182 resultados para guerrilla
Resumo:
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Resumo:
Ao utilizar o cinema como fonte histórica, precisamos enfocar também aquilo que não é filme: o autor, a produção, o público, a crítica. Neste sentido este artigo analisa a repercussão do filme Lamarca (1994) no jornal Folha de S. Paulo. Encontramos questões como, por exemplo, a polícia militar de São Paulo fazendo um outro filme para contrapor a versão de Lamarca, a tentativa de busca e apreensão das cópias do filme com uma ação movida na justiça pelo general Nilton Cerqueira, o ressentimento de um guerrilheiro dentro de uma polêmica surgida a partir de artigo sobre o filme. Estes conflitos denunciam diferentes percepções sobre este período (ditadura militar) recente da nossa história.
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Um dos maiores divulgadores de visões de mundo no século XX, o cinema, se apresenta como uma fonte preciosa para a reflexão do historiador. Neste sentido, realizamos uma análise fílmica de Lamarca (1994) procurando refletir sobre as opções realizadas pelo diretor Sérgio Rezende em relação ao tema. Essa análise nos ajuda a enxergar em que sentido esse filme insere-se na disputa pela memória, sobre o período ditatorial brasileiro que se inicia nos anos de 1960, notadamente o confronto entre as forças armadas e os focos de guerrilha dos anos 60 e 70 do século passado.
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O texto analisa o florescimento cultural brasileiro dos anos 60, como ele brotou do movimento contraditório da sociedade, e como ajudou a forjar setores sociais críticos da ordem estabelecida pela ditadura militar após 1964, alguns dos quais chegaram ao extremo da luta armada.
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Pós-graduação em História - FCHS
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This work points out innovative alternatives for increasing the visibility of nonprofits using the creative profile of the public relations professional through guerrilla marketing. By means of methodological literature and document the suggested proposal is that the public relations through a Strategic Planning, articulate actions of guerrilla marketing on behalf of third sector concerns increasing its visibility to the state's eyes, the private sector and company making the fundraising and the visibility of these entities increase with low cost, creativity and technique. How guerrilla marketing can encourage smaller competitor it is evident to face their opponents with great creative weapons, innovative and cost effective, providing improvement in the area of activity and easier to raise funds; especially in the third sector entities, which is moved without any profit, only for individual or collective will to solve social issues
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[ES]Este proyecto de investigación busca determinar el impacto ambiental del turismo en algunos parques nacionales naturales (PNN) de Colombia, estratégicos para el abastecimiento de agua de grandes regiones del país. En un escenario posconflicto. Se parte de la hipótesis de que con la finalización del conflicto interno, entre el gobierno y la guerrilla, previsto para el año 2017, el turismo se incremente de forma acelerada, en el sistema nacional de parques. Esta situación si bien es deseable por los beneficios que genera, también puede ocasionar impactos ambientales significativos. Los cuales se pretenden identificar y modelar a futuro, con el propósito de formular recomendaciones para minimizarlos.
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La mostra è diventata un nuovo paradigma della cultura contemporanea. Sostenuta da proprie regole e da una grammatica complessa produce storie e narrazioni. La presente ricerca di dottorato si struttura come un ragionamento critico sulle strategie del display contemporaneo, tentando di dimostrare, con strumenti investigativi eterogenei, assumendo fonti eclettiche e molteplici approcci disciplinari - dall'arte contemporanea, alla critica d'arte, la museologia, la sociologia, l'architettura e gli studi curatoriali - come il display sia un modello discorsivo di produzione culturale con cui il curatore si esprime. La storia delle esposizioni del XX secolo è piena di tentativi di cambiamento del rapporto tra lo sviluppo di pratiche artistiche e la sperimentazione di un nuovo concetto di mostra. Nei tardi anni Sessanta l’ingresso, nella scena dell’arte, dell’area del concettuale, demolisce, con un azzeramento radicale, tutte le convenzioni della rappresentazione