943 resultados para Cisma religioso


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Il progetto per la cittadina di Toscanella, nasce dalla volontà di dare risposta ad un’esigenza locale di crescita e riqualificazione del centro storico. L'area in oggetto riguarda gran parte della cittadina di Toscanella. Uno degli obiettivi principali è quello di rivalutare ed integrare tale sito alla luce dell'espansione demografica degli ultimi decenni, integrandolo con servizi attualmente mancanti. Punti programmatici del progetto sono: - La realizzazione di un parco fluviale che permetta il recupero e la riqualificazione del tratto di riva del rio Sabbioso compreso tra via Nenni e via Caduti del lavoro; - Un nuovo centro religioso con locali parrocchiali, chiesa e casa canonica, richiesti per inadeguatezza degli attuali; - nuovo centro polifunzionale che comprenda spazi per lo spettacolo e le arti in generale, spazi per l'attività fisica e ricettività minori (bar, spazi comuni...).

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Con il presente progetto di tesi si intende proporre la riqualificazione di una porzione della cittadina di Toscanella di Dozza, attraverso la realizzazione di diversi edifici quali: una nuova chiesa parrocchiale corredata di aule e sale per le attività di catechesi ed altri spazi comuni, un centro culturale polivalente, che comprende anche diverse ricettività, un centro sportivo di modeste dimensioni con campo da calcetto all’aperto. Tutto il nuovo complesso si inserisce all’interno di un’area verde che costeggia il rio Sabbioso, e che collega attraverso un sistema di spazi aperti, i vari edifici oggetto di progettazione.

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La presente tesi si concentra sul romanzo popolare irlandese scritto da donne, nel periodo compreso tra il 1798 e il 1921. Quattro sono le autrici prese in considerazione: Charlotte Elizabeth Tonna, Sydney Owenson (meglio conosciuta come Lady Morgan), Edith Somerville e Katharine Tynan, le cui vite e opere coprono un periodo storico fondamentale per l’uscita dell’Irlanda dal dominio coloniale britannico e la formazione della nazione irlandese nel sud del paese. L’interesse principale è quello di analizzare il modo in cui nei loro testi prende forma la nazione, e in particolare attraverso quali immagini e riferimenti religiosi. Il senso è quello, dunque, di rileggere tali testi prestando maggiore attenzione alla religione, uno dei principali collanti tra autrici e pubblico: all’epoca in cui l’Irlanda stava acquisendo i confini che oggi ancora mantiene, esisteva un terreno d’incontro tra discorso politico e letterario, quello della nazione, e tale terreno veniva attraversato anche dal messaggio religioso. Il fine ultimo è quello di dimostrare che la letteratura popolare non è “seconda” ad altre quanto a valori che è in grado di trasmettere e a messaggi che è in grado di veicolare: trascurarla significa non capire i meccanismi attraverso i quali una società si sviluppa e si modifica.

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L'inno dedicato ai sette Amesha Spəṇta è parte della produzione avestica recenziore, e si compone in gran parte di porzioni testuali riprese da altri testi avestici a loro volta di formazione tardiva. Lo Yašt si divide in tre parti principali: le stanze 0-10; 11-14; e infine la stanza 15 che comprende la formula di chiusura tipica degli inni avestici. La prima sezione (2.0-10) è composta dalla formula di apertura, incompleta rispetto a quelle dei restanti inni, seguita dai primi sette capitoli di entrambi i Sīh-rōzag compresi i Gāh. Le stanze centrali (11-14) si caratterizzano per l'assenza di passi gemelli, un elevato numero di hapax e di arcaismi formali e inoltre, una grande variabilità nella tradizione manoscritta. Si tratta di una formula magica per esorcizzare/allontanare demoni e stregoni, che doveva essere recitata per sette volte. Tale formula probabilmente rappresentava in origine un testo autonomo che veniva recitato assieme ad altri testi avestici. La versione a noi pervenuta comprende la recitazione di parte di entrambi i Sīh-rōzag, ma è molto probabile che tale arrangement sia soltanto una sequenza recitativa che doveva coesistere assieme ad altre. Attualmente la formula magica viene recitata principalmente assieme allo Yasna Haptaŋhāiti, senza le restanti stanze dell'inno nella sua versione geldneriana. Il testo sembra nascere come formula magica la quale venne recitata assieme a diversi testi avestici come per esempio parti dello Sīh-rōzag. In un periodo impossibile da stabilire con certezza la versione viene fissata nella forma a noi pervenuta nella maggior parte dei manoscritti e per la sua affinità formale probabilmente interpretato come inno e perciò incluso nell'innario avestico.

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Dante Lattes

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Fil: Duarte Rust, Leandro. Universidade Federal do Mato Grosso (Brasil)

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El presente trabajo intenta mostrar de que manera una creencia pre-estatal, reflejo directo "no codificado" de imaginarios sociales indiferenciados, fue reutilizada, reproducida y resignificada por una ideología devenida en dominante y coincidente con el progresivo afianzamiento de la práctica estatal en Egipto. La pretensión es, en tanto y en cuanto esto no implique una artificiosidad forzada como improductiva, rastrear la etiología de la religión de estado en el Egipto faraónico y la relación directa entre la institucionalización de un culto global y la estructuración de lo que pertinentemente llamaremos campo religioso, entendido como una constelación de actores sociales en permanente interacción. La riqueza y amplitud teóricas de los análisis bourdianos, así como una relectura de sus presupuestos sobre la sociología de la religión -campo religioso, capital simbólico, habitus, etc...-, bien pueden contribuir a repensar, desde nuevas perspectivas, el punto de inflexión que supone el comienzo de la interacción entre la naciente práctica estatal y las estructuras de parentesco depositarias de un bagaje de creencias no mediatizadas

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El presente trabajo intenta mostrar de que manera una creencia pre-estatal, reflejo directo "no codificado" de imaginarios sociales indiferenciados, fue reutilizada, reproducida y resignificada por una ideología devenida en dominante y coincidente con el progresivo afianzamiento de la práctica estatal en Egipto. La pretensión es, en tanto y en cuanto esto no implique una artificiosidad forzada como improductiva, rastrear la etiología de la religión de estado en el Egipto faraónico y la relación directa entre la institucionalización de un culto global y la estructuración de lo que pertinentemente llamaremos campo religioso, entendido como una constelación de actores sociales en permanente interacción. La riqueza y amplitud teóricas de los análisis bourdianos, así como una relectura de sus presupuestos sobre la sociología de la religión -campo religioso, capital simbólico, habitus, etc...-, bien pueden contribuir a repensar, desde nuevas perspectivas, el punto de inflexión que supone el comienzo de la interacción entre la naciente práctica estatal y las estructuras de parentesco depositarias de un bagaje de creencias no mediatizadas