1000 resultados para Angelo, Marino de -- Portraits
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La diffusione dei servizi cloud ha spinto anche il mondo degli IDE verso questa direzione. Recentemente si sta assistendo allo spostamento degli IDE da ambienti desktop ad ambienti Web. Questo è determinante per quanto riguarda gli aspetti legati alla collaborazione perchè permette di sfruttare tutti i vantaggi del cloud per dotare questi sistemi di chat, integrazione con i social network, strumenti di editing condiviso e molte altre funzionalità collaborative. Questi IDE sono detti browser-based in quanto i servizi che mettono a disposizione sono accessibili via Web tramite un browser. Ne esistono di diversi tipi e con caratteristiche molto diverse tra di loro. Alcuni sono semplici piattaforme sulle quali è possibile effettuare test di codice o utilizzare tutorial forniti per imparare nuovi linguaggi di programmazione; altri invece sono ambienti di sviluppo completi dotati delle più comuni funzionalità presenti in un IDE desktop, oltre a quelle specifiche legate al Web. Dallo studio di questi ambienti di sviluppo di nuova generazione è emerso che sono pochi quelli che dispongono di un sistema di collaborazione completo e che non tutti sfruttano le nuove tecnologie che il Web mette a disposizione. Per esempio, alcuni sono dotati di editor collaborativi, ma non offrono un servizio di chat ai collaboratori; altri mettono a disposizione una chat e il supporto per la scrittura simultanea di codice, ma non sono dotati di sistemi per la condivisione del display. Dopo l'analisi dei pregi e dei difetti della collaborazione fornita dagli strumenti presi in considerazione ho deciso di realizzare delle funzionalità collaborative inserendomi nel contesto di un IDE browser-based chiamato InDe RT sviluppato dall'azienda Pro Gamma SpA.
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In this paper I analyse UK artist Alison Jones’ sonic interventions Portrait of the Artist by Proxy (2008), Voyeurism by Proxy (2008) and Art, Lies and Audio Tapes (2009). In Portrait of the Artist by Proxy, Jones – who, due to deteriorating vision, has not seen her reflection in a mirror in years – asks and trusts participants to audio-describe her own image back to her. In Voyeurism by Proxy, Jones asks participants to audio-describe erotic drawings by Gustav Klimt. In Art, Lies and Audio Tapes, Jones asks participants to audio-describe other artworks, such as W.F. Yeames’ And When Did You Last see Your Father?. In these portraits by proxy, Jones opens her image, and other images, to interpretation. In doing so, Jones draws attention to the way sight is privileged as a mode of access to fixed, fundamental truths in Western culture – a mode assumed to be untainted by filters that skew perception of the object. “In a culture where vision is by far the dominant sense,” Jones says, “and as a visual artist with a visual impairment, I am reliant on audio-description …Inevitably, there are limitations imposed by language, time and the interpreter’s background knowledge of the subject viewed, as well as their personal bias of what is deemed important to impart in their description” . In these works, Jones strips these background knowledges, biases and assumptions bare. She reveals different perceptions, as well as tendencies or censor, edit or exaggerate descriptions. In this paper, I investigate how, by revealing unconscious biases, Jones’ works renders herself and her participants vulnerable to a change of perception. I also examine how Jones’ later editing of the audio-descriptions allows her to show the instabilities of sight, and, in Portrait of the Artist by Proxy, to reclaim authorship of her own image.
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Handwritten correspondence on verso covered over with pasted black paper
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