artistica del dopoguerra, ‘teatralizzando’ il medium della mostra come strumento di potere e introducendo un nuovo “stile di presentazione” dei lavori, un display ‘dematerializzato” che rovescia le classiche relazioni tra opera, artista, spazio e istituzione, tra un curatore che sparisce (Siegelaub) e un curatore super-artista (Szeemann), nel superamento del concetto tradizionale di mostra stessa, in cui il lavoro del curatore, in quanto autore creativo, assumeva una propria autonomia strutturale all’interno del sistema dell’arte. Lo studio delle radici di questo cambiamento, ossia l’emergere di due tipi di autorialità: il curatore indipendente e l’artista che produce installazioni, tra il 1968 e il 1972 (le mostre di Siegelaub e Szeemann, la mimesi delle pratiche artistiche e curatoriali di Broodthaers e la tensione tra i due ruoli generata dalla Critica Istituzionale) permette di inquadrare teoricamente il fenomeno. Uno degli obbiettivi della ricerca è stato anche affrontare la letteratura critica attraverso una revisione/costruzione storiografica sul display e la storia delle teorie e pratiche curatoriali - formalizzata in modo non sistematico all'inizio degli anni Novanta, a partire da una rilettura retrospettiva della esperienze delle neoavanguardie – assumendo materiali e metodologie provenienti, come già dichiarato, da ambiti differenti, come richiedeva la composizione sfaccettata e non fissata dell’oggetto di studio, con un atteggiamento che si può definire comparato e post-disciplinare. Il primo capitolo affronta gli anni Sessanta, con la successione sistematica dei primi episodi sperimentali attraverso tre direzioni: l’emergere e l’affermarsi del curatore come autore, la proliferazione di mostre alternative che sovvertivano il formato tradizionale e le innovazioni prodotte dagli artisti organizzatori di mostre della Critica Istituzionale. Esponendo la smaterializzazione concettuale, Seth Siegelaub, gallerista, critico e impresario del concettuale, ha realizzato una serie di mostre innovative; Harald Szeemann crea la posizione indipendente di exhibition maker a partire When attitudes become forms fino al display anarchico di Documenta V; gli artisti organizzatori di mostre della Critica Istituzionale, soprattutto Marcel Broodhthears col suo Musée d’Art Moderne, Départment des Aigles, analizzano la struttura della logica espositiva come opera d’arte. Nel secondo capitolo l’indagine si sposta verso la scena attivista e alternativa americana degli anni Ottanta: Martha Rosler, le pratiche community-based di Group Material, Border Art Workshop/Taller de Arte Fronterizo, Guerrilla Girls, ACT UP, Art Workers' Coalition che, con proposte diverse elaborano un nuovo modello educativo e/o partecipativo di mostra, che diventa anche terreno del confronto sociale. La mostra era uno svincolo cruciale tra l’arte e le opere rese accessibili al pubblico, in particolare le narrazioni, le idee, le storie attivate, attraverso un originale ragionamento sulle implicazioni sociali del ruolo del curatore che suggeriva punti di vista alternativi usando un forum istituzionale. Ogni modalità di display stabiliva relazioni nuove tra artisti, istituzioni e audience generando abitudini e rituali diversi per guardare la mostra. Il potere assegnato all’esposizione, creava contesti e situazioni da agire, che rovesciavano i metodi e i formati culturali tradizionali. Per Group Material, così come nelle reading-room di Martha Rosler, la mostra temporanea era un medium con cui si ‘postulavano’ le strutture di rappresentazione e i modelli sociali attraverso cui, regole, situazioni e luoghi erano spesso sovvertiti. Si propongono come artisti che stanno ridefinendo il ruolo della curatela (significativamente scartano la parola ‘curatori’ e si propongono come ‘organizzatori’). La situazione cambia nel 1989 con la caduta del muro di Berlino. Oltre agli sconvolgimenti geopolitici, la fine della guerra fredda e dell’ideologia, l’apertura ai flussi e gli scambi conseguenti al crollo delle frontiere, i profondi e drammatici cambiamenti politici che coinvolgono l’Europa, corrispondono al parallelo mutamento degli scenari culturali e delle pratiche espositive. Nel terzo capitolo si parte dall’analisi del rapporto tra esposizioni e Late Capitalist Museum - secondo la definizione di Rosalind Krauss - con due mostre cruciali: Le Magiciens de la Terre, alle origini del dibattito postcoloniale e attraverso il soggetto ineffabile di un’esposizione: Les Immatériaux, entrambe al Pompidou. Proseguendo nell’analisi dell’ampio corpus di saggi, articoli, approfondimenti dedicati alle