976 resultados para ancient greek vase painting


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The relationship between humans and non-human animals dates back to the Prehistoric Era, when groups of humans migrated from the nomadic and extractive stage to sedentariness, starting to develop agriculture and animal husbandry. Ancient Greek philosophy, notably the Aristotelian school of philosophy, posited that nature has not done anything for nothing, and all things have a purpose: plants were created for the sake of animals, and these for the good of men, while the Bible preaches the view that the world was created for the good of men and other species were subordinated to their wants and needs. During the Renaissance, centuries XIV to XVI, anthropocentrism was established as the main philosophical concept. However, in relation to the treatment of animals, Renaissance did not differ substantially from medieval scholasticism, considering animals like machines, devoid of pain and immortal soul. In this context, scientific knowledge about plants, non-human animals and nature in general, is built on anthropocentric values, thus influencing the construction of school education in the disciplines of Science and Biology. Nowadays, at São Paulo state schools, specifically in the Ensino Fundamental II (6th to 9th grade), the program of the discipline Ciências da Natureza e suas Tecnologias is set by the Currículo Oficial do Estado de São Paulo, via the São Paulo Faz Escola Program, implemented by the Secretaria Estadual de Educação in 2010. This documentary research used the methodology of Content Analysis and aimed to analyze the presentation of non-human animals in Caderno do Professor and Caderno do Aluno, from 6th to 9th grades of the discipline Ciências da Natureza e suas Tecnologias. The analysis of the courseware revealed that its contents were influenced by the anthropocentric view, in both implicitly and explicitly ways, conveying anthropomorphic, utilitarian, stereotyped and derogatory statements towards...

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Questa ricerca mostra l’evoluzione della letteratura mitologica per ragazzi in Italia. Il primo libro italiano di mitologia per bambini è stato pubblicato nel 1911 (lo stesso anno di un’importante e violenta guerra coloniale tra l’Italia e la Libia): la scrittrice italiana Laura Orvieto pubblicò allora “Storie della storia del mondo”, in cui riunì antichi racconti greci per giovani lettori. Queste storie erano ispirate al libro mitologico per bambini “Il libro delle meraviglie” di Hawthorne (titolo originale “A Wonder Book for Girls and Boys”). In seguito molti scrittori italiani scrissero libri mitologici per giovani lettori: serie importanti di libri di mitologia per bambini furono pubblicate durante il regime mussoliniano – talvolta per diffondere l’ideologia fascista della superiorità romana. Durante questo periodo, i libri mitologici spesso mostravano uno stile letterario solenne. Dopo la seconda guerra mondiale, la letteratura mitologica per bambini cambiò lentamente prospettiva: gli scrittori italiani cominciarono ad usare il mito per parlare di problemi sociali (p.e. Gianni Rodari descriveva re Mida come un capitalista) e per spiegare le diverse condizioni umane (p.e. Beatrice Masini fa riferimento alle dee e alle eroine greche per descrivere la condizione femminile). La ricerca analizza anche la relazione tra mito e scuola in Italia: i racconti mitologici hanno sempre fatto parte dei programmi scolastici italiani per bambini dagli 8 agli 11 anni. Le riforme scolastiche – deliberate negli anni ’20 e ’40 – fissarono pratiche didattiche sui miti ancora oggi in uso. I racconti mitologici erano soprattutto un supporto per gli studi storici e letterari. Tuttavia, negli ultimi decenni, i miti sono divenuti un importante aiuto per gli insegnamenti scientifici e artistici.

