329 resultados para Syagrus coronata


Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

The Australian palm Archontophoenix cunninghamiana was introduced into Brazil as an ornamental species, and became a dangerous invader of remnant Atlantic forest patches, demanding urgent management actions that require careful planning. Its fruits are greatly appreciated by generalist birds and its sudden eradication could be as harmful as its permanence in the native community. Our hypothesis was that A. cunninghamiana phenology and fruit traits would have facilitated the invasion process. Hence the aim of the study was to characterize the reproductive phenology of the palm by registering flowering and fruiting events, estimating fruit production, and evaluating fruit nutritional levels. Phenological observations were carried out over 12 months and analyzed statistically. Fruit traits and production were estimated. Pulp nutritional levels were determined by analyzing proteins, lipids, and carbohydrates. Results showed constant flowering and fruiting throughout the year with a weak reproductive seasonality. On average, 3651 fruits were produced per bunch mainly in the summer. Fruit analysis revealed low nutrient contents, especially of proteins and lipids compared with other Brazilian native palm species. We concluded that the abundant fruit production all year round, and fruit attractivity mainly due to size and color, :may act positively on the reproductive performance and effective dispersion of A. cunninghamiana. As a management procedure which would add quality to frugivore food resources we suggest the replacement of A. cunninghamiana by the native palm Euterpe edulis, especially in gardens and parks near to Atlantic forest fragments.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

La tesi si occupa della teoria delle ranking functions di W. Spohn, dottrina epistemologica il cui fine è dare una veste logica rigorosa ai concetti di causalità, legge di natura, spiegazione scientifica, a partire dalla nozione di credenza. Di tale teoria manca ancora una esposizione organica e unitaria e, soprattutto, formulata in linguaggio immediatamente accessibile. Nel mio lavoro, che si presenta come introduzione ad essa, è anche messa a raffronto con le teorie che maggiormente l’hanno influenzata o rispetto alle quali si pone come avversaria. Il PRIMO CAPITOLO si concentra sulla teoria di P. Gärdenfors, il più diretto predecessore e ispiratore di Spohn. Questo consente al lettore di acquisire familiarità con le nozioni di base della logica epistemica. La conoscenza, nella teoria del filosofo svedese, è concepita come processo di acquisizione ed espulsione di credenze, identificate con proposizioni, da un insieme. I tre maggiori fenomeni epistemici sono l’espansione, la revisione e la contrazione. Nel primo caso si immagazzina una proposizione in precedenza sconosciuta, nel secondo se ne espelle una a causa dell’acquisizione della sua contraddittoria, nel terzo si cancella una proposizione per amore di ipotesi e si investigano le conseguenze di tale cancellazione. Controparte linguistica di quest’ultimo fenomeno è la formulazione di un condizionale controfattuale. L’epistemologo, così come Gärdenfors concepisce il suo compito, è fondamentalmente un logico che deve specificare funzioni: vale a dire, le regole che deve rispettare ciascun passaggio da un insieme epistemico a un successivo per via di espansione, revisione e contrazione. Il SECONDO CAPITOLO tratta infine della teoria di Spohn, cercando di esporla in modo esauriente ma anche molto semplice. Anche in Spohn evidentemente il concetto fondamentale è quello di funzione: si tratta però in questo caso di quella regola di giudizio soggettivo che, a ciascuna credenza, identificata con una proposizione, associa un grado (un rank), espresso da un numero naturale positivo o dallo zero. Un rank è un grado di non-credenza (disbelief). Perché la non-credenza (che comporta un notevole appesantimento concettuale)? Perché le leggi della credenza così concepite presentano quella che Spohn chiama una “pervasiva analogia” rispetto alle leggi della probabilità (Spohn la chiama persino “armonia prestabilita” ed è un campo su cui sta ancora lavorando). Essenziale è il concetto di condizionalizzazione (analogo a quello di probabilità condizionale): a una credenza si associa un rank sulla base di (almeno) un’altra credenza. Grazie