174 resultados para Telemetria aeroespacial


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The benzoxaxine resin is a new class of thermoset phenolic resin, which is presenting, in the lasts decades, a great application in the aircraft industry due mainly to its excellent mechanical and thermal properties. This resin associates the mechanical properties of epoxy resin with the thermal and flame retardant properties of phenolic resin. In this context, they are considered polymers of high performance and they are excellent candidates to replace the current thermoset matrices used in the processing of high performance composites. Thus, in this study nanostructured composites Benzoxazine/CNT were produced at different concentrations of functionalized and non-functionalized CNT (0,1%; 0,5% and 1,0% w/w). The thermal stability of the benzoxazine resin and its nanostructured composites was studied using thermogravimetry (TGA) and degradation kinetic model Ozawa-Wall-Flynn (O-W-F). The thermal characterization also included differential scanning calorimetry (DSC) and dynamic-mechanical analysis, infrared spectroscopy with Fourier transform (FTIR) and scanning electron microscopy (SEM).The introduction of non-functionalized CNT at low concentrations resulted in nanostructured composites with better thermal properties in relation to the neat resin. For all cases, however, the dispersion of CNT in the matrix was ineffective

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The benzoxaxine resin is a new class of thermoset phenolic resin, which is presenting, in the lasts decades, a great application in the aircraft industry due mainly to its excellent mechanical and thermal properties. This resin associates the mechanical properties of epoxy resin with the thermal and flame retardant properties of phenolic resin. In this context, they are considered polymers of high performance and they are excellent candidates to replace the current thermoset matrices used in the processing of high performance composites. Thus, in this study nanostructured composites Benzoxazine/CNT were produced at different concentrations of functionalized and non-functionalized CNT (0,1%; 0,5% and 1,0% w/w). The thermal stability of the benzoxazine resin and its nanostructured composites was studied using thermogravimetry (TGA) and degradation kinetic model Ozawa-Wall-Flynn (O-W-F). The thermal characterization also included differential scanning calorimetry (DSC) and dynamic-mechanical analysis, infrared spectroscopy with Fourier transform (FTIR) and scanning electron microscopy (SEM).The introduction of non-functionalized CNT at low concentrations resulted in nanostructured composites with better thermal properties in relation to the neat resin. For all cases, however, the dispersion of CNT in the matrix was ineffective

