188 resultados para Performer operístico
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Pós-graduação em Engenharia de Produção - FEB
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Pós-graduação em História - FCHS
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Pós-graduação em Engenharia Mecânica - FEG
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Pós-graduação em Desenvolvimento Humano e Tecnologias - IBRC
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In active learning, a machine learning algorithmis given an unlabeled set of examples U, and is allowed to request labels for a relatively small subset of U to use for training. The goal is then to judiciously choose which examples in U to have labeled in order to optimize some performance criterion, e.g. classification accuracy. We study how active learning affects AUC. We examine two existing algorithms from the literature and present our own active learning algorithms designed to maximize the AUC of the hypothesis. One of our algorithms was consistently the top performer, and Closest Sampling from the literature often came in second behind it. When good posterior probability estimates were available, our heuristics were by far the best.
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A relação de Sophie Calle com dois textos ficcionais, de autoria de Hervé Guibert e Paul Auster, permite discutir um ponto central de sua poética: a atuação como performer, colocada por alguns críticos sob o signo do situacionismo. Como suas performances envolvem uma narrativa, foram analisados seus aspectos fotográficos e verbais, tendo como epicentro Suíte veneziana (1980). Qual o papel da fotografia nas narrativas de Calle, nas quais ela é personagem de si mesma? A fotografia é vestígio de acontecimentos reais e seu aspecto documental corrobora a neutralidade dos relatos escritos. É, ao mesmo tempo, fruto de um gesto performático, o qual, ao designar determinados fatos, converte a realidade em imagem.
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The study is aimed to calculate an innovative numerical index for bit performance evaluation called Bit Index (BI), applied on a new type of bit database named Formation Drillability Catalogue (FDC). A dedicated research programme (developed by Eni E&P and the University of Bologna) studied a drilling model for bit performance evaluation named BI, derived from data recorded while drilling (bit records, master log, wireline log, etc.) and dull bit evaluation. This index is calculated with data collected inside the FDC, a novel classification of Italian formations aimed to the geotechnical and geomechanical characterization and subdivisions of the formations, called Minimum Interval (MI). FDC was conceived and prepared at Eni E&P Div., and contains a large number of significant drilling parameters. Five wells have been identified inside the FDC and have been tested for bit performance evaluation. The values of BI are calculated for each bit run and are compared with the values of the cost per metre. The case study analyzes bits of the same type, diameters and run in the same formation. The BI methodology implemented on MI classification of FDC can improve consistently the bit performances evaluation, and it helps to identify the best performer bits. Moreover, FDC turned out to be functional to BI, since it discloses and organizes formation details that are not easily detectable or usable from bit records or master logs, allowing for targeted bit performance evaluations. At this stage of development, the BI methodology proved to be economic and reliable. The quality of bit performance analysis obtained with BI seems also more effective than the traditional “quick look” analysis, performed on bit records, or on the pure cost per metre evaluation.
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La ricerca impostata considera campi disciplinari specifici e distinti, verso la loro integrazione, mirando a produrre un avanzamento relativo alla scienza della voce attraverso la pratica e lo studio della sua applicazione in campo artistico. A partire dall’analisi delle teorie novecentesche relative alla fonazione nel mondo della scena (Antonin Artaud, Stanislavskij e altri) per giungere alle acquisizioni prodotte dalle terapie corporee e vocali (Tomatis, Lowen, Wilfart in particolare), Marco Galignano ha sviluppato un percorso originale che è passato inoltre attraverso lo studio della pratica di una serie di artisti contemporanei (tra cui Baliani, Belli, Bergonzoni, Jodorowski, Hera, Lucenti e Manfredini) e di pedagoghi e terapeuti (da Serge Wilfart al maestro Paolo Zedda). Galignano ha inoltre riferito, nel suo lavoro, gli esiti della sua personale esperienza di formatore, sviluppata a Bologna all’interno di diversi Dipartimenti dell’Università Alma Mater, del Conservatorio di Musica G.B. Martini, dell’Accademia di Belle Arti e del Teatro Duse in particolare. L’obiettivo della tesi è dunque quello di fondare le basi teoriche per una rinnovata pedagogia vocale, a partire dalla possibile riscoperta del suono naturale fino a giungere alle potenzialità terapeutiche ed artistiche del linguaggio. Gli obiettivi di questo lavoro contemplano l’istituzione di una nuova modalità pedagogica, la sua diffusione attraverso una presentazione opportunamente composta e la sua inscrizione in diverse occorrenze artistiche