a tale concetto Spohn può formalizzare un fenomeno che a Gärdenfors sfugge, ossia la presenza di correlazioni interdoxastiche tra le credenze di un soggetto. Nella logica epistemica del predecessore, infatti, tutto si riduce all’inclusione o meno di una proposizione nell’insieme, non si considerano né gradi di credenza né l’idea che una credenza sia creduta sulla base di un’altra. Il TERZO CAPITOLO passa alla teoria della causalità di Spohn. Anche questa nozione è affrontata in prospettiva epistemica. Non ha senso, secondo Spohn, chiedersi quali siano i tratti “reali” della causalità “nel mondo”, occorre invece studiare che cosa accade quando si crede che tra due fatti o eventi sussista una correlazione causale. Anche quest’ultima è fatta oggetto di una formalizzazione logica rigorosa (e diversificata, infatti Spohn riconosce vari tipi di causa). Una causa “innalza lo status epistemico” dell’effetto: vale a dire, quest’ultimo è creduto con rank maggiore (ossia minore, se ci si concentra sulla non-credenza) se condizionalizzato sulla causa. Nello stesso capitolo espongo la teoria della causalità di Gärdenfors, che però è meno articolata e minata da alcuni errori. Il QUARTO CAPITOLO è tutto dedicato a David Lewis e alla sua teoria controfattuale della causalità, che è il maggiore avversario tanto di Spohn quanto di Gärdenfors. Secondo Lewis la migliore definizione di causa può essere data in termini controfattuali: la causa è un evento tale che, se non fosse accaduto, nemmeno l’effetto sarebbe accaduto. Naturalmente questo lo obbliga a specificare una teoria delle condizioni di verità di tale classe di enunciati che, andando contro i fatti per definizione, non possono essere paragonati alla realtà. Lewis ricorre allora alla dottrina dei mondi possibili e della loro somiglianza comparativa, concludendo che un controfattuale è vero se il mondo possibile in cui il suo antecedente e il suo conseguente sono veri è più simile al mondo attuale del controfattuale in cui il suo antecedente è vero e il conseguente è falso. Il QUINTO CAPITOLO mette a confronto la teoria di Lewis con quelle di Spohn e Gärdenfors. Quest’ultimo riduce i controfattuali a un fenomeno linguistico che segnala il processo epistemico di contrazione, trattato nel primo capitolo, rifiutando così completamente la dottrina dei mondi possibili. Spohn non affronta direttamente i controfattuali (in quanto a suo dire sovraccarichi di sottigliezze linguistiche di cui non vuole occuparsi – ha solo un abbozzo di teoria dei condizionali) ma dimostra che la sua teoria è superiore a quella di Lewis perché riesce a rendere conto, con estrema esattezza, di casi problematici di causalità che sfuggono alla formulazione controfattuale. Si tratta di quei casi in cui sono in gioco, rafforzandosi a vicenda o “concorrendo” allo stesso effetto, più fattori causali (casi noti nella letteratura come preemption, trumping etc.). Spohn riesce a renderne conto proprio perché ha a disposizione i rank numerici, che consentono un’analisi secondo cui a ciascun fattore causale è assegnato un preciso ruolo quantitativamente espresso, mentre la dottrina controfattuale è incapace di operare simili distinzioni (un controfattuale infatti è vero o falso, senza gradazioni). Il SESTO CAPITOLO si concentra sui modelli di spiegazione scientifica di Hempel e Salmon, e sulla nozione di causalità sviluppata da quest’ultimo, mettendo in luce soprattutto il ruolo (problematico) delle leggi di natura e degli enunciati controfattuali (a questo proposito sono prese in considerazione anche le famose critiche di Goodman e Chisholm). Proprio dalla riflessione su questi modelli infatti è scaturita la teoria di Gärdenfors, e tanto la dottrina del filosofo svedese quanto quella di Spohn possono essere viste come finalizzate a rendere conto della spiegazione scientifica confrontandosi con questi modelli meno recenti. Il SETTIMO CAPITOLO si concentra sull’analisi che la logica epistemica fornisce delle leggi di natura, che nel capitolo precedente sono ovviamente emerse come elemento fondamentale della spiegazione scientifica. Secondo Spohn le leggi sono innanzitutto proposizioni generali affermative, che sono credute in modo speciale. In primo luogo sono credute persistentemente, vale a dire, non sono mai messe in dubbio (tanto che se si incappa in una loro contro-istanza si va alla ricerca di una violazione della normalità che la giustifichi). In