996 resultados para Facciata continua, Sentry Glass Plus, Vetro strutturale, CNR-DT 210
Resumo:
La tesi è il risultato di un tirocinio, della durata di cinque mesi, svolto presso l'Azienda 'Aliva', che si occupa di sistemi di facciate. Lo scopo della tesi è la realizzazione di un nuovo sistema di fissaggio a scomparsa di lastre in vetro. Tutta la ricerca è scaturita dalla richiesta dell'azienda per realizzare un nuovo prodotto di fissaggio di lastre di grandi dimensioni in vetro con impatto visivo molto ridotto. Il sistema unisce due tecnologie: - sistema meccanico; - sistema adesivo strutturale di alte performance. Partendo da dei test di laboratorio, la tesi consisterà nell'effettuare le verifiche agli elementi finiti, con l'ausilio del software Strauss7, di lastre in vetro stratificato e vetro camera.
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In questa tesi si è voluta porre l’attenzione sulla suscettibilità alle alte temperature delle resine che li compongono. Lo studio del comportamento alle alte temperature delle resine utilizzate per l’applicazione dei materiali compositi è risultato un campo di studio ancora non completamente sviluppato, nel quale c’è ancora necessità di ricerche per meglio chiarire alcuni aspetti del comportamento. L’analisi di questi materiali si sviluppa partendo dal contesto storico, e procedendo successivamente ad una accurata classificazione delle varie tipologie di materiali compositi soffermandosi sull’ utilizzo nel campo civile degli FRP (Fiber Reinforced Polymer) e mettendone in risalto le proprietà meccaniche. Considerata l’influenza che il comportamento delle resine riveste nel comportamento alle alte temperature dei materiali compositi si è, per questi elementi, eseguita una classificazione in base alle loro proprietà fisico-chimiche e ne sono state esaminate le principali proprietà meccaniche e termiche quali il modulo elastico, la tensione di rottura, la temperatura di transizione vetrosa e il fenomeno del creep. Sono state successivamente eseguite delle prove sperimentali, effettuate presso il Laboratorio Resistenza Materiali e presso il Laboratorio del Dipartimento di Chimica Applicata e Scienza dei Materiali, su dei provini confezionati con otto differenti resine epossidiche. Per valutarne il comportamento alle alte temperature, le indagini sperimentali hanno valutato dapprima le temperature di transizione vetrosa delle resine in questione e, in seguito, le loro caratteristiche meccaniche. Dalla correlazione dei dati rilevati si sono cercati possibili legami tra le caratteristiche meccaniche e le proprietà termiche delle resine. Si sono infine valutati gli aspetti dell’applicazione degli FRP che possano influire sul comportamento del materiale composito soggetto alle alte temperature valutando delle possibili precauzioni che possano essere considerate in fase progettuale.
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L’utilizzo degli FRP (Fiber Reinforced Polymer) nel campo dell’ingegneria civile riguarda essenzialmente il settore del restauro delle strutture degradate o danneggiate e quello dell’adeguamento statico delle strutture edificate in zona sismica; in questi settori è evidente la difficoltà operativa alla quale si va in contro se si volessero utilizzare tecniche di intervento che sfruttano materiali tradizionali. I motivi per cui è opportuno intervenire con sistemi compositi fibrosi sono: • l’estrema leggerezza del rinforzo, da cui ne deriva un incremento pressoché nullo delle masse sismiche ed allo stesso tempo un considerevole aumento della duttilità strutturale; • messa in opera senza l’ausilio di particolari attrezzature da un numero limitato di operatori, da cui un minore costo della mano d’opera; • posizionamento in tempi brevi e spesso senza interrompere l’esercizio della struttura. Il parametro principale che definisce le caratteristiche di un rinforzo fibroso non è la resistenza a trazione, che risulta essere ben al di sopra dei tassi di lavoro cui sono soggette le fibre, bensì il modulo elastico, di fatti, più tale valore è elevato maggiore sarà il contributo irrigidente che il rinforzo potrà fornire all’elemento strutturale sul quale è applicato. Generalmente per il rinforzo di strutture in c.a. si preferiscono fibre sia con resistenza a trazione medio-alta (>2000 MPa) che con modulo elastico medio-alto (E=170-250 GPa), mentre per il recupero degli edifici in muratura o con struttura in legno si scelgono fibre con modulo di elasticità più basso (E≤80 GPa) tipo quelle aramidiche che meglio si accordano con la rigidezza propria del supporto rinforzato. In questo contesto, ormai ampliamente ben disposto nei confronti dei compositi, si affacciano ora nuove generazioni di rinforzi. A gli ormai “classici” FRP, realizzati con fibre di carbonio o fibre di vetro accoppiate a matrici organiche (resine epossidiche), si affiancano gli FRCM (Fiber Reinforced Cementitious Matrix), i TRM (Textile Reinforced Mortars) e gli SRG (Steel Reinforced Grout) che sfruttano sia le eccezionali proprietà di fibre di nuova concezione come quelle in PBO (Poliparafenilenbenzobisoxazolo), sia un materiale come l’acciaio, che, per quanto comune nel campo dell’edilizia, viene caratterizzato da lavorazioni innovative che ne migliorano le prestazioni meccaniche. Tutte queste nuove tipologie di compositi, nonostante siano state annoverate con nomenclature così differenti, sono però accomunate dell’elemento che ne permette il funzionamento e l’adesione al supporto: la matrice cementizia
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An interferometric technique was used to determine the temperature coefficient of the optical path length (dS/dT) as a function of the temperature in several optical glasses. The temperature range was between 25degreesC and 180degreesC. The studied samples included undoped and doped oxide glasses, such as low silica calcium aluminosilicate, phosphates, borates and also chalcogenides. The oxide glasses had dS/dT between 10 X 10(-6) K-1 and 20x10(-6) K-1, while for the chalcogenides, these were around 70 x 10(-6)K(-1). The results showed that dS/dTs increased with the temperature in all samples. For samples doped with Nd the dS/dT values were found to be independent of concentration. on the other hand, for the phosphate glass doped with Cr, dS/dT increased about 5% when compared with the Nd doped one. In conclusion, the used interferometric method, which is a considerably simpler and a lower cost technique, and is a useful tool to measure dS/dT in semi-transparent glasses as a function of the composition and temperature. (C) 2004 Elsevier B.V. All rights reserved.
