999 resultados para Castello di Schio (Schio, Italy)
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Includes bibliographical references.
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Vol. 19-23 (1911-1915) also called nuova serie, v.1-5; v. 24-50 (1916-1942) called also ser. 3-4; v.-<83> (-<1979>) called also ser. 7; v. 92-101, <1988>-1997 called also ser. 8; v. 102- called also ser. 9.
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Accompanied by Table générale, rédigée par Paul Cornu. Paris, J. Schemit, 1912. Numbered as vol.xviii of the series.
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Seal of the Société de l'histoire de l'art français, on t.p. of each volume.
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Archival material from the Vatican Archives, the Turin and the Milan state archives.
Per l'inaugurazione del concentramento delle Pie case degli incurabili in Abbiategrasso : discorso /
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University of Illinois bookplate: "From the library of Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo, purchased 1921".
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Bibliographical foot-notes.
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La presente ricerca di dottorato consiste in un’analisi di carattere politico ed istituzionale dei poteri signorili e territoriali, collegati a distretti castrensi, documentati nella Romagna nord-occidentale durante il pieno medioevo. L’indagine mira a ricostruire, principalmente attraverso fonti documentarie, alcune delle quali inedite, la geografia dei poteri in un’area sub-regionale, con particolare attenzione al fenomeno della signoria rurale, dei poteri comitali e dell’incastellamento. Partendo dallo studio di una realtà locale, la ricerca arriva a sviluppare argomentazioni di carattere generale, ricollegandosi al dibattito storiografico sui poteri signorili e l’incastellamento. La ricerca risulta incentrata sui soggetti politici, laici ed ecclesiastici, detentori dei castelli e dei poteri pubblici nella Bassa Romagna, in primo luogo gli arcivescovi di Ravenna, i vescovi e i conti di Imola, le famiglie comitali di Cunio, Bagnacavallo e Donigallia nei secoli XI-XIII. L'attenzione si concentra, in particolare, sulla fase del cosiddetto “secondo incastellamento” e sui decenni a cavaliere tra XII e XIII secolo, con il tentativo di espansione dei comuni nel contado e la formalizzazione dei poteri dei signori rurali da parte dei sovrani svevi. Proprio alla complessa interazione con il mondo cittadino e allo stretto rapporto dei Cunio e dei Malvicini con la corte di Federico II viene dato ampio spazio nei capitoli conclusivi del presente lavoro.
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Il problema dell'acidificazione degli oceani, conseguente ai cambiamenti climatici, è un processo ancora poco conosciuto. Per comprendere questo fenomeno, possono essere utilizzati degli ambienti naturalmente acidificati, considerati laboratori a cielo aperto. Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di utilizzare le fumarole presenti nell'isola di Ischia, per approfondire le dinamiche dei processi di acidificazione e per analizzare l'eventuale interazione tra pH e condizioni meteorologiche. I dati utilizzati, forniti dalla Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli, erano serie di pH e di vento rilevate in continuo, in due aree, nord e sud rispetto all'isolotto del Castello Aragonese, e in tre stazioni lungo un gradiente di acidificazione. Tutto il lavoro è stato svolto a step, dove il risultato di un'analisi suggeriva il tipo e il metodo analitico da utilizzare nelle analisi successive. Inizialmente i dati delle due serie sono stati analizzati singolarmente per ottenere i parametri più salienti delle due serie. In seguito i dati sono stati correlati fra loro per stimare l'influenza del vento sul pH. Globalmente è stato possibile evidenziare come il fenomeno dell'acidificazione sia correlato con il vento, ma la risposta sembra essere sito-specifica, essendo risultato dipendente da altri fattori interagenti a scala locale, come la geomorfologia del territorio, le correnti marine e la batimetria del fondale. È però emersa anche la difficoltà nel trovare chiare correlazioni fra le due serie indagate, perché molto complesse, a causa sia della numerosa quantità di zeri nella serie del vento, sia da una forte variabilità naturale del pH, nelle varie stazioni esaminate. In generale, con questo lavoro si è dimostrato come utilizzare tecniche di analisi delle serie storiche, e come poter utilizzare metodi di regressione, autocorrelazione, cross-correlation e smoothing che possono integrare i modelli che prendono in considerazione variabili esogene rispetto alla variabile di interesse.
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Debris flow hazard modelling at medium (regional) scale has been subject of various studies in recent years. In this study, hazard zonation was carried out, incorporating information about debris flow initiation probability (spatial and temporal), and the delimitation of the potential runout areas. Debris flow hazard zonation was carried out in the area of the Consortium of Mountain Municipalities of Valtellina di Tirano (Central Alps, Italy). The complexity of the phenomenon, the scale of the study, the variability of local conditioning factors, and the lacking data limited the use of process-based models for the runout zone delimitation. Firstly, a map of hazard initiation probabilities was prepared for the study area, based on the available susceptibility zoning information, and the analysis of two sets of aerial photographs for the temporal probability estimation. Afterwards, the hazard initiation map was used as one of the inputs for an empirical GIS-based model (Flow-R), developed at the University of Lausanne (Switzerland). An estimation of the debris flow magnitude was neglected as the main aim of the analysis was to prepare a debris flow hazard map at medium scale. A digital elevation model, with a 10 m resolution, was used together with landuse, geology and debris flow hazard initiation maps as inputs of the Flow-R model to restrict potential areas within each hazard initiation probability class to locations where debris flows are most likely to initiate. Afterwards, runout areas were calculated using multiple flow direction and energy based algorithms. Maximum probable runout zones were calibrated using documented past events and aerial photographs. Finally, two debris flow hazard maps were prepared. The first simply delimits five hazard zones, while the second incorporates the information about debris flow spreading direction probabilities, showing areas more likely to be affected by future debris flows. Limitations of the modelling arise mainly from the models applied and analysis scale, which are neglecting local controlling factors of debris flow hazard. The presented approach of debris flow hazard analysis, associating automatic detection of the source areas and a simple assessment of the debris flow spreading, provided results for consequent hazard and risk studies. However, for the validation and transferability of the parameters and results to other study areas, more testing is needed.
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The distinct core-to-rim zonation of different REEs in garnet in metamorphic rocks, specifically Sm relative to Lu, suggests that Sm-Nd and Lu-Hf isochron ages will record different times along a prograde garnet growth history. Therefore, REE zonations in garnet must be measured in order to correctly interpret the isochron ages in terms of the garnet growth interval, which could span several m.y. New REE profiles, garnet crystal size distributions, and garnet growth modeling, combined with previously published Sm-Nd and Lu-Hf geochronology on a UHP eclogite of the Zermatt-Saas Fee (ZSF) ophiolite, Lago di Cignana (Italy), demonstrate that prograde garnet growth of this sample occurred over a similar to 30 to 40 m.y. interval. Relative to peak metamorphism at 38 to 40 Ma, garnet growth is estimated to have begun at similar to 11 to 14 kbar pressure at similar to 70 to 80 Ma. Although such a protracted garnet growth interval is surprising, this is supported by plate tectonic reconstructions which suggest that subduction of the Liguro-Piemont ocean occurred through slow and oblique convergence. These results demonstrate that REE zonations in garnet, coupled to crystal size distributions, provide a powerful means for understanding prograde metamorphic paths when combined with Sm-Nd and Lu-Hf geochronology. (C) 2009 Elsevier B.V. All rights reserved.
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Référence bibliographique : Weigert, 88