124 resultados para MARGINALITY


Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Este trabalho tem como propósito explicitar a relação de injustiça ambiental e as controvérsias entre atores sociais com distintos modos de significação e apropriação territorial no contexto de um conflito ambiental na localidade do Pontal da Barra, praia do Laranjal, Pelotas - RS. Desde uma perspectiva etnográfica, objetiva-se incorporar a dimensão do conflito enquanto elemento central de análise. Para isso, partiu-se da proposta analítica de explicitação do conflito como forma de mapeamento dos diferentes atores sociais em interação, contemplando suas visões, posições, interesses, discursos e estratégias de disputa e legitimação no campo ambiental. Consiste em um conflito ambiental que insurgiu a partir da proposta de implantação de um loteamento residencial no contexto de urbanização do balneário do Laranjal durante a década de 1980, envolvendo os seguintes atores sociais: moradores removidos e os que permanecem no Pontal da Barra; membros da comunidade científica e movimento ambientalista local; empresário do ramo imobiliário e turístico no Pontal da Barra e a intervenção de instâncias públicas. Destaca-se a posição dos moradores, vistos em situação de marginalidade, que passaram a representar obstáculos e entraves, tanto para os interesses imobiliários e turísticos na localidade como para uma parcela significativa de ambientalistas que visam à preservação integral da área do Pontal da Barra. Em conjunto a essas iniciativas de grupos organizados sobressai a posição do Estado enquanto mediador desses conflitos e agente que procura executar estratégias de controle e planejamento do espaço, envolvendo as disputas territoriais e os discursos ambientais em questão. Perante esses órgãos do Estado e setores da iniciativa privada, a situação desses moradores caracteriza-se pela irregularidade fundiária, no qual seu espaço habitado não é reconhecido como deles. Dessa forma, este trabalho foi desenvolvido a partir da seguinte questão: tendo em vista os diferentes atores sociais envolvidos, como tem se configurado, desde a década de 1980, o conflito ambiental em torno da disputa territorial pelo Pontal da Barra, Pelotas/RS. Nessa perspectiva, busca-se desconstruir a retórica hegemônica e dominante que escamoteia as diferenças e naturaliza as desigualdades entre os atores sociais envolvidos procurando silenciar e despolitizar a participação pública no debate dos conflitos ambientais, para, através desse entendimento, corroborar com a discussão de uma Educação Ambiental crítica que tenha nos conflitos existentes a sua pauta de pesquisa e de ação.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

La presente ricerca di dottorato, attraverso un’indagine multidisciplinare, si pone l’obiettivo di elaborare in chiave pedagogica una riflessione sulla relazione esistente tra la letteratura per l’infanzia, la narrazione, l’esperienza e il limite. La ricerca mira ad analizzare le metafore del limite intese come metafore della caducità, della ferita, della marginalità, della liminalità, della divergenza e dell’alterità. La ricerca si concentra in particolare sulle rappresentazioni metaforiche della relazione educativa tra personaggi mentori e personaggi bambini, colti in attraversamenti e transizioni esistenziali, colti quindi nell’atto di cura della loro natura limitata. L’impianto teorico-interpretativo elaborato è utilizzato per sondare criticamente l’opera di Robert Louis Stevenson e di James Matthew Barrie, autori scelti come rappresentanti emblematici del periodo di soglia a cavallo di secolo, compreso tra il 1880 e il 1914. Attraverso l’applicazione del paradigma indiziario della ricerca storiografica e letteraria, l’indagine raccoglie correlazioni incongrue tra le opere, le biografie e la storia in cui esse si inseriscono, per formulare ipotesi che permettano un’interpretazione delle modificazioni che le rappresentazioni del limite subirono in quel periodo, sul limitare del primo conflitto mondiale.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Il presente lavoro di tesi, inscritto in un’ottica pedagogica interdisciplinare che si sviluppa attraverso il paradigma indiziario, si propone di svolgere una riflessione attorno alla «parola poetica» nell’ottica di un’educazione estetica dell’infanzia che passi anche dalla scoperta di un linguaggio polisemico, metaforico, complesso, lieve quale quello poetico. Concetti quali la marginalità e l’alterità del dire poetico e della figura stessa del poeta, che dà voce al momento liminale della communitas, si fanno rivelatori di quella che si mostra come vera e propria “parola magica” capace di dare senso, nel mito e nel rito che costantemente lo rigenera, all’esperienza umana. La ricerca prende quindi in esame alcuni momenti paradigmatici, nella storia dell’immaginario e nella riflessione letteraria occidentale, che hanno favorito l’incontro fra poesia e infanzia nel terreno di una parola che dà voce alla liminalità: da Rousseau a Pascoli, da Baudelaire a Stevenson, numerosi sono gli autori che conducono la riflessione fino a quel territorio di soglia proficuamente spaesante che è la poesia «autentica» per l’infanzia contemporanea. In particolare, questa ricerca prende in esame la collana di poesia della casa editrice Topipittori significativamente denominata “Parola magica”. Ventidue titoli, riconducibili alle due tipologie testuali che C. Boutevin definisce «raccolta di poesie illustrata» e «albo-poesia», permettono un affondo nella poesia contemporanea per l’infanzia, che esprime in questa collana la propria dimensione di soglia: l’interdipendenza fra parola e immagine e la diffusa presenza di «tracce di fiaba» ne sono i principali indizi analizzati in questo lavoro.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

L’obiettivo di questa analisi è di coniugare la ricostruzione dei processi di assoggettamento che producono i copioni entro cui prende forma la soggettività dei profughi siriani, con la ricostruzione delle problematizzazioni alla base dei sistemi di controllo e gestione della circolazione regolare. Secondo l’UNHCR, tra il 2012 e il 2016 quasi un milione e mezzo di profughi siriani si è stabilita in Libano nel tentativo di sottrarsi all’intensificarsi del conflitto tra il regime di Assad e il fronte variegato di milizie ribelli. Questa popolazione in esilio si è confrontata con le politiche di amministrazione e controllo della loro presenza dispiegate dall’assemblaggio tra istituzioni locali e internazionali: in particolare, i governi libanesi che si sono avvicendati dal 2013 hanno progressivamente implementato interventi di inclusione differenziale della popolazione di profughi, relegandone la maggioranza in uno stato di marginalità e precarietà esistenziale. Di conseguenza, per molti di loro provare ad accedere a forme di mobilità regolare si impone come uno dei pochi percorsi possibili per ottenere il riconoscimento di un livello minimo di esistenza legittima. L’analisi sviluppata in questo elaborato si basa su una ricerca etnografica condotta in Libano nella regione dell’Akkar tra il 2019 e il 2020, a cui è stata associato uno studio dell’infrastruttura tecnico-politica dei Corridoi Umanitari, un programma per la mobilità dei profughi avviato nel biennio 2016-2017, grazie alla collaborazione tra autorità italiane e una serie di associazioni religiose attive in Italia.