4 resultados para Deliri


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El deliri és un trastorn neuropsiquiàtric que poden patir els pacients greus a les unitats de cures intensives. La seva aparició s’associa amb un augment de la morbimortalitat. La seva incidència varia entre el 20-80% segons els mètodes diagnòstics i la situació clínica del pacient. L’objectiu principal del estudi fou avaluar la incidència de delirium en la Unitat de Reanimació de l’Hospital Universitari Germans Trias i Pujol mitjançant el test ICDSC i associar el delirium amb la edat, severitat del pacient, urgència de la cirurgia, especialitat quirúrgica i opinió del equip d‘infermeria sobre el test. Durant 3 mesos es van incloure 50 pacients que van ser avaluats amb el ICDSC dues vegades al dia, durant 5 dies. La incidència de delirium a la unitat fou del 18%. Es va trobar una associació estadísticament significativa entre delirium i la edat i el APACHE II score al ingrés. És recomanable monitoritzar diàriament el delirium i tractar-lo com a un signe vital més. El test ICDSC és un test senzill i fàcil que ens ajuda a no infravalorar el delirium del pacient crític.

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Fonament: El delirium és un síndrome d'alta prevalença en ancians. S'associa a una elevada morbimortalitat. Objectiu: determinar la freqüència de delirium en pacients amb insuficiència cardíaca aguda,característiques clíniques i l'evolució a l' any. Mètodes: Estudi prospectiu i observacional en pacients majors de 18 anys d'edat que van acudir a urgències per insuficiència cardíaca aguda. Se va avaluar delirium i subsindrome de delirium. Per al diagnòstic es va utilitzar confusional Assessment Method i els criteris de Framingham per insuficiència cardíaca. Seguiment telefònic als 12 mesos. Conclusió: La presència de delirium en pacients amb ICA atesos a Urgències sembla relacionar-se més amb l'edat avançada i la situació basal de dependència funcional i deteriorament cognitiu dels pacients que amb la gravetat o estadi de la insuficiència cardíaca.

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La schizofrenia rappresenta uno dei più grandi enigmi per l’impresa conoscitiva umana: non si conosce la sua eziologia, né le sue basi biologiche e cerebrali. Non è neanche chiaro cosa accada nell’esperienza di chi ne soffre, che sembra vivere in un mondo altro. La scarsa conoscenza dell’esperienza schizofrenica e la distanza tra questa e il senso comune hanno portato molti studiosi a inquadrare questo disturbo come illogico, irrazionale, insensato. Il presente lavoro tenta di confutare tale impostazione, mostrando come il mondo di senso dello schizofrenico si altera, non si disgrega; si trasforma, non si annulla. Il campo di studi all’interno del quale si colloca la ricerca è la semiotica, disciplina che studia i sistemi e i processi di significazione e i modi attraverso cui l’essere umano dà senso al mondo. L’intera indagine è inserita in un quadro interdisciplinare in costante dialogo con la psicopatologia fenomenologica e le scienze cognitive contemporanee, e si sviluppa a partire da numerosi testi autobiografici di pazienti schizofrenici, report psichiatrici, articoli di giornale, film e romanzi sul tema. L’ipotesi su cui si muove il lavoro è che sia possibile comprendere la schizofrenia come un problema costitutivamente semiotico, il cui nucleo è da rintracciarsi in una radicale metamorfosi delle modalità di produrre e interpretare il significato. La scommessa sottesa è che la semiotica possa contribuire in modo sostanziale alla comprensione delle modalità attraverso cui la nostra cultura concettualizza la schizofrenia e dei modi in cui gli schizofrenici danno senso al mondo. Il lavoro indaga, quindi, i legami tra schizofrenia e cultura, la storia del concetto nosografico, e le alterazioni dei processi di significazione nei casi di eloquio disorganizzato, nei racconti autobiografici e nei deliri, cercando anche di fornire strumenti utili alla pratica clinica.

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Questo studio si concentra su tre direttrici fondamentali: la monomania religiosa, la medicina legale e il diritto penale nell'Italia postunitaria. Nell’ambito di un contesto temporale ben definito, i cui estremi cronologici coincidono con l’Unificazione italiana (1861) e con i primi anni del XX secolo, si sono approfondite le numerose implicazioni mediche e giuridiche della malattia mentale nella forma di monomania religiosa. In particolare, prendendo spunto da una serie di condotte criminali frutto di suggestione religiosa o di deliri ascetici in soggetti diagnosticati come ‛monomani’, si sono indagati i risvolti giuridico-processuali di alcune vicende fortemente rappresentative di tali percorsi. L'ampia documentazione d'archivio recuperata consente di verificare l'orientamento della magistratura all'indomani dell'entrata in vigore del Codice penale per il Regno d'Italia (1889). Nei casi esaminati, alla diagnosi di alienazione mentale degli imputati seguiva la dichiarazione di non imputabilità e l'affidamento degli stessi all'Autorità amministrativa che ne disponeva il ricovero in manicomio.