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Fra le varie ragioni della crescente pervasività di Internet in molteplici settori di mercato del tutto estranei all’ICT, va senza dubbio evidenziata la possibilità di creare canali di comunicazione attraverso i quali poter comandare un sistema e ricevere da esso informazioni di qualsiasi genere, qualunque distanza separi controllato e controllore. Nel caso specifico, il contesto applicativo è l’automotive: in collaborazione col Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università di Bologna, ci si è occupati del problema di rendere disponibile a distanza la grande quantità di dati che i vari sotto-sistemi componenti una automobile elettrica si scambiano fra loro, sia legati al tipo di propulsione, elettrico appunto, come i livelli di carica delle batterie o la temperatura dell’inverter, sia di natura meccanica, come i giri motore. L’obiettivo è quello di permettere all’utente (sia esso il progettista, il tecnico riparatore o semplicemente il proprietario) il monitoraggio e la supervisione dello stato del mezzo da remoto nelle sue varie fasi di vita: dai test eseguiti su prototipo in laboratorio, alla messa in strada, alla manutenzione ordinaria e straordinaria. L’approccio individuato è stato quello di collezionare e memorizzare in un archivio centralizzato, raggiungibile via Internet, tutti i dati necessari. Il sistema di elaborazione a bordo richiede di essere facilmente integrabile, quindi di piccole dimensioni, e a basso costo, dovendo prevedere la produzione di molti veicoli; ha inoltre compiti ben definiti e noti a priori. Data la situazione, si è quindi scelto di usare un sistema embedded, cioè un sistema elettronico di elaborazione progettato per svolgere un limitato numero di funzionalità specifiche sottoposte a vincoli temporali e/o economici. Apparati di questo tipo sono denominati “special purpose”, in opposizione ai sistemi di utilità generica detti “general purpose” quali, ad esempio, i personal computer, proprio per la loro capacità di eseguire ripetutamente un’azione a costo contenuto, tramite un giusto compromesso fra hardware dedicato e software, chiamato in questo caso “firmware”. I sistemi embedded hanno subito nel corso del tempo una profonda evoluzione tecnologica, che li ha portati da semplici microcontrollori in grado di svolgere limitate operazioni di calcolo a strutture complesse in grado di interfacciarsi a un gran numero di sensori e attuatori esterni oltre che a molte tecnologie di comunicazione. Nel caso in esame, si è scelto di affidarsi alla piattaforma open-source Arduino; essa è composta da un circuito stampato che integra un microcontrollore Atmel da programmare attraverso interfaccia seriale, chiamata Arduino board, ed offre nativamente numerose funzionalità, quali ingressi e uscite digitali e analogici, supporto per SPI, I2C ed altro; inoltre, per aumentare le possibilità d’utilizzo, può essere posta in comunicazione con schede elettroniche esterne, dette shield, progettate per le più disparate applicazioni, quali controllo di motori elettrici, gps, interfacciamento con bus di campo quale ad esempio CAN, tecnologie di rete come Ethernet, Bluetooth, ZigBee, etc. L’hardware è open-source, ovvero gli schemi elettrici sono liberamente disponibili e utilizzabili così come gran parte del software e della documentazione; questo ha permesso una grande diffusione di questo frame work, portando a numerosi vantaggi: abbassamento del costo, ambienti di sviluppo multi-piattaforma, notevole quantità di documentazione e, soprattutto, continua evoluzione ed aggiornamento hardware e software. È stato quindi possibile interfacciarsi alla centralina del veicolo prelevando i messaggi necessari dal bus CAN e collezionare tutti i valori che dovevano essere archiviati. Data la notevole mole di dati da elaborare, si è scelto di dividere il sistema in due parti separate: un primo nodo, denominato Master, è incaricato di prelevare dall’autovettura i parametri, di associarvi i dati GPS (velocità, tempo e posizione) prelevati al momento della lettura e di inviare il tutto a un secondo nodo, denominato Slave, che si occupa di creare un canale di comunicazione attraverso la rete Internet per raggiungere il database. La denominazione scelta di Master e Slave riflette la scelta fatta per il protocollo di comunicazione fra i due nodi Arduino, ovvero l’I2C, che consente la comunicazione seriale fra dispositivi attraverso la designazione di un “master” e di un arbitrario numero di “slave”. La suddivisione dei compiti fra due nodi permette di distribuire il carico di lavoro con evidenti vantaggi in termini di affidabilità e prestazioni. Del progetto si sono occupate due Tesi di Laurea Magistrale; la presente si occupa del dispositivo Slave e del database. Avendo l’obiettivo di accedere al database da ovunque, si è scelto di appoggiarsi alla rete Internet, alla quale si ha oggi facile accesso da gran parte del mondo. Questo ha fatto sì che la scelta della tecnologia da usare per il database ricadesse su un web server che da un lato raccoglie i dati provenienti dall’autovettura e dall’altro ne permette un’agevole consultazione. Anch’esso è stato implementato con software open-source: si tratta, infatti, di una web application in linguaggio php che riceve, sotto forma di richieste HTTP di tipo GET oppure POST, i dati dal dispositivo Slave e provvede a salvarli, opportunamente formattati, in un database MySQL. Questo impone però che, per dialogare con il web server, il nodo Slave debba implementare tutti i livelli dello stack protocollare di Internet. Due differenti shield realizzano quindi il livello di collegamento, disponibile sia via cavo sia wireless, rispettivamente attraverso l’implementazione in un caso del protocollo Ethernet, nell’altro della connessione GPRS. A questo si appoggiano i protocolli TCP/IP che provvedono a trasportare al database i dati ricevuti dal dispositivo Master sotto forma di messaggi HTTP. Sono descritti approfonditamente il sistema veicolare da controllare e il sistema controllore; i firmware utilizzati per realizzare le funzioni dello Slave con tecnologia Ethernet e con tecnologia GPRS; la web application e il database; infine, sono presentati i risultati delle simulazioni e dei test svolti sul campo nel laboratorio DIE.