e professionali. Molte le personalità di spicco del panorama internazionale della scienza e dell’arte della voce che hanno contribuito, negli anni, alla presente ricerca: Francesca Della Monica, insegnante di canto e performer, Tiziana Fuschini, logopedista, Franco Fussi, foniatra, Silvia Magnani, foniatra ed esperta di teatro, Gianpaolo Mignardi, logopedista, Dimitri Pasquali, pedagogo, Livio Presutti, medico chirurgo otorinolaringoiatra, Simonetta Selva, medico dello sport, Serge Wilfart, terapeuta della voce, Paolo Zedda, professore di canto in diverse realtà e Maestro di dizione al Conservatorio Nazionale di Parigi, e molti altri, oltre agli artisti citati in fondo, con le loro ricerche hanno contribuito direttamente alla redazione dell’elaborato finale, che mira a fondare le basi di una rinnovata pedagogia vocale per il teatro in Italia. La ricerca vuole infatti colmare in parte la penuria di apporti scientifici specificamente rivolti alla formazione vocale dell’attore teatrale. II lavoro vorrebbe inoltre raccogliere l’eredita di quei teorici, maestri e registi-pedagoghi che nel Novecento hanno posto le basi per la formazione dell’attore, e al tempo stesso prolungare la linea genealogica che da Stanislavskji trascorre in Grotowski, senza escludere esperienze fondate su presupposti alternativi alla formazione del repertorio vocale del performer: psicofisicità, terapie olistiche, fisica quantistica. Come accennato, una parte della ricerca è stata condotta in collaborazione col Prof. Franco Fussi, correlatore, e grazie al lavoro di redazione nel gruppo della rivista Culture Teatrali, diretto da Marco De Marinis, relatore. II percorso ha inteso infatti sviluppare alcune delle linee di ricerca aperte da Fussi virandole verso lo specifico dell’attività e del training vocale dell’attore, e ha avuto una tappa di verifica rilevante nel Convegno Internazionale di Foniatria e Logopedia “La Voce Artistica” di cui Fussi è direttore, a cui Galignano ha partecipato in veste di relatore. 1. II concetto guida del lavoro di Galignano risiede nell’idea di vibrazione e nel rapporto che questa intrattiene col suono. Il suono, per l’essere umano, costituisce la base materiale della fonazione, del linguaggio codificato comunitariamente così come dei particolari idioletti in continua evoluzione, basi della comunicazione verbale e paraverbale. Il linguaggio umano è costituito principalmente da sonorità vocale e da articolazione consonantica (rumori), e cioè composto di suoni armonici e di rumori prodotti da apparati articolari del corpo che risultano efficaci solo se integrati nel corpo da cui originano. A partire da un tentativo di definizione di salute corporea e di equilibrio psicofisico, attraverso l’analisi della rigenerazione cellulare e delle dinamiche comportamentali, Galignano definisce scientificamente la lingua parlata come emersione di codici comunicativi che originano da una schematizzazione del mondo intimo-personale del soggetto e si fondano su memorie molecolari, sull’attitudine comportamentale abituale, tra spontaneità, automatismi e capacità episodica di attenzione psicofisica. Ciò costituisce, per Galignano, la “risonanza olistica” alla base dell’efficacia comunicativa in sede pedagogica. L’argomento, che verrà sviluppato per la presentazione editoriale dell’elaborato e di cui la tesi di dottorato è solo una prima tappa in fieri, è stato sviscerato anche sulla base di nozioni di fisica classica e di fisica quantistica. Ciò senza dimenticare gli studi approfonditi sulla vocalità in ambito filosofico, da Bologna a Cavarero, da Napolitano a Zumthor. La tesi è composta attraverso una progressione che, a partire da una dichiarazione di poetica, trascorre poi verso l’analisi della fisiologia e della psicologia della voce, per approdare a una zona di approfondimento scientifico, teorico ed empirico, di una serie di metodi d’avanguardia di abilitazione e riabilitazione. In ultimo, come appendice, vengono riferiti i risultati del percorso laboratoriale condotto nel corso degli anni del dottorato di ricerca. Le esperienze sul campo maturate nell’ambito dell’attività pedagogica e laboratoriale si sono inoltre sviluppate a partire da un Progetto Strategico d’Ateneo dell’Università di Bologna intitolato “La Voce nel Corpo. La Recitazione e il Movimento Coreografico”, di cui Marco Galignano è responsabile scientifico. Un tempo specifico della tesi di dottorato è dunque composto a partire dai risultati maturati attraverso le varie azioni, laboratoriali e artistiche, che fin qui il progetto “La Voce nel Corpo” ha prodotto. In definitiva, attraverso il tessuto composto da esperienze pedagogiche, pratica artistica e ricerca scientifica, la tesi di dottorato di Galignano, work in progress, mira a comporre un sistema integrato, teorico-pratico, per l’insegnamento e la trasmissione di una specifica tecnica vocale calata nella pratica attoriale, ma utile a fini ulteriori, da quello riabilitativo fino alle tecniche di cura del sé su cui s’e appuntata la riflessione filosofica erede della teoresi artaudiana. La parte conclusiva della ricerca riguarda i suoi possibili futuri sviluppi, specifici, impostati attraverso la collaborazione, attuale, passata o in divenire, con artisti quali Marco Baliani, Matteo Belli, Alessandro Bergonzoni, Albert Hera, Michela Lucenti, Danio Manfredini e altri a cui Marco Galignano è particolarmente riconoscente.