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The present study investigates the principles that effect the relationship between voice and movement in performance. The topic stresses a contemporary tendency, which emerges from the work of numerous artits and looks into a research field that has not yet been well explored. The research arises from what I observed and experienced during my performance practical work and what I deepened after theorical studies: expression through movement and voice reflects constant principles. The first two chapters of the former study analyze the compared lines of the inquiry, from a theoretical point of view (interior and exterior voice-movement spatial patterns, and temporal patterns) and a practical point of view referring to body, action and relation. The third one is a survey on 'vocal gesture' as devised by Francesca della Monica, a topic that finds here the first academic investigation, built after nine years sudies with the artist on the oral sources of her teaching. The research is based on practical and theorical sources (especially philosophical studies of Giovanni Piana, Carlo Serra, Merleau-Ponty; performing studies of Grotowski, Laban, Dalcroze, Tomatis; ancient greek philosophy and literature; bodywork tecqniques as Kineseology, Body-mind centering, Alexander, Feldenkrais). The purpose of the study is to theorize, sistematyze and expose clear lines of compared investigation awakening the performer's interest on a central issue of his work and drawing the researcher's attention to make further focusing on the matter. Abstract (Italian) La ricerca va incontro a una tendenza che la contemporaneità pone in risalto con l'opera di numerosi artisti, investigando un campo ancora poco visitato a livello critico. Essa teorizza, sistematizza ed espone le costanti riscontrate nella relazione tra voce e movimento. L'indagine deriva dal presupposto, a me suggerito dalla pratica e dallo scambio con maestri e performer, e qui approfondito e restituito a livello teorico, che nella danza e nel canto, nell'espressione attraverso il movimento o attraverso la voce, si riflettono gli stessi principi. La tesi è articolata in tre capitoli: i primi due sviluppano le linee di indagine comparata, prima da un punto di vista filosofico e poi da un punto di vista pratico, il terzo porta alla luce il concetto di gesto-vocale come inteso da Francesca della Monica, di cui questo studio rappresenta il primo contributo scientifico, aprendo una ricerca nuova agli studi di settore. Il primo capitolo, 'Risonanze', sviluppa le premesse filosofiche della questione, introduce il corpo come veicolo di voce e movimento, affronta il tema del movimento della voce nello spazio interno del corpo e nello spazio di relazione. Legge poi il movimento in termini temporali, secondo i concetti di istante, ritmo, forma e flusso. Il secondo capitolo, 'Costanti', espone le costanti concrete della relazione voce-movimento in riferimento allo spazio interno del corpo, all'azione, allo spazio esterno di relazione. Il terzo capitolo, 'Confini', analizza il gesto vocale, come inteso da Francesca della Monica, concetto sintesi dell'intera ricerca poiché integra, nella sua essenza, il movimento fisico e vocale, restituendo e approfondendo lo spettro di riflessioni emerse nei primi due capitoli. Il gesto vocale, nella sua accezione espressiva, così come il lavoro di Francesca della Monica, è ancora estraneo agli studi di settore e trova in questo studio un primo contributo accademico. Le fonti sono quelle dell'insegnamento orale di Francesca della Monica, che ho seguito per nove anni, fino a desumerne una mia personale sistematizzazione, integrata con altri punti di vista critici. Analizzo i diversi livelli di profondità del gesto vocale scandendo il tema secondo la categoria della relazione: relazioni motorie, relazioni materiche, relazioni spaziali, temporali, compositive e sinestesiche. Le fonti della ricerca sono scaturite da due sorgenti, quella sul campo, e quella della teoria, confluite qui in un unico flusso. Le fonti 'in presa diretta' sono state avvalorate e confrontate con le fonti relative agli studi di settore (in particolare per la filosofia Giovanni Piana, Carlo Serra, Merleau-Ponty, per il teatro, il canto e la danza Grotowski, Laban, Dalcroze, Tomatis) e le bodywork techniques (Kinesiologia, Body-mind centering, metodo Alexander, metodo Feldenkrais). Ampio spazio viene dato alla grecità antica, che propone sull'espressione di voce e movimento un pensiero integrato carico di speculazioni che racchiudono in nuce i principi sviluppati. Lo studio tenta di offrire un livello di lettura idoneo a suscitare l'interesse del performer, e a valere come momento di indagine per lo studioso, che possa da queste basi operare approfondimenti sulle connessioni proposte. L'obiettivo è restituire la conoscenza, intuita in virtù della pratica, elaborata ed arricchita grazie alla teoria, su un nodo fondamentale per gli studi teatrali e recente oggetto di attenzione da parte di critici e artisti.

