeya garibaldina de la Primera Guerra Mundial y más tarde en la epopeya de la Resistencia. La leyenda garibaldina se transmitió, además, a través de la literatura, gracias a escritores como Edmundo de Amicis, a través del cual se puede apreciar el elogio del patrimonio cultural que representan los grandes escritores del pasado, como humus de la alcanzada unidad del país. Después de su muerte, la iconografía monumental intentará enviar un mensaje de unidad política de los italianos, erigiendo estatuas en las que se representan a Garibaldi y a Vittorio Emanuele, ambos a caballo, con la idea simbólica de un encuentro entre la revolución democrática de uno y el centralismo monárquico del otro.

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The integrated stratigraphic, radiocarbon and palynological record from an end-moraine system of the Oglio valley glacier (Italian Alps), propagating a lobe upstream in a lateral reach, provided evidence for a complete cycle of glacial advance, culmination and withdrawal during the Last Glacial Maximum and early Lateglacial. The glacier culminated in the end moraine shortly after 25.8 +/- 0.8 ka cal BP, and cleared the valley floor 18.3-17.2 +/- 0.3 ka cal BP. A primary paraglacial phase is then recorded by fast progradation of the valley floor.

As early as 16.7 +/- 0.3 ka cal BP, early stabilization of alluvial fans and lake filling promoted expansion of cembran pine. This is an unprecedented evidence of direct tree response to depletion of paraglacial activity during the early Lateglacial, and also documents the cembran pine survival in the mountain belt of the Italian Alps during the last glaciation. Between 16.1 and 14.6 +/- 0.5 ka cal BP, debris cones emplacement points to a moisture increase favouring tree Betula and Pinus sylvestris-mugo. A climate perturbation renewed paraglacial activity. According to cosmogenic ages on glacial deposits and AMS radiocarbon ages from lake records in South-Eastern Alps such phase compares favourably with the Gschnitz stadial and with the oscillations recorded at lakes Ragogna. Langsee and Jeserzersee, most probably forced by the latest freshening phases of the Heinrich Event 1.

A further sharp pine rise marks the subsequent onset of Bolling interstadial. The chronology of the Oglio glacier compares closely with major piedmont glaciers on the Central and Eastern Alpine forelands. On the other hand, the results of the present study imply a chronostratigraphic re-assessment of the recent geological mapping of the Central Italian Alps. (C) 2012 Elsevier Ltd. All rights reserved.

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Mode of access: Internet.

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"Compendium or abridgement of the early part of the great historical work by Tiraboshi on Italian literature" - Pref. p. vi.

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Most of the plates printed on both sides.

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"Bibliographical note": p. 419-424.

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No. 191 of edition of two hundred and twenty-five copies printed on O. W. paper by Taylor and Francis.