895 resultados para Del Lungo, Isidoro, 1841-1927.
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v. 1. Della realtà storica nella Divina commedia secondo gl'intendimenti del poeta.--v. 2. I comuni, i signori, le corti, il clero, Il papato, l'impero.
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Includes bibliographical references.
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"Estratto dal periodico la Filosofia delle scuole italiane, anno I, dispensa II."
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At head of title: Dante.
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Entre las lagunas bonaerenses con pesca abundante del pejerrey, la de del Monte, en Guaminí, logró fama por su rendimiento extraordinario en determinados años, para luego decaer casi desapareciendo como fuente pesquera. En 1927 el gobierno provincial denunció el hecho de que "el pejerrey casi no crecía". Por esta causa, en ese año realicé estudios con tendencia a un planeamiento ecológico del problema pesquero y que repetí en 1928 cuando, según los pescadores, las condiciones de pesca eran más favorables. El hecho principal resultante es que, si bien el pejerrey de esa laguna no crecía más de 23 o 24 cm de longitud total, sus escamas exhibían 3 y 4 anillos, lo que indica otros tantos años de edad. Para esa edad, en otras lagunas el pejerrey es mucho más grande.
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Este artículo analiza el proceso que, en 1927, desemboca en la ruptura del Partido Socialista (PS) y el nacimiento del Partido Socialista Independiente. Subraya que el contraste entre la importancia numérica de la representación socialista y su escasa incidencia política fue uno de los factores que alentaron tal ruptura. El trabajo describe el surgimiento de una tendencia disidente en torno a la figura de Antonio de Tomaso, y reconstruye las posiciones que el PS sostuvo en torno a las intervenciones provinciales. Aborda luego la propuesta de intervención a la Provincia de Buenos Aires de 1927, y explica cómo el retiro de esta propuesta desencadenó la ruptura de quienes insistían con mantener un proyecto que parecía colocar al Partido Socialista en el centro de la escena política. Finalmente plantea algunas hipótesis acerca del lugar que el PS ocupó en la política argentina de los años 20'
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Este artículo analiza el proceso que, en 1927, desemboca en la ruptura del Partido Socialista (PS) y el nacimiento del Partido Socialista Independiente. Subraya que el contraste entre la importancia numérica de la representación socialista y su escasa incidencia política fue uno de los factores que alentaron tal ruptura. El trabajo describe el surgimiento de una tendencia disidente en torno a la figura de Antonio de Tomaso, y reconstruye las posiciones que el PS sostuvo en torno a las intervenciones provinciales. Aborda luego la propuesta de intervención a la Provincia de Buenos Aires de 1927, y explica cómo el retiro de esta propuesta desencadenó la ruptura de quienes insistían con mantener un proyecto que parecía colocar al Partido Socialista en el centro de la escena política. Finalmente plantea algunas hipótesis acerca del lugar que el PS ocupó en la política argentina de los años 20'
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Este artículo analiza el proceso que, en 1927, desemboca en la ruptura del Partido Socialista (PS) y el nacimiento del Partido Socialista Independiente. Subraya que el contraste entre la importancia numérica de la representación socialista y su escasa incidencia política fue uno de los factores que alentaron tal ruptura. El trabajo describe el surgimiento de una tendencia disidente en torno a la figura de Antonio de Tomaso, y reconstruye las posiciones que el PS sostuvo en torno a las intervenciones provinciales. Aborda luego la propuesta de intervención a la Provincia de Buenos Aires de 1927, y explica cómo el retiro de esta propuesta desencadenó la ruptura de quienes insistían con mantener un proyecto que parecía colocar al Partido Socialista en el centro de la escena política. Finalmente plantea algunas hipótesis acerca del lugar que el PS ocupó en la política argentina de los años 20'
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ResumenEstudio la estructura socio ocupacional en las labores agropecuarias de San Rafael de Heredia y en los migrantes al noroeste del Valle Central, a la luz del censo poblacional de 1927.AbstractThis article focuses on the social/occupational structure in agriculture, as regards the area of San Rafael Heredia and migrants toward the northwestern Central Valley, in light of information from the 1927 population census manuscripts.
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At head of title: R. Deputazione toscana di storia patria.