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L'elaborato si propone di costituire una guida per la verifica e i test di volo su satelliti o lanciatori, prendendo come riferimento la normativa europea ECSS (European Cooperation for Space Standardization). È riportata la procedura di test, in particolare la fase di test in volo, con particolare attenzione alla pianificazione e allo svolgimento, fino a giungere alla fase di verifica dei risultati. I principali sensori utilizzati per effettuare le misurazioni sono descritti soffermandosi anche sulla telemetria, attraverso la quale è possibile ottenere informazioni dettagliate a terra sullo stato del satellite ed inviare comandi attraverso un telecomando. Al termine informazioni sulla modalità di redazione di un test report.

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Gli squali bianchi sono tra i più importanti predatori dei Pinnipedi (Klimley et al., 2001; Kock, 2002). La loro principale strategia di caccia consiste nel pattugliare le acque circostanti ad una colonia di otarie e nell’attaccarle quando queste sono in movimento, mentre si allontanano o avvicinano all’isola (Klimley et al., 2001; Kock, 2002). Tuttavia, la strategia e la dinamica della predazione osservate anche in relazione al ciclo riproduttivo della preda e le tattiche comportamentali messe in atto dalla preda per ridurre la probabilità di predazione, e quindi diminuire la sua mortalità, sono ancora poco conosciute. Con questo studio, effettuato nell’area di Seal Island all’interno della baia di Mossel Bay in Sud Africa, abbiamo cercato di definire proprio questi punti ancora poco conosciuti. Per studiare la strategia e le dinamica di predazione dello squalo bianco abbiamo utilizzato il sistema di monitoraggio acustico, in modo da poter approfondire le conoscenze sui loro movimenti e quindi sulle loro abitudini. Per dare un maggiore supporto ai dati ottenuti con la telemetria acustica abbiamo effettuato anche un monitoraggio visivo attraverso l’attrazione (chumming) e l’identificazione fotografica degli squali bianchi. Per comprendere invece i loro movimenti e le tattiche comportamentali messi in atto dalle otarie orsine del capo per ridurre la probabilità di predazione nella baia di Mossel Bay, abbiamo utilizzato il monitoraggio visivo di 24 ore, effettuato almeno una volta al mese, dalla barca nell’area di Seal Island. Anche se gli squali bianchi sono sempre presenti intorno all’isola i dati ottenuti suggeriscono che la maggior presenza di squali/h si verifica da Maggio a Settembre che coincide con l’ultima fase di svezzamento dei cuccioli delle otarie del capo, cioè quando questi iniziano a foraggiare lontano dall'isola per la prima volta; durante il sunrise (alba) durante il sunset (tramonto) quando il livello di luce ambientale è bassa e soprattutto quando la presenza delle prede in acqua è maggiore. Quindi possiamo affermare che gli squali bianchi a Seal Island prendono delle decisioni che vanno ad ottimizzare la loro probabilità di catturare una preda. I risultati preliminari del nostro studio indicano anche che il numero di gruppi di otarie in partenza dall'isola di notte sono di gran lunga maggiori di quelle che partono durante il giorno, forse questo potrebbe riflettere una diminuzione del rischio di predazione; per beneficiare di una vigilanza condivisa, le otarie tendono in media a formare gruppi di 3-5 o 6-9 individui quando si allontanano dall’isola e questo probabilmente le rende meno vulnerabili e più attente dall’essere predate. Successivamente ritornano all’isola da sole o in piccoli gruppi di 2 o 3 individui. I gruppi più piccoli probabilmente riflettono la difficoltà delle singole otarie a riunirsi in gruppi coordinati all'interno della baia.

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La Aerodinámica estudia las fuerzas que un viento relativo ejerce sobre un obstáculo sumergido en él. Desde este punto de vista tan general las aplicaciones de la Aerodinámica no se reducen exclusivamente al estudio de las fuerzas sobre aviones más o menos clásicos sino que trascienden a otros muchos campos por el efecto de arrastre que es característico de ciencias y técnicas avanzadas. La conferencia, dentro de un ciclo sobre Ingeniería Aeroespacial, se centra en la aerodinámica de objetos volantes producidos por el hombre, pero es de temer que el interés del conferenciante por otras aplicaciones se deje ver demasiado. El tema es de una gran extensión y, sobre todo, una gran complicación. Se ha repetido hasta la saciedad que para su estudio es más útil la experimentación que el raciocinio (Sir George Cayley (1733-1857).