grandi manifestazioni internazionali, e allo studio dell’espansione globale delle Biennali, avviene un cambiamento cruciale a partire da Documenta X del 1997: l’inclusione di lavori di natura interdisciplinare e la persistente integrazione di elementi discorsivi (100 days/100 guests). Nella maggior parte degli interventi in materia di esposizioni su scala globale oggi, quello che viene implicitamente o esplicitamente messo in discussione è il limite del concetto e della forma tradizionale di mostra. La sfida delle pratiche contemporanee è non essere più conformi alle tre unità classiche della modernità: unità di tempo, di spazio e di narrazione. L’episodio più emblematico viene quindi indagato nel terzo capitolo: la Documenta X di Catherine David, il cui merito maggiore è stato quello di dichiarare la mostra come format ormai insufficiente a rappresentare le nuove istanze contemporanee. Le quali avrebbero richiesto - altrimenti - una pluralità di modelli, di spazi e di tempi eterogenei per poter divenire un dispositivo culturale all’altezza dei tempi. La David decostruisce lo spazio museale come luogo esclusivo dell’estetico: dalla mostra laboratorio alla mostra come archivio, l’evento si svolge nel museo ma anche nella città, con sottili interventi di dissimulazione urbana, nel catalogo e nella piattaforma dei 100 giorni di dibattito. Il quarto capitolo affronta l’ultima declinazione di questa sperimentazione espositiva: il fenomeno della proliferazione delle Biennali nei processi di globalizzazione culturale. Dalla prima mostra postcoloniale, la Documenta 11 di Okwui Enwezor e il modello delle Platforms trans-disciplinari, al dissolvimento dei ruoli in uno scenario post-szeemanniano con gli esperimenti curatoriali su larga scala di Sogni e conflitti, alla 50° Biennale di Venezia. Sono analizzati diversi modelli espositivi (la mostra-arcipelago di Edouard Glissant; il display in crescita di Zone of Urgency come estetizzazione del disordine metropolitano; il format relazionale e performativo di Utopia Station; il modello del bric à brac; la “Scuola” di Manifesta 6). Alcune Biennali sono state sorprendentemente autoriflessive e hanno consentito un coinvolgimento più analitico con questa particolare forma espressiva. Qual è l'impatto sulla storia e il dibattito dei sistemi espositivi? Conclusioni: Cos’è la mostra oggi? Uno spazio sotto controllo, uno spazio del conflitto e del dissenso, un modello educativo e/o partecipativo? Una piattaforma, un dispositivo, un archivio? Uno spazio di negoziazione col mercato o uno spazio di riflessione e trasformazione? L’arte del display: ipotesi critiche, prospettive e sviluppi recenti.
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Scopo di questo lavoro è quello di analizzare le componenti tattiche, strategiche e sociali della guerriglia antiromana in Britannia e in Giudea, in un periodo che va dal I secolo a. C. al III secolo d. C., con l'obiettivo di mettere in luce la differente efficacia delle tattiche non ortodosse rispetto a quelle convenzionali; e di analizzare le risposte teoriche ed empiriche concepite dai Romani per affrontare questa forma di lotta. La tesi è stata articolata nel modo seguente: una prima parte analizza gli aspetti tattici, strategici e sociali della guerriglia e della controguerriglia, anche attraverso il metodo comparativo, mettendo cioè a confronto alcuni dei principali testi sulla guerra non convenzionale redatti in epoche e contesti diversi, dai quali si è cercato di delle costanti potenzialmente applicabili a qualsiasi periodo storico e a qualsiasi area geografica. Nella seconda parte si cerca di applicare tali costanti alla realtà storico – sociale dell'impero romano. Particolare attenzione è stata riservata al rapporto tra la mentalità romana, basata sul concetto di bellum iustum, e le tattiche non ortodosse. La terza e la quarta parte analizzano la resistenza antiromana in Britannia e in Giudea, mettendone in luce tutti gli aspetti, in particolare quelli legati alla guerriglia rurale, a quella urbana, al terrorismo, all'evoluzione della guerriglia da guerra per bande a guerra convenzionale e alla controguerriglia. La scelta di queste due province non è casuale. In province così lontane e diverse tra loro, Roma inviò spesso gli stessi generali esperti di controguerriglia. Questo particolare permette di notare la presenza, a Roma, di una grand strategy che, consapevole del fenomeno della guerriglia, ne affidò la repressione agli stessi generali, specialisti della controguerriglia, non esitando a spostarli, in caso di necessità, da un capo all'altro dell'impero.
