772 resultados para perceived social support
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INTRODUZIONE: L’integrazione mente-corpo applicata ad un ambito patologico predominante in questi tempi, come il cancro, è il nucleo di questa tesi. Il background teorico entro cui è inserita, è quello della Psiconeuroendocrinoimmunologia (Bottaccioli, 1995) e Psico-Oncologia. Sono state identificate, nella letteratura scientifica, le connessioni tra stati psicologici (mente) e condizioni fisiologiche (corpo). Le variabili emerse come potenzialmente protettive in pazienti che si trovano ad affrontare il cancro sono: il supporto sociale, l’immagine corporea, il coping e la Qualità della Vita, insieme all’indice fisiologico Heart Rate Variability (HRV; Shaffer & Venner, 2013). Il potenziale meccanismo della connessione tra queste variabili potrebbe essere spiegato dall’azione del Nervo Vago, come esposto nella Teoria Polivagale di Stephen Porges (2007; 2009). OBIETTIVI: Gli obiettivi principali di questo studio sono: 1. Valutare l’adattamento psicologico alla patologia in termini di supporto sociale percepito, immagine corporea, coping prevalente e qualità della vita in donne con cancro ovarico; 2. Valutare i valori di base HRV in queste donne; 3. Osservare se livelli più elevati di HRV sono associati ad un migliore adattamento psicologico alla patologia; 4. Osservare se una peggiore percezione dell’immagine corporea e l’utilizzo di strategie di coping disadattive sono associate ad una Qualità della Vita più scarsa. METODO: 38 donne affette da cancro ovarico, al momento della valutazione libere da patologia, sono state reclutate presso la clinica oncologica del reparto di Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Italia. Ad ogni partecipante è stato chiesto di compilare una batteria di test composta da: MSPSS, per la valutazione del supporto sociale percepito; DAS-59, per la valutazione dell’immagine corporea; MAC, per la valutazione delle strategie di coping prevalenti utilizzate verso il cancro; EORTC-QLQ30, per la valutazione della Qualità della Vita. Per ogni partecipante è stato registrato HRV di base utilizzando lo strumento emWave (HeartMath). RISULTATI PRINCIPALI: Rispondendo agli obiettivi 1 e 2, in queste donne si è rilevato una alto tasso di supporto sociale percepito, in particolare ricevuto dalla persona di riferimento. L’area rivelatasi più critica nel supporto sociale è quella degli amici. Per quanto riguarda l’immagine corporea, la porzione di campione dai 30 ai 61 anni, ha delle preoccupazioni globali legate all’immagine corporea paragonabili ai dati provenienti dalla popolazione generale con preoccupazioni riguardo l’aspetto corporeo. Invece, nella porzione di campione dai 61 anni in su, il pattern di disagio verso l’aspetto fisico sembra decisamente peggiorare. Inoltre, in questo campione, si è rilevato un disagio globale verso l’immagine corporea significativamente più alto rispetto ai valori normativi presenti in letteratura riferiti a donne con cancro al seno con o senza mastectomia (rispettivamente t(94)= -4.78; p<0.000001; t(110)= -6.81;p<0.000001). La strategia di coping più utilizzata da queste donne è lo spirito combattivo, seguito dal fatalismo. Questo campione riporta, inoltre, una Qualità della Vita complessivamente soddisfacente, con un buon livello di funzionamento sociale. L’area di funzionalità più critica risulta essere il funzionamento emotivo. Considerando i sintomi prevalenti, i più riferiti sono affaticamento, disturbi del sonno e dolore. Per definire, invece, il pattern HRV, sono stati confrontati i dati del campione con quelli presenti in letteratura, riguardanti donne con cancro ovarico. Il campione valutato in questo studio, ha un HRV SDNN (Me=28.2ms) significativamente più alto dell’altro gruppo. Tuttavia, confrontando il valore medio di questo campione con i dati normativi sulla popolazione sana (Me=50ms), i nostri valori risultano drasticamente più bassi. In ultimo, donne che hanno ricevuto diagnosi di cancro ovarico in età fertile, sembrano avere maggiore HRV, migliore funzionamento emotivo e minore sintomatologia rispetto alle donne che hanno ricevuto diagnosi non in età fertile. Focalizzando l’attenzione sulla ricerca di relazioni significative tra le variabili in esame (obiettivo 3 e 4) sono state trovate numerose correlazioni significative tra: l’età e HRV, supporto percepito , Qualità della Vita; Qualità della Vita e immagine corporea, supporto sociale, strategie di coping; strategie di coping e immagine corporea, supporto sociale; immagine corporea e supporto sociale; HRV e supporto sociale, Qualità della Vita. Per verificare la possibile connessione causale tra le variabili considerate, sono state applicate regressioni lineari semplici e multiple per verificare la bontà del modello teorico. Si è rilevato che HRV è significativamente positivamente influenzata dal supporto percepito dalla figura di riferimento, dal funzionamento di ruolo, dall’immagine corporea totale. Invece risulta negativamente influenzata dal supporto percepito dagli amici e dall’uso di strategie di coping evitanti . La qualità della vita è positivamente influenzata da: l’immagine corporea globale e l’utilizzo del fatalismo come strategia di coping prevalente. Il funzionamento emotivo è influenzato dal supporto percepito dalla figura di riferimento e dal fatalismo. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI: Il campione Italiano valutato, sembra essere a metà strada nell’adattamento dello stato psicologico e dell’equilibrio neurovegetativo al cancro. Sicuramente queste donne vivono una vita accettabile, in quanto sopravvissute al cancro, ma sembra anche che portino con sé preoccupazioni e difficoltà, in particolare legate all’accettazione della loro condizione di sopravvissute. Infatti, il migliore adattamento si riscontra nelle donne che hanno avuto peggiori condizioni in partenza: stadio del cancro avanzato, più giovani, con diagnosi ricevuta in età fertile. Pertanto, è possibile suggerire che queste condizioni critiche forzino queste donne ad affrontare apertamente il cancro e la loro situazione di sopravvissute al cancro, portandole ad “andare avanti” piuttosto che “tornare indietro”. Facendo riferimento alle connessioni tra variabili psicologiche e fisiologiche in queste donne, si è evidenziato che HRV è influenzata dalla presenza di figure significative ma, in particolare, è presumibile che sia influenzata da un’appropriata condivisione emotiva con queste figure. Si è anche evidenziato che poter continuare ad essere efficaci nel proprio contesto personale si riflette in un maggiore HRV, probabilmente in quanto permette di preservare il senso di sé, riducendo in questo modo lo stress derivante dall’esperienza cancro. Pertanto, HRV in queste donne risulta associato con un migliore adattamento psicologico. Inoltre, si è evidenziato che in queste donne la Qualità della Vita è profondamente influenzata dalla percezione dell’immagine corporea. Si tratta di un aspetto innovativo che è stato rilevato in questo campione e che, invece, nei precedenti studi non è stato indagato. In ultimo, la strategia di coping fatalismo sembra essere protettiva e sembra facilitare il processo di accettazione del cancro. Si spera sinceramente che le ricerche future possano superare i limiti del presente studio, come la scarsa numerosità e l’uso di strumenti di valutazione che, per alcuni aspetti come la scala Evitamento nel MAC, non centrano totalmente il target di indagine. Le traiettorie future di questo studio sono: aumentare il numero di osservazioni, reclutando donne in diversi centri specialistici in diverse zone d’Italia; utilizzare strumenti più specifici per valutare i costrutti in esame; valutare se un intervento di supporto centrato sul miglioramento di HRV (come HRV Biofeedback) può avere una ricaduta positiva sull’adattamento emotivo e la Qualità della Vita.
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Poverty increases children's exposure to stress, elevating their risk for developing patterns of heightened sympathetic and parasympathetic stress reactivity. Repeated patterns of high sympathetic activation and parasympathetic withdrawal place children at risk for anxiety disorders. This study evaluated whether providing social support to preschool-age children during mildly stressful situations helps reduce reactivity, and whether this effect partly depends on children's previously assessed baseline reactivity patterns. The Biological Sensitivity to Context (BSC) theory proposes that highly reactive children may be more sensitive than less reactive children to all environmental influences, including social support. In contrast, conventional physiological reactivity (CPR) theory contends that highly reactive children are more vulnerable to the impact of stress but are less receptive to the potential benefits present within their social environments. In this study, baseline autonomic reactivity patterns were measured. Children were then randomly assigned to a high-support or neutral control condition, and the effect of social support on autonomic response patterns was assessed. Results revealed an interaction between baseline reactivity profiles and experimental condition. Children with patterns of high-reactivity reaped more benefits from the social support in the experimental condition than did their less reactive peers. Highly reactive children experienced relatively less reactivity reduction in the neutral condition while experiencing relatively greater reactivity reduction in the support condition. Despite their demonstrated stability over time, reactivity patterns are also quite susceptible to change at this age; therefore understanding how social support ameliorates reactivity will further efforts to avert stable patterns of high-reactivity among children with high levels of stress, ultimately reducing risk for anxiety disorders.
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This study explored the connection between social support and self-advocacy in college students with disabilities. The College Students with Disabilities Campus Climate Survey (Lombardi, Gerdes, & Murray, 2011) was used to gather data from undergraduate students at a midsize western private university. Social support was found to be a significant predictor of self-advocacy in college students with disabilities. Peer support, family support, and faculty teaching practices made up the construct of social support. Peer support and faculty teaching practices were found to be significant predictors of student self-advocacy. Family support was not found to be significant. The data was examined for group differences between genders, disability types, and disability status (high incidence disabilities versus low incidence disabilities). No significant group differences were found. These findings suggest helping students build social support will increase their level of self-advocacy, which in turn may increase academic success.