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Il documento pre-normativo italiano sul rinforzo di strutture in c.a. mediante l’uso di materiale fibrorinforzato. 1.1 INTRODUZIONE La situazione unica dell’Italia per quanto riguarda la conservazione delle costruzioni esistenti, è il risultato della combinazione di due aspetti, come primo, il medio-alto rischio sismico di una gran parte di territorio, come testimoniato dalla zonizzazione sismica recente, e come secondo aspetto, l'estrema complessità di un ambiente edilizio che non ha confronto nel mondo. Le tipologie della costruzione in Italia si distinguono a quelle stimate come patrimonio storico, che in alcuni casi risalgono a circa 2000 anni fa, a quelle che sono state costruite in ultimi cinque secoli, durante e dopo il Rinascimento, che sono considerate come patrimonio culturale ed architettonico dell' Italia (e del mondo!), infine a quelle fatte in tempi recenti, considerevolmente durante e dopo il boom economico del l960 ed ora visti come antiquate. Le due prime categorie in gran parte sono composte dalle edilizie di muratura, mentre agli ultimi principalmente appartengono le costruzioni di cemento armato.
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Objectives: It was previously reported the clinical results of placing subgingival resin-modified glass ionomer restoration for treatment of gingival recession associated with non-carious cervical lesions. The aim of this study was to evaluate the influence of this treatment on the subgingival biofilm and gingival crevicular fluid (GCF) inflammatory markers. Materials and methods: Thirty-four patients presenting the combined defect were selected. The defects were treated with either connective tissue graft plus modified glass ionomer restoration (CTG+R) or with connective tissue graft only (CTG). Evaluation included bleeding on probing and probing depth, 5 different bacteria targets in the subgingival plaque assessed at baseline, 45, and 180 days post treatments, and 9 inflammatory mediators were also assessed in the GCF. Results: The levels of each target bacterium were similar during the entire period of evaluation (p > 0. 05), both within and between groups. The highest levels among the studied species were observed for the bacterium associated with periodontal health. Additionally, the levels of all cyto/chemokines analyzed were not statistically different between groups (p > 0. 05). Conclusion: Within the limits of the present study, it can be concluded that the presence of subgingival restoration may not interfere with the subgingival microflora and with GCF inflammatory markers analyzed. Clinical relevance: This approach usually leads to the placement of a subgingival restoration. There is a lack of information about the microbiological and immunological effects of this procedure. The results suggest that this combined approach may be considered as a treatment option for the lesion included in this study. © 2012 Springer-Verlag.
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Background: The aim of this clinical study is to evaluate the 2-year term results of gingival recession (GR) associated with non-carious cervical lesions (NCCLs) treated by connective tissue graft (CTG) alone or in combination with a resin-modified glass ionomer restoration (CTG+R). Methods: Thirty-six patients with Miller Class I buccal GR associated with NCCLs completed the follow-up. The defects were randomly assigned to receive either CTG or CTG+R. Bleeding on probing (BOP), probing depth (PD), relative GR, clinical attachment level (CAL), and cervical lesion height coverage were measured at baseline, 6 months, 1 year, and 2 years after treatment. Results: Both groups showed statistically significant gains in CAL and soft-tissue coverage. The differences between groups were not statistically significant in BOP, PD, relative GR, or CAL after 2 years. Cervical lesion height coverage was 79.31% ± 18.51% for CTG and 71.95% ± 13.25% for CTG+R (P >0.05). Estimated root coverage was 91.56% ± 11.74% for CTG and 93.29% ± 7.97% for CTG+R (P ≥0.05). Conclusions: Within the limits of the present study, it can be concluded that both procedures provide comparable soft tissue coverage after 2 years of follow-up.
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A cluster model of the glass transition has been developed, treating the relative size of the cluster as an order parameter. The model accounts for some of the features of the glass transition.