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La ricerca iniziata all’interno del Laboratorio di Sintesi Finale, e che ha continuato ad approfondirsi parallelamente al progetto durante lo sviluppo della tesi, si è basata sullo studio del tessuto urbano e sulla sperimentazione della sostituzione di porzioni dello stesso come strumento progettuale. Oggi, il patrimonio immobiliare italiano è in gran parte caratterizzato da edifici costruiti nel periodo dell’emergenza, degli anni Cinquanta e Sessanta; la maggior parte di esso è costituito da edilizia che ora necessita di interventi di manutenzione e rinnovo (anche dai punti di vista energetico, impiantistico e sismico), perchè nel periodo della loro realizzazione sono stati usati sistemi costruttivi sbrigativi e si è cercato di ridurre i costi. Si tratta di un fenomeno diffuso che interessa anche la zona della costa dell’Emilia-Romagna: oltre 130 km di riviera caratterizzati da diversi paesaggi che sono il risultato diretto del rapporto uomo-natura. “La presenza e l’azione dell’uomo è ed è stata dominante sul paesaggio costiero mediterraneo, a volte con grande sapienza, equilibrio e rispetto dei luoghi, altre volte con devastante consumo e depauperamento dell’ambiente e delle sue risorse”. Rimini e le sue frazioni fanno parte di un paesaggio fortemente antropizzato, che mostra chiaramente i segni di quegli anni di costruzione privi di pianificazione che hanno favorito lo sviluppo di una serie di nuclei costieri contigui, addensati all’interno di una porzione di territorio delimitata da due linee: quella ferroviaria e quella di costa. Il caso di Viserba è emblematico, perché oggi rappresenta il risultato di una edilizia che ha seguito un’ottica prevalentemente privatistica e speculativa. Il territorio, estremamente parcellizzato e denso, ha favorito la creazione di una sorta di confusione urbana tale da rendere difficilmente riconoscibili i caratteri originari del luogo. Il lungomare è diventato il manifesto di questo intervento, tanto che se si rivolgono le spalle al mare per osservare il primo fronte, ciò che si nota non sono di certo i villini storici, i quali passano inevitabilmente in secondo piano. Il nostro esercizio progettuale si è concentrato proprio sulla fascia litoranea che oggi non dialoga più con il mare, ponendoci come obiettivi, non solo lo sviluppo di una strategia di riqualificazione urbana, ma anche la ricerca di un modo per ristabilire attraverso un nuovo segno urbano, il legame perso tra acqua e terra. Fondamentali per il recupero del rapporto della città con il mare sono stati l’inserimento di spazi destinati alla collettività, percorsi, accessi al mare in grado di ricostituire la facciata marittima e di fungere da legante di un sistema unico che comprende sia la struttura urbana sia la fascia costiera, estendendoci fino alle barriere frangiflutti, che oggi costituiscono solo un limite visivo molto forte. La sfida che, pertanto, è stata lanciata già all’interno del laboratorio era quella di cercare una risposta progettuale, una strategia chiara e condivisa, che aspirasse a risolvere i problemi generati da quegli anni di edificazione “compulsiva” e senza regole all’interno del particolare contesto viserbese. La nostra ricerca è stata supportata dall’approfondimento di un tema comune principale, la sostituzione di tessuto urbano, che è diventato per noi lo strumento chiave per lo sviluppo del progetto. L’analisi si è concentrata, tra i vari aspetti, anche sulla situazione attuale italiana che è apparsa critica e poco incoraggiante a causa del basso livello qualitativo degli edifici nelle principali aree urbane (circa il 35% è stato costruito attorno agli anni Cinquanta ed è inefficiente da diversi punti di vista), della crisi del mercato immobiliare e del disagio sociale derivante da ragioni di vario tipo. L’Italia è un paese eccessivamente radicato a una scelta urbanistica conservativa e perciò ancora molto lontano dalla logica della sostituzione urbana. Quest’ultima può costituire il mezzo per redigere un coraggioso progetto strategico che, nell’ottica del lungo periodo, permetta di delineare un disegno dello sviluppo urbano delle nostre città, migliorandone le loro realtà urbane? Il dibattito oggi è molto acceso. Ed è proprio per tentare di trovare una possibile risposta a questo interrogativo che il nostro esercizio progettuale ha sperimentato questo tipo di intervento.
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Includes bibliographical references.
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Contiene: T.I - T.II