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The present dissertation focuses on the dual number in Ancient Greek in a diachronical lapse stretching from the Mycenaean age to the Attic Drama and Comedy of the 5th century BC. In the first chapter morphological issues are addressed, chiefly in a comparative perspective. The Indo European evidence on the dual is hence gathered in order to sketch patterns of grammaticalisation and paradigmatisation of specific grams, growing increasingly functional within the Greek domain. In the second chapter syntactical problems are tackled. After a survey of scholarly literature on the Greek dual, we engage in a functional and typological approach, in order to disentangle some biased assessments on the dual, namely its alleged lack of regularity and intermittent agreement. Some recent frameworks in General Linguistics provide useful grounds for casting new light on the subject. Internal Reconstruction, for instance, supports the facultativity of the dual in each and every stage of its development; Typology and the Animacy Hierarcy add precious cross linguistical insight on the behaviour of the dual toward agreement. Glaring differences also arise as to the adoption — or avoidance — of the dual by different authors. Idiolectal varieties prove in fact conditioned by stylistical and register necessity. By means of a comparison among Epics, Tragedy and Comedy it is possible to enhance differences in the evaluation of the dual, which led sometimes to forms of ‘censure’ — thus triggering the onset of competing strategies to express duality. The last two chapters delve into the tantalising variety of the Homeric evidence, first of all in an account of the notorious issue of the Embassy of Iliad IX, and last in a commentary of all significant Homeric duals — mostly represented by archaisms, formulae, and ad hoc coinages.

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La mia tesi offre uno studio sistematico di tutti i cambiamenti fonetici classificabili come 'Allungamento di Compenso' (AC) nella storia del greco antico. L'importanza di tali allungamenti vocalici nella fonologia storica e nella dialettologia del greco è, naturalmente, ben nota, ma diversi sviluppi individuali sono ancora discussi o poco chiari. Particolare attenzione è stata riservata all'odierno dibattito sull'AC nell'àmbito della fonologia teorica, e ad applicare correttamente i principi della linguistica generale ai fatti greci. Per ciascuna istanza di AC in greco, ho cercato di proporre una soluzione che sia coerente tanto con altri sviluppi noti del greco, sia con le tendenze attestate interlinguisticamente. Il greco risulta confermare la recente visione secondo cui non c'è un'unica regola o meccanismo responsabile dell'AC, ma esistono diverse tipologie, che in parte operano direttamente a livello della struttura fonologica astratta, in parte risultano dalla fonologizzazione di cambiamenti graduali e foneticamente condizionati. Entrambi i tipi risultano ben rappresentati in greco. Tuttavia, una tipologia di AC che è stata spesso postulata per il greco (l'AC da degeminazione) non è mai esistita in questa lingua. L'ultima parte di questo studio è dedicata a quattro casi separati di apparenti irregolarità nella distribuzione dell'AC o nel timbro della vocale lunga risultante. Dopo un'analisi filologica ed etimologica di tutto il materiale rilevante, si propongono delle spiegazioni per queste irregolarità.

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Il lavoro presenta le ricerche svolte ed i risultati ottenuti per consentire alle persone non vedenti lo studio quanto più autonomo del greco antico tramite sintesi vocale. Una introduzione storica ripercorre la prima vicenda professionale dell'esercizio della professione docente delle lettere classiche da parte di un soggetto privo di vista, mentre il riferimento alla legislazione contemporanea tenta di disegnare una cornice capace dei più moderni approdi supportati dalle tecnologie informatiche. La Tesi illustra infine il funzionamento dei vari dispositivi prodotti, mentre una importante appendice ripercorre le pubblicazioni via via curate dal Gruppo di Studio, accogliendo infine le trascrizioni dei codici di programmazione delle sintesi vocali realizzate. Essa affida così all'Università la prosecuzione delle ricerche delineando ulteriori ipotesi di sviluppo.

