362 resultados para Crociate - Fonti manoscritte


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Edizione critica del volgarizzamento fiorentino trecentesco dell'"Estoire d'Eracles", contenuto nel ms. Plut. LXI.45 della Biblioteca Medicea Laurenziana, ancora inedito. Si tratta della traduzione in antico francese dell'opera di Guglielmo di Tiro "Historia rerum in partibus transamarinis gestarum", corredata di continuazioni svincolate all'opera latina e in stretto legame con la "Chronique d'Ernoul et de Bernard le Trésorier", che proseguono la narrazione degli eventi in Terrasanta. Il testo fiorentino riporta i fatti d'Oltremare dalla Prima Crociata a circa il 1231. La sua edizione è preceduta da una introduzione letterario-filologica, dalla descrizione del manoscritto e dall'analisi linguistica; seguono un glossario, l'indice dei nomi e dei luoghi.

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Igor Stravinskij (1882-1971) utilizzò di sovente fonti preesistenti come parte integrante del proprio artigianato compositivo. In questa tesi dottorale ho studiato il processo creativo di Stravinskij negli anni Venti sulle musiche di Pëtr Il'ič Čajkovskij (1840-1893). Nella prima parte della dissertazione ho indagato la Sleeping Princess (1921) e il successivo Mariage d’Aurore (1922-1929), entrambi allestiti dai Ballets russes di Sergej Djagilev (1872-1929). Dopo aver localizzato e contestualizzato le fonti manoscritte e i materiali d’uso, ho ricostruito le ri-orchestrazioni effettuate da Stravinskij della Danse russe (Coda del Pas de deux n. 28) e del Presto del Finale (n. 30), che erano a tutt’oggi inedite. La ricerca sulla Sleeping Princess si è rivelata fondamentale per la conseguente analisi del Baiser de la Fée (1928, Ballets de Mme Ida Rubinstein), balletto basato su pezzi pianistici e romanze per voce e pianoforte di Čajkovskij. Grazie allo studio dello Skizzenbuch VIII, della partitura pianistica manoscritta e di tutte le fonti rinvenute, ho gettato ulteriore luce sul processo compositivo di Stravinskij sulle fonti čajkovskiane. Ho rinvenuto nuove appropriazioni che finora non erano note.

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La tesi esamina il codice musicale Gr. Rés Vm7 676 della Biblioteca Nazionale di Parigi, che rappresenta una fonte di grande interesse per lo studio della musica vocale italiana tra Quattro e Cinquecento. Compilato nel 1502, il codice è stato oggetto di analisi da parte di vari studiosi, che ne hanno preso in esame singoli brani o intere sezioni, allo scopo di attestare procedimenti compositivi particolari (Torrefranca) o caratteri stilistici locali, in particolare relativi alla frottola mantovana e ferrarese (Prizer). Un’accurata ricognizione sul repertorio è stata effettuata da Nanie Bridgman in un saggio degli anni Cinquanta del secolo scorso, ma non è mai stato realizzato uno studio organico sul manoscritto. Pertanto la ricerca si è proposta di riconsiderare l’intero repertorio italiano tramandato dal codice, per proporre un plausibile inquadramento stilistico nella cultura della poesia per musica coeva. La trascrizione dei testi e delle musiche, supportata dal confronto con le fonti manoscritte e a stampa, letterarie e musicali, ha consentito di formulare alcune ipotesi in merito alla circolazione del repertorio tramandato e all’ambiente di produzione del documento. L’inconsueta varietà di forme musicali riscontrate nel codice consente inoltre di assumere questo manoscritto come una delle principali fonti della tradizione musicale che precede immediatamente la ‘sistemazione’ del repertorio frottolistico effettuata da Ottaviano Petrucci, a partire dal 1504, con la pubblicazione dei suoi undici libri di frottole (1501-1514).