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In this thesis, I explore the relationships between trauma, memory, and narrative, particularly the ways in which trauma simultaneously disrupts and engenders narrative structures. I consider various trauma theories by authors such as Cathy Caruth, Judith Herman, Ruth Leys, and Dominick LaCapra. I also consider how psychoanalytic theory and criticism, specifically the writings of Sigmund Freud, inform the study of traumatic experience from both literary and personal perspectives. Furthermore, I consider theories regarding the relationship between trauma and narrative by authors such as Peter Brooks and John Pilkington. James Joyce¿s Ulysses and William Faulkner¿s Light in August serve, for my purposes, as trauma-texts and reflect the ways in which trauma might complicate the simultaneous destruction and creation of narrative strategies. Reading Ulysses and Light in August as trauma-texts that are both in mourning and melancholic gives us complementary, and contradictory, reasons for why we enjoy them. Mourning constructs a relationship between victim and witness, in which we can hear the voice of trauma and engage it in discourse. Conversely, melancholia creates a relationship between performer and spectator, in which we experience, and are fascinated by, the spectacle of another¿s trauma. Laughter, perversity, sorrow, and respite engage the reader in both texts, and raise questions about how one `remembers-to-forget¿ traumatic experiences. The narratives of each text¿s characters offer unique performances of mourning and melancholia. Thus, while this thesis engenders more questions than answers, I hope to argue that Ulysses and Light in August are significant literary works because each engages the reader in traumatic discourse, entertains the reader with the traumatic spectacle, and enlightens the reader on the complex relationship between trauma and narrative.
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Est ici décrite une démarche pédagogique visant à l’acquisition des divers styles du français oral. L’intonation et le rythme sont considérés comme les éléments premiers, exercés à partir de la répétition de documents sonores. Des exercices sont proposés, dont l’isolement du rythme d’une séquence et le passage par des langues imaginaires. L’acquisition s’effectue ensuite à partir de la comparaison des systèmes phonétiques de diverses langues. Lors du spectacle, des séquences de textes sont réparties selon les étudiants, qui ne sont pas cantonnés dans des rôles mais peuvent performer les divers styles, selon une procédure souple et modulable.
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Choking under pressure describes the phenomenon of people performing well below their expected standard under circumstances where optimal performance is crucial. One of the prevailing explanations for choking is that pressure increases the conscious attention to the underlying processes of the performer's task execution, thereby disrupting what would normally be a relatively automatic process. However, research on choking has focused mainly on the influence of pressure on motor performance, typically overlooking how it might alter the way that vision is controlled when performing these motor actions. In this article we ask whether the visual component of expert motor-skill execution is susceptible to choking much like the motor component is thought to be. To do so, we draw heavily on empirical findings from studies of sporting expertise, in particular focussing on the role of gaze in three types of visually-guided actions: interceptive actions, aiming tasks, and anticipatory skill. For each of these skills we evaluate the nature of the expert advantage, discuss the role of consciousness in their control, examine the potential impact of pressure on task performance, and consider interventions designed to reduce the likelihood of choking when performing these tasks
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In the last few years policy makers and practitioners nationally have shown much interest in identifying, recognizing, and replicating successful charter schools, many of which are showing that they can educate low-income and otherwise at-risk students remarkably well. However past efforts to identify high performing schools have been problematic. Using these systematic, rigorous value-added methods, the authors identify 44 Open Enrollment charter schools that merit a “high-performer” rating. Nearly all of those campuses identified serve a disadvantaged student population. The article also finds that most of those high performers are highly cost-effective, earning high ratings on the cost-efficiency measures. The authors argue for more widespread use of value-added modeling in the state accountability system. The approach taken to identifying high-performers is sensible and fair, but any formulaic approach to school labels comes with some limitations.
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La identidad en la interacción ha sido objeto de numerosos estudios dentro de la Etnometodología. Esta investigación busca combinar los métodos de investigación del MCA (Membership Categorization Analysis) con la teoría de la ejecución y el concepto de alternancia de marcos para explicar el despliegue dinámico de la identidad de los participantes en entrevistas transcriptas. Utilizando los recursos retóricos, lingüísticos y discursivos que tienen a su disposición, los participantes construyen colaborativamente diferentes identidades para sí mismos y para el otro en el curso de la interacción, que están disponibles para la audiencia en la versión escrita. Los resultados muestran que el entrevistador construye su identidad posicionándose como performer o ejecutante (en el sentido de Bauman) frente a la audiencia (los futuros lectores de la entrevista) y a su entrevistado del momento, y alternando estratégicamente entre el marco humorístico y el marco serio. El entrevistador emplea una serie de recursos retóricos, discursivos y lingüísticos para producir el efecto cómico que ayudan a constituir su identidad como transgresor e ingenioso. Por otra parte, la identidad de los entrevistados se construye a través de procesos de auto y heterocategorización.
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El presente artículo analiza, en líneas generales, el repertorio de las presentaciones de la recitadora cubana Eusebia Cosme entre 1934 y 1946, así como el diseño de los programas impresos de esas presentaciones. El propósito de este análisis es elucidar la importancia que ellas tuvieron en la constitución del canon de la moderna "poesía negra" hispanoamericana; investigar las motivaciones de los desplazamientos lexicales producidos en los atributos dados a esta poesía, e inquirir las razones de la persistencia, en el período, de las tensiones entre las categorías de "raza" y "cultura"