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Il presente lavoro di ricerca si propone di discutere il contributo che l’analisi dell’evoluzione storica del pensiero politico occidentale e non occidentale riveste nel percorso intellettuale compiuto dai fondatori della teoria contemporanea dell’approccio delle capacità, fondata e sistematizzata nei suoi contorni speculativi a partire dagli anni Ottanta dal lavoro congiunto dell’economista indiano Amartya Sen e della filosofa dell’Università di Chicago Martha Nussbaum. Ci si ripropone di dare conto del radicamento filosofico-politico del lavoro intellettuale di Amartya Sen, le cui concezioni economico-politiche non hanno mai rinunciato ad una profonda sensibilità di carattere etico, così come dei principali filoni intorno ai quali si è imbastita la versione nussbaumiana dell’approccio delle capacità a partire dalla sua ascendenza filosofica classica in cui assume una particolare primazia il sistema etico-politico di Aristotele. Il pensiero politico moderno, osservato sotto il prisma della riflessione sulla filosofia della formazione che per Sen e Nussbaum rappresenta la “chiave di volta” per la fioritura delle altre capacità individuali, si organizzerà intorno a tre principali indirizzi teorici: l’emergenza dei diritti positivi e sociali, il dibattito sulla natura della consociazione nell’ambito della dottrina contrattualista e la stessa discussione sui caratteri delle politiche formative. La sensibilità che Sen e Nussbaum mostrano nei confronti dell’evoluzione del pensiero razionalista nel subcontinente che passa attraverso teorici antichi (Kautylia e Ashoka) e moderni (Gandhi e Tagore) segna il tentativo operato dai teorici dell’approccio delle capacità di contrastare concezioni politiche contemporanee fondate sul culturalismo e l’essenzialismo nell’interpretare lo sviluppo delle tradizioni culturali umane (tra esse il multiculturalismo, il comunitarismo, il neorealismo politico e la teoria dei c.d. “valori asiatici”) attraverso la presa di coscienza di un corredo valoriale incentrato intorno al ragionamento rintracciabile (ancorché in maniera sporadica e “parallela”) altresì nelle tradizioni culturali e politiche non occidentali.

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Giulio Cesare Aranzio in Italian (Julius Caesar Arantius in Latin) has not received full acclaim for his achievements in the field of anatomy and surgery that remain unknown to most physicians. His anatomical books Observationes Anatomicas, and De Humano Foetu Opusculum and surgical books De Tumoribus Secundum Locos Affectos and Hippocratis librum de vulneribus capitis commentarius brevis printed in Latin and additional existing literature on Aranzio from medical history books and journals were analysed extensively. Aranzio became Professor of Anatomy and Surgery at the University of Bologna in 1556. He established anatomy as a distinguished branch of medicine for the first time in medical history. Aranzio combined anatomy with a description of pathological processes. He discovered the 'Nodules of Aranzio' in the semilunar valves of the heart. He gave the first description of the superior levator palpebral and the coracobrachialis muscles. Aranzio wrote on surgical techniques for a wide spectrum of conditions that range from hydrocephalus, nasal polyp, goitre and tumours to phimosis, ascites, haemorrhoids, anal abscess and fistulae, and much more. Aranzio had an extensive knowledge in surgery and anatomy based in part on the ancient Greek and his contemporaries in the 16th century but essentially on his personal experience and practice.

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The persuasive power of music is often relegated to the dimension of pathos: that which moves us emotionally. Yet, the music commodity is now situated in and around the liminal spaces of digitality. To think about how music functions, how it argues across media, and how it moves us, we must examine its material and immaterial realities as they present themselves to us and as we so create them. This dissertation rethinks the relationship between rhetoric and music by examining the creation, performance, and distribution of music in its material and immaterial forms to demonstrate its persuasive power. While both Plato and Aristotle understood music as a means to move men toward virtue, Aristotle tells us in his Laws, through the Athenian Stranger, that the very best kinds of music can help guide us to truth. From this starting point, I assess the historical problem of understanding the rhetorical potential of music as merely that which directs or imitates the emotions: that which “Soothes the savage breast,” as William Congreve writes. By furthering work by Vickers and Farnsworth, who suggest that the Baroque fascination with applying rhetorical figures to musical figures is an insufficient framework for assessing the rhetorical potential of music, I demonstrate the gravity of musical persuasion in its political weight, in its violence—the subjective violence of musical torture at Guantanamo and the objective, ideological violence of music—and in what Jacques Attali calls the prophetic nature of music. I argue that music has a significant function, and as a non-discursive form of argumentation, works on us beyond affect. Moreover, with the emergence of digital music distribution and domestic digital recording technologies, the digital music commodity in its material and immaterial forms allows for ruptures in the former methods of musical composition, production, and distribution and in the political potential of music which Jacques Attali describes as being able to foresee new political realities. I thus suggest a new theoretical framework for thinking about rhetoric and music by expanding on Lloyd Bitzer’s rhetorical situation, by offering the idea of “openings” to the existing exigence, audience, and constraints. The prophetic and rhetorical power of music in the aleatoric moment can help provide openings from which new exigencies can be conceived. We must, therefore, reconsider the role of rhetorical-musical composition for the citizen, not merely as a tool for entertainment or emotional persuasion, but as an arena for engaging with the political.