secondo luogo, guidano e fondano la credenza in altre credenze specifiche, che sono su di esse condizionalizzate (si riprendono, con nuovo rigore logico, le vecchie idee di Wittgenstein e di Ramsey e il concetto di legge come inference ticket). In terzo luogo sono generalizzazioni ricavate induttivamente: sono oggettivazioni di schemi induttivi. Questo capitolo si sofferma anche sulla teoria di legge offerta da Gärdenfors (analoga ma embrionale) e sull’analisi che Spohn fornisce della nozione di clausola ceteris paribus. L’OTTAVO CAPITOLO termina l’analisi cominciata con il sesto, considerando finalmente il modello epistemico della spiegazione scientifica. Si comincia dal modello di Gärdenfors, che si mostra essere minato da alcuni errori o comunque caratterizzato in modo non sufficientemente chiaro (soprattutto perché non fa ricorso, stranamente, al concetto di legge). Segue il modello di Spohn; secondo Spohn le spiegazioni scientifiche sono caratterizzate dal fatto che forniscono (o sono finalizzate a fornire) ragioni stabili, vale a dire, riconducono determinati fenomeni alle loro cause e tali cause sono credute in modo persistente. Con una dimostrazione logica molto dettagliata e di acutezza sorprendente Spohn argomenta che simili ragioni, nel lungo periodo, devono essere incontrate. La sua quindi non è solo una teoria della spiegazione scientifica che elabori un modello epistemico di che cosa succede quando un fenomeno è spiegato, ma anche una teoria dello sviluppo della scienza in generale, che incoraggia a perseguire la ricerca delle cause come necessariamente coronata da successo. Le OSSERVAZIONI CONCLUSIVE fanno il punto sulle teorie esposte e sul loro raffronto. E’ riconosciuta la superiorità della teoria di Spohn, di cui si mostra anche che raccoglie in pieno l’eredità costruttiva di Hume, al quale gli avversari si rifanno costantemente ma in modo frammentario. Si analizzano poi gli elementi delle teorie di Hempel e Salmon che hanno precorso l’impostazione epistemica. La teoria di Spohn non è esente però da alcuni punti ancora problematici. Innanzitutto, il ruolo della verità; in un primo tempo Spohn sembra rinunciare, come fa esplicitamente il suo predecessore, a trattare la verità, salvo poi invocarla quando si pone il grave problema dell’oggettivazione delle ranking functions (il problema si presenta poiché di esse inizialmente si dice che sono regole soggettive di giudizio e poi si identificano in parte con le leggi di natura). C’è poi la dottrina dei gradi di credenza che Spohn dice presentarsi “unitamente alle proposizioni” e che costituisce un inutile distacco dal realismo psicologico (critica consueta alla teoria): basterebbe osservare che i gradi di credenza sono ricavati o per condizionalizzazione automatica sulla base del tipo di fonte da cui una proposizione proviene, o per paragone immaginario con altre fonti (la maggiore o minore credenza infatti è un concetto relazionale: si crede di più o di meno “sulla base di…” o “rispetto a…”). Anche la trattazione delle leggi di natura è problematica; Spohn sostiene che sono ranking functions: a mio avviso invece esse concorrono a regole di giudizio, che prescrivono di impiegare le leggi stesse per valutare proposizioni o aspettative. Una legge di natura è un ingranaggio, per così dire, di una valutazione di certezza ma non si identifica totalmente con una legge di giudizio. I tre criteri che Spohn individua per distinguere le leggi poi non sono rispettati da tutte e sole le leggi stesse: la generalizzazione induttiva può anche dare adito a pregiudizi, e non di tutte le leggi si sono viste, individualmente, istanze ripetute tanto da giustificarle induttivamente. Infine, un episodio reale di storia della scienza come la scoperta della sintesi dell’urea da parte di F. Wöhler (1828 – ottenendo carbammide, organico, da due sostanze inorganiche, dimostra che non è vera la legge di natura fini a quel momento presunta tale secondo cui “sostanze organiche non possono essere ricavate da sostanze inorganiche”) è indice che le leggi di natura non sono sempre credute in modo persistente, cosicché per comprendere il momento della scoperta è pur sempre necessario rifarsi a una teoria di tipo popperiano, rispetto alla quale Spohn presenta invece la propria in assoluta antitesi.