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El enfriamiento tradicional de los LEDs, mediante disipadores térmicos, se ve muchas veces comprometido al tener que disponer estos elementos refrigeradores justo en el punto de generación de la luz. Para evitar, en la medida de lo posible, este hecho, se presenta como una de las posibles alternativas el empleo de los ?Heat Pipes?. Los Heat Pipes son unos dispositivos autónomos, que permiten refrigerar los focos calientes, trasladando el calor generado por ellos a disipadores térmicos situados en zonas más accesibles y menos comprometidas. Los Heat Pipe, basados en técnicas termodinámicas, tienen un uso muy extendido en la tecnología aeroespacial. Son actualmente la solución ideal en aplicaciones de bombeo de calor y refrigeración de componenetes electricos y electrónicos. Con tamaños reducidos, pueden alcanzar flujos de refrigeración de 300 - 400 W/cm2. En esta comunicación se presenta y analiza este tipo de refrigeración aplicada a LED¿s utilizados en iluminación y alumbrado. La refrigeración de LEDs propuesta está compuesta por el Heat Pipe adosado por un extremo a la cara posterior del diodo LED, y por el otro, a una cierta distancia, al disipador térmico. La temperatura alcanzada por el LED dependerá del tipo y características del Heat Pipe así como de las cualidades del disipador térmico utilizado. También se utilizan en combinación con refrigeradores termoeléctricos (células de Peltier) cuando se desea controlar la temperatura de los dispositivos por debajo de la temperatura ambiental.

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Interacciones no lineales de ondas de Alfvén existen tanto para plasmas en el espacio como en laboratorios, con efectos que van desde calentamiento hasta conducción de corriente. Un ejemplo de emisión de ondas de Alfvén en ingeniería aeroespacial aparece en amarras espaciales. Estos dispositivos emiten ondas en estructuras denominadas “Alas de Alfvén”. La ecuación derivada no lineal de Schrödinger (DNLS) posee la capacidad de describir la propagación de ondas de Alfvén de amplitud finita circularmente polarizadas en un plasma frío. En esta investigación, dicha ecuación es truncada con el objetivo de explorar el acoplamiento coherente, débilmente no lineal y cúbico de tres ondas cerca de resonancia. De las tres ondas, una es linealmente inestable y las otras dos son amortiguadas. Por medio de la utilización de este modelo se genera un flujo 4D formado por tres amplitudes y una fase relativa. En trabajos anteriores se analizó la transición dura hacia caos en flujos 3D.2005). Se presenta en este artículo un análisis teórico y numérico del comportamiento del sistema cuando la tasa de crecimiento de la onda inestable es muy próxima a cero y considerando amortiguamiento resistivo, es decir se satisface una relación cuadrática entre amortiguamientos y números de onda. Al igual que en los trabajos anteriores, se ha encontrado que sin importar cuan pequeña es la tasa de crecimiento de la onda inestable existe un dominio paramétrico, en el espacio de fase, donde aparecen oscilaciones caóticas que están ausentes para una tasa de crecimiento nula. Sin embargo diagramas de bifurcación y dominios de estabilidad presentan diferencias con respecto a lo estudiado anteriormente.