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Alessandro Baricco is an Italian author, pianist, journalist and music critic, among a wide range of many other talents. His novels have won great critical acclaim in Italy and France and are popular around the world. While generally considered among the postmodern writers, some critics have accused him of being a forerunner in a 1990s movement dubbed letteratura giovanile, that is juvenile literature that is simplistic, targets a young audience and is created for the sole purpose of making money. This criticism is unwarranted. Baricco is a multitalented author who pays strict attention to the quality of his work and weaves plotlines replete with a diverse set of genres, literary devices and symbolism, often inspired by other great writers and thinkers. However, literary critics have yet to acknowledge one of Baricco's strongest and most important influences: Homer, the ancient Greek bard and author of the epic poems, the Iliad and the Odyssey. Taking Baricco's work in a Homeric context can aid in viewing it as valid and important work, worthy of scholarly discussion and interpretation, rather than, as some critics accuse, a one-dimensional story meant only for children. This paper will argue that Baricco's work is Homeric and, in fact, Baricco's implementation of many of Homer's devices, such as his understanding of his audience and use rhythmic language and stereotyped story patterns, has aided Baricco's great success and popularity.

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En este trabajo se analiza el texto marechaliano en su relación con el intertexto de Sófocles y del mito griego en general, así como con otros intertextos presentes en la obra. Asimismo, se relaciona esa versión particular del mito con las coordenadas ideológicas del autor y con el tiempo político en que tuvo lugar su creación.

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La técnica emerge actualmente en nuestra sociedad también como tecnología: esta indiferencia respecto del sufijo logos revela que la técnica es actualmente inseparable de un discurso propio que podemos caracterizar como ficcional y objetivo, autorreferente, siempre optimista y fuertemente unido a la idea de progreso. Aquella idea originaria de técnica que prevalecía en la Antigüedad Griega, absolutamente relacionada con la poiesis y la creación, aparece hoy -en medio de sociedades desacralizadas y debilitadas en sus vínculos simbólicos ocupandoespacios insospechados: la tecnología parece irrumpir como una Verdad accesible a todos y como un gran relato unificador y cosmológico de nuestra humanidad.

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Dentro del marco de los estudios contemporáneos sobre la poesía griega antigua, dos corrientes críticas han adquirido relevancia interpretativa acerca de la naturaleza y la funcionalidad del "yo" en las composiciones líricas, elegíacas y yámbicas de la Grecia arcaica. La primera corriente entiende los textos como expresión personal del propio poeta. Desde esta perspectiva, el campo referencial que entra en juego en un poema remite siempre a la experiencia vivida por el poeta o a su reflexión íntima. Esta concepción postula una exégesis crítica tendiente a develar la poética a través de la biografía. La segunda corriente, concibe el "yo" como una construcción estereotipada o ficcional. De este modo, aquella primera persona funcionaría como un artilugio poético convencional. Nuestra presentación tiene como objetivo indagar las distintas vertientes interpretativas sobre la referencialidad del "yo" en las composiciones yámbicas de Arquíloco de Paros

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Presentación de la metodología empleada en el montaje del glosario electrónico de los verbos griegos medios presentes en la obra Biblioteca de Apolodoro. Después de algunas reflexiones sobre el concepto de la voz media en griego y el reconocimiento de las apariciones en el corpus mencionado, presentamos una pequeña lista de palabras, con algunos lemas previamente seleccionados, con la clasificación de los verbos medios según la función semántica señalada por el sujeto oracional

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El agua ha sido un elemento presente en muchas cosmogonías. El agua es necesaria a la vida, sin ella no existiría la vida como la conocemos. Esta percepción sobre el agua es tan antigua como la misma humanidad, haciéndose particularmente importante en pueblos donde ella no abunda, pueblos donde la orografía es desértica o pueblos donde el agua en forma de ríos se hace fundamental a la cosecha y por consiguiente a la vida, como los pueblos del cercano oriente, en particular los pueblos de la región del levante. Siendo esto así, pareciera peculiar la importancia dada por los primeros pensadores griegos, llamados filósofos presocráticos, al elemento agua en su filosofía. Argumentaré que el elemento agua es extraño al pensamiento griego, como elemento primigenio. Para ello discutiré algunos de los textos cosmogónicos griegos y del cercano oriente