149 resultados para Reggio


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Le ex Officine Reggiane si trovano nell’Area Nord di Reggio Emilia e si inseriscono all’interno del progetto di riqualificazione indetto dall’Amministrazione Comunale e descritto nel Piano Strutturale Comunale 2011. Il tema affrontato in questa tesi, elaborato all’interno del Laboratorio di laurea in Architettura sostenibile, si sviluppa su due scale: quella urbana e quella architettonica. In primo luogo il progetto definisce delle strategie di intervento per la riqualificazione della ‘area Reggiane, esplicitate attraverso un masterplan; poi approfondisce parte di un fabbricato e lo spazio aperto adiacente. Attività svolte e risultati conseguiti. Per prima cosa si sono svolte delle analisi morfologiche e geografiche di Reggio Emilia e una lettura approfondita del PSC 2011 al fine di comprendere le strategie dell’Amministrazione e le principali linee di sviluppo della città. In un secondo momento si è passati all’analisi diretta dell’area ex Officine Reggiane, acquisendo informazioni sulla sua storia e sulla sua conformazione. Questo è stato possibile attraverso la lettura di documenti e alle visite in loco. Sulla base dei dati ottenuti e constatata la vocazione dell’area è stato possibile formulare un’idea di masterplan. Successivamente abbiamo approfondito parte del fabbricato 15 a, uno degli edifici a sud-ovest dell’area. Il progetto vero e proprio è stato proceduto da una fase di rilievo ed è sfociato nell’ideazione di una biblioteca e di spazi di coworking inseriti all’interno del fabbricato esistente; parallelamente abbiamo dato una possibile configurazione allo spazio aperto ad est del blocco analizzato. L’edificio della biblioteca è stato approfondito al dettaglio. In ogni fase siamo state supportate da strumenti per la valutazione del comfort indoor e outdoor.

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La nostra tesi propone un progetto di riqualificazione funzionale ed energetica di una porzione dell’area dismessa delle Ex Officine Reggiane a Reggio Emilia che comprende uno spazio scoperto di circa 42.500 m2 e un fabbricato, nel quale proponiamo di realizzare il museo delle officine, spazi per esposizioni temporanee e il nuovo polo archivistico di Reggio Emilia. Le Officine Meccaniche Reggiane sono state un polo industriale di particolare rilevanza a livello nazionale ed internazionale, diventando negli anni ’40 la quarta potenza industriale italiana dopo Fiat,Ansaldo e Breda. Dismesse dal 2009, si presentano oggi come un’area abbandonata di ben 260.000 m2 nella quale convivono la memoria e la speranza futura di rilancio della città di Reggio Emilia nel panorama europeo. Sulle tracce dei progetti già messi in atto dall’Amministrazione comunale, abbiamo fornito una proposta progettuale che consideri le vocazioni funzionali dell’area e le strategie energetiche possibili per rendere il progetto sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico. Il lavoro è partito dalla definizione di un quadro conoscitivo dell’area attraverso una prima fase di analisi a livello territoriale e microclimatico servendosi per queste ultime del software di simulazione in regime dinamico ENVI-met. Questa prima fase si è conclusa con l’elaborazione di un masterplan, in seguito al quale ci siamo soffermate sul progetto di riqualificazione del capannone 15 e del grande spazio vuoto antistante ad esso. L’intervento sul costruito si può riassumere in tre parole chiave: conservare, aggiornare, integrare. Abbiamo scelto infatti di mantenere la robusta e ritmata struttura in acciaio, ripensare l’involucro edilizio in termini di una maggiore efficienza energetica e confinare i locali climatizzati in volumi autoportanti, garantendo, nell’atrio, condizioni di comfort termico accettabili unicamente attraverso strategie energetiche passive. Per verificare l’effettiva opportunità della soluzione ipotizzata ci siamo servite del software di simulazione fluidodinamica IES VE, il quale, attraverso la simulazione oraria del cambiamento dei parametri ambientali più rilevanti e degli indicatori di benessere (PMV, Comfort index, PPD..), ha confermato le nostre aspettative verificando che non è necessario intervenire con l’introduzione di sistemi di climatizzazione convenzionale. Per quanto riguarda i padiglioni entro i quali sono pensate le attività di servizio e supporto al museo e l’archivio, è stata verificata la soddisfacente prestazione energetica raggiunta attraverso l’utilizzo del software Termolog Epix5, il quale ha attestato che essi rientrano nella classe A con un consumo energetico di 4,55 kWh/m3annuo.

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L'obiettivo di questo studio è quello di mettere in luce i diversi fattori che, negli ultimi anni, hanno portato ad un impiego sempre più diffuso della PET in ambito clinico, in Italia e all'estero. La recente integrazione delle informazioni funzionali della PET con le informazioni morfologiche di una TC, mediante tomografi ibridi PET/CT, ha radicalmente cambiato l’approccio alla stadiazione e al follow-up dei pazienti, rendendo questa tecnica una delle massime espressioni della moderna diagnostica per immagini, al giorno d'oggi utilizzata principalmente in campo oncologico. Nei primi capitoli, dopo un breve richiamo alla struttura della materia, ai concetti di radiazione e decadimento radioattivo, si analizzano le apparecchiature e i principi di funzionamento della tecnica PET/TC. Successivamente, nel capitolo 4 sono illustrati i diversi tipi di radiofarmaci e le loro applicazioni, con un’attenzione particolare al PSMA, impiegato principalmente nei tumori alla prostata, reni, tiroide e mammella. Proprio alla cura e alla diagnosi del tumore alla prostata è dedicato il capitolo 5, con un breve confronto tra l’ormai accreditata PET/CT con 18F-Colina e l’innovativa Ga-PSMA PET/CT. Nel capitolo 6 si prendono in considerazione le procedure e i protocolli da seguire durante un esame PET/TC, le misure di preparazione, prevenzione e le precauzioni che pazienti e personale sanitario devono osservare. Nel capitolo 7, infine, un breve cenno alle ultime innovazioni tecnologiche: imaging ibrido PET/MRI e fotomoltiplicatori SiPM. Le fonti bibliografiche citate constano principalmente di articoli in lingua inglese pubblicati sul portale PubMed. Parte della documentazione relativa alla progettazione dell'apparecchiatura PET/CT e al suo utilizzo è, invece, stata fornita da personale dell'arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