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Two extensions of the fast and accurate special perturbation method recently developed by Peláez et al. are presented for respectively elliptic and hyperbolic motion. A comparison with Peláez?s method and with the very efficient Stiefel- Scheifele?s method, for the problems of oblate Earth plus Moon and continuous radial thrust, shows that the new formulations can appreciably improve the accuracy of Peláez?s method and have a better performance of Stiefel-Scheifele?s method. Future work will be to include the two new formulations and the original one due to Peláez into an adaptive scheme for highly accurate orbit propagation

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La Especificación Aeroespacial y de Defensa 2000M, también conocida como S2000M, es un protocolo de intercambio electrónico de datos utilizado en el apoyo logístico de equipos de defensa. La S2000M, resultado de un trabajo conjunto entre Fuerzas Armadas (FFAA) y empresas de Naciones diversas desarrollado durante las últimas cuatro décadas, define tanto los procesos para la adquisición y mantenimiento de componentes militares, como los mensajes normalizados en apoyo de dichos procesos. Equipos de trabajo constituidos por representantes de las citadas FFAA e industria mantienen actualizada la S2000M, por lo que el protocolo evoluciona continuamente con objeto de adaptarse a las necesidades que puedan surgir. Como consecuencia de dicha actualización, existen diversas versiones de la S2000M actualmente en servicio, y este trabajo se basa en la versión denominada 2.1, si bien, una parte importante de las conclusiones del estudio pueden aplicarse a otras versiones del protocolo. A través de los años, la S2000M se ha convertido en un elemento esencial del comercio electrónico de piezas de repuesto y de servicios de mantenimiento y reparación de modernos sistemas aeronáuticos Europeos tales como los aviones de combate Typhoon, Tornado y Rafale, el avion de transporte A400M y los helicópteros NH90 y Tiger, por lo que la S2000M constituye un elemento esencial en el apoyo logístico necesario para asegurar la disponibilidad operativa de dichos sistemas. Así mismo, la S2000M juega un papel fundamental en el comercio electrónico entre las principales empresas aeronáuticas europeas y las organizaciones logísticas de defensa de Naciones tales como Alemania, España, Francia, Holanda, Italia, etc. En consecuencia, la importancia de la S2000M en aspectos tales como logística, nivel de operatividad de los sistemas de armas mencionados, comercio electrónico y sistemas de información es manifiesta, por lo que resulta necesario evaluar la eficacia y eficiencia del protocolo para optimizarlo al máximo. Con este propósito, el presente trabajo estudia la S2000M con objeto de encontrar una respuesta a la pregunta que ha constituido la base de la investigación: ¿Cómo medir el éxito de la Especificación Aeroespacial y de Defensa S2000M? Como la S2000M se utiliza para intercambiar información logística en formato electrónico entre organizaciones y entidades por medio de documentos estructurados y de procesos automatizados, los sistemas de información juegan un papel fundamental en este trabajo. En consecuencia, la base teoríca para tratar de responder a la pregunta anteriormente citada se sustenta en las investigaciones en curso sobre el éxito de los sistemas de información, adaptadas a la problemática específica del protocolo S2000M. Para finalizar, es importante mencionar que debido a que la investigación sobre la S2000M es prácticamente inexistente, este trabajo se centra en un área específica de conocimiento hasta ahora casi inexplorada. El resultado de la investigación se materializa en una serie de propuestas teoricas y prácticas con las que se contribuyen al desarrollo de tres áreas de conocimiento: S2000M, Sistemas de Información e Intercambio Electrónico de Datos. Asimismo, se proponen nuevas áreas de estudio en las tres áreas mencionadas. ABSTRAC The Aerospace and Defence Specification 2000M, in short S2000M, is an Electronic Data Interchange (EDI) standard used in the logistic support of defence equipment. The S2000M is the result of the joint effort undertaken by the Armed Forces and industry of several Nations over the last four decades. The protocol defines the business processes for the supply, maintenance and repair of military components, as well as the standard messages on support of the said processes. Representatives from industry and military keep the S2000M up-to-date and therefore, the protocol evolves continuously to support new requirements that may arise. Consequently, there are different versions of the standard currently available and this study is about one of them, precisely, Revision 2.1; however, many of the research outcomes are also be valid for other versions of the protocol. Through the years, the S2000M has become an essential element for the electronic trade of spare parts and repair services on support of modern European aeronautical systems such as the fighters Typhoon, Tornado and Rafale, the airlifter A400M and the helicopters NH90 and Tiger. As a result, the S2000M is at the center of the logistic support required to ensure the operational availability of these systems. Further, the protocol plays a key role in the electronic exchanges among main European aeronautical players and defence logistics organizations from Nations such as France, Germany, Italy, Netherlands, Spain, etc. Therefore, the significance of the S2000M on the operational availability of the mentioned weapon systems, and in logistics, electronic business and Information Systems (IS) terms is noticeable, and it is then worth evaluating how the S2000M is doing with respect to its effectiveness and efficiency in order to improve these two areas as much as possible. To this end, this work analyzes the S2000M with the aim to find a response to the following research question: How to measure the success of the Aerospace and Defence Specification 2000M? As in the end the S2000M is about the electronic exchange of logistics information among organizations and firms by means of standard messages and processes automation, IS are at the core of this dissertation. For that reason, the theoretical foundation to tackle the research question rests on the ongoing stream of research on IS success, which will be extended to take into consideration the S2000M standpoint as well. Last, it is worth noting that due to the practically inexistent research on the S2000M M, this investigation help filling a gap in this domain. The outcomes from this study materialize in a number of conceptual and practical proposals that contribute to the theory and practice on three main knowledge areas, that is, S2000M, IS and EDI. Further, this work opens the door for further research in the said or related fields.

