988 resultados para Prove a fatica


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Recently, goal orientation, a mental framework for understanding how individuals approach learning and achievement situadons, has emerged as an important predictor of performance. This study addressed the effects of domain-specific avoid and prove orientations on performance from the betweenand within-person levels of analysis. One hundred and three participants performed thirty trials of an airtraffic control task. Domain-specific avoid and prove orientations were measured before each trial to assess the effects of changes in goal orientadon on changes in performance (i.e. within-person relationships). Average levels of avoid and prove orientations were calculated to assess the effect of goal orientation on overall performance (i.e. between-person relationships). Findings from the between-person level of analysis revealed that high prove-orientated individuals performed better than low proveorientated individuals. Results also revealed that average goal orientation levels moderated the withinperson relationships. The effect of changes in avoid orientation on changes in performance was stronger for low versus high avoid-oriented individuals while the effect of changes in prove orientadon on changes in performances was stronger for low versus highprove oriented individuals. Implications of these findings are considered.

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The 4th International Symposium on CGRP was expertly organized, at a difficult time, by Inger Jansen-Olesen and Lars Edvinsson and held on 28-30 September 2001 at the Royal Danish School of Pharmacy, Copenhagen, Denmark.

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This article argues the benefits of including a theological interpretation of natural law morality within the normative discourses of international politics. It challenges the assumption of a Grotian secular natural law arguing that practical reason, in a Thomist interpretation, is better suited to the demands of international political theory. It engages with themes of agency, practical reason, and community in order to enhance the content of the post-territorial community evidenced in ethical cosmopolitan debates. Likewise, it envisions a simultaneously enhancing a rapprochement among cosmopolitan and communitarian discourses of international politics facilitated through an institutional design guided by the morality of natural law.

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Si tratta di una tesi svolta su diverse tipologie di provini ottenuti per Direct Metal Laser Sintering. Questi campioni sono stati provati a fatica, precisamente a flessione rotante. Per determinarne il limite di fatica è stato utilizzato il metodo Dixon. Una volta stimato questo valore sono stati svolti degli attacchi chimici per verificare la presenza di cricche e porosità. Infine, per controllare le caratteristiche descritte inizialmente dalla letteratura del materiale, sono stati sottoposti ad una prova di durezza Rockwell.

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Il Selective Laser Melting è un processo di additive manufacturing che consiste nella realizzazione di componenti metallici tridimensionali, sovrapponendo strati di polvere, che viene via via fusa mediante una sorgente controllata di energia (laser). È una tecnica produttiva che viene utilizzata da più di 20 anni ma solo ora sta assumendo un ruolo rilevante nell’industria. È un processo versatile ma complesso che ad oggi permette di processare solo un numero limitato di leghe. Il presente lavoro di tesi riguarda in particolare lo studio, dal punto di vista microstrutturale, di componenti in acciaio inossidabile austenitico AISI-316L processato mediante Selective Laser Melting, attività svolta in collaborazione con il Gruppo di Tecnologia – Laser del Dipartimento di Ingegneria Industriale. Alla base dell’attività sperimentale è stata svolta anche un’ampia ricerca bibliografica per chiarire lo stato dell’arte sul processo e sulla lega in questione, la microstruttura, i difetti, le proprietà meccaniche e l’effetto dei parametri di processo sul componente finito. Le attività sperimentali hanno previsto una prima fase di caratterizzazione delle polveri di 316L, successivamente la caratterizzazione dei campioni prodotti tramite selective laser melting, in termini di microstruttura e difetti correlati al processo. Le analisi hanno rivelato la presenza di una microstruttura “gerarchica” costituita da melt pool, grani e celle submicrometriche. I difetti rinvenuti sono pori, delaminazione degli strati, particelle di polvere non fuse. Infine è stata eseguita la caratterizzazione frattografica dei campioni sottoposti a prove di trazione e di fatica a flessione rotante (attività condotte dal gruppo Laser) per identificare la morfologia di frattura e i siti di innesco della cricca di fatica.

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Le rotture a fatica dei componenti sono dovute principalmente alle tensioni di trazione generate da carichi ciclici e variabili nel tempo. Le cricche causate da questo tipo di tensioni possono propagarsi e crescere fino a causare danni catastrofici nel componente. La fatica costituisce uno dei fattori principali di rottura delle strutture aeronautiche; in campo aeronautico sono quindi molto diffusi dei trattamenti superficiali che permettono di indurre tensioni di compressione che contrastano quelle di trazione, in modo tale da ritardare o prevenire le rotture dovute al fenomeno della fatica. Esistono diverse tecniche per raggiungere questo risultato e permettere di prolungare la vita a fatica di un componente metallico, la più nota è sicuramente il Laser Shock Peening (LSP). Nel corso degli ultimi anni la maggior parte delle ricerche condotte rispetto a questa tecnica sono state incentrate sugli effetti meccanici che questo trattamento ha sul materiale in modo da determinare la configurazione ottimale per ottenere una distribuzione delle tensioni il più efficace possibile ai fini della vita a fatica; sono state svolte diverse prove sperimentali per studiare il ruolo dei parametri del laser e ottimizzare la procedura del LSP. Tra le tecniche utilizzate per valutare gli effetti del LSP in termini di tensioni residue, spiccano, oltre ai metodi computazionali, l'X-ray Diffraction (XRD) e l'Incremental Hole Drilling (IHD). L'elaborato di tesi qui presentato ha come scopo il confronto tra i livelli di tensioni residue riscontrate all'interno di provini sottili in lega di alluminio, sottoposti a differenti trattamenti laser, attraverso i suddetti metodi XRD e IHD. I risultati, già noti, ottenuti con la tecnica l'XRD sono stati posti a verifica attraverso dei test svolti con l'IHD presso i laboratori MaSTeRLab della Scuola di Ingegneria dell'Università di Bologna.

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In this paper, we consider a time fractional diffusion equation on a finite domain. The equation is obtained from the standard diffusion equation by replacing the first-order time derivative by a fractional derivative (of order $0<\alpha<1$ ). We propose a computationally effective implicit difference approximation to solve the time fractional diffusion equation. Stability and convergence of the method are discussed. We prove that the implicit difference approximation (IDA) is unconditionally stable, and the IDA is convergent with $O(\tau+h^2)$, where $\tau$ and $h$ are time and space steps, respectively. Some numerical examples are presented to show the application of the present technique.

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We generalize the classical notion of Vapnik–Chernovenkis (VC) dimension to ordinal VC-dimension, in the context of logical learning paradigms. Logical learning paradigms encompass the numerical learning paradigms commonly studied in Inductive Inference. A logical learning paradigm is defined as a set W of structures over some vocabulary, and a set D of first-order formulas that represent data. The sets of models of ϕ in W, where ϕ varies over D, generate a natural topology W over W. We show that if D is closed under boolean operators, then the notion of ordinal VC-dimension offers a perfect characterization for the problem of predicting the truth of the members of D in a member of W, with an ordinal bound on the number of mistakes. This shows that the notion of VC-dimension has a natural interpretation in Inductive Inference, when cast into a logical setting. We also study the relationships between predictive complexity, selective complexity—a variation on predictive complexity—and mind change complexity. The assumptions that D is closed under boolean operators and that W is compact often play a crucial role to establish connections between these concepts. We then consider a computable setting with effective versions of the complexity measures, and show that the equivalence between ordinal VC-dimension and predictive complexity fails. More precisely, we prove that the effective ordinal VC-dimension of a paradigm can be defined when all other effective notions of complexity are undefined. On a better note, when W is compact, all effective notions of complexity are defined, though they are not related as in the noncomputable version of the framework.