1000 resultados para Milano,QT8,Triennale,Centro,Civico,Foro,Bottoni,Verde


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La Tesi affronta il tema della rigenerazione di un comparto urbano localizzato a ridosso del centro storico di Forlì. Coerentemente con le indicazioni dell’Amministrazione comunale, obiettivo dell’intervento è l’adeguamento degli edifici esistenti agli standard funzionali ed energetici e la rivitalizzazione dell’isolato, tramite nuove edificazioni e il riordino della viabilità, del verde e degli spazi pubblici. Della preesistenza più rilevante presente nel comparto, un edificio residenziale realizzato tra le due guerre è stata progettata la riqualificazione, preferendola alla ricostruzione per il valore testimoniale del manufatto e il più favorevole bilancio ambientale. Gli interventi di miglioramento si sono posti il limite di non snaturare i caratteri formali e la fisionomia strutturale dell’edificio, ma di aumentarne i livelli di comfort e l’efficienza energetica, puntando a rientrare in classe “A” secondo la classificazione dell’Emilia Romagna. A scala urbana il progetto propone la riqualificazione dell’intero isolato con l’obiettivo di rivitalizzarlo e di rivalutare la sua presenza all’interno del centro storico. Nonostante la sua favorevole collocazione, l’isolato vive una situazione di marginalizzazione, a causa dello scarso mix funzionale delle attività che ospita, della presenza di edifici incongrui e parzialmente abbandonati e della scarsa permeabilità verso l’esterno, che lo fanno percepire come una zona non sicura e ne abbattono i valori immobiliari. Per raggiungere l’obiettivo, il progetto è intervenuto sull’assetto della viabilità, dei parcheggi, degli spazi pubblici e del verde, puntando alla ricucitura del tessuto urbano con le preesistenze. Queste azioni hanno implicato la demolizione di manufatti di scarso pregio e la progettazione di nuovi edifici, condotta con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. Il progetto approfondisce la riqualificazione di un edificio esistente e la definizione di un nuovo intervento residenziale, ma investe anche il contesto urbano, considerando contemporaneamente i diversi aspetti ambientali, sociali e architettonici in modo coordinato e coerente alle diverse scale progettuali.

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Il progetto si sviluppa in primo luogo a scala urbana nel centro storico di Mirandola, insistendo sul tema del limite andato perduto con la demolizione della cinta muraria. Il disegno del centro nasce dalla suggestione che identifica in Giovanni Pico della Mirandola l’autore dell’”Hypnerotomachia Poliphili”. Il nucleo storico della città diventa il luogo del percorso onirico di Polifilo alla ricerca dell’amata, che collega aree verdi trasformate in giardini all’area del castello. L’approfondimento a scala progettuale coinvolge l’area dell’antica cittadella del castello. Il tema principale è quindi il costruire nel costruito, il confronto con le preesistenze e le tante trasformazioni che il luogo ha subito. Il progetto si basa sul disegno degli spazi pubblici e sul tema culturale che l’area stessa offre, data la presenza del museo civico e del teatro. Il nuovo edificio è un centro culturale nel quale si accolgono ulteriori esposizioni museali e spazi dedicate a sedi di associazioni culturali cittadine.

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Questa tesi si propone di ripensare una parte della città di Bogotà, dopo un’attenta analisi del suo sviluppo storico ed evolutivo. L’intento è sia quello di contrastare lo sprawl urbano e gli effetti negativi che esso produce, sia quello di migliorare la vivibilità delle città, tentando di limitare i problemi della città diffusa. In particolare, studiando i piani urbanistici e il loro concretizzarsi all’interno della città, si sono volute dare soluzioni al crescente bisogno di alloggi, causato dall’aumento di popolazione. L’attenzione si è quindi focalizzata sull’area nord, in cui il carattere urbano è più debole e fortemente frammentato dal passaggio dell’attuale autopista Norte, infrastruttura che separa e divide due parti della città e che il progetto vuole provare a ricollegare dal punto di vista identitario. L’idea del masterplan è stata studiata riferendosi al piano pilota di Le Corbusier e più nello specifico alla sua teoria del settore che prevedeva all’interno di ogni quartiere strutturato da una griglia precisa di strade, differenti funzioni, che il maestro chiama categorie fondamentali dell’urbanistica: abitare, lavorare, circolare e coltivare il corpo e lo spirito; è proprio in relazione a quest’ultima categoria che si è pensato di progettare un nuovo polo accentratore per Bogotá legato alle arti, prevedendo una riconnessione con il centro attraverso, soprattutto, un sistema di aree verdi e pubbliche strutturate a formare un sistema gerarchico di parchi, che vede l’autopista come asse principale di sviluppo. La scelta di progettare un edificio con una vocazione pubblica importante è stata dettata dalla volontà di dislocare in un quartiere meno centrale un nuovo polo attrattore per gli abitanti di tutta la città, in questo modo si è cercato di valorizzare il settore nord, fino ad oggi così marginale e periferico.