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ESR spectra of three inorganic glasses doped with Mn2+ and Fe3+ have been studied through their glass transition temperatures (Tg). Spectral features in each case have been discussed with reference to site symmetries. The intensity of the ESR signal has been bound to decrease in the region of Tg. An attempt has been made to explain this interesting feature on the basis of a two-state model.
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On the basis of a detailed Monte Carlo study, it is found that considerable molecular reorientation occurs on the formation of the glassy state of isopentane. The reorientational contribution to the increase in the intermolecular energy on vitrification is at least 50% and reorientational freezing plays a major role near the glass transition. Annealing affects the structure of the glass by a rearrangement involving molecular reorientation.
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Monte Carlo simulations with realistic interaction potentials have been carried out on isopentane to investigate the glass transition. Intermolecular pair-correlation functions of the glass show distinct differences from those of the liquid, the CH-CH pair-correlation function being uniquely different from the other pair-correlation functions. The coordination number of the glass is higher than that of the liquid, and the packing in the glass seems to be mainly governed by the geometrical constraints of the molecule. Annealing affects the properties of the glass significantly.
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We prepared thin films composed of pure TiO2 or TiO2 with an Fe additive (at concentrations of 0.2-0.8 wt%) via a simple and cost effective sol gel process, and tested their antifungal properties (against Candida albicans (MTCC-1637), Candida tropicalis (MTCC-184), Candida parapsilosis (MTCC-2509), and Candida glabrata (MTCC-3019) and antibacterial properties (against Staphylococcus faecalis (NCIM-2604) Staphylococcus epidermidis (NCIM-2493), Staphylococcus aureus (NCIL-2122), and Bacillus subtilis (NCIM-2549)). The films were deposited on glass and Si substrates and subjected to annealing at 400 degrees C for 3 h in ambient air. The film structural and morphological properties were investigated by X-ray photoelectron spectroscopy profilometry and scanning electron microscopy, respectively. Antifungal and antibacterial tests were conducted using the drop test method. Among the species examined, Candida albicans (MTCC-1637), and Staphylococcus aureus (NCIL-2122) showed complete colony formation inhibition after exposure for 4 h for the TiO2 loaded with 0.8 wt% Fe thin films. These results indicate that increasing the Fe concentration increased the antimicrobial activity, with complete inhibition of colony formation after 4 h exposure.
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Doubly (Sn + F) doped zinc oxide (ZnO:Sn:F) thin films were deposited onto glass substrates using a simplified spray pyrolysis technique. The deposited films were annealed at 400 degrees C under two different ambiences (air and vacuum) for 2 h. The photocatalytic activity of these films was assessed through photocatalytic decolorization kinetics of Methylene Blue (MB) dye and the decolorization efficiency of the annealed films was compared with that of their as-deposited counterpart. The photocatalytic studies reveal that the ZnO:Sn:F films annealed under vacuum environment exhibits better photocatalytic efficiency when compared with both air annealed and as-deposited films. The SEM and TEM images depict that the surface of each of the films has an overlayer comprising of nanobars formed on a bottom layer, having spherical grains. The studies show that the diameter of the nanobars plays crucial role in enhancing the photocatalytic activity of the ZnO:Sn:F films. The structural, optical and electrical studies substantiate the discussions on the photocatalytic ability of the deposited films. (C) 2014 Elsevier B.V. All rights reserved.
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L’alchimie, science de la manipulation des influences spirituelles par une métallurgie sacrée, et la pataphysique, esthétique pseudo-scientifique associant l'ésotérisme à l'humour, sont les deux principaux fondements idéologiques qui unissent Marcel Duchamp et Roberto Matta. Tandis que Duchamp s'intéresse déjà à l'ésotérisme dès 1910, soit près d'une vingtaine d'années avant sa rencontre avec Matta. Ce dernier aborde, dans sa production, des thèmes propres à la littérature alchimique, soit les opérations occultes, les états merveilleux de la matière et les appareils de laboratoire. De plus, les écrivains symbolistes et pseudo-scientifiques, lus par Duchamp, puis par Matta, influencent l'humour pataphysique, teinté d'ésotérisme, qui s'exprime dans la production de ces deux artistes. Ainsi, Les Célibataires, vingt ans plus tard, est une huile sur toile, réalisée en 1943, par Roberto Matta, qui représente un paysage cosmique, composé d'astres et de trous noirs, de trois alambics et d'une grande machine noire. Dans cette œuvre, Matta réinterprète très librement certains éléments du Grand verre, une peinture sur verre de Marcel Duchamp, laissée inachevée en 1923. Le présent mémoire de maîtrise étudie l'influence de l'alchimie et de l'iconographie duchampienne sur Les Célibataires, vingt ans plus tard. Dans un premier temps, cette étude vise à mettre en exergue et à examiner les influences alchimiques et pataphysiques dans l'œuvre de Matta. Dans un deuxième temps, notre mémoire vise à démontrer comment l'œuvre de Matta s'intègre dans le projet surréaliste de création d'un mythe nouveau, dans la continuité du projet duchampien.