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Questo documento presenta la relazione di una tesi in azienda svolta presso la ditta RCF spa a Reggio Emilia. La tesi consiste nell’apportare migliorie ad un software preesistente, che opera nel campo di dispositivi audio di diverse tipologie (es casse e mixer), i quali normalmente vengono utilizzati nel sistema d’impianto audio in un concerto. In particolare la nuova funzionalità sviluppata consiste nell’implementazione del protocollo di comunicazione tra controllore e PC mediante l’utilizzo di una connessione Ethernet.

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Object-oriented meta-languages such as MOF or EMOF are often used to specify domain specific languages. However, these meta-languages lack the ability to describe behavior or operational semantics. Several approaches used a subset of Java mixed with OCL as executable meta-languages. In this paper, we report our experience of using Smalltalk as an executable and integrated meta-language. We validated this approach in incrementally building over the last decade, Moose, a meta-described reengineering environment. The reflective capabilities of Smalltalk support a uniform way of letting the base developer focus on his tasks while at the same time allowing him to meta-describe his domain model. The advantage of our this approach is that the developer uses the same tools and environment

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proposta ai maestri da Isaaco Reggio

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ed. dal consiglio amministrativo dell'università israelitica di Reggio dell'Emilia con pref. del Andrea Balletti e note e trad. di Lazzaro Lafde

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The episodic occurrence of debris flow events in response to stochastic precipitation and wildfire events makes hazard prediction challenging. Previous work has shown that frequency-magnitude distributions of non-fire-related debris flows follow a power law, but less is known about the distribution of post-fire debris flows. As a first step in parameterizing hazard models, we use frequency-magnitude distributions and cumulative distribution functions to compare volumes of post-fire debris flows to non-fire-related debris flows. Due to the large number of events required to parameterize frequency-magnitude distributions, and the relatively small number of post-fire event magnitudes recorded in the literature, we collected data on 73 recent post-fire events in the field. The resulting catalog of 988 debris flow events is presented as an appendix to this article. We found that the empirical cumulative distribution function of post-fire debris flow volumes is composed of smaller events than that of non-fire-related debris flows. In addition, the slope of the frequency-magnitude distribution of post-fire debris flows is steeper than that of non-fire-related debris flows, evidence that differences in the post-fire environment tend to produce a higher proportion of small events. We propose two possible explanations: 1) post-fire events occur on shorter return intervals than debris flows in similar basins that do not experience fire, causing their distribution to shift toward smaller events due to limitations in sediment supply, or 2) fire causes changes in resisting and driving forces on a package of sediment, such that a smaller perturbation of the system is required in order for a debris flow to occur, resulting in smaller event volumes.

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Pseudomonas exotoxin (PE) is a cytotoxin which, after endocytosis, is delivered to the cytosol where it inactivates protein synthesis. Using diaminobenzidine cytochemistry, we found over 94% of internalized PE in transferrin (Tf) -positive endosomes of lymphocytes. When PE translocation was examined in a cell-free assay using purified endocytic vesicles, more than 40% of endosomal 125I-labeled PE was transported after 2 h at 37°C, whereas a toxin inactivated by point mutation in its translocation domain was not translocated. Sorting of endosomes did not allow cell-free PE translocation, whereas active PE transmembrane transport was observed after > 10 min of endocytosis when PE and fluorescent-Tf were localized by confocal immunofluorescence microscopy within a rab5-positive and rab4- and rab7-negative recycling compartment in the pericentriolar region of the cell. Accordingly, when PE delivery to this structure was inhibited using a 20°C endocytosis temperature, subsequent translocation from purified endosomes was impaired. Translocation was also inhibited when endosomes were obtained from cells labeled with PE in the presence of brefeldin A, which caused fusion of translocation-competent recycling endosomes with translocation-incompetent sorting elements. No PE processing was observed in lymphocyte endosomes, the full-sized toxin was translocated and recovered in an enzymatically active form. ATP hydrolysis was found to directly provide the energy required for PE translocation. Inhibitors of endosome acidification (weak bases, protonophores, or bafilomycin A1) when added to the assay did not significantly affect 125I-labeled PE translocation, demonstrating that this transport is independent of the endosome-cytosol pH gradient. Nevertheless, when 125I-labeled PE endocytosis was performed in the presence of one of these molecules, translocation from endosomes was strongly inhibited, indicating that exposure to acidic pH is a prerequisite for PE membrane traversal. When applied during endocytosis, treatments that protect cells against PE intoxication (low temperatures, inhibitors of endosome acidification, and brefeldin A) impaired 125I-labeled PE translocation from purified endosomes. We conclude that PE translocation from a late receptor recycling compartment is implicated in the lymphocyte intoxication procedure.

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"Canzoni o laudi spirituale che si cantano stabilmente in ogni dottrina", p. 561-569.