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Unter Präsident Álvaro Uribe Vélez und dem Einfluss neuer Strömungen innerhalb der Friedens- und Konfliktforschung änderte sich nach Abbruch der Friedensgespräche zwischen kolumbianischer Regierung und linksgerichteter Guerillaorganisation FARC-EP im Jahr 2002 zunehmend die Perzeption des seit Jahrzehnten andauernden internen Konflikts. Dieser Wandel zeichnete sich vor allem durch eine Klassifizierung der noch aktiven Guerillaorganisationen als vorrangig kriminelle Akteure aus. Doch inwieweit wird diese neue Sicht der Dinge der kolumbianischen Realität gerecht?rnrnIm Zentrum dieser Arbeit steht der Versuch die illegale kolumbianische Guerillaorganisation FARC-EP für den Zeitraum zwischen 2002 und 2009 zu klassifizieren. Als empirische Grundlage der Analyse dienen dabei heterogene Dokumente der FARC-EP sowie Interviews mit Kommandanten und ehemaligen Mitliedern der Organisation.rn
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Con el fin de conocer las últimas interpretaciones acerca de nuestro pasado regional, los videos de la serie "Mendoza, crónica de nuestra identidad", pretenden llevar adelante la tarea constante de construir y reconstruir una identidad que se mantenga abierta a los valores del pasado, pero también a la inevitable reformulación crítica de los mismos principios. La propuesta es generar un proceso de actualización y perfeccionamiento en el campo de la historia regional. En el video UTOPÍA Y RESISTENCIA (1955-1973) se relatan los acontecimientos históricos que se desarrollaron a partir de la Caída de Perón y su retorno en 1973. En septiembre de 1955 se produjo un golpe de Estado militar que desplazó al peronismo del poder. Durante 18 años, el partido político más popular de la Argentina quedaría proscripto, es decir, no podría presentarse a las elecciones. Se creó entonces un sistema cuasi legal, en el cual se realizaban algunos comicios donde ganaban candidatos débiles, tanto, que con toda facilidad eran derrocados por nuevos golpes militares. Hubo entonces una alternancia de gobiernos civiles de escasa legitimidad con dictaduras militares que rápidamente fracasaban, devolvían el poder a los civiles, y vuelta a empezar. Los temas que abarca el documental son: - La caída del gobierno peronista. - La derecha y la izquierda peronista. - La guerrilla. - Dictadura y Democracia
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Cuando la sociedad se ha desgarrado en su propio seno, ha existido guerra, represión, y terrorismo de Estado, el presente está perturbado y el pasado es recuperado a través de relatos que se enfrentan, se corrigen, entran en conflicto. Las prácticas narrativas establecen relaciones de poder: las que se imponen dan lugar a otras de resistencia, de réplica. En este trabajo abordaremos cómo entran en conflicto las distintas versiones en torno a los orígenes de la guerrilla en la Argentina, a partir de la interpretación de los hechos ocurridos durante la experiencia del Ejército Guerrillero del Pueblo, a fines de 1963 e inicios de 1964
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El interrogante principal apunta a indagar sobre cuáles eran los fundamentos y las argumentaciones discursivas que permitieron al PRT ERP proseguir su accionar, aún a falta de un apoyo masivo para la concreción de su objetivo último. Las dimensiones que se abren remiten a un plano individual de percepción del problema. En esta faz individual, las interacciones pueden referir a relaciones familiares, de amistad, de trabajo que reportarán cómo se daba la crítica, el replanteo o la reafirmación de los principios y acciones. En estos casos, se analizará qué hicieron y se tratará de explicar el porqué de las decisiones adoptadas, tanto si se continuó en la misma postura como si se efectuó algún cambio considerable (desafiliación, pasaje a otra organización armada o no, etc.). Se analizará si, avanzada la trayectoria de la organización, no se había construido una doble barrera de la que fue muy difícil salir. Por último, se efectúa una reflexión sobre la experiencia de haber llevado a cabo varias entrevistas no sólo a militantes del PRT ERP, sino también a militantes de otras organizaciones (Montoneros, GOR, PC) y a familiares y amigos de los entonces miembros de la organización analizada. Metodológicamente, se planteó la necesidad de estudiar tanto los documentos emitidos por la organización como los testimonios de los sobrevivientes, para de ese modo obtener una visión más acabada de lo acontecido.
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El artículo recorre la trayectoria de militantes argentinos, bolivianos, chilenos y uruguayos que desarrollaron una red regional de organizaciones armadas de izquierda. Los intercambios entre estas organizaciones que demoraran más de diez años, comenzaron con las redes de apoyo a la incursión del Che Guevara a Bolivia en 1966 y finalizaron en los tardíos setentas cuando el golpe de estado en Argentina canceló el último refugio en la región. Para entender la evolución que culminó en el desarrollo de una estrategia continental se examina la confluencia del ERP Argentino, el ELN Boliviano, el uruguayo MLN-Tupamaros y el chileno MIR a través de eventos críticos que definieron la experiencia de esta red de militantes: el impacto de la guerrilla boliviana del Che, los intercambios políticos y culturales desarrollados entre militantes de estas organizaciones en el Chile de Allende, y la creación de una organización regional llamada la Junta de Coordinación Revolucionaria. Este articulo usa una perspectiva transnacional para examinar un tema que hasta ahora ha sido examinado mayoritariamente desde una perspectiva nacional o comparativa. El artículo busca mostrar cómo la región fue un espacio central de experimentación en la constitución de identidades políticas. Asimismo, defiende que solo un enfoque transnacional puede ayudar a dar una más completa explicación acerca de la emergencia de estos movimientos políticos radicales durante el período