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Sites 759 through 764 were drilled during Ocean Drilling Program Leg 122 on the Exmouth and Wombat plateaus off northwest Australia, eastern Indian Ocean. Radiolarian recovery was generally poor due to unsuitable lithofacies. A few Quaternary radiolarian faunas were recovered from most of the sites. Rare and poorly preserved Oligocene and Eocene radiolarian faunas were recovered from Holes 760A, 761B, 761C, and 762B. Poorly preserved Cretaceous radiolarians occur in samples from Holes 761B, 762C, 763B, and 763C. Chert intervals from Cores 122-761B-28X, 122-761C-5R, and 122-761C-6R contain moderately well-preserved Cretaceous radiolarian faunas (upper Albian, mid- to upper Cenomanian, and mid-Albian, respectively). Rare fragments of Upper Triassic radiolarians were recovered from sections in Holes 759B, 760B, and 764A. The only well-preserved pre-Quaternary radiolarians are in lower and upper Paleocene faunas (Bekoma campechensis Zone) recovered from Site 761, Sections 122-761B-16X-1 to 122-761C-19X-CC. The composition of these faunas differs somewhat from that of isolated coeval Paleocene faunas from Deep Sea Drilling Project sites in the Atlantic, Gulf of Mexico, tropical Pacific, eastern Indian Ocean, and near Spain and North Africa, as well as from several on-land sites in North America, Cuba, and the USSR.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

A primary objective of Leg 175 was to investigate the upwelling history of the Benguela Current. Upwelling along the coast is found over the shelf in several well-established cells, as well as along the shelf-slope break, and extends over the 1000-m isobath. Streaming filaments along the coast also carry upwelled water off shore (Shannon, 1985). The upwelled nutrient-rich waters are sourced from the South Atlantic central water mass, which is a mixture of subtropical and subantarctic water masses. Below the central water mass lies Antarctic intermediate water (Shannon and Hunter, 1988, doi:10.2989/025776188784480735; Stramma and Peterson, 1989, doi:10.1175/1520-0485(1989)019<1440:GTITBC>2.0.CO;2). The upwelling system supports a robust marine community (Shannon and Pillar, 1986) where radiolarians are abundant (Bishop et al., 1978, doi:10.1016/0146-6291(78)90010-3). The endemic nature of radiolarians makes them useful in reconstructing the paleocirculation patterns. The biogeographic distribution of many species is limited by water-mass distribution. In a given geographic region, species may also have discrete depth habitats. However, their depth of occurrence can change worldwide because the depths of water masses vary with latitude (Boltovskoy, 1999). Consequently, species found at shallow depths at high latitudes (cold-water fauna) are observed deeper in the water column at lower latitudes. The low-latitude submergence of cold-water species broadens their distribution, resulting in species distributions that can cover multiple geographic regions (Kling, 1976, doi:10.1016/0011-7471(76)90880-9; Casey, doi:10.1016/0031-0182(89)90017-5; 1971; Boltovskoy, 1987, doi:10.1016/0377-8398(87)90014-4). Since radiolarian distribution is closely related to water-mass distribution and controlled by climatic conditions rather than geographic regions, similar assemblages characterize the equatorial, subtropical, transition, subpolar, and polar regions of ocean basins (Petrushevskaya, 1971a; Casey, 1989, doi:10.1016/0031-0182(89)90017-5; Boltovskoy, 1999). Numerous radiolarian species found in water masses in the Angola and Benguela Current systems have also been observed in plankton net samples, sediment traps, and surface-sediment studies in the Atlantic sector of the Southern Ocean, where they exhibited particular water-mass affinities (Abelmann, 1992a, doi:10.1007/BF00243107; Abelmann 1992b, doi:10.1007/BF00243108; Abelmann and Gowing, 1997, doi:10.1016/S0377-8398(96)00021-7). This report presents data on the radiolarian fauna recovered from Site 1082 sediments in the form of a survey of species reflecting the latitudinal migration of the Angola-Benguela Front and upwelling. The data constitute a time series of relative radiolarian abundances at very high resolution (every 20 cm) of the upper 12 m of Hole 1082A.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