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A research programme is being carried out at the Institute Nacional de Tecnica Aeroespacial of Spain, on several aspects of the formation of nitrogen oxides in continuous flow combustion systems, considering hydrogen and hydrocarbons as fuels. The research programme is fundamentally oriented on the basic aspects of the problem, although it also includes the study of the influence on the formation process of several operational and design variables of the combusters, such as type of fuels, fuel/air ratio, degree of mixing in premixed type flames, existence of droplets as compared with homogeneous combustion.This problem of nitrogen oxides formation is receiving lately great attention, specially in connection with automobile reciprocating engines and aircraft gas turbines. This is due to the fact of the increasing frequency and intensity of photochemical hazes or smog, typical of urban areas submitted to strong solar radiation, which are originated by the action on organic compounds of the oxidants resulting from the photochemical decomposition of nitrogen dioxide N02. In the combustion process almost all nitrogen oxides are in form of NO. This nitric oxide reacts with the oxygen of the air and forms N02, this reaction only taking place in or near the exhaust of tne motors, since the N0-02 reaction becomes frozen for the concentration existing in the atmosphere.

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La Academia de Ingeniería fue fundada como Corporación de Derecho Público por Real Decreto de S. M. Juan Carlos I el 29 de abril de 1994 y recibió el título de «real» el 14 de julio de 2003. Según indican sus estatutos, se trataba de crear una entidad activa y cualificada en la prospección y análisis crítico de la evolución científica y técnica con capacidad de aconsejar tanto a organismos del Estado como a la sociedad en general. La promoción de la calidad y la competencia de la ingeniería es el objetivo permanente de la RAI. Se intenta cumplir con él actuando en varios frentes. En primer lugar reconociendo el mérito: el de las personas mediante su elección como miembros de la Academia, el de las empresas mediante el Premio Academiae Dilecta, y el de los estudiosos mediante el Premio a los Investigadores Jóvenes. Se han creado foros de discusión, siguiendo diferentes formatos, para tratar sobre grandes temas de actualidad, tales como la aventura aeroespacial, la biotecnología, la seguridad frente a incendios en los túneles, la energía, el impacto medioambiental de las obras de ingeniería y el futuro de las grandes infraestructuras. También es una labor de estímulo de la calidad y competencia la edición de las Comunicaciones a la Academia, donde se remarca la importancia de la innovación invitando a equipos jóvenes a que presenten logros de la ingeniería española que hayan dado lugar a algún resultado tangible y no meramente especulativo. Satélites, nanotecnología, bioingeniería, comunicaciones, etc., son algunos de los temas de las comunicaciones publicadas hasta ahora. Otro delos fines de la Academia, según el artículo 3 de sus estatutos fundacionales es "elaborar y mantener actualizado un lexicón en lengua castellana de términos relativos a la ingeniería", y sobre ello trata este capítulo.