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Il lavoro consta di un’introduzione dedicata in primis alla presentazione formale di P. Oxy. XXIII 2382, di cui sono posti in evidenza i legami strutturali e concettuali con il racconto di Hdt. I 8-12. Segue dunque la trattazione dei problemi posti da P. Oxy. 2382, quello del genere letterario di appartenenza (tragedia o novella in versi?) e quello della datazione (età classica o età ellenistica?), finalizzata ad una puntuale definizione dello status quaestionis. Le conclusioni mettono in luce gli elementi a favore dell’ipotesi tragica: la presenza di paragraphoi e il passo di Ach. Tat. I 8 4-7 (corredato da un’appendice relativa alla storia del termine δρᾶμα: se e quando tale termine assume l’accezione di ‘narrazione romanzesca’?), nonché il soggetto storico (con un excursus relativo ai drammi di argomento storico). Si evidenziano infine gli elementi di debolezza contenuti nelle ipotesi avanzate da Cantarella (1952) e Lloyd-Jones (1953), propensi a ritenere P. Oxy. 2382 rispettivamente una novella in versi (il che offre lo spunto per una breve trattazione relativa alle caratteristiche contenutistiche e formali delle novelle milesie) e un giambo archilocheo, di cui il fr. 19 W.2 conserverebbe l’incipit. Quanto alla cronologia, sono enumerati i limiti della datazione alta, nonché gli elementi di affinità di P. Oxy. 2382 con la tragedia ellenistica; infine, pensando ad una possibile attribuzione, si propone, in termini puramente ipotetici, il confronto con l’esperienza della Pleiade alessandrina. Segue dunque un’analisi (laddove le condizioni dei testi, spesso frammentarie, lo consentano) dell’opera di Licofrone di Calcide, Sositeo e Sosifane di Siracusa, esponenti della Pleiade, nonché di Moschione ed Ezechiele, volta ad individuare elementi di continuità con P. Oxy. 2382. Il lavoro si conclude con l’edizione critica e il commento verso per verso di P. Oxy. XXIII 2382, corredati da un’appendice dedicata a P. Oxy. XLIV 3161, testo con notazioni musicali apparentemente affine a P. Oxy. XXIII 2382, costituito da 4 frr. notevolmente accidentati, di cui si fornisce l’edizione critica.

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The subject of the study is the classical Latin concept 'mundus muliebris', usually translated simply as women’s toiletry items. The task of the research is, on one hand, to find a more accurate and comprehensive literary definition for the concept as used in the early Imperial period, and on the other, to examine whether it is possible to find corresponding groupings of material objects among the finds from Pompeian houses destroyed by the eruption of Mount Vesuvius in AD 79. The study is based on two different bodies of evidence, literary and material, and consequently uses two independent methods of research. In the philological part of the study, all occurrences of the concept 'mundus muliebris' in classical Latin texts were identified and analysed in their proper literary context, paying special attention to information about the nature of the objects included (name, owner, quantity, value, location in the house). On the basis of this analysis, mirrors were chosen as the key elements of the archaeological research, being ̶ hypothetically ̶ the most probable objects to be found among any extant 'mundus muliebris' contexts in Pompeian houses. In the archaeological part of the study, all mirrors deposited in the Archaeological Storerooms of Pompeii, mostly unpublished, were examined, together with their original find contexts. For more detailed documentation, classification, as well as quantitative and functional analysis, the fifty-nine best preserved household or shop contexts were chosen. Among these contexts, only a few ‘ideal’ groups closely corresponding to the literary definitions were found. However, in most cases a functional artifact pattern of toiletry items could indeed be found grouped together with the mirror. The arrangement of the contexts in the domestic space also revealed a clear pattern. Firstly, the contexts consistently seem to be found in the place of storage, inside locked boxes, not in the place of use. Secondly, they show that for the storage of such objects small closed rooms flanking the main entrance of the house were preferred. Culturally, 'mundus muliebris' can be described as a very complex multi-layered concept intimately interrelated with the female gender, an instrument of its bodily creation and a symbol of its nature. Concretely, it has at its core mirrors and instruments for the care of skin and hair, and includes, in more technical definitions, washing equipment as well. In the Roman domus, lacking specific women’s quarters, this box containing toiletries and other personal objects could be defined as the true, although mobile, private space of the household’s female members.

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A new species of digenean, Microphallus fonti, is described from the red swamp crawfish in Louisiana, USA. It has a small pharynx and a rudimentary gut like M. opacus and possibly related species from crayfishes, but it differs from them by its relatively large male copulatory papilla and a conspicuous metraterm.

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