On- and off-mound sediment cores from Propeller Mound (Hovland Mound province, Porcupine Seabight) were analysed to understand better the evolution of a carbonate mound. The evaluation of benthic foraminiferal assemblages from the off-mound position helps to determine the changes of the environmental controls on Propeller Mound in glacial and interglacial times. Two different assemblages describe the Holocene and Marine Isotope Stage (MIS) 2 and late MIS 3 (~31 kyr BP). The different assemblages are related to changes in oceanographic conditions, surface productivity and the waxing and waning of the British Irish Ice Sheet (BIIS) during the last glacial stages. The interglacial assemblage is related to a higher supply of organic material and stronger current intensities in water depth of recent coral growth. During the last glaciation the benthic faunas showed high abundances of cassidulinid species, implying cold bottom waters and a reduced availability of organic matter. High sedimentation rates and the domination of Elphidium excavatum point to shelf erosion related to sea-level lowering (~50 m) and the progradation of the BIIS onto the shelf. A different assemblage described for the on-mound core is dominated by Discanomalina coronata, Gavelinopsis translucens, Planulina ariminensis, Cibicides lobatulus and to a lower degree by Hyrrokkin sarcophaga. These species are only found or show significantly higher relative abundances in on-mound samples and their maximum contribution in the lower part of the record indicates a higher coral growth density on Propeller Mound in an earlier period. They are less abundant during the Holocene, however. This dataset portrays the boundary conditions of the habitable range for the cold-water coral Lophelia pertusa, which dominates the deep-water reefal ecosystem on the upper flanks of Propeller Mound. The growth of this ecosystem occurs during interglacial and interstadial periods, whereas a retreat of corals is documented in the absence of glacial sediments on-mound. Glacial conditions with cold intermediate waters, a weak current regime and high sedimentation rates provide an unfavourable environmental setting for Lophelia corals to grow. A Late Pleistocene decrease is observed in the mound growth for Propeller Mound, which might face its complete burial in the future, as it already happened to the buried mounds of the Magellan Mound province further north.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Abundant, generally well-preserved radiolarians from Sites 737, 744, 745, 746, 747, 748, and 751 were used in stratigraphic analysis of Neogene, and particularly middle Miocene to Holocene, Kerguelen Plateau sediments. The composite Kerguelen section is more complete than the Weddell Sea sections recovered by Leg 113, and the radiolarians are better preserved. Leg 113 radiolarian zonations of Weddell Sea sites were applicable with only slight modification, and three new zones - Siphonosphaera vesuvius, Acrosphaeral labrata, and Amphymenium challengerae - are proposed for the latest Miocene. Geologic age estimates are given for all radiolarian zones used. Major hiatuses affecting most sites were seen within the middle Miocene, in the latest Miocene, and latest Pliocene. Five new species are described: Acrosphaera? labrata, Acrosphaera? mercurius, Siphonosphaera vesuvius, Actinomma? magnifenestra, and Helotholus? haysi.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Eight Cenozoic radiolarian zones were recognized in samples from two holes at Site 603, drilled on the lower continental rise off North America during Leg 93 of the Deep Sea Drilling Project. Paleocene to early Eocene radiolarian zones (Bekoma bidartensis, Buryella clinata, and Phormocyrtis striata striata zones) and early to late Miocene radiolarian zones (Calocycletta costata, Dorcadospyris alata, Diartus petterssoni, and Didymocyrtis antepenultima zones) were recognized in sediments from Holes 603 and 603B. In addition, a new Paleocene Bekoma campechensis radiolarian Zone is defined by the interval between the first morphotypic appearance of B. campechensis and the B. campechensis-B. bidartensis evolutionary transition. This zone is immediately below the B. bidartensis Zone of Foreman (1973), and has previously been discussed as a Paleocene "unnamed zone" by other investigators. A hiatus between Neogene and Paleogene sequences was also recognized in the radiolarian faunas.