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Los ensayos virtuales de materiales compuestos han aparecido como un nuevo concepto dentro de la industria aeroespacial, y disponen de un vasto potencial para reducir los enormes costes de certificación y desarrollo asociados con las tediosas campañas experimentales, que incluyen un gran número de paneles, subcomponentes y componentes. El objetivo de los ensayos virtuales es sustituir algunos ensayos por simulaciones computacionales con alta fidelidad. Esta tesis es una contribución a la aproximación multiescala desarrollada en el Instituto IMDEA Materiales para predecir el comportamiento mecánico de un laminado de material compuesto dadas las propiedades de la lámina y la intercara. La mecánica de daño continuo (CDM) formula el daño intralaminar a nivel constitutivo de material. El modelo de daño intralaminar se combina con elementos cohesivos para representar daño interlaminar. Se desarrolló e implementó un modelo de daño continuo, y se aplicó a configuraciones simples de ensayos en laminados: impactos de baja y alta velocidad, ensayos de tracción, tests a cortadura. El análisis del método y la correlación con experimentos sugiere que los métodos son razonablemente adecuados para los test de impacto, pero insuficientes para el resto de ensayos. Para superar estas limitaciones de CDM, se ha mejorado la aproximación discreta de elementos finitos enriqueciendo la cinemática para incluir discontinuidades embebidas: el método extendido de los elementos finitos (X-FEM). Se adaptó X-FEM para un esquema explícito de integración temporal. El método es capaz de representar cualitativamente los mecanismos de fallo detallados en laminados. Sin embargo, los resultados muestran inconsistencias en la formulación que producen resultados cuantitativos erróneos. Por último, se ha revisado el método tradicional de X-FEM, y se ha desarrollado un nuevo método para superar sus limitaciones: el método cohesivo X-FEM estable. Las propiedades del nuevo método se estudiaron en detalle, y se concluyó que el método es robusto para implementación en códigos explícitos dinámicos escalables, resultando una nueva herramienta útil para la simulación de daño en composites. Virtual testing of composite materials has emerged as a new concept within the aerospace industry. It presents a very large potential to reduce the large certification costs and the long development times associated with the experimental campaigns, involving the testing of a large number of panels, sub-components and components. The aim of virtual testing is to replace some experimental tests by high-fidelity numerical simulations. This work is a contribution to the multiscale approach developed in Institute IMDEA Materials to predict the mechanical behavior of a composite laminate from the properties of the ply and the interply. Continuum Damage Mechanics (CDM) formulates intraply damage at the the material constitutive level. Intraply CDM is combined with cohesive elements to model interply damage. A CDM model was developed, implemented, and applied to simple mechanical tests of laminates: low and high velocity impact, tension of coupons, and shear deformation. The analysis of the results and the comparison with experiments indicated that the performance was reasonably good for the impact tests, but insuficient in the other cases. To overcome the limitations of CDM, the kinematics of the discrete finite element approximation was enhanced to include mesh embedded discontinuities, the eXtended Finite Element Method (X-FEM). The X-FEM was adapted to an explicit time integration scheme and was able to reproduce qualitatively the physical failure mechanisms in a composite laminate. However, the results revealed an inconsistency in the formulation that leads to erroneous quantitative results. Finally, the traditional X-FEM was reviewed, and a new method was developed to overcome its limitations, the stable cohesive X-FEM. The properties of the new method were studied in detail, and it was demonstrated that the new method was robust and can be implemented in a explicit finite element formulation, providing a new tool for damage simulation in composite materials.

