982 resultados para periferia


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Ammettere l'eterogeneità di Villa Lugano e Villa Riachuelo significa riconoscere nella totalità di questa zona una serie di realtà differenti, ciascuna delle quali a suo modo ne definisce l'identità. Si possono riconoscere gli interventi di edilizia popolare del secondo dopoguerra, come il Barrio General Belgrano per citare il più vistoso, un tessuto omogeneo di residenze di massimo cinque piani, il grande parco dell'autodromo e quello del campo da golf, la ferrovia in disuso, l'autostrada che taglia in due il quartiere e separa nettamente la parte "civile" da quella considerata illegale: le villas miserias. Rispettare le diverse realtà che convivono all'interno del quartiere è un primo passo per capire la complessità del territorio su cui si opera, e capire come riuscire a farle comunicare e relazionarsi in maniera più diretta ed efficace può essere un modo per risolvere quelle situazioni di isolamento sociale ed economico che si stanno subendo in entrambe le parti. L'idea progettuale è quella di rimediare a questa frattura e di ridare spazio vitale al denso tessuto urbano connettendo con una fascia verde il parco fino a Ciudad Oculta, situata alla parte opposta del barrio.

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Comprensione della città di Bogotá attraverso lo studio del Piano Maestro di Le Corbusier. Trasposizione del sistema di città lineare al caso concreto della città e nuovo modello di settore come metodo di intervento. Piano urbano per la riqualificazione dell’area industriale di Fontibón e approfondimento architettonico e strutturale del grande edificio cruciforme in prossimità della calle 13. Sviluppo di un nuovo isolato residenziale che sia in grado di aumentare la densità abitativa e favorire la socialità.

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In Sicilia lo strumento principale che ha caratterizzato le modalità d’intervento dei poteri pubblici in economia è stato quello della partecipazione diretta o indiretta, quello cioè della Regione che si propone come ente fautore del sostegno allo sviluppo dell’industria e successivamente come soggetto imprenditore. Le formule organizzative attraverso le quali si è concretizzato l’intervento regionale in economia furono la società per azioni a partecipazione regionale, l’azienda autonoma regionale e l’ente pubblico regionale1. La storia dello sviluppo economico siciliano nel secondo dopoguerra conferma come il ricorso allo strumento dell’ente pubblico economico sia stato molto frequente nella realtà locale come, peraltro, anche in altre Regioni d’Italia. Tracce, queste, di una vicenda storica che intuiamo subito avere complesse implicazioni tali da generare la necessità di interrogarsi sul modo nel quale le istituzioni politiche hanno influito sulle dinamiche economiche siciliane nel secondo dopoguerra; per quanto noti e approfonditi siano stati infatti gli elementi caratterizzanti e i percorsi peculiari dello sviluppo economico siciliano, rimangono scarsamente approfonditi il tenore dei rapporti e i nessi politici, istituzionali ed economici tra centro e periferia, in altre parole rimane ancora parzialmente inesplorata quella parte dell’indagine inerente l’evoluzione dei processi di industrializzazione della Sicilia nel secondo dopoguerra attuata parallelamente dalle autorità regionali e dallo Stato attraverso i loro enti e strumenti. È lecito chiedersi quali siano stati i tempi, le modalità, gli ostacoli e gli eventuali risultati delle azioni di pianificazione intraprese dai poteri pubblici centrali e regionali nella prospettiva dello sviluppo economico del territorio; il coordinamento delle azioni di promozione del progresso industriale si presentava in tal senso, sin dall’inizio, come una delle sfide fondamentali per un adeguato e consistente rilancio economico delle aree più arretrate del Mezzogiorno italiano; ecco che lo studio dei provvedimenti legislativi emanati rappresenta un approfondimento indispensabile e obiettivo primario di questo lavoro.

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Il problema storico che è al centro di questo progetto di ricerca può essere così riassunto: in che modo viene selezionata la classe dirigente comunista nell’Italia repubblicana? Ovvero, detto in altri termini, in che misura le nomine dipendevano dal centro, per cooptazione, secondo la tradizione del modello di partito centralizzato, e quanto, invece, costituivano una ratifica alta di processi di selezione che si sviluppavano in periferia? Quanto contava, insomma, l’aver avuto lo scettro del comando nei territori di provenienza per ricoprire incarichi direttivi nel partito a livello nazionale? La nostra ricerca vuole quindi verificare la validità di alcuni paradigmi interpretativi, scaturiti da un’analisi complessiva della politica comunista, prendendo in esame un caso di studio locale, quello di una regione «rossa» per antonomasia come la Toscana. Tenendo conto, contestualmente, della realtà nazionale e di quella locale, cercheremo di analizzare, le ricadute che processi di portata nazionale ebbero sulla realtà locale, e in particolare, sulle modalità che regolavano la selezione della classe dirigente, dando alla ricerca un taglio prosopografico.

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L’obiettivo di questo studio è comprendere come si sia evoluto il concetto di bene culturale in Italia nella seconda metà del Novecento. Pertanto si ritiene rilevante l’analisi delle vicende storiche e politiche sulla gestione, valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. In particolare si focalizza l’attenzione sullo sviluppo delle politiche pubbliche in Italia tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta. Un momento che si definisce come un punto cardine del dibattito e delle azioni politiche che prendono avvio, in Italia, nel periodo post-unitario. Passaggi centrali di questo processo si considerano l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e le prime iniziative regionali nel campo della cultura. Ed è proprio nel rapporto tra centro e periferia che emerge una nuova attenzione ai beni culturali e all’elaborazione di politiche in questo campo. Al fine di uno sguardo europeo, nell’evoluzione delle politiche culturali, si considera peculiare il caso francese, con la creazione del Ministero degli Affari Culturali, alla fine degli anni Cinquanta.

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Il progetto parte da un’indagine preliminare relativa alla città di Bogotà, capitale della Colombia che, a causa della rapida urbanizzazione a cui è andata incontro nel corso degli anni, presenta un tessuto urbano frammentario e disorganizzato. In seguito all'aumento spropositato della popolazione, la storia della Colombia documenta un sempre più crescente bisogno di abitazioni ed è proprio da questa situazione che si sviluppa il presente elaborato. Occorre ricucire il tessuto urbano esistente ridefinendo un nuovo sistema di aree residenziali, servizi primari, pubblici, sanitari e aree per la collettività che siano in grado di regolare i futuri insediamenti urbani. La localidad Usme si colloca a Sud di Bogotà, si tratta di una delle localidades più povere e prive di servizi, il cui suolo urbano è interamente ricoperto di abitazioni di piccole dimensioni insalubri e insicure. In questa zona periferica rurale, accanto alle tipiche viviendas informales, si stanno sviluppando le nuove costruzioni collettive edificate ad opera di “MetroVivienda” . Questa società realizza dei massicci blocchi edilizi sfruttando al massimo lo spazio a disposizione senza rispettare le preesistenze o gli spazi aperti, deturpando il contesto in cui si inseriscono e l’assetto originale della città. Il punto di partenza per la comprensione della realtà urbana di Usme è rappresentato dallo studio del rigido schema a griglia dell' assetto urbano, tipico delle fondazioni coloniali della Capitale, che sarà la base generatrice del progetto di ricucitura del tessuto. Lo scopo di questo lavoro è lo sviluppo di un progetto che si adatti al contesto, valorizzando il paesaggio e la naturalità del luogo, per mezzo della riqualificazione del tessuto esistente e che sia in grado di integrare il vecchio con il nuovo.

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Este trabajo reflexiona acerca del momento constitutivo del modelo agroindustrial en Mendoza siguiendo las acciones que emprende la elite local de fines del siglo XIX para promoverlo. Basado en el planteo shumpeteriano sobre la importancia de los empresarios con respecto a la innovación para el desarrollo y el análisis de H. Nochteff sobre las carencias de políticas de ciencia y tecnología que caracterizan la economía Argentina como de adaptación tardía, se establecen una serie de diferenciaciones que colaboran a explicar el recorrido específico de la economía mendocina en su deriva pasada y actual frente el dominante patrón de acumulación nacional.

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Este trabajo reflexiona acerca del momento constitutivo del modelo agroindustrial en Mendoza siguiendo las acciones que emprende la elite local de fines del siglo XIX para promoverlo. Basado en el planteo shumpeteriano sobre la importancia de los empresarios con respecto a la innovación para el desarrollo y el análisis de H. Nochteff sobre las carencias de políticas de ciencia y tecnología que caracterizan las economía Argentina como de adaptación tardía, se establecen una serie de diferenciaciones que colaboran a explicar el recorrido específico de la economía mendocina en su deriva pasada y actual frente el dominante patrón de acumulación nacional.

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El proceso de concentración de población en las ciudades argentinas, acelerado desde mediados del siglo pasado y acentuado en las últimas décadas, ha incrementado los problemas habitacionales en estos núcleos urbanos. La alta concentración de equipamientos y la oportunidad de desplegar con éxito distintas estrategias de supervivencia, alientan la instalación y luego permanencia de los “pobres" en la trama urbana tradicional. A la manera de enclaves informales de hábitat precario, generalmente localizados en terrenos fiscales ociosos, se asientan familias excluidas del derecho a la vivienda y de otros derechos civiles, que los ubica en desigual condición con el entorno inmediato. Así, estas formas de ocupación del territorio generan representaciones y prácticas sociales segregativas sobre “ese otro" tan distinto de “nosotros". Ante esta problemática socio-habitacional, el Estado interviene con medidas paliativas en el lugar o bien toma la iniciativa de relocalizarlos en viviendas sociales de la periferia urbana. De este modo las relaciones de poder y subordinación que generan estas desigualdades sociales se reproducen y perpetúan en el corazón de las ciudades y en sus bordes. ¿Cuál es el peso de las fronteras sociales en la fragmentación del territorio? Con el objeto de responder a este interrogante, la tesis de licenciatura se estructuró sobre tres capítulos que explicitaron: los marcos teóricos, la metodología y las técnicas utilizadas para interpretar la problemática de la segregación socioespacial urbana desde las representaciones sociales, precisando conceptos involucrados; se describió y analizó la evolución de la pobreza en las ciudades como problemática socio-habitacional en diferentes escalas territoriales y temporalidades; y por último se abordó como estudio de caso el proceso socioespacial vivido a lo largo de casi dos décadas por los habitantes del asentamiento informal Costa Esperanza, y su relación con las representaciones presentes en el discurso de los actores involucrados. La originalidad de este trabajo de investigación se vincula al enfoque teórico-metodológico adoptado para el análisis de la segregación urbana en el Gran Mendoza. En este sentido, el carácter metodológico explicativo-interpretativo colocó sus bases en las tres técnicas cualitativas propias de la investigación social: la documentación, la observación y la conversación (Vallés, 1997:119), lo que permitió validar la idea de qué el territorio se organiza por fronteras sociales (Bialakowsky, 2006) más que por divisiones espaciales y físicas reales.

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El presente trabajo se enmarca en un estudio sobre las estrategias familiares de vida que desarrollan hogares con población adulta mayor de un barrio periférico del aglomerado Gran La Plata (provincia de Buenos Aires) llamado ?Barrio del Puente? 12 . Se utilizó para el diseño de la investigación el enfoque de las estrategias familiares de reproducción porque consideramos que pueda dar cuenta de la heterogeneidad y multidimensionalidad de la pobreza en la vejez. Esta perspectiva permite abordar el proceso de reproducción en hogares que albergan adultos mayores en todas sus dimensiones y complejidad, permitiendo mostrar cómo inciden los procesos macrosociales en las unidades domésticas durante esta etapa del ciclo vital. En este trabajo se desarrollan las primeras aproximaciones del análisis del trabajo de campo realizado

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El objetivo de éste trabajo es presentar algunos avances sobre la investigación que se encuentra en curso en el marco de la construcción demi tesis de Maestría, y que consiste en una aproximación sociocultural de la construcción de las identidades que hacen las agrupaciones juveniles delincuenciales urbanas en su heterogeneidad, a partir de sus prácticas internas y en ambientes que recrean relaciones sociales donde predominan intereses y poderes que no encuentran soluciones distintas a la fuerza. Para ello me ubico en un sector marginal de la periferia de Bogotá llamado los Robles, habitado por: población desplazada por la violencia en el campo, grupos armados, población reinsertada o desmovilizada y población civil, espacio que a su vez muestra el mayor índice de homicidios juveniles, y donde algunos grupos de origen incierto ejercen una especie de coerción social que consiste en el amedrentamiento por medio del homicidio de aquel que se presume un delincuente, allí. Durante los años 2010 y 2011 intento dilucidar cuál debe ser la interpretación que se debe entender de las expresiones socioculturales de una agrupación juvenil cuando realizan actos de delincuencia. Para ello inicialmente expondré una introducción del tema propio de ésta ponencia, luego describiré brevemente algunas de las teorías existentes sobre territorio y subjetividades. Luego intento describir de forma condensada la manera en que se han ido construyendo las relaciones espaciales en el barrio Los Robles, que goza de ser un ejemplo representativo por su tipicidad, sus tramas y la marginación a la que están sometidos sus habitantes; interpretando algunas de las experiencias obtenidas con una agrupación de seis jóvenes delincuentes localizados allí