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Il Woodpecker di Milano Marittima, discoteca degli anni sessanta realizzata dall'Architetto Filippo Monti sotto commissione di Aurelio De Maria, la discoteca è stata in funzione solo per due stagioni. Ora l'edificio si trova in uno stato di completo abbandono ricoperto da una fiorente vegetazione spontanea. La tesi parte dall'analisi del manufatto, del suo stato di conservazione e delle problematiche riscontate nel luogo, prima tra tutte la presenza d'acqua. Questa tesi ha lo scopo di ridare vita a questo luogo tenendo conto della presenza di vegetazione spontanea presente. Nella prima parte della tesi vengono affrontati i problemi e gli interventi legati alla conservazione, nella seconda viene fatta una proposta di progetto comprendente: un nuovo ingresso al parco, un ristorante, un percorso, e un nuovo accesso al Woodpecker, sfruttando un crollo presente al centro del vano servizi. In questo progetto le problematiche inizialmente riscontrate, quali la presenza di acqua e di vegetazione, diventano le potenzialità principali dell'area.

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Progetto per la riqualificazione dell'area nord di Mirandola e il centro cittadino.

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Progetto per la riqualificazione dell'area nord di Mirandola e il centro cittadino.

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Il disegno del verde acquisisce un ruolo imprescindibile nell’intera area soggetta a studio. Se in prossimità delle zone edificate di progetto esso assume una dialettica propria, derivata dallo studio dei tracciati urbani sopra citati, in adiacenza di Via Carlo Tosi, prospiciente all’ospedale San Carlo, va ad assumere un carattere affine alla griglia ortogonale sopra descritta, rispondendo non più alle giaciture del costruito esistente ma all’inclinazione dei campi risalenti al 1878, epoca a cui corrisponde la carta di Manovra.

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Buildings and urban construction are understood in this paper as representations of the city. Their meanings, however, are often invisible, positing unrealized urban visions, which are both imbedded in and which call up chains of associations expressing desires and fears. Narratives of what the city should be often contain the rejection of the existing urban situation. Understanding architectural objects as potential underscores their imaginary nature. Freud, for example, uses the Roman ruins in Civilization and its Discontents (1929) as a means to imagine stages of history. Yet, meanings of the new can also be covered over and layered. Milan is a city with fragments of the new, which once projected an ideal urban space into the future. The potentiality of Milan’s postwar urban objects is analyzed in relationship to narratives of the city and insertion is framed as an imagining into the city.

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La tuna es una fruta presente principalmente en zonas áridas y semiáridas. Su aporte nutricional podría aprovecharse consumiéndola en forma directa, como así también a través de productos elaborados en forma artesanal. Dichos productos podrían incorporarse a la economía del mercado de consumo interno y eventualmente externo. Por tal motivo, se evalúa la posibilidad de desarrollar mermeladas con tres ecotipos de tuna de la misma variedad, considerando la aceptación del producto. Se trabajó con tunas (Opuntia ficus indica f. inerme), cultivadas en el Centro Regional de Investigaciones Científicas y Tecnológicas (CRICYT) ubicado en el Parque General San Martín, Capital, Mendoza. El objetivo general del trabajo estuvo dirigido a la elaboración de mermeladas de tres ecotipos de tuna: tuna roja o morada, tuna anaranjada o amarilla y tuna verde o blanca acorde a la legislación vigente. Los ítems específicos estuvieron conducidos hacia el desarrollo de una mermelada utilizando una fruta no convencional, para determinar el valor nutricional del mismo, y sus características fisicoquímicas, ampliar la producción de subproductos de tuna en la región árida y semiárida, para así finalmente evaluar el grado de aceptabilidad sensorial y comercial del producto. Se caracterizaron los tres ecotipos de tuna y sus respectivas mermeladas mediante determinaciones fisicoquímicas, se verificó el contenido nutricional y se realizaron los análisis microbiológicos de cada una de ellas. Dentro de las determinaciones fisicoquímicas de las mermeladas se incluyó K, P, Ca y vitamina C, teniendo en cuenta que se parte de una materia prima con buenas cantidades de estos minerales y vitamina C con respecto a otras frutas. Se llevaron a cabo pruebas de evaluación sensorial del producto terminado y se consultó el precio que estarían dispuestos a pagar los potenciales consumidores. Los jueces entrenados contribuyeron al diseño de un perfil sensorial para cada una de las mermeladas y evaluaron en forma global al producto obtenido. Los resultados obtenidos en cuanto a la caracterización de la materia prima arrojan un buen contenido en sólidos solubles, vitamina C y en minerales como el fósforo, calcio, potasio y un contenido bajo en sodio con respecto a otras frutas que se consumen habitualmente. Los análisis microbiológicos realizados para evaluar la conservación permiten expresar que se trata de un producto de bajo riesgo microbiológico, bajo las condiciones de conservación que se obtuvieron. En base a lo expuesto, se puede concluir que es técnicamente posible elaborar artesanalmente mermeladas de tres ecotipos de tuna, las cuales poseen un buen aporte nutricional, son aptas para el consumo humano desde el punto de vista bromatológico y aceptadas sensorialmente por los consumidores.