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En muchas áreas de la ingeniería, la integridad y confiabilidad de las estructuras son aspectos de extrema importancia. Estos son controlados mediante el adecuado conocimiento de danos existentes. Típicamente, alcanzar el nivel de conocimiento necesario que permita caracterizar la integridad estructural implica el uso de técnicas de ensayos no destructivos. Estas técnicas son a menudo costosas y consumen mucho tiempo. En la actualidad, muchas industrias buscan incrementar la confiabilidad de las estructuras que emplean. Mediante el uso de técnicas de última tecnología es posible monitorizar las estructuras y en algunos casos, es factible detectar daños incipientes que pueden desencadenar en fallos catastróficos. Desafortunadamente, a medida que la complejidad de las estructuras, los componentes y sistemas incrementa, el riesgo de la aparición de daños y fallas también incrementa. Al mismo tiempo, la detección de dichas fallas y defectos se torna más compleja. En años recientes, la industria aeroespacial ha realizado grandes esfuerzos para integrar los sensores dentro de las estructuras, además de desarrollar algoritmos que permitan determinar la integridad estructural en tiempo real. Esta filosofía ha sido llamada “Structural Health Monitoring” (o “Monitorización de Salud Estructural” en español) y este tipo de estructuras han recibido el nombre de “Smart Structures” (o “Estructuras Inteligentes” en español). Este nuevo tipo de estructuras integran materiales, sensores, actuadores y algoritmos para detectar, cuantificar y localizar daños dentro de ellas mismas. Una novedosa metodología para detección de daños en estructuras se propone en este trabajo. La metodología está basada en mediciones de deformación y consiste en desarrollar técnicas de reconocimiento de patrones en el campo de deformaciones. Estas últimas, basadas en PCA (Análisis de Componentes Principales) y otras técnicas de reducción dimensional. Se propone el uso de Redes de difracción de Bragg y medidas distribuidas como sensores de deformación. La metodología se validó mediante pruebas a escala de laboratorio y pruebas a escala real con estructuras complejas. Los efectos de las condiciones de carga variables fueron estudiados y diversos experimentos fueron realizados para condiciones de carga estáticas y dinámicas, demostrando que la metodología es robusta ante condiciones de carga desconocidas. ABSTRACT In many engineering fields, the integrity and reliability of the structures are extremely important aspects. They are controlled by the adequate knowledge of existing damages. Typically, achieving the level of knowledge necessary to characterize the structural integrity involves the usage of nondestructive testing techniques. These are often expensive and time consuming. Nowadays, many industries look to increase the reliability of the structures used. By using leading edge techniques it is possible to monitoring these structures and in some cases, detect incipient damage that could trigger catastrophic failures. Unfortunately, as the complexity of the structures, components and systems increases, the risk of damages and failures also increases. At the same time, the detection of such failures and defects becomes more difficult. In recent years, the aerospace industry has done great efforts to integrate the sensors within the structures and, to develop algorithms for determining the structural integrity in real time. The ‘philosophy’ has being called “Structural Health Monitoring” and these structures have been called “smart structures”. These new types of structures integrate materials, sensors, actuators and algorithms to detect, quantify and locate damage within itself. A novel methodology for damage detection in structures is proposed. The methodology is based on strain measurements and consists in the development of strain field pattern recognition techniques. The aforementioned are based on PCA (Principal Component Analysis) and other dimensional reduction techniques. The use of fiber Bragg gratings and distributed sensing as strain sensors is proposed. The methodology have been validated by using laboratory scale tests and real scale tests with complex structures. The effects of the variable load conditions were studied and several experiments were performed for static and dynamic load conditions, demonstrating that the methodology is robust under unknown load conditions.

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Este trabajo fin de grado es un estudio sobre la reconstrucción del espectro de irradiancia solar en la superficie de Marte y de la radiación solar recibida en lo alto de la atm´osfera. Se llevará a cabo a partir de los datos recogidos por “arrays” de fotodiodos, que se integran en unos sensores, y miden la intensidad de la radiación recibida del cuerpo negro (el Sol), en un rango de longitudes de onda del espectro electromagnético. Para lograr esta reconstrucción, se ha necesitado desarrollar técnicas de interpolación y modelos matemáticos. Estos m´etodos los he implementado con el lenguaje de programación Matlab y me he ayudado de Maple para conseguir distintos resultados. Estos procedimientos serán aplicados a tres configuraciones de sondas en las que cada una cuenta con un número determinado de fotodiodos. El objetivo es reconstruir este espectro de irradiancia aproximándolo lo máximo posible a unos conjuntos de datos estimados, según modelos de transferencia radiativa, que me han sido proporcionados para el cuerpo negro y que miden la radiación solar recibida en la superficie y en lo alto de la atmósfera del Planeta rojo. Este trabajo está basado en un proyecto de investigación que se está llevando a cabo desde hace varios años por un equipo de investigadores de varias universidades de Madrid, conjuntamente con el I.N.T.A. (Instituto Nacional de Técnica Aeroespacial), entre los que se encuentra mi tutor.