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Lower and Upper Cretaceous sediments of the Maurice Ewing Bank, Site 511 (black shales, mudstones, zeolitic clays, and nannofossil chalk and ooze, 361 m thick) are characterized by an assemblage of planktonic foraminifers of low systematic diversity, including over 50 species. Representatives of Hedbergella, Globigerinelloides, Archaeoglobigerina, Whiteinella, Rugoglobigerina, and Heterohelix are predominant; species of Ticinella, Praeglobotruncana, Globotruncana, Schackoina, and Planoglobulina associated with some interbeds occur in smaller numbers. Planktonic foraminifers enable us to subdivide the Cretaceous sediments into Barremian-Aptian, Albian, upper Cenomanian, Turonian, Coniacian-Santonian, Santonian, Campanian, and upper Campanian-Maestrichtian intervals. The Lower Cretaceous (Albian) and Upper Cretaceous (upper Cenomanian-Turonian) are separated by a distinct hiatus and unconformity. In the Upper Cretaceous section, a hiatus may be present at the top of the Campanian. The upper Cenomanian-Santonian sediments are reduced in thickness, whereas the Campanian-Maestrichtian interval is expanded. In the Barremian-Aptian black shales, planktonic foraminifers are very rare: they were deposited in shallow water under anoxic conditions. In the Albian, when sedimentation conditions became oxidizing and the depth increased to 200-400 meters, they became more common. By the end of the Upper Cretaceous, depths appear to increase to 2000 meters. In the interbeds of calcareous sediments, planktonic foraminifers are common; in interbeds of zeolitic clays they are rare or absent (dissolution facies). Alternation of these types of sediments is especially characteristic of the Coniacian-lower Campanian, testifying to abrupt CCD fluctuations. The planktonic foraminifers of the Falkland Plateau belong to the Austral Province of the Southern Hemisphere. In their systematic composition they are extremely similar to microfauna of the Boreal Province of the Northern Hemisphere.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

A thirty-six meter thick section of Miocene mica clay of Gross Pampau was studied for molluscs and bolboformas. The molluscs define the regional substages of late Reinbekian to late Langenfeldian. The bolboformas enable the cross-correlation with the nannoplankton subdivision and the geological time scales of BERGGREN et al. (1995). New species are Periploma ariei, Ringicula tiedemanni, Bolboforma robusta badenensis, and Bolboforma contorta.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

The biostratigraphic distribution and abundance of lower Oligocene to Pleistocene diatoms is documented from Holes 747A, 747B, 748B, 749B, and 751A drilled during Ocean Drilling Program Leg 120 on the Kerguelen Plateau in the southeast Indian Ocean. The occurrence of middle and upper Eocene diatoms is also documented, but these are rare and occur in discrete intervals. The recovery of several Oligocene to Pleistocene sections with minimal coring gaps, relatively good magnetostratigraphic signatures, and mixed assemblages of both calcareous and siliceous microfossils makes the above four Leg 120 sites important biostratigraphic reference sections for the Southern Ocean and Antarctic continent. A high-resolution diatom zonation divides the last 36 m.y. into 45 zones and subzones. This zonation is built upon an existing biostratigraphic framework developed over the past 20 yr of Southern Ocean/Antarctic deep-sea coring and drilling. After the recent advances from diatom biostratigraphic studies on sediments from Legs 113, 114, 119, and 120, a zonal framework for the Southern Ocean is beginning to stabilize. The potential age resolution afforded by the high-diversity diatom assemblages in this region ranks among the highest of all fossil groups. In addition to the 46 datum levels that define the diatom zones and subzones, the approximate stratigraphic level, age, and magnetic anomaly correlative of more than 150 other diatom datums are determined or estimated. These total 73 datum levels for the Pliocene-Pleistocene, 67 for the Miocene, and 45 for the Oligocene. Greater stratigraphic resolution is possible as the less common and poorly documented species become better known. This high-resolution diatom stratigraphy, combined with good to moderately good magnetostratigraphic control, led to the recognition of more than 10 intervals where hiatuses dissect the Oligocene-Pleistocene section on the Kerguelen Plateau. We propose 12 new diatom taxa and 6 new combination