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La problemática ambiental emerge en los años '70 de la mano de los primeros movimientos ambientalistas que levantan las banderas del ecologismo y la conservación de especies. A partir de allí, desde los espacios de poder se pondrá en práctica un intento de cierre discursivo, a partir del cual sus postulados serán resignificados por la política y los intereses capitalistas. Su objetivo será despojar a estos discursos de su carácter disruptivo, que sin embargo no logran acallar. En este trabajo nos ocuparemos de las empresas vinculadas a la producción agrícola, para indagar cómo éstas se han apropiado de los preceptos ambientalistas, legitimando su accionar en base a los principios de una sustentabilidad entendida en términos de aumento de productividad. A su vez, en esta reconstrucción de sentidos, nos acercaremos a explorar en la voz de los productores para indagar en que medida acciona sobre éstos el discurso verde las empresas. La incorporación del 'discurso verde' por parte del sector empresario abarca un amplio espectro. Ya sea en términos de 'responsabilidad social empresaria' o como estrategia de marketing para la divulgación de sus productos, 'pensar en verde' se ha vuelto rentable. En el caso de la agricultura este fenómeno tiene características particulares por tratarse de una actividad directamente relacionada con el uso y producción de bienes naturales. Teniendo en cuenta que este escenario fue uno de los primeros frentes de batalla de las denuncias ambientalistas por el uso de pesticidas (Carson, 1962; Bookchin, 1962), es notable cómo las empresas proveedoras de insumos agrícolas han logrado incorporar a sus estrategias de venta la utilización de postulados ambientales para su propio beneficio. Ello, además, implica la construcción de un 'tipo ideal' de productor-consumidor agrícola sustentable, consumidor en términos de tecnología e insumos que las empresas proveen, un paquete tecnológico cada vez más cerrado y excluyente. Es necesario aclarar que estas estrategias no se llevan adelante sin oposición, el agro es un campo de tensión continua, donde se enfrentan posturas contrarias sobre qué se entiende por 'sustentabilidad'. Este contexto ofrece una variedad de discursos y tecnologías contrapuestas que se presentan al productor a la hora de tomar sus decisiones acerca del uso del suelo. La exigencia social de producir de manera sustentable recae sobre estos agentes, aunque los criterios de qué implica esta forma de producción es un debate abierto con posturas antagónicas, donde las empresas, legitimándose en la ciencia y el avance tecnológico, ganan terreno

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Fil: González de Tobia, Ana María. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación. Instituto de Investigaciones en Humanidades y Ciencias Sociales (UNLP-CONICET); Argentina.

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Las unidades de producción hortícola del Cinturón Verde del Gran Rosario surgen en un espacio tradicionalmente priorizado para la producción agropecuaria exportable. Presentes desde el siglo XIX en el área, fueron incrementándose en función del crecimiento demográfico hasta aproximadamente mediados de la década de 1970, cuando los precios internacionales pagados por la soja convirtieron a esta leguminosa en una ventajosa competidora por tierra. El incremento de la producción agrícola implicó una presión excesiva sobre el entorno natural de los espacios rurales, como una alteración de las condiciones de trabajo y de vida de las personas vinculadas a este territorio. Este trabajo indaga las modificaciones ocurridas en la estructura social hortícola zonal en los últimos 30 años.

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Fil: González de Tobia, Ana María. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación. Instituto de Investigaciones en Humanidades y Ciencias Sociales (UNLP-CONICET); Argentina.

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Las unidades de producción hortícola del Cinturón Verde del Gran Rosario surgen en un espacio tradicionalmente priorizado para la producción agropecuaria exportable. Presentes desde el siglo XIX en el área, fueron incrementándose en función del crecimiento demográfico hasta aproximadamente mediados de la década de 1970, cuando los precios internacionales pagados por la soja convirtieron a esta leguminosa en una ventajosa competidora por tierra. El incremento de la producción agrícola implicó una presión excesiva sobre el entorno natural de los espacios rurales, como una alteración de las condiciones de trabajo y de vida de las personas vinculadas a este territorio. Este trabajo indaga las modificaciones ocurridas en la estructura social hortícola zonal en los últimos 30 años.