888 resultados para Applicazioni Mobile, iOS, Grand Central Dispatch, Design Pattern


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Negli ultimi anni il mondo del mobile computing ha avuto una vera e propria crescita esponenziale grazie soprattutto all'entrata in scena dello smartphone. In realtà, per essere più precisi, è bene bene sottolineare che gli smartphone esistevano già da tempo ma il loro utilizzo era in particolar modo indirizzato ai professionisti per il quale era, ma continua ad essere tutt'oggi, un valido supporto in campo lavorativo, basti pensare all'importanza della comunicazione via e-mail e non solo. Seppur comunque fossero già presenti da tempo, i primi smartphone non godevano di certo di un touch-screen sofisticato come quello odierno nè in essi erano presenti funzionalità tipiche dei dispositivi che troviamo ad oggi sul mercato. Una svolta decisiva è stata segnata dall'introduzione dell'iPhone e successivamente dell'AppStore, grazie a questi la programmazione per i dispositivi mobile ha preso sempre più piede diventando un vero e proprio business. In un secondo momento alla programmazione nativa si affiancarono le tecnologie web. Questo mio lavoro di tesi si pone l'obiettivo di studiare in primis la struttura, caratteristiche e peculiarità del sistema operativo iOS e analizzare il framework PhoneGap al fine di riuscire a confrontarne i vari aspetti fondamentali anche attraverso lo sviluppo di piccole applicazioni. Così facendo, quindi scendendo nei dettagli di quelle che possono essere le differenze rilevanti, mi pongo l'obiettivo di valutarne relativi pro e contro al fine di fare una scelta del tutto personale tra iOS e PhoneGap.

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A marine isolate of jáÅêçÅçÅÅìë MCCB 104 has been identified as an aquaculture probiotic antagonistic to sáÄêáç. In the present study different carbon and nitrogen sources and growth factors in a mineral base medium were optimized for enhanced biomass production and antagonistic activity against the target pathogen, sáÄêáç=Ü~êîÉóá, following response surface methodology (RSM). Accordingly the minimum and maximum limits of the selected variables were determined and a set of fifty experiments programmed employing central composite design (CCD) of RSM for the final optimization. The response surface plots of biomass showed similar pattern with that of antagonistic activity, which indicated a strong correlation between the biomass and antagonism. The optimum concentration of the carbon sources, nitrogen sources, and growth factors for both biomass and antagonistic activity were glucose (17.4 g/L), lactose (17 g/L), sodium chloride (16.9 g/L), ammonium chloride (3.3 g/L), and mineral salts solution (18.3 mL/L). © KSBB

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Negli ultimi anni si è imposto il concetto di Ubiquitous Computing, ovvero la possibilità di accedere al web e di usare applicazioni per divertimento o lavoro in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Questo fenomeno sta cambiando notevolmente le abitudini delle persone e ciò è testimoniato anche dal fatto che il mercato mobile è in forte ascesa: da fine 2014 sono 45 milioni gli smartphone e 12 milioni i tablet in circolazione in Italia. Sembra quasi impossibile, dunque, rinunciare al mobile, soprattutto per le aziende: il nuovo modo di comunicare ha reso necessaria l’introduzione del Mobile Marketing e per raggiungere i propri clienti ora uno degli strumenti più efficaci e diretti sono le applicazioni. Esse si definiscono native se si pongono come traguardo un determinato smartphone e possono funzionare solo per quel sistema operativo. Infatti un’app costruita, per esempio, per Android non può funzionare su dispositivi Apple o Windows Phone a meno che non si ricorra al processo di porting. Ultimamente però è richiesto un numero sempre maggiore di app per piattaforma e i dispositivi presenti attualmente sul mercato presentano differenze tra le CPU, le interfacce (Application Programming Interface), i sistemi operativi, l’hardware, etc. Nasce quindi la necessità di creare applicazioni che possano funzionare su più sistemi operativi, ovvero le applicazioni platform-independent. Per facilitare e supportare questo genere di lavoro sono stati definiti nuovi ambienti di sviluppo tra i quali Sencha Touch e Apache Cordova. Il risultato finale dello sviluppo di un’app attraverso questi framework è proprio quello di ottenere un oggetto che possa essere eseguito su qualsiasi dispositivo. Naturalmente la resa non sarà la stessa di un’app nativa, la quale ha libero accesso a tutte le funzionalità del dispositivo (rubrica, messaggi, notifiche, geolocalizzazione, fotocamera, accelerometro, etc.), però con questa nuova app vi è la garanzia di un costo di sviluppo minore e di una richiesta considerevole sul mercato. L’obiettivo della tesi è quello di analizzare questo scenario attraverso un caso di studio proveniente da una realtà aziendale che presenta proprio la necessità di sviluppare un’applicazione per più piattaforme. Nella prima parte della tesi viene affrontata la tematica del mobile computing e quella del dualismo tra la programmazione nativa e le web app: verranno analizzate le caratteristiche delle due diverse tipologie cercando di capire quale delle due risulti essere la migliore. Nella seconda parte sarà data luce a uno dei più importanti framework per la costruzione di app multi-piattaforma: Sencha Touch. Ne verranno analizzate le caratteristiche, soffermandosi in particolare sul pattern MVC e si potrà vedere un confronto con altri framework. Nella terza parte si tratterà il caso di studio, un app mobile per Retail basata su Sencha Touch e Apache Cordova. Nella parte finale si troveranno alcune riflessioni e conclusioni sul mobile platform-independent e sui vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzo di JavaScript per sviluppare app.

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L’obiettivo dell'elaborato è quello di dare una panoramica sullo stato dell'arte riguardo lo sviluppo di applicazioni mobile, descrivendo i vantaggi e gli svantaggi degli approcci nativo e cross-platform, ed analizzare un framework creato dal team Dart di Google per sviluppare applicazioni cross-platform per le piattaforme Android e iOS chiamato Flutter. Il framework Flutter verrà analizzato mediante lo sviluppo di un’applicazione concreta, e successivamente confrontato con la medesima app sviluppata utilizzando l’approccio nativo su piattaforma Android.

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In many “user centred design” methods, participants are used as informants to provide data but they are not involved in further analysis of that data. This paper investigates a participatory analysis approach in order to identify the strengths and weaknesses of involving participants collaboratively in the requirements analysis process. Findings show that participants are able to use information that they themselves have provided to analyse requirements and to draw upon that analysis for design, producing insights and suggestions that might not have been available otherwise to the design team. The contribution of this paper is to demonstrate an example of a participatory analysis process.

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The importance of patterns in constructing complex systems has long been recognised in other disciplines. In software engineering, for example, well-crafted object-oriented architectures contain several design patterns. Focusing on mechanisms of constructing software during system development can yield an architecture that is simpler, clearer and more understandable than if design patterns were ignored or not properly applied. In this paper, we propose a model that uses object-oriented design patterns to develop a core bitemporal conceptual model. We define three core design patterns that form a core bitemporal conceptual model of a typical bitemporal object. Our framework is known as the Bitemporal Object, State and Event Modelling Approach (BOSEMA) and the resulting core model is known as a Bitemporal Object, State and Event (BOSE) model. Using this approach, we demonstrate that we can enrich data modelling by using well known design patterns which can help designers to build complex models of bitemporal databases.

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A cross-domain workflow application may be constructed using a standard reference model such as the one by the Workflow Management Coalition (WfMC) [7] but the requirements for this type of application are inherently different from one organization to another. The existing models and systems built around them meet some but not all the requirements from all the organizations involved in a collaborative process. Furthermore the requirements change over time. This makes the applications difficult to develop and distribute. Service Oriented Architecture (SOA) based approaches such as the BPET (Business Process Execution Language) intend to provide a solution but fail to address the problems sufficiently, especially in the situations where the expectations and level of skills of the users (e.g. the participants of the processes) in different organisations are likely to be different. In this paper, we discuss a design pattern that provides a novel approach towards a solution. In the solution, business users can design the applications at a high level of abstraction: the use cases and user interactions; the designs are documented and used, together with the data and events captured later that represents the user interactions with the systems, to feed an intermediate component local to the users -the IFM (InterFace Mapper) -which bridges the gaps between the users and the systems. We discuss the main issues faced in the design and prototyping. The approach alleviates the need for re-programming with the APIs to any back-end service thus easing the development and distribution of the applications

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Pre 1913 plan showing the Grand Central Hotel and Santorium Co. Ltd. on St. Paul Street, St. Catharines, Ont.

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Plans are alterations to store fronts and rear elevation.

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Approximate estimate of the cost of completing the Port Dalhousie Railway to the Grand Central Railway Station at Lock 12. This document is badly torn and burned but most of the text is legible, July 14, 1854.

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Cyclodextrin glycosyltransferase (CGTase) activity was produced by the Bacillus sp., subgroup alcalophilus in a culture medium containing cassava starch. A central composite design and response surface methodology were used to study the influence of carbon source (cassava starch), nitrogen sources (yeast extract and tryptone) and sodium carbonate in the production medium. Assays were performed in 300 mL Erlenmeyer flasks containing 100 mL of production medium maintained in a shaker at 150 rpm at 35±1°C for 72 h of fermentation. The independent variables [0.75% cassava starch, nitrogen sources (0.375% yeast extract and 0.375% tryptone) and 1% Na2CO3] produced an enzyme activity of 96.07 U mL-1.© Academic Journals Inc.