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This scoping review identifies and describes relevant studies related to the evidence published on life experiences and perceived social support of people affected by Crohn’s disease. Twenty-three studies were definitely selected and analyzed for the topics explored. The overall findings show patients’ needs and perceptions. There is a lack of evidence about patients’ perceived needs as well as the understanding of social support that has contributed to improve their life experiences with that chronic illness. Lack of energy, loss of body control, body image damaged due to different treatments and surgeries, symptoms related to fear of disease, feeling burdened loss related to independence, and so on are some of the concerns with having to live with those affected by the Crohn. To underline those experiences through this scoping review provides valuable data for health care teams, especially for the nursing profession, considered by those affected as one of the main roles along the whole pathological process. This review provides the basis for developing broader research on the relatively underexplored topics and consequently improves specific programs that could address patients’ needs.
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"March 1985."
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Thesis (Ph.D.)--University of Washington, 2016-06
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Mutual support is an interactional communication process. Taking an interactional approach to support requires group participants be viewed not only as targets and recipients but also as sources and providers of various types of support. An analysis was performed on the interactions of a group listserv and model of online interactional support. The aim was to explore the communication process children follow. The analysis revealed self-disclosure was used in the support group in three distinct ways. Its function for the support recipient is to initiate a transactional relationship with another member for the purpose of attracting social support through the open expression of concerns and frustrations. It is then used by the support provider to demonstrate that coping is possible for the recipient through the reciprocal self-disclosure of similar concerns and situations with which the member has successfully dealt. The third use of self-disclosure was to share reciprocal social companionship relationships.
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The present study aimed to evaluate the role of social support and self-efficacy on the level of stress associated with the transition from high school to university. One hundred and eight-five university students who had completed high school in the previous year completed a three-part questionnaire designed to gather information on their levels of self-efficacy, social support, and stress associated with their transition. The results showed that self-efficacy was a significant predictor of stress associated with the transition to university in that higher levels of self-efficacy were associated with lower levels of stress while social support was a non-significant predictor of stress. [Author abstract]
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No Abstract
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Objective: To examine adjustment in children of a parent with multiple sclerosis within a stress and coping framework and compare them with those who have 'healthy' parents. Subjects: A total of 193 participants between 10 and 25 years completed questionnaires; 48 youngsters who had a parent with multiple sclerosis and 145 youngsters who reported that they did not have a parent with an illness or disability. Method: A questionnaire survey methodology was used. Variable sets included caregiving context (e.g. additional parental illness, family responsibilities, parental functional impairment, choice in helping), social support (network size, satisfaction), stress appraisal, coping (problem solving, seeking support, acceptance, wishful thinking, denial), and positive (life satisfaction, positive affect, benefits) and negative (distress, health) adjustment outcomes. Results: Caregiving context variables significantly correlated with poorer adjustment in children of a parent with multiple sclerosis included additional parental illness, higher family responsibilities, parental functional impairment and unpredictability of the parent's multiple sclerosis, and less choice in helping. As predicted, better adjustment in children of a parent with multiple sclerosis was related to higher levels of social support, lower stress appraisals, greater reliance on approach coping strategies (problem solving, seeking support and acceptance) and less reliance on avoidant coping (wishful thinking and denial). Compared with children of 'healthy' parents, children of a parent with multiple sclerosis reported greater family responsibilities, less reliance on problem solving and seeking social support coping, higher somatization and lower life satisfaction and positive affect. Conclusions: Findings delineate the key impacts of young caregiving and support a stress and coping model of adjustment in children of a parent with multiple sclerosis.
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Research shows that social support and maternal self-efficacy are inversely related to postpartum depression; however, little is known about the mechanisms by which these variables impact on depressive symptomatology. This study uses path analysis to examine the proposal that maternal self-efficacy mediates the effects of social support on postpartum depressive symptomatology. Primiparous women (n=247) completed questionnaires during their last trimester and then again at 4 weeks' postpartum (n=192). It was hypothesized that higher levels of parental support, partner support, and maternal self-efficacy would be associated with lower levels of depressive symptomatology postpartum and that the relationship between social support and depressive symptomatology would be mediated by maternal self-efficacy. Results indicated that as expected, higher parental support and maternal self-efficacy were associated with lower levels of depressive symptomatology postpartum. Partner support was found to be unrelated to both depressive symptomatology and maternal self-efficacy. Results from the path analysis supported the mediation model. Findings suggest that parental support lowers depressive symptomatology by the